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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi del 03/03/2015

Repubblica

Post n°2188 pubblicato il 03 Marzo 2015 da deosoe

La Repubblica

 
 
 

Il Santo del giorno

Post n°2187 pubblicato il 03 Marzo 2015 da deosoe

Santa Cunegonda


Santa Cunegonda

Nome: Santa Cunegonda
Titolo: Imperatrice
Ricorrenza: 03 marzo

Sigfrido e Adesvige furono i fortunati genitori di S. Cunegonda. Essi posero tutto l’impegno per educare la cara fanciulla nelle virtù cristiane e negli insegnamenti della fede. 

Giovanetta, fu data in isposa ad Enrico, duca di Baviera, il quale dopo la morte di Ottone III, essendo stato eletto imperatore del Sacro Romano Impero, recò la corona imperiale sul capo della sposa. L’incoronazione avvenne in Roma per le mani di Papa Benedetto « VIII, l’anno 1014. 

Avendo questa santa imperatrice, col consenso del futuro suo sposo, fatto voto di verginità, Mantenendolo poi anche nello stato coniugale, s’attirò l’ira del demonio, che servendosi delle male lingue riuscì a diffamarla presso il re. Questi sospettò gravemente della regina e fu necessario l’intervento di Dio per ristabilire la pace e l’unione fra i due coniugi. Cunegonda infatti, con fervorose preghiere, ottenne dalla divina misericordia di poter passare a piedi nudi su di un braciere, senza riportare la minima scottatura. Accertata con tale prodigio l’innocenza e la santità della sua sposa, Enrico s’accusò di troppa credulità e si gettò ai piedi della regina chiedendo perdono.

Ma la riacquistata pace durò poco. Mentre Cunegonda era intenta a fabbricare un monastero per le monache benedettine in Kaffungen, la morte venne a rapirle lo sposo. Trovandosi allora sola al mondo, si ritirò fra quelle sante suore a cui aveva edificato il mona
stero e ne vestì la divisa. Essa morì così al mondo e attese solo più a santificare la sua anima, arricchendosi di meriti per l’eternità colla preghiera, col lavoro, colla mortificazione e colla dura penitenza. Caduta inferma, non volle abbandonare il duro cilicio e con esso rese la sua bell’anima a Dio. 

Rivestito dell’abito religioso, il suo corpo venne portato a Bamberga e sepolto accanto all’imperatore. Nel 1200 Papa Innocenzo III l’ascrisse nel numero dei Santi; e molti miracoli vennero operati sulla sua tomba. 

PRATICA. Meditiamo le parole del Signore: «Beati i mondi di cuore, perché essi vedranno Dio ». 

PREGHIERA. Concedici, o Dio misericordioso, per intercessione della beata Cunegonda tua sposa fedele, di vivere umilmente e castamente e fa’ che per i meriti ed esempi di lei possiamo sempre servirti con profonda umiltà.

 
 
 

ISTAT

Post n°2186 pubblicato il 03 Marzo 2015 da deosoe

Istat; Cgil, presto per svolta, cresce atipico e a tempo ridotto

Come sostiene lo stesso istituto statistico, per parlare di svolta nella crescita dell’occupazione c’è bisogno di dati stabilizzati per più trimestri di seguito. Inoltre ciò che cresce, dai dati delle comunicazioni obbligatorie, sono i lavori temporanei: una conferma di quello che l’Istat stesso rileva segnalando una crescita, nella fine del 2014, di lavoro atipico e a tempo ridotto” E’ quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, in merito ai dati sull’occupazione diffusi oggi dall’Istat.

“Il Jobs Act – prosegue – interviene determinando più instabilità dei rapporti di lavoro e siamo comunque senza segnali di ripresa degli investimenti. Se le imprese assumono perché il governo sta incentivando, ci saremmo aspettati almeno che si introducesse una condizionalità del tipo ”se licenzi dopo un anno, e a tutele crescenti, restituisci l’incentivo”. Vedremo se migliorerà l’occupazione, sia in quantità che in qualità, intanto la ”Garanzia giovani” è un fallimento interamente ascrivibile al governo”, conclude Sorrentino.

