Triballadoresdi Vittorio Casula |
Messaggi del 22/03/2014
Post n°1607 pubblicato il 22 Marzo 2014 da deosoe
Santa Lea Ricorrenza: 22 marzo
Nel 384 a Roma morivano quasi contemporaneamente il patrizio Vezio Agorio Pretestato, console designato a prefetto dell'Urbe, e la matrona Lea, che, rimasta vedova in giovane età, aveva rifiutato le seconde nozze col ricco rappresentante della nobiltà romana per aderire alle prime comunità femminili cristiane, organizzate da S. Girolamo. Il vecchio asceta di Stridone, che, amareggiato dalle maligne insinuazioni di esercitare un ascendente non solo spirituale sulle virtuose matrone Marcella, Paola, Proba e Lea, aveva abbandonato Roma, e si era ritirato nei pressi di Betlem a condurvi vita solitaria, prese lo spunto dalla notizia della morte di Lea e del console per stendere in una delle sue numerose epistole alcune considerazioni. Questa lettera rappresenta l'unico documento, ma di qual forza e suggestività, sulla vita della santa: « Dal coro degli Angeli ella è stata scortata nel seno di Abramo e, come Lazzaro, già povero, vede ora il ricco Console, già vestito di porpora, e che adesso, non adorno della palma ma avvolto nell'oscurità, domanda a Lea che gli faccia cadere una goccia dal suo dito mignolo». S. Girolamo amava i parallelismi e in questo caso il confronto gli venne facile: Vezio Agorio passa dagli splendori terreni alle tenebre dell'oblio, mentre Lea « la cui vita era considerata né più né meno che un fenomeno di pazzia, ecco che è del séguito di Cristo », nella gloria, per essere stata al suo séguito nella totale rinuncia al mondo. Lea si era consacrata «tutta al Signore, - dice ancora S. Girolamo - diventando nel monastero madre superiora delle vergini, mutando le vesti delicate di un tempo nel ruvido sacco che logorò le sue membra, passando inoltre in preghiera intere notti, maestra di perfezione alle altre più con l'esempio che con le parole. Fu di una umiltà così profonda e così sincera che, dopo essere stata una grande dama, con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva. Spregevole la sua veste, grossolano il cibo, trascurava l'acconciatura del suo corpo; mentre poi adempiva a ogni dovere, rifuggiva dal fare anche la minima ostentazione delle opere buone per non riceverne la ricompensa in questa vita ». Questo « fenomeno di pazzia » o meglio questa scelta scomoda, che le fece preferire « il segreto ambito ristretto di una cella » agli agi della lussuosa dimora, che avrebbe potuto godere come futura «prima donna» di Roma, ha collocato questa matrona romana sul piedistallo di una gloria che non teme l'usura del tempo, la santità.
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Post n°1606 pubblicato il 22 Marzo 2014 da deosoe
Nell'incontro con i dipendenti delle acciaierie di Terni il Papa denuncia il fallimento di un'economia che idolatra il denaro · Se si vuole risolvere il gravissimo problema della disoccupazione, comune a tanti Paesi europei, è necessario cambiare l'attuale sistema economico che, fondato sull'idolatria del denaro, ha dimostrato di non essere capace di creare lavoro. Per questo Papa Francesco si rivolge ai «diversi soggetti politici, sociali ed economici» e li esorta «a favorire un'impostazione diversa, basata sulla giustizia e sulla solidarietà». È quasi uno slogan quello ripetuto dal Pontefice questa mattina, giovedì 20 marzo, nell'aula Paolo vi, davanti a migliaia di lavoratori delle acciaierie di Terni e di altre realtà lavorative della regione: «Il lavoro è un bene di tutti». Ne fa una questione di dignità. E in proposito racconta del suo incontro con alcuni giovani disoccupati, i quali gli hanno confidato che sì, la solidarietà della gente consente alle loro famiglie di mangiare, ma quello di cui essi hanno bisogno è «la dignità di portare il pane a casa». Questo, dice Papa Francesco, «è il lavoro». Poi torna a riproporre la questione della solidarietà, che rischia di sparire dal dizionario quasi fosse «una parolaccia». Ed esclama: «No! È importante la solidarietà. Ma questo sistema non le vuole molto bene, preferisce escludere questa solidarietà umana che assicura a tutti la possibilità di svolgere un'attività lavorativa dignitosa. Il lavoro è un bene di tutti, che deve essere disponibile per tutti». Non si nasconde le difficoltà di oggi; però si dice convinto che la situazione debba essere «affrontata con gli strumenti della creatività e della solidarietà. La creatività di imprenditori e artigiani coraggiosi, che guardano al futuro con fiducia e speranza. E la solidarietà fra tutte le componenti della società, che rinunciano a qualcosa, adottano uno stile di vita più sobrio, per aiutare quanti si trovano in una condizione di necessità». Il suo pensiero è soprattutto per i giovani, per il loro futuro. Un futuro che inizia nelle famiglie, dove i giovani comunque si formano. Ieri mattina, mercoledì 19 marzo, all'udienza generale in piazza San Pietro, riproponendo la figura di san Giuseppe come padre, educatore e custode di Gesù, non a caso ha raccomandato ai papà di accompagnare sempre i loro figli, di restare loro «sempre vicini, molto vicini», e di aiutarli a crescere «in età, sapienza e grazia» proprio così come ha fatto san Giuseppe con il figlio.
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Post n°1605 pubblicato il 22 Marzo 2014 da deosoe
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Post n°1604 pubblicato il 22 Marzo 2014 da deosoe
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Post n°1602 pubblicato il 22 Marzo 2014 da deosoe
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