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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi di Giugno 2016

EL MUNDO

Post n°2666 pubblicato il 17 Giugno 2016 da deosoe

El Mundo

 
 
 

THE TIMES

Post n°2665 pubblicato il 17 Giugno 2016 da deosoe

The Times

 
 
 

Prestito

Post n°2664 pubblicato il 16 Giugno 2016 da deosoe

Prestito pensioni, Ferrero (RC):"Un favore a banche e assicurazioni. Share _n FacebookShare on Facebook+1+1Share _n TumblrShare on Tumblr

 

 Prestito pensioni, Ferrero (RC):

 

Prestito pensioni, Ferrero (RC): "Un favore a banche e assicurazioni. E' molto peggio degli 80 euro"

 

15 giugno 2016 ore 13:36, Lucia BigozziFacebookTwitterGoogl

 

"La misura del governo è una bugia, perché si configura come un taglio sulle pensioni e al contrario di quello che dice Renzi, come una penalizzazione per i lavoratori e un favore a banche e assicurazioni". Netto il giudizio di Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista che nella conversazione con Intelligonews spiega dove sta quello che definisce "l'inghippo" delle pensioni anticipate ma col "prestit

 

In pensione in anticipo ma col prestito: come valuta la proposta governativa? Punti di forza e di debolezza

 

"Il primo elemento è che quella del governo si configura come una bugia, perché il governo dice si va in pensione prima senza penalizzazioni, invece è evidente che le persone interessate sarebbero indebitati per venti anni, cioè dovrebbero pagare fino al 15 per cento della pensione alle banche. Quindi, questo si configura come un taglio sulle pensioni e al contrario di quello che dice il governo come una penalizzazione ai lavoratori e un favore alle banche e alle assicurazione: è veramente una presa in giro galattica. L'altro elemento iper-negativo è che il governo dice che non bisogna modificare la Fornero: in pratica, rimane la legge Fornero, i lavoratori ci perdono non potendo andare in pensione prima e le banche e le assicurazioni ci guadagnano. In sostanza, questo è un provvedimento a favore di banche e assicurazioni. Invece, il tema è che bisogna modificare la Fornero per permettere alla gente di andare in pensione prima ed effettivamente senza penalizzazioni

 

Prestito pensioni, Ferrero (RC): "Un favore a banche e assicurazioni. E' molto peggio degli 80 euro"

C'è chi parla di truffa politica, perché si sostiene che così si rende debitore una persona che magari non lo è mai stato. E' una lettura corretta? E' come con gli 80 euro?

 

"E' molto peggio degli 80 euro e spiego la ragione: è una truffa politica perché rende debitore il lavoratore e rendere debitori i pensionati è una cosa pazza; è una truffa che si somma a un furto perché già oggi ogni anno il governo spende complessivamente per le pensioni 20 miliardi in meno di quanti sono gli introiti dell'Inps; questo attraverso il meccanismo delle tasse e cioè il governo riprende parte delle pensioni che versa attraverso le tasse; in questo modo il saldo è positivo per il governo di 20 miliardi. In sostanza il governo dai pensionati ogni anno ci guadagna 20 miliardi. Quindi a questo "furto di Stato" che c'è già, si somma la truffa di far diventare i pensionati debitori verso le banche".

 

Le banche dicono che per gli eredi non ci saranno problemi perché a coprire possibili insolvenze ci penserà l'Inps. Ma se poi non accade per problemi tecnici o per eventuali difficoltà da parte dell'Inps che succede? I figli s troveranno a pagare i debiti dei genitori?

 

"In Italia non si sa mai come va a finire ed è chiaro che se metti in piedi un meccanismo così, il rischio che rimangano impelagati i figli è evidente. Quando uno fa una roba del genere, il rischio di casini è altissimo. Bisogna seguire la via maestra, il resto sono tute cianfrusaglie: ridurre l'età per andare in pensione tornando ai 40 anni di anzianità, tenere i 60 anni per le pensioni di vecchiaia per le donne e a 65 per i maschi. Dunque la strada è: abolizione della Fornero e costruzione di un sistema chiaro che permetta di mandare la gente di pensione normalmente e di avere i giovani che lavorano".

 

L'idea di mettere in correlazione banche e pensioni non è rischioso? In passato Berlusconi mostrò la sua contrarietà: aveva visto lungo? Lei che ne pensa?

