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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi del 08/04/2015

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Post n°2293 pubblicato il 08 Aprile 2015 da deosoe

 

Liberi Professionisti e ricongiunzione periodi assicurativi ai fini previdenziali: piani di ammortamento con tabelle aggiornate.

 - 8 aprile 2015Pmi TVOffice 365: la casella email in ordine con Clutter 

 

INPS

Con la Circolare n. 68/2015 l'INPS fornisce indicazioni in merito alla ricongiunzione dei periodi assicurativi ai fini previdenziali per i liberi professionisti, relativamente alle domande presentate nel corso del 2015.

=> Ricongiunzione contributi INPS online dal 16 marzo

 

 

Più in particolare l'Istituto rende noto di aver aggiornato le tabelle necessarie per lapredisposizione dei piani di ammortamento degli oneri relativi alle domande di ricongiunzione presentate nel corrente anno 2015 in base al tasso di variazione medio annuo dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati accertato dall'ISTAT per il 2014, pari allo 0,2%.

=> Ricongiunzione contributi pensioni: la mini guida

Le tabelle aggiornate (tabella I/2015 - Ammontare della rata mensile costante posticipata per ammortizzare al tasso annuo composto dello 0,2% il capitale unitario da 2 a 120 mensilità e tabella II/2015 - Coefficienti per la determinazione del debito residuo in caso di sospensione del versamento delle rate mensili prima della estinzione del debito al tasso annuo del 0,2% - sono allegate alla Circolare n. 64/2014, insieme alle istruzioni per il loro corretto uso.

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(Fonte: Circolare INPS n. 64/2015).

 

Se vuoi aggiornamenti su PROFESSIONISTI: RICONGIUNZIONE CONTRIBUTI INPS 2015inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

 

 

 
 
 

Amianto

Post n°2292 pubblicato il 08 Aprile 2015 da deosoe

Amianto, le proposte dei sindacati in Campania

Sorveglianza sanitaria degli ex esposti, bonifica degli edifici pubblici contaminati, siti web di informazioni ai cittadini, incentivi per la sostituzione delle coperture in amianto con impianti fotovoltaici. È un vasto programma quello messo a punto da Cgil, Cisl e Uil della Campania con la piattaforma unitaria sull’amianto. Un tema che interessa molto la Campania, che ha pagato un prezzo altissimo in termini di malati e di vittime: nel decennio 1993-2013 i casi di mesotelioma maligno sono stati 1.237 (per il 75,4 per cento hanno colpito la popolazione maschile), di cui soltanto 257 derivanti da esposizione professionale certa.

“La nostra piattaforma – spiega Teresa Potenza, segretaria Cgil Campania – risponde a tre emergenze: la tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini, la tutela ambientale e la tutela assicurativa e previdenziale. È nostra intenzione aprire un tavolo di confronto con la Regione per affrontare in maniera organica le tante problematiche ancora aperte, recuperando i ritardi e le inefficienze”. L’esigenza profonda dei sindacati campani è quella di avere “una governance con un confronto continuo e trasparente per avere certezze sugli investimenti, sul loro utilizzo e sulla qualità degli interventi”. Tra le numerose misure, Potenza sottolinea l’urgenza di “un piano di bonifiche del territorio, in una regione dove l’amianto è stato utilizzato in siti produttivi importanti, come la Eternit, l’Italsider e la Cementir di Bagnoli, o come la ex Isochimica di Avellino (ndr. dove negli anni ottanta venivano scoibentate le carrozze ferroviarie), nonché in una quantità indefinita di siti pubblici e privati per i quali ancora non esiste una mappatura aggiornata e dettagliata”.

Al primo punto della piattaforma vi è la tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini. Cgil, Cisl e Uil della Campania evidenziano la necessità di aggiornare il censimento e piano di sorveglianza sanitaria per gli ex esposti (perché “non tiene conto delle evoluzioni scientifiche avvenute nel tempo e dei progressi legati all’efficacia dei controlli”); di estendere la sorveglianza epidemiologica ai lavoratori interessati a bonifiche, inertizzazioni e smaltimenti; di stipulare un protocollo di sorveglianza sanitaria per gli addetti delle attività di rimozione e manipolazione, coinvolgendo i datori di lavoro.

Altro punto fondamentale della piattaforma è l’istituzione di un Fondo regionale per il risanamento e la bonifica degli edifici pubblici contaminati, a partire dalle scuole e dal patrimonio edilizio di proprietà pubblica. Sempre in tema di salute di lavoratori e cittadini, i sindacati campani chiedono un maggior impegno sul versante delle informazioni: la creazione (e gestione) di un portale web sull`amianto; il potenziamento della rete informativa relativa alle strutture di anatomia e istologia patologica nell’ambito del Registro regionale mesoteliomi, che coinvolga anche i medici di famiglia, che sono i primi a prendere in carico le patologie polmonari.

Il secondo pilastro della piattaforma sindacale è la tutela ambientale. “La prevenzione – si legge nel testo – si attua non solo con la sorveglianza sanitaria, ma anche con il controllo ambientale che la legge e il piano nazionale amianto demandano all’Agenzia regionale per la protezione ambientale”. Molto va fatto, anzitutto, sul piano dell’informazione: la Regione Campania dovrebbe rendere disponibile (su uno specifico portale web) la mappatura completa e aggiornata sia della presenza di amianto sul territorio (distinta per siti pubblici e privati e per tipologia di amianto) sia del numero di siti abbandonati contenenti amianto o rifiuti pericolosi. Sempre su questo versante, la Regione dovrebbe anche attivare uno sportello informativo per i cittadini (presso l’Agenzia regionale) al fine di fornire loro “corrette informazioni per limitare quanto più possibile il verificarsi di condizioni di rischio in relazione alla presenza di materiale contenente amianto”.

