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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi del 07/05/2015

Ilva

Post n°2400 pubblicato il 07 Maggio 2015 da deosoe

 

Ilva: Fiom, Commissione Envi ispezionerà stabilimento

La Commissione Envi (Ambiente, sanità e sicurezza alimentare) del Parlamento europeo ispezionerà lo stabilimento Ilva di Taranto a novembre. Lo annunciano i delegati della Fiom Cgil di Taranto Giuseppe Romano, della segreteria provinciale, e Francesco Brigati, Rsu Ilva, che si sono recati al Parlamento europeo e hanno discusso con gli eurodeputati Eleonora Forenza, Edouard Martin, Paloma Lopez Bermejo, Sylikiotis Neoklis, sullo sviluppo di un'industria europea sostenibile dei metalli comuni, illustrando un documento di lavoro presentato alla commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (Itre).

"L'obiettivo che il Parlamento Europeo si dà per il 2020 - sottolineano i rappresentanti sindacali - è quello di ridurre in modo significativo le emissioni, e in questa ottica l'Europa deve incitare l'Italia perché venga ambientalizzato l'impianto attraverso anche investimenti da parte della Bei (Banca europea per gli investimenti)". A Taranto, hanno aggiunto Romano e Brigati nell'audizione, "per evitare sia la perdita dei posti di lavoro diretti, determinata dall'eventuale chiusura, sia dei posti indiretti, già fortemente ridimensionati a causa dei ritardi e dei mancati investimenti, serve intervenire tempestivamente poiché ad oggi, i ritardi accumulati hanno influenzato negativamente l'assetto produttivo e anche l'applicazione delle prescrizioni previste dall'autorizzazione integrata ambientale".

I delegati della Fiom Cgil hanno ribadito durante l'incontro "la necessità di adottare politiche che dovranno evitare la concorrenza sleale anche fra operatori comunitari, sia in modo che non ci sia una pressione al ribasso sui salari dei lavoratori e sia in modo che vengano rispettate le norme per la protezione ambientale".

 

 

 
 
 

Pensioni

Post n°2399 pubblicato il 07 Maggio 2015 da deosoe

 

Pensioni e recupero quote indebite: termini di prescrizione

In caso di importi dell'assegno previdenziale corrisposti in più, l'INPS può richiedere la restituzione delle quote di pensione indebite, ma esiste un termine di prescrizione oltre il quale l'Istituto non può avanzare tale pretesa. In particolare la pretesa di pagamento non può essere avanzata oltre dieci anni.

Tale ipotesi si verifica nel caso in cui l'INPS eroghi assegni pensionistici o assistenziali in realtà non dovuti, per poi chiedere indietro le somme corrisposte in più, come avvenuto ad esempio con gli importi indebitamente corrisposti a pensionati pubblici nel corso del 2013.

In teoria l'INPS verifica ogni anno le situazioni reddituali dei pensionati incidenti sulla misura o sul diritto alle prestazioni pensionistiche e provvede, entro l'anno successivo, al recupero di quanto eventualmente pagato in eccedenza.

Tuttavia può accadere che l'INPS si accorga di tale errore troppo tardi. Se la richiesta di restituzione dell'indebito pagamento arriva dopo 10 anni, questa non può essere considerata valida, perché caduta in prescrizione, e l'Istituto di Previdenza non può pretendere la restituzione delle somme corrisposte in eccesso.

Da sottolineare che il termine di prescrizione decorre dalla data dei pagamenti indebiti, ma è interrotto da una qualsiasi comunicazione con la quale il creditore chieda il rimborso in oggetto. Va poi ricordato che con la sentenza n. 1315/1995 la Corte di Cassazione ha stabilito che la prescrizione decennale decorre solo se e dopo che l'INPS abbia avviato il recupero nel termine annuale.

Le dichiarazioni dei redditi presentate al Fisco andrebbero conservate fino alla fine del quarto anno successivo a quello durante il quale sono state presentate, unitamente alla ricevuta. È tuttavia utile conservarle per un anno in più, per via del maggior tempo a disposizione del Fisco per accertare d'ufficio le dichiarazioni omesse, per avere la documentazione alla mano in caso di controlli fiscali e contestazioni.

da Pmi.it

 

 

 
 
 

Amianto

Post n°2398 pubblicato il 07 Maggio 2015 da deosoe

 

Amianto - Olivetti, costituite le parti civili

"Provvederemo alla citazione in giudizio, per le responsabilità civili, di Telecom Spa". Lo ha annunciato l'avvocato Laura D'Amico, legale di Fiom Cgil e Afeva (l'associazione dei famigliari vittime dell'amianto), al termine dell'udienza preliminare del processo per le presunte morti da amianto alla Olivetti.

