Triballadoresdi Vittorio Casula |
Messaggi del 16/10/2014
Post n°1951 pubblicato il 16 Ottobre 2014 da deosoe
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Umberto Elia Terracini (Genova, 27 luglio 1895 - Roma, 6 dicembre 1983) è stato un politico e antifascista italiano, presidente dell'Assemblea costituente e dirigente - sempre in posizione di autonomia critica - delPartito Comunista Italiano. Numerose furono le volte in cui Terracini criticò frontalmente le decisioni del comitato centrale comunista: nel 1924 fu contrario, a seguito dell'assassinio di Giacomo Matteotti, alla svolta dell'Aventino; nel 1939 criticò l'alleanza tra Adolf Hitler e Stalin e fu per questo sospeso dal partito; negli anni settanta fu contrario al compromesso storico e successivamente fu favorevole ad una politica più vicina alle posizioni di Israele. Ha collaborato con la rivista Il Calendario del Popolo. Indice [nascondi]
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
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Post n°1950 pubblicato il 16 Ottobre 2014 da deosoe
Origini familiari e formazione politica[modifica | modifica wikitesto] Umberto nacque a Genova da Jair Terracini e Adele Segre, entrambi ebrei di origine piemontese. I nonni paterni erano commercianti ambulanti di panni, che operavano nei mercati della provincia astigiana. Con il tempo, il lavoro e il risparmio, erano riusciti a sviluppare un'attività fiorente abbastanza da permetter loro di allestire, in un palazzo della vecchia Genova, un grande negozio di tessuti, fornito di ampio magazzino, da loro gestito con la collaborazione dei figli e di alcuni commessi. In questa famiglia benestante, Jair Terracini aveva cercato di seguire altre strade: unico tra i fratelli, si era laureato in ingegneria civile per dedicarsi alla libera professione, nella quale tuttavia non aveva avuto successo ed era perciò ritornato a curare gli affari della "ditta Terracini". Morì prematuramente nel 1899, lasciando i tre figli Amadio, Umberto e Margherita con la moglie Adele, i quali si trasferirono a Torino, in una casa di via Accademia Albertina, dove la vedova avrebbe potuto contare, nei casi di estrema necessità, sull'assistenza della famiglia di origine, appartenente alla borghesia benestante. La loro fu la povertà decorosa e orgogliosa dei buoni borghesi decaduti, salvaguardata dalla modesta rendita della dote di Adele, costituita da titoli di Stato. Completati gli studi elementari, Umberto frequentò la scuola ebraica, i cui programmi corrispondevano a quelli ministeriali, salvo l'aggiunta dello studio della lingua e della storia d'Israele: non ricavò, né dalla famiglia, né dalla scuola, alcun interesse religioso, pur frequentando regolarmente la sinagoga. In una casa nella quale scarsi erano i libri e di poco valore, crescendo, per procurarsi delle letture, iniziò a frequentare la Biblioteca civica, avvicinandosi ai romanzi popolari degli autori che allora godevano di particolare fortuna: Victor Hugo, Edmondo De Amicis, Émile Zola, Eugène Sue. Fu la frequentazione del cugino materno Elia Segre, giovane anticonformista, già allievo del Collegio militare dal quale era stato espulso per indisciplina, insignito di due medaglie d'oro al valor civile, socialista eanticlericale - leggeva infatti l'Avanti! e la Critica sociale di Turati, ma anche l'Asino di Guido Podrecca - a indirizzare i primi pensieri del giovanissimo Umberto verso temi sociali e politici: «Adesso li capivo i discorsi del cugino Elia, mi commuovevo alla sorte di tanti miseri e mi indignavo contro chi ne aveva la responsabilità».[1] Ma ben più importante fu, dopo che nel 1908 Terracini fu iscritto al Liceo Gioberti, l'amicizia con uno studente delle classi superiori, Angelo Tasca: «un incontro decisivo per il mio avvenire [...] Si raccontavano di lui cose mirabili in quanto a prontezza nello studio [...] ma paurose le sue propensioni ideali e politiche».[2] Figlio di un manovale delle ferrovie, aveva il piccolo alloggio, nello stesso palazzo di piazza Carlina dove un giorno andrà ad abitare Antonio Gramsci, stracolmo di libri, di opuscoli e di giornali socialisti, dei quali approfittò anche il giovane Terracini. Fu così che nel 1911 Terracini, accompagnato da Tasca e senza dire nulla alla madre, andò a iscriversi nel Fascio socialista giovanile del quartiere Centro, in corso Siccardi: le polemiche sulla guerra di Libia erano all'ordine del giorno e Terracini fece le sue prime prove di polemista socialista, contrario alla guerra, nei capannelli che si formavano nei giardini di piazza Carlo Felice o sotto i portici di via Po, controbattendo le ragioni dei «colonialisti». In un partito, come quello socialista, dove allora militavano, nelle città, soprattutto operai, la buona cultura e la possibilità che egli aveva di approfondire, studiando, i temi politici e teorici propri del movimento socialista, resero il giovane Terracini prezioso per tenere conferenze e lezioni nelle sezioni di partito, dove si fece conoscere e apprezzare. In questo modo, nel 1912, fu eletto segretario della sua sezione e, dopo aver conseguito la maturità nel 1913 ed essersi iscritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università torinese, nell'agosto del 1914 veniva eletto segretario provinciale. Era appena iniziata la Prima guerra mondiale, pe la quale Terracini oppose subito la sua contrarietà a una eventuale partecipazione dell'Italia e fu proprio un comizio pacifista da lui tenuto il 15 settembre 1916 a Trino Vercellese a costargli l'arresto e la condanna a un mese di carcere, dal quale fu fatto uscire solo per essere arruolato a Bra, come soldato semplice nel 72º Reggimento fanteria. Di qui, nel 1917, venne inviato al fronte, nella zona di Montebelluna, assegnato come autiere in un corpo motorizzato, dove lo raggiunse la notizia che in Russia era avvenuta la prima Rivoluzione socialista della storia.