 

"Non solo Berlusconi, anche noi non siamo mai stati d'accordo perché questo è un modo per fare un favore alle banche; cioè questi cercano di infilare nel tritacarne dell'economia finanziaria la gente normale; lo fanno in questo modo ma l'hanno già fatto coi fondi pensione privati. Sono tutti modi con cui cercano di rendere i lavoratori interni finanziatori del sistema della speculazione finanziaria. Quindi va evitato totalmente questa roba. C'è un'ingiustizia sui lavoratori e poi c'è una furbizia di favorire il sistema delle banche. Renzi fa il contrario di quello che dice: lui afferma che è contro la speculazione, in realtà questa è una misura per favorire la speculazione".

 

 
 
 

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Post n°2663 pubblicato il 14 Giugno 2016 da deosoe

Il Secolo XIX

 
 
 

il manifesto

Post n°2662 pubblicato il 14 Giugno 2016 da deosoe

Il Manifesto

 
 
 

il giornale

Post n°2661 pubblicato il 14 Giugno 2016 da deosoe

Il Giornale

 
 
 

il fatto quotidiano

Post n°2660 pubblicato il 14 Giugno 2016 da deosoe

Il Fatto Quotidiano

 
 
 

Leggere cotali e cotante piacevolezze

Post n°2659 pubblicato il 11 Giugno 2016 da deosoe

 

 

 

Il bello di Facebook?

Leggere cotali e cotante piacevolezze.

di Francesco Casula
Secondo un nostro "cortese" ma un po' troppo sprovveduto interlocutore, certo Luca Noli,  Carlo Felice:

1. Fu un benefattore dei Sardi. "Pagò li studi in Francia ad un certo Pietro Leo perché portasse il vaccino per debellare il vaiolo in Sardegna". Caspita!

2. "Fu sì feroce ma non verso il popolo, ma verso gli aristocratici che con le ribellioni cercavano di mantenere vivo il feudalesimo in Sardegna 😉 pretendendo che attraverso gli stamenti ci fosse un governo indipendente da quello centrale. Mai fu cattivo verso il popolo. È storia"

3. "A proposito di tasse...gli STAMENTI (quindi la creme de la creme dell'aristocrazia sarda) impose una tassa di 400mila lire, e fu Carlo Felice ad imporre che ne fossero esentati i ceti più deboli"

A parte alcuni strafalcioni formali  veniamo alla sostanza.

1. Carlo felice fu sì "cattivo" ma "verso gli aristocratici che con le loro ribellioni cercavano di mantenere vivo il feudalesimo".

a. Difatti erano aristocratici i pastori che seguirono il teologo Francesco Sanna Corda nella insurrezione del 1802 in Gallura. Ecco alcuni nomi: BATTINO GIOVANNI pastore di Aggius, FRAU FRANCESCO pastore di Aggius, LUIGI MARTINETTI di Sassari.

b. Difatti erano aristocratici i popolani coinvolti nella Rivolta di Palabanda: ecco alcuni nomi GIACOMO FLORI  (Fornaciaio); RAIMONDO SORGIA (Conciatore); PASQUALE FANNI(Orefice); GIOVANNI PUTZOLU (Pescatore)

2. "Gli stamenti imposero imposero una tassa di 400 mila lire e fu Carlo Felice a imporre che ne fossero esentati i ceti più deboli".

Iniziamo con quest'ultima piacevolezza: perché al nostro valente storico non gliene va bene una. Infatti pur essendo gli Stamenti sardi, specie dopo la fine del triennio rivoluzionario angioyano, ligi e servili nei confronti dei savoia, nel caso del Donativo straordinario imposto con la presenza della Corte a Cagliari , gli Stamenti c'entrano poco.

Ecco una fonte credibile, Giovanni Lasagna, giurista, filo monarchico e filosavoia, che farà una carriera eccezionale e avrà incarichi prestigiosi proprio sotto il regno di Carlo Felice.

Lavagna nega ognni legittimità in fatto e in diritto all'Editto con cui Carlo Emanuele (fratello di Carlo felice), sentita una delegazione stamentaria, decreta un esorbitante "donativo" e ne fissa il "riparto" fra le varie classi della popolazione. Il tributo è ritenuto illegittimo sia perché troppo gravoso in relazione alle disperate condizioni economiche del paese e troppo sporpozionati rispetto a simili "donativi" imposti nel passato, sia perché approvato in contrasto con le leggi fondamentali del regno, cioè da una ristretta delegazione stamentaria e non dai tre Bracci, appositamente convocati e investiti della pienezza dei loro poteri.

Certe inadempienze costituzionali non potevano sfuggire a un giurista ben provveduto di dottrina come il Lavagna, il quale per altro non si perita di accusare i principi reali di altrettanto gravi inosservanze, come quella di non aver prestato il dovuto giuramento nell'assumere le rispettive elevate cariche: il duca d'Aosta quella di generale delle Armi e di Governatore del Capo di Cagliari e Gallura, il duca di Monferrato quella di Governatore del capo di Sassari e Logudoro e Carlo felice, duca del Genevese, quella di Vicerè".