Nel corso dell'udienza preliminare di questa mattina, sia la Fiom Cgil che la Afeva hanno chiesto di costituirsi parte civile. Stessa richiesta è stata avanzata anche dal Comune di Ivrea, Città metropolitana di Torino, dall'Inail e dai familiari di sette delle presunte vittime da amianto - sulle 14 totali - su cui si basano le accuse della procura di Ivrea nei confronti dei 33 indagati, che a partire dagli anni Sessanta hanno ricoperto incarichi di vertice alla Olivetti.

ansa

 

 

 
 
 

Pensioni

Post n°2397 pubblicato il 07 Maggio 2015 da deosoe

 

Pensioni: Gnecchi, correggere storture che danneggiano donne

"La recente sentenza della Consulta sul blocco della indicizzazione delle pensioni introdotto dal governo Monti, deve servire da lezione. Agire sul sistema previdenziale richiede la massima attenzione per non creare ai cittadini e ai governi successivi danni più gravosi dei benefici attesi". Lo dice Marialuisa Gnecchi, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera.

"La sentenza della Corte - prosegue Gnecchi - pone molti spunti di riflessione: i giudici della Consulta ricordano che fu riconosciuto legittimo il blocco dell'indicizzazione per le pensioni superiori a 8 volte il trattamento minimo, quindi superiori a 3500 euro, introdotto dal governo Prodi sottolineando 'la ratio redistributiva del sacrificio imposto, a conferma di un principio solidaristico' in quanto le risorse erano destinate all'interno del sistema previdenziale.

Sempre il governo di centrosinistra aveva previsto anche la quattordicesima per le pensioni basse. Personalmente ritengo che la parte più incostituzionale della manovra del 2011, oltre al problema degli esodati che stiamo faticosamente affrontando salvaguardia dopo salvaguardia, sia stato l'innalzamento dell'età della pensione di vecchiaia delle donne senza prevedere nessuna gradualità; tra una donna nata il 31 dicembre del 1951 e una nata il primo gennaio 1952 ci sono più di 4 anni di differenza per accedere alla pensione. Differenza simile anche tra le nate con pochi mesi di differenza all'interno del 1952. Dobbiamo assolutamente correggere queste inique storture del Salva Italia che hanno colpito particolarmente pensionati, pensionandi e soprattutto le donne

 

 

 
 
 

Stress

Post n°2396 pubblicato il 07 Maggio 2015 da deosoe

 

Stress da lavoro - Tre le cause scatenanti

Carico di lavoro, problemi di conciliazione lavoro-famiglia e trasferimento o cambio di mansione. Sono questi i tre principali fattori scatenanti dello stress lavoro-correlato, che in Italia colpisce un lavoratore su 4 per un totale di trenta (Rpt trenta) milioni di giornate lavorative perse per malattia e tre miliardi di costi. Ad evidenziarlo sono i risultati del Progetto-Laboratorio sul "Benessere organizzativo" promosso dalla Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) in 19 asl italiane.

Tredici, sottolinea la Fiaso, sono invece i fattori "antistress". Queste le 13 "condizioni del benessere" per scala di importanza in un range da 1 a 5 punti: abilità (4,26); capacità di utilizzo delle proprie risorse (4,20); soddisfazione lavorativa (3,92); capacità di fronteggiare gli eventi avversi (3,92); chiarezza di ruolo (3,95); condivisione degli obiettivi (3,77); senso di comunità (3,58); autodeterminazione (3,55); identificazione organizzativa (3,49); influenza dell'azienda sulle motivazioni rispetto agli obiettivi (3,42); riconoscimento professionale (3,33); capacità di conciliare vita lavorativa e privata (3,27); tendenza ad evitare le criticità (2,56).

Fattori, questi, "sperimentati" nel progetto pilota della Fiaso in 19 Asl, finalizzato appunto a promuovere il "benessere organizzativo". Dopo la "cura", nelle 19 aziende campione oltre il 77% dei dipendenti, dai medici agli infermieri, dai tecnici agli impiegati, ha infatti dichiarato di stare "benissimo" da un punto di vista psicologico. Al contrario, la quota dei dipendenti nonostante tutto "stressati" è scesa sotto il 10%.

Molte e variegate sono le iniziative messe in atto da Asl e ospedali proprio per migliorare lo stato di benessere dei lavoratori delle 19 aziende sanitarie coinvolte nella sperimentazione: si va dall'assistenza allo studio e nel tempo libero per i dipendenti della Asl di Bergamo ai percorsi "per fare squadra" della Asl Cuneo 2; dalle giornate dedicate all'inserimento dei neo-assunti nella Asl di Firenze al training per l'inserimento degli infermieri nella prima linea delle aree di emergenza/urgenza.