Umberto Terracini Alla fine della guerra, senza essere ancora congedato, fu trasferito a Torino, dove si laureò e iniziò, nel dicembre del 1919, a frequentare uno studio legale come praticante. Aveva intanto ripreso i contatti con i compagni di partito, Tasca per primo, e poi Gramsci e Togliatti. Furono i quattro giovani che progettarono una rivista nuova, che trattasse di politica e di cultura: Tasca trovò i finanziatori, la sede fu ricavata nei locali dell'Avanti! e il 1º maggio 1919 poteva uscire il primo numero de L'Ordine Nuovo. L'impostazione del settimanale, che Tasca aveva concepito come una rivista di cultura indirizzata agli operai, non soddisfaceva gli altri collaboratori, che intendevano privilegiare piuttosto l'analisi politica del movimento socialista italiano e internazionale, con una decisa impronta operaista: dopo due mesi, L'Ordine Nuovo mutò impostazione e, in polemica con la Camera del Lavoro e con la linea politica del Partito socialista, svolse un'intensa propaganda a favore dei Consigli operai, le rappresentanze operaie costituite direttamente nelle fabbriche. Terracini collaborava anche all'edizione piemontese dell'Avanti!, dirigeva un altro settimanale socialista, Falce e martello e, con Gramsci, Togliatti, Tasca, Zini, Pastore, Balsamo-Crivelli e altri, teneva lezioni di dottrina socialista nelle sezioni socialiste. La conclusione del conflitto non sembrava aver portato i benefici che i sostenitori dell'intervento avevano sperato: alle centinaia di migliaia di vittime e di invalidi si erano aggiunti i disoccupati gettati sulla strada dalla lentezza della riconversione industriale, le difficoltà provocate da salari insufficienti, i reduci che non riuscivano a reinserirsi nella vita civile, i nazionalistiesasperati da una vittoria che consideravano «mutilata» dalle promesse di guadagni territoriali non mantenute, i timorosi di un'ondata rivoluzionaria proveniente dalla Russia. Gli squadristidi Mussolini cercavano di inserirsi in questi contrasti sociali presentandosi come i garanti dell'ordine e della proprietà, assalendo e devastando le sedi del Partito socialista, dei suoi giornali, delle Camere del Lavoro.