 
 
 

Donne

Post n°2185 pubblicato il 03 Marzo 2015 da deosoe

Donne e lavoro, i sindacati chiedono più coraggio ai governi

La Dichiarazione delle organizzazioni del lavoro (Ituc, Ei, Psi): “Adottare con urgenza misure coraggiose” per il miglioramento delle condizioni e dei diritti delle donne. Le sindacaliste fanno il punto 20 anni dopo la Piattaforma d’Azione di Pechino

Donne e lavoro, i sindacati chiedono più coraggio Tutti i governi, a livello internazionale, devono “adottare con urgenza misure coraggiose” per il miglioramento delle condizioni e dei diritti delle donne. È quanto chiedono in una Dichiarazione congiunta le sindacaliste della Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC), dell’Internazionale dell’Educazione (EI) e dell’Internazionale dei Servizi Pubblici (PSI). Il documento, che fa il punto sull’attuazione della Piattaforma d’Azione di Pechino da una prospettiva sindacale, è stato indirizzato alla 59a sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne, prevista dal 9 al 20 marzo 2015.

La Piattaforma d’Azione di Pechino (1995) “è il testo politico più rilevante e tuttora più consultato dalle donne di tutto il mondo”. E “costituisce uno spartiacque nella politica delle donne sul piano istituzionale”. Ma, a vent’anni dalla sua approvazione, le donne nei sindacati invitano i governi a “onorare gli impegni passati per affermare e sostenere il rispetto dei diritti fondamentali sul lavoro e specialmente per estendere l’accesso delle donne ad un’occupazione retribuita e ad un lavoro dignitoso”.

LE PRIORITA’
Tra le priorità, si legge nel documento, rientrano “investimenti in servizi pubblici di qualità che includano la cura dei figli e degli anziani, l’istruzione e la sanità, e che affrontino in modo realistico ‘l’economia di cura’; l’istituzione di solidi meccanismi di salario minimo per affrontare la crescente povertà dei lavoratori garantendo un salario dignitoso; i sistemi di protezione sociale di base conformemente alla raccomandazione dell’ILO n° 202 e alla convenzione n° 102 sulla sicurezza sociale, volti a garantire la fornitura dell’accesso universale alla cura sanitaria essenziale, la garanzia di assistenza alla maternità e di sicurezza sociale di base come la sicurezza di un reddito base per i figli, le persone anziane e le persone in età attiva che non riescono a guadagnare a causa della malattia, della disoccupazione, della maternità e della disabilità; le riforme del lavoro conformemente alle nome fondamentali dell’ILO e alle convenzioni sull’uguaglianza di genere”.

Occorre inoltre “eliminare la violenza di genere nel lavoro, anche attraverso l’adozione di una norma internazionale del lavoro. Rafforzare le istituzioni del mercato del lavoro, che includono la contrattazione collettiva, il dialogo sociale e gli ispettorati del lavoro che si sono dimostrati efficaci nel ridurre la femminilizzazione della povertà. Stralciare i servizi pubblici dagli Accordi per il Libero Scambio. Introdurre sistemi fiscali progressivi finanziati e applicati in modo adeguato, e fornire mezzi per l’autosufficienza economica a tutti i livelli”.

Ma l’elenco delle “vie da seguire” non si esaurisce qui. È anche fondamentale – si legge nella Dichiarazione – “collegare la riduzione della povertà alla crescita del reddito e dei salari per affrontare la disuguaglianza, garantendo che l’uguaglianza di genere e i diritti umani delle donne siano integrati nell’intero quadro dopo il 2015, e adottare obiettivi autonomi per una piena e produttiva occupazione e lavoro dignitoso per tutti, per sistemi nazionali di protezione sociale di base, istruzione e uguaglianza di genere. Devono essere inclusi obiettivi e indicatori al fine di valutare: i livelli salariali minimi dignitosi; la creazione di occupazione per le donne e gli uomini; la realizzazione delle componenti dei sistemi di protezione sociale di base; e un finanziamento adeguato (% del PIL) per sostenere l’attuazione del nuovo quadro di sviluppo sostenibile”.

LA SITUAZIONE
Le promotrici del documento ricordano che “le donne sindacalizzate guadagnano più delle non sindacalizzate e contribuiscono a negoziare salari più equi, il congedo di maternità e paternità retribuito e l’accesso alla protezione sociale attraverso la contrattazione collettiva e il dialogo sociale, nonché ad organizzare i lavoratori che non erano precedentemente sindacalizzati”.