(Fonte storica. Carlino Sole, Le carte di Lavagna e l'esilio de Casa savoia in Sardegna, Ed. Giuffrè, Milano, 1970, pagine 26-27)

 

Altra piacevole pillola storica del nostro critico: Carlo Felice amico del popolo sardo e nemico  degli gli "aristocratici che con le loro ribellioni cercavano di mantenere vivo il feudalesimo".

Questa sciocchezza sesquipedale, e non poteva essere diversamente, non è sostenuta da nessuna prova e tanto meno alcuna fonte storica.

Veniamo invece alla verità storica con alcune significative  "Fonti", anche di filo monarchici come Pietro Martini da cui iniziamo.

1. Lo storico Pietro Martini documenta che, Carlo Felice, divenuto re con l'abdicazione del fratello Vittorio Emanuele I, mirò a conservare e restaurare in Sardegna lo stato di brutale sfruttamento e di spaventosa arretratezza "con le decime, coi feudi, coi privilegi, col foro clericale, col dispotismo viceregio, con l'iniquo sistema tributario, col terribile potere economico e coll'enorme codazzo degli abusi, delle ingiustizie, delle ineguaglianze e delle oppressioni intrinseche ad ordini di governo nati nel medioevo".

2. Lo storico Raimondo Carta Raspi: "Ai feudatari, da viceré, diede carta bianca per dissanguare i vassalli. Mentre a personaggi come Giuseppe Valentino affidò il governo: questi svolse il suo compito ricorrendo al terrore, innalzando forche soprattutto contro i seguaci di Giovanni Maria Angioy, tanto da meritarsi, da parte di Giovanni Siotto-Pintor, l'epiteto di carnefice e giudice dei suoi concittadini."

3.  Giuseppi Dei Nur  in "Buongiorno Sardegna- Da dove veniamo" (La Biblioteca dell'Identità-L'Unione sarda, Cagliari 2013, pagina 154),

 "Partito il re e lasciata l'Isola nelle mani del viceré Carlo Felice, i feudatari continuarono imperterriti a dissanguare i vassalli con l'esosità delle loro gabelle mentre il viceré oziava nella sua villa di Orri, gaudentemente intrattenuto dai cortigiani locali e d'importazione, in conflitto permanente con tutto ciò che poteva affaticarlo non solo fisicamente ma anche intellettualmente, essendo uomo di scarsa cultura che rifuggiva dagli esercizi mentali troppo impegnativi. Il bilancio dello Stato era disastroso ma non quello suo personale, ovviamente, così che poteva permettersi di ostentare elargizioni in beneficenza con ciò che aveva riservato per sé. Fu, il suo, il governo poliziesco, sostenuto efficacemente da quelle anime nere dei feudatari, a formare un sistema di potere dispotico e predatore in danno della popolazione locale, la cui autorità si manifestava delle forche erette per impiccare i trasgressori delle sue leggi, imposte con la forza.
E quegli ingenui abitanti di quello sfortunato luogo innalzarono invece per lui non una forca ma una statua, in una bella città capoluogo".

 

 
 
 

il santo del giorno

Post n°2658 pubblicato il 10 Giugno 2016 da deosoe

 

Beata Diana degli Andalò

Beata Diana degli Andalò

 

†Nome: Beata Diana degli AndalòTitolo: VergineRicorrenza: 10 giugno

Nacque a Bologna nel 1200, Diana favorì l'insediamento dei Domenicani a Bologna. Ebbe con San Domenico di Guzman, che persuase a fondare anche un monastero femminile nella sua città; tuttavia, il desiderio espresso da Diana potè essere realizzato solo dal successore di San Domenico.

Diana, che avevo avuto una esperienza infelice come monaca tra le Canonichesse - era infatti stata strappata dal monastero a viva forza dai suoi familiari - in questa casa domenicana potè realizzare il suo desiderio di darsi alla vita religiosa.

Divenne così badessa del convento Sant'Agnese di Bologna che fondò insieme a Beato Giordano di Sassonia. La sua memoria viene associata a quella di Cecilia di Bologna e di Amata, dopo il ritrovamento nella medesima tomba, presso il monastero di Sant'Agnese, di tre corpi attribuiti alle tre beate.

Venne beatificata da papa Leone XIII, l'8 agosto 1888

 

 
 
 

THE TIMES

Post n°2657 pubblicato il 10 Giugno 2016 da deosoe

Prima Pagina The Times 10/06/2016

 
 
 
 
 

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