Molto va fatto sul versante delle bonifiche e degli impianti di smaltimento: non solo le realizzazioni vanno accelerate (anche allo scopo di “creare nuovi posti di lavoro” e “per rilanciare in parte l’economia del settore edile”), ma la Regione deve convocare un tavolo, con sindacati, Inail e Agenzia campana, per coordinare l’attività dei Comuni in relazione a queste attività.

rassegna.it

 
 
 

Morti sul lavoro

Post n°2291 pubblicato il 08 Aprile 2015 da deosoe

Morti sul lavoro

Febbraio, mese tragico per le morti sul lavoro in Italia

La media è a dir poco drammatica e parla di quasi due vittime sul lavoro per ogni giorno del mese di febbraio. Per un totale di 49 infortuni mortali. E sale a 121 il numero di persone che hanno perso la vita nel corso della loro attività lavorativa nel primo bimestre del 2015; con 80 decessi registrati in occasione di lavoro (erano 81 nel 2014) e 41 in itinere. Complessivamente, rispetto al primo bimestre del 2014 si rilevano due vittime in più: 121 a febbraio 2015 contro le 119 dello scorso anno.

E’ questa la prima proiezione elaborata dall’Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre a seguito dell’ultima indagine condotta sul fenomeno delle morti bianche (sulla base di dati Inail).

“Continua a non cambiare nulla, dunque, nelle analisi del nostro Osservatorio. Anzi, la situazione peggiora. E il Governo non accenna ad intervenire con nuovi strumenti su questa piaga sociale che è una vergogna per un paese che si dice civilizzato” – commenta il Presidente Mauro Rossato.

Un pericoloso immobilismo del Governo sovrastato, purtroppo, dal dinamismo dei grafici delle morti bianche. E ad emergere con i risultati maggiormente sconfortanti in termini di numero di vittime registrate in occasione di lavoro (escludendo quelle in itinere) sono: la Lombardia (11 infortuni mortali), il Veneto (10) e il Lazio (9). Seguono: Puglia e Campania (7), Sicilia (6), Piemonte ed Emilia Romagna (5), Umbria e Toscana (4), Abruzzo, Liguria, Marche (3), Trentino, Friuli e Calabria (1).

Mentre il rischio di mortalità più elevato rispetto alla popolazione lavorativa viene rilevato in Umbria (11,2 contro una media nazionale di 3,6), seguito da Abruzzo e Puglia (6,1). Il 12,5 per cento degli incidenti mortali si è verificato nel settore delle attività manifatturiere, l’11,3 per cento in quello delle costruzioni, il 10 per cento nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione autoveicoli e motocicli e il 7,5 per cento nei trasporti e magazzinaggi. La fascia d’età più colpita è quella compresa tra i 45 e i 54 anni con 31 vittime su 80. Le donne che hanno perso la vita nei primi due mesi dell’anno in occasione di lavoro sono state 5. Gli stranieri deceduti sul lavoro sono 9 pari all’11,3 per cento del totale.

 
 
 

Naspi

Post n°2289 pubblicato il 08 Aprile 2015 da deosoe

NASpI per gli stagionali: assegno più lontano

I periodi di cassa integrazione a zero ore, o quelli non retribuiti da parte del datore di lavoro (esempio: malattia senza integrazione), non vanno conteggiati nelle 30 giornate di lavoro effettivo negli ultimi 12 mesi di disoccupazione necessari per il diritto alla NASpI per gli stagionali: la precisazione è del Ministero del Lavoro, in vista della circolare applicativa dell’INPS sui criteri con cui, dal prossimo 1 maggio 2015, verrà applicata la nuova NASpI. Si tratta della nuova assicurazione sociale per l’impiego che in base alla Riforma Ammortizzatori Sociali del Jobs Act sostituisce ASpI e mini-ASpI.

In altre parole, gli eventuali periodi senza integrazioni da parte del datore di lavoro o di cassa integrazione a zero ore, determinano un ampliamento, pari alla loro durata, dei quattro anni all’interno dei quali bisogna avere almeno 13 settimane di contribuzione. Il riferimento normativo è il decreto legislativo 22/2015, la Riforma Ammortizzatori sociali, che prevede il diritto alla NASpI per i disoccupati che abbiano, nei quattro anni precedenti la disoccupazione, almeno 13 settimane di contribuzione e possano far valere almeno 30 giorni di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti lo stato di disoccupazione.

Tutti questi aspetti, precisa il Ministero, saranno dettagliati nella circolare applicativa INPS, attesa in vista della scadenza del primo maggio. Nel frattempo, da registrare le proteste dei lavoratori stagionali, che con la mini-ASpI hanno sei mesi di indennità a fronte di almeno sei mesi di lavoro, mentre con la NASpI avranno un trattamento per soli tre mesi. Il punto è l’articolo 5 della legge, in base al quale la NASpI spetta per un numero di settimane pari alla metà di quelle di contribuzione degli ultimi quattro anni. Esclude, però, dal calcolo le settimane su cui il lavoratore ha già percepito ammortizzatori sociali. Restano penalizzati gli stagionali che nel 2014 hanno percepito sei mesi di indennità a fronte di sei mesi lavorati, e che nel 2015 matureranno “solo” tre mesi, sempre lavorando per i sei mesi ad esempio della stagione estiva. Un settore su cui questo meccanismo pesa particolarmente è il turismo, nel quale è frequente il lavoro stagionale.

da Pmi.it

 
 
 

il fatto quotidiano

Post n°2288 pubblicato il 08 Aprile 2015 da deosoe

 

 

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