Attraverso la contrattazione collettiva, il dialogo sociale e le campagne realizzate a livello locale e globale, le sindacaliste hanno compiuto progressi a favore dei diritti delle donne in alcuni settori critici individuati nella Piattaforma d’Azione di Pechino (BPfA), come: i diritti economici delle donne, che includono l’accesso all’occupazione, le risorse, i mercati e il commercio; l’eliminazione della segregazione occupazionale e di qualsiasi forma di discriminazione nel lavoro; l’accesso ai servizi pubblici di qualità; e promuovendo la conciliazione tra le responsabilità familiari e l’impegno lavorativo per le donne e per gli uomini.

“Tuttavia – si legge nella Dichiarazione – la maggior parte delle promesse della Piattaforma d’Azione non sono state mantenute: il 70% dei poveri nel mondo sono donne; il divario retributivo di genere a livello globale resta di quasi il 23%; le donne sono sovra rappresentate nelle mansioni di livello inferiore, scarsamente retribuite, concentrate nel lavoro informale, nel part-time, nel lavoro instabile e precario”.

“Il lavoro di cura non retribuito delle donne rimane ai margini dell’elaborazione delle politiche sociali ed economiche”, e “la distribuzione diseguale delle responsabilità di cura tra lo Stato e le famiglie e tra le donne e gli uomini continua ad impedire l’effettiva partecipazione delle donne alla forza lavoro e il loro accesso al lavoro dignitoso”.

“Milioni di ragazze – si legge ancora – non ricevono un’istruzione a causa della povertà, del lavoro minorile, delle barriere istituzionali e tradizionali, del matrimonio precoce, della mancanza di sicurezza andando o tornando da scuola, della mancanza di servizi sanitari separati, delle molestie sessuali e della violenza nelle scuole, delle gravidanze indesiderate e del sovraccarico del lavoro domestico”.

Le sindacaliste puntano il dito contro “l’indebolimento delle istituzioni del mercato del lavoro, le ulteriori misure di austerità e le politiche neoliberiste” perseguite in tutto il mondo negli ultimi anni: “Molte riforme che stanno per essere negoziate avranno un impatto negativo sulla regolamentazione futura di pubblico interesse, e rappresenteranno una minaccia seria per la democrazia perché i negoziati hanno luogo senza controllo parlamentare”.

Perciò “è necessaria una nuova architettura dell’economia globale e locale nella quale il lavoro dignitoso, l’accesso universale alla protezione sociale, un’agenda economica a favore della cura e della sostenibilità ambientale siano i punti cardine”. Le sindacaliste chiedono “ai responsabili politici un cambiamento coraggioso (…) dall’inazione a investimenti mirati e a riforme del lavoro volte a costruire un mercato del lavoro inclusivo che assicuri la parità di accesso delle donne a un lavoro retribuito e dignitoso, che includa la rappresentanza delle donne nel processo decisionale e l’accesso a servizi pubblici di qualità e ad un’istruzione di qualità”.

rassegna.it

 
 
 

INCA

Post n°2184 pubblicato il 03 Marzo 2015 da deosoe

Elezione nuova presidenza Associazione Inca Germania

Giovedì 26 febbraio, l’assemblea dei soci dell’Associazione INCA Germania ha eletto una nuova Presidenza. Carlo Ghezzi è dunque il nuovo Presidente dell’Associazione INCA Germania.
A lui si affiancano, come Vicepresidenti,  Karl-Heinz Plaumann e Mattia Marino.

Coerentemente con le modifiche statutarie approvate, la Presidenza dell’Associazione INCA Germania ha incaricato temporaneamente  Luigi Brillante di svolgere le funzioni di coordinatore pro tempore della struttura tedesca.

A Pino Pappagallo e Wolfgang Apitzsch –che per molti anni hanno diretto l’Associazione tedesca- va il ringraziamento della Presidenza dell’INCA Nazionale per il lavoro svolto e l’impegno profuso nella tutela dei nostri connazionali in Germania.

A Carlo, Karl-Heinz, Mattia e Luigi va il nostro migliore in bocca al lupo, certi che sapranno rendere l’INCA Germania ancora più forte e contribuire alla crescita di tutto il nostro sistema, sia all’estero che in Italia.