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Post n°1949 pubblicato il 16 Ottobre 2014 da deosoe
Tra i firmatari della Costituzione della Repubblica[modifica | modifica wikitesto]
Umberto Terracini firma la Costituzione, Roma 27 dicembre 1947. Eletto deputato e vicepresidente dell'Assemblea Costituente nel 1946, un anno dopo ne sarà presidente dopo le dimissioni di Giuseppe Saragat. È lui a firmare la Costituzione italiana insieme al Capo dello StatoEnrico De Nicola e al Presidente del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi. Favorevole all'alleanza coi socialisti nel Fronte Democratico Popolare, a seguito dell'attentato a Togliatti, avvenuto il 14 luglio 1948, presenta una mozione di sfiducia al governo guidato dalla Democrazia Cristiana, che secondo lui ha la responsabilità morale e politica dell'attacco al leader comunista. La mozione, in cui Terracini fece uso dell'espressione "complesso del tiranno" per indicare che a suo dire la DC stava imitando i metodi del Partito Nazionale Fascista, viene respinta con 173 voti contrari e 83 favorevoli. Fu in questi anni, e precisamente nel 1948, che Terracini fu costretto a convolare frettolosamente a nozze con la sua compagna, la bella attrice di cinema e teatro Maria Laura Rocca; questo per sedare lo scandalo nascente. Infatti, la Rocca era ancora ufficialmente sposata con il colonnello Giuseppe Bisazza, dal quale aveva anche avuto un figlio, Oreste, e quindi i due risultavano due pubblici concubini, intollerabile immoralità per l'epoca. Durissime le parole sul fatto dei quotidiani dell'epoca: "... La concubina che con lui (cioè Umberto Terracini) continua a vivere nell'appartamento di Montecitorio, da entrambi trasformato in volgare alcova di comodo per illegittimi ed immorali incontri, al pari di una qualsiasi camera ammobiliata...".[6] Una volta legalizzata la sua situazione matrimoniale, Terracini decise di adottare il figlio della Rocca, che prese così il nome di Oreste Bisazza Terracini, che oggi è uno dei più affermati avvocati romani. La reazione al rapporto di Chruščëv sui crimini di Stalin[modifica | modifica wikitesto]Quando, nel marzo del 1956, Togliatti tornò da Mosca dopo aver ascoltato il rapporto di Nikita Chruščëv (allora segreto) sui crimini di Stalin, Terracini ricordò la sparizione del suo amico Béla Kun ed esortò i compagni di partito a non accontentarsi di condannare gli "errori" (così li definiva Togliatti) del regime sovietico, bensì ad avere l'onestà di fare insieme una dura autocritica su come i comunisti di tutto il mondo si fossero trincerati dietro il loro "desiderio di non sapere":[7]
Nel novembre del 1956, in linea con le posizioni del partito sulla rivolta ungherese, salutò l'entrata delle truppe sovietiche che misero fine al governo Nagy con le seguenti parole: "Questa mattina abbiamo saputo che le truppe sovietiche, di stanza in Ungheria, sono intervenute per porre fine ai massacri in atto, a scudo dei combattenti per la costruzione del socialismo. Questo fatto non può che trovare unanime appoggio e solidarietà in tutti i veri democratici e socialisti italiani."[9] Anni sessanta e settanta[modifica | modifica wikitesto]Terracini confermò fino alla morte il suo seggio alla Camera dei deputati, dove nel 1954 eseguì un intervento indignato quando lo scudo crociato non diede le autorizzazioni fondamentali per poter realizzare la Festa dell'Unità. Nel 1962 viene candidato alla presidenza della Repubblica, ma (dopo 200 preferenze al primo scrutinio e 196 al secondo) esce dalla possibilità di elezione; nel 1964 ci riproverà ma, nonostante il considerevole aumento di consensi (da 200 a 250, per tutti i 12 scrutini su 21 in cui lotta per la vittoria) fu sconfitto da Giuseppe Saragat. Nel 1971 fu tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli, in cui si accusava il commissario Calabresi di essere un "torturatore". Negli anni settanta partecipò attivamente alle campagne innocentiste a favore di alcuni esponenti della sinistra extraparlamentare quali Giovanni Marini[10] (condannato per l'omicidio di Carlo Falvella), Achille Lollo[11] (condannato per il Rogo di Primavalle) e Fabrizio Panzieri[12] (condannato per l'omicidio di Miki Mantakas). Non può peraltro essere sottaciuto il suo impegno nel favorire il ritorno in Italia dall'Urss ed il sostegno nei primi difficili anni offerto a Dante Corneli, il comunista di Tivoli, oppositore di Stalin, incarcerato nel 1936 e deportato nel Gulag staliniano. Umberto Terracini seguì con simpatia sia l'edizione (1977) delle memorie di Dante Corneli, sia l'edizione (1982) delle lettere al fratello Mario di Emilio Guarnaschelli, l'antifascista torinese fucilato nell'Estremo Oriente siberiano nel 1937, curata da Nella Masutti. Vecchio saggio della politica italiana, negli ultimi vent'anni della sua vita svolge un ruolo marginale nello scacchiere istituzionale.
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Post n°1948 pubblicato il 16 Ottobre 2014 da deosoe
La morte[modifica | modifica wikitesto] Si spense a Roma il 6 dicembre 1983, all'età di 88 anni. Le sue spoglie si trovano nel cimitero di Cartosio, dove ogni anno si commemora l'anniversario della morte alla presenza di autorità politiche. Note[modifica | modifica wikitesto]
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PAE
ARCIPELAGHI DI GIOVANNI COLUMBU
"SU RE" DI GIOVANNI COLUMBU
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