"L'analisi condotta in questi quattro anni di lavoro con il Progetto-Laboratorio - spiega il coordinatore della ricerca ed ex Dg della Asl 12 Viareggio, Giancarlo Sassoli - indica che promozione della salute è soprattutto socializzazione dei metodi ottimali di lavoro. Per questo, obiettivo del Laboratorio è ora  la messa in rete delle buone pratiche realizzate dalle 19 aziende pilota, con l'obiettivo di combattere a tutto campo lo stress lavoro-correlato. Nella consapevolezza - conclude - che questo in sanità è anche la causa di molti errori clinici".

ansa

 

 

 
 
 

Amianto

Post n°2395 pubblicato il 07 Maggio 2015 da deosoe

 

Oms - 15mila decessi l'anno a causa dell'amianto

Sono circa 15mila le persone che ogni anno perdono la vita in Europa a causa di patologie amianto correlate. A lanciare l'allarme sono gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che la scorsa settimana hanno partecipato ad Haifa, in Israele, a un meeting dedicato ai progressi globali su ambiente e salute, che ha coinvolto oltre 200 rappresentanti dei Paesi europei e delle organizzazioni internazionali e non governative. Un rapporto presentato nel corso della riunione indica, in particolare, che l'amianto è responsabile di circa la metà di tutte le morti per cancro sviluppato sul posto di lavoro. In Italia è vietato dal 1992. A rischio è circa un terzo dei 900 milioni di abitanti del continente, che vive nei 16 Paesi della regione europea che lo utilizzano ancora, soprattutto nei materiali da costruzione, e che in alcuni casi continuano a produrlo e a esportarlo. Nel dettaglio, si tratta di Albania, Andorra, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Bosnia Herzegovina, Georgia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Monaco, Moldavia, Federazione Russa, Tajikistan, Turkmenistan, Ucraina e Uzbekistan. Anche nei 37 Stati in cui l'amianto è vietato - tra cui figura l'Italia, che nel 1992 ne ha bandito l'estrazione, l'importazione, l'esportazione, la commercializzazione e la produzione - l'esposizione della popolazione, però, persiste a causa dell'uso che se ne è fatto in passato e della sua permanenza nell'ambiente, che richiede urgenti e adeguate procedure di smaltimento.

"Sviluppare politiche ad hoc entro il 2015".

"Non possiamo permetterci di perdere quasi 15mila vite ogni anno, in particolare lavoratori, per malattie causate dall'esposizione all'amianto. Ognuna di queste morti è evitabile", ha detto Zsuzsanna Jakab, direttore regionale per l'Europa dell'Oms, nel suo intervento al meeting di Haifa. Di qui l'esortazione rivolta a tutti i Paesi di "adempiere all'impegno assunto nel 2010 di sviluppare politiche ad hoc entro la fine di quest'anno, per eliminare le malattie legate all'amianto dal volto dell'Europa. Resta poco tempo per farlo".

I decessi per mesotelioma costano 1,5 miliardi.

"L'amianto è un killer silenzioso ormai riconosciuto - ha aggiunto Guénaël Rodier, direttore della divisione di Malattie trasmissibili, sicurezza sanitaria e ambiente dell'Oms - I disturbi di salute derivanti dall'esposizione di solito compaiono dopo diversi decenni. Ciò significa che molte più persone si ammaleranno e moriranno nei prossimi anni in tutto il continente. Questa nuova relazione valuta in che misura i Paesi europei hanno agito per eliminare le malattie correlate all'amianto e fornisce raccomandazioni per il futuro". Al pesantissimo impatto sociale di queste patologie, si somma inoltre quello economico. Secondo le ultime stime, infatti, in Europa i decessi per mesotelioma costano più di 1,5 miliardi di euro all'anno.

 

 

 
 
 

Bonus 80 euro

Post n°2394 pubblicato il 07 Maggio 2015 da deosoe

 

Bonus 80 euro strutturale: come funziona

In sostanza, le norme sono le stesse già previste con la circolare Inps n. 96/2014, che era relativa al bonus 80 euro dell'anno scorso. La principale differenza, come è noto, è che la manovra ha trasformato il credito d'imposta in una detrazione. Non cambia nulla in materia di aventi diritto, requisiti, modalità di erogazione.

Bonus IRPEF: calcolo credito d'imposta nel 730

Il bonus IRPEF è quindi riconosciuto a tutti i lavoratori dipendenti e assimilati, mentre restano esclusi i pensionati. Il limite di reddito è pari a 24mila euro annui per il bonus pieno (960 euro), mentre sopra questa cifra e fino a 26mila euro il bonus spetta