 
 
 

Mujica

Post n°2183 pubblicato il 03 Marzo 2015 da deosoe

Mujica, l’Uruguay saluta il presidente povero
Dopo 5 anni esce di scena: ha aumentato i salari e ridotto la disoccupazione
AFP

Pepe Mujica durante il passaggio di consegne con Tabaré Vazquez a Montevideo

01/03/2015
FILIPPO FIORINI

Il portavoce della casa di governo dell’Uruguay lo ha chiamato col suo nome completo: José Alberto Mujica Cordano, ma le persone in piazza Artigas a Montevideo gridavano il suo soprannome «Pepe, Pepe!», salutando in coro gli ultimi minuti da capo dello Stato di un politico che ha riscosso simpatia nel mondo e nel suo Paese, per la schiettezza contadina con cui ha sempre vissuto e con cui anche ha governato. Alle 11:45 uruguayane di oggi, Pepe si è trovato faccia a faccia con il suo successore Tabaré Vazquez, che da decenni appartiene alla sua stessa coalizione, il Frente Amplio, ma ha un profilo più moderato. Lo ha guardato attraverso gli occhiali da sole, l’ha abbracciato in modo fraterno e gli ha passato la fascia presidenziale con le strisce bianco-celesti e il sole che compongono la bandiera nazionale.

 

Così finiscono i suoi 5 anni di presidenza: serenamente. Con la stessa serenità che Mujica ha mostrato anche nelle situazioni critiche e nei fallimenti politici di un mandato in cui ha voluto mettere i ceti più bisognosi in cima alla lista delle priorità, ma dove non sempre è arrivato all’obiettivo, sebbene possa tuttora vantare un altissimo indice di gradimento tra la cittadinanza (70%). Molti aspetti del suo carattere e della sua visione politica trovano spiegazione nel suo passato. Giovane militante armato del gruppo rivoluzionario marxista dei Tupamaros, Mujica si oppose alla dittatura militare che governò l’Uruguay dal 1973 al 1985. Da questa fu ferito con sei colpi di pistola, fu incarcerato per 15 anni, undici dei quali passati sotto la spada di Damocle dell’iscrizione alla lista degli «ostaggi», ovvero quei capi ribelli prigionieri che il regime si riprometteva di giustiziare, se i loro compagni in libertà avessero realizzato altri attentati.

 

GUARDA ANCHE – LE 10 FRASI CELEBRI DI MUJICA

 

Sposato con la senatrice di sinistra Lucia Topolansky, ha sempre abitato in una delle modeste case basse che caratterizzano le campagne uruguaiane. Qui è rimasto per tutto il suo mandato, aprendo le porte del palazzo presidenziale ai senza tetto. Qui ha stabilito il record del capo di Stato che ha concesso più interviste in assoluto, ridacchiando quando la Topolansky lo chiamava «vecchio» davanti alle telecamere e dava i croccantini a Manuela, il cagnetto a tre zampe che portava con sé ai vertici internazionali, rubacchiando gli avanzi dal catering per farle provare le leccornie dell’establishment.

 

Quando fu eletto nel 2010, uno dei primi provvedimenti riguardò il tentativo di mettere a processo i generali del colpo di Stato. Si scontrò con un potere ancora saldo, gli ufficiali fedeli al corpo esercitarono pressioni. La Corte Suprema stabilì che i crimini dei loro predecessori erano da considerarsi «comuni» e non «delitti di lesa umanità», pertanto cadevano in prescrizione. Mujica iniziò una battaglia parlamentare che può considerarsi ancora aperta, ma che ha perso forza e che non ha potuto vincere.

 

Un altro problema è stato quello del crimine di strada. In un Paese storicamente pacifico come l’Uruguay, la delinquenza è aumentata negli ultimi anni e i telegiornali che trasmettono le immagini di rapinatori che sparano in pizzeria, hanno scosso la popolazione. La legge per la legalizzazione della cannabis è stato uno dei provvedimenti per rimediare al disagio sociale in cui Mujica crede si generi la delinquenza. Sebbene la norma sia stata varata nel maggio 2014, però, non si sono ancora designate le società che possono coltivare la marijuana. Le farmacie non la vendono e resta da vedere in che tempi il nuovo presidente Tabaré Vazquez, apertamente contrario al provvedimento, porterà a termine il processo.

Quel che è certo, è che Vazquez porrà fine alla politica di accoglienza dei rifugiati siriani, un altra decisione di Mujica che si è scontrata con mille difficoltà e non trova appoggio politico per proseguire.

 

Tra i risultati ottenuti da «Pepe» e che giustificano il consenso di cui tuttora gode tra i connazionali, c’è la crescita economia e la diminuzione della povertà, soprattutto in campagna. Salari e pensioni sono cresciuti attorno al 23% nel corso del suo governo. La disoccupazione, storicamente bassa, è calata ancora, stabilendo nel 2014 il record del 6,8%. A livello geopolitico l’Uruguay ha diversificato le fonti energetiche con cui alimenta le proprie attività, guadagnandoci in indipendenza, ma deve affrontare i primi campanelli di allarme in fatto di deficit e attivare una riforma del sistema educativo.

 
 
 

Pensioni

Post n°2182 pubblicato il 03 Marzo 2015 da deosoe

Pensioni: Cgil, tavolo per cambiare legge Fornero, flessibilità senza nuovi tagli

“Chiediamo al governo di aprire al più presto un tavolo per cambiare radicalmente la legge Fornero: è necessario intervenire introducendo meccanismi di flessibilità, ma senza prevedere nuovi tagli agli assegni previdenziali”. Con queste parole Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, rinnova all’esecutivo la richiesta di un confronto sulla previdenza, avanzata più volte, anche con Cisl e Uil negli scorsi giorni.

Lamonica ricorda la posizione della confederazione di corso d’Italia: “l’esigenza di flessibilità è ormai ineludibile, ma deve significare la modifica dei requisiti di accesso e quindi l’abbassamento delle soglie di età in cui è possibile andare in pensione, poiché quelle attualmente previste sono palesemente insostenibili”. 

“Non può trattarsi – afferma la segretaria – di un ulteriore taglio alla consistenza degli assegni, e quindi di un’operazione pagata interamente dai lavoratori, ma di una riconsiderazione dell’impianto rigido e punitivo della legge, anche alla luce della irriducibile diversità dei lavori cui questa, invece, si applica in modo uniforme”.

La dirigente sindacale commenta poi l’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” dal presidente dell’Inps Tito Boeri. sottolineando che “c’è la necessità di restituire all’istituto trasparenza amministrativa e vicinanza ai cittadini, entrambe gravemente compromesse negli ultimi anni”. 

“Così come – continua – sollecitiamo anche noi da tempo una riforma della governance adeguata, nella quale però, a differenza del professor Boeri, riteniamo che il ruolo delle parti sociali non possa essere ricondotto alla sola funzione di controllo”. 

Lamonica spiega che “lavoratori e imprese sono i principali finanziatori, oltre che percettori, delle prestazioni previdenziali e – conclude – devono poter incidere sulle scelte strategiche degli Enti, mantenendo comunque separate le funzioni di indirizzo da quelle di gestione, cui non abbiamo mai chiesto di partecipare”.

 
 
 

Garanzia Giovani

Post n°2181 pubblicato il 03 Marzo 2015 da deosoe

Garanzia Giovani e assunzioni: criteri di profilazione

Pubblicato sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e sul sito istituzionale del programma Garanzia Giovani il Decreto Direttoriale n. 10/SegrDG/2015 con il quale viene adottata la metodologia di definizione del sistema per la profilazione degli iscritti al portale. 

Si tratta della metodologia di calcolo utilizzata in via sperimentale nel periodo compreso tra il 1° maggio 2014, quando ha preso il via il Programma Garanzia Giovani, e il 31 gennaio 2015 e aggiornata a partire dal 1° febbraio 2015. 

L’obiettivo è permettere ai Servizi per l’Impiego di individuare e garantire a ciascun giovane iscritto al programma un percorso individuale coerente con le proprie caratteristiche personali, formative e professionali.
 
In sostanza per ciascun giovane viene determinato il livello di distanza dal mercato del lavoro, ovvero viene assegnato un coefficiente di svantaggio: un indice che rappresenta la probabilità di non essere occupato e di trovarsi nella condizione di Neet. 

Nel calcolo viene tenuto conto:
•delle caratteristiche individuali quali età, genere, percorso formativo, esperienza lavorativa, etc.;
•delle caratteristiche del territorio di residenza quali profilo del sistema produttivo locale, tasso di disoccupazione regionale o provinciale, e così via.

Sulla base dell’indice di profilazione individuato, che prevede 4 fasce di svantaggio, viene determinato l’importo del bonus occupazionale che spetta ai datori di lavoro che assumono gli iscritti al Programma. 

da www.pmi.it

 
 
 

Novità

Post n°2180 pubblicato il 03 Marzo 2015 da deosoe

Libero

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 30/12/2012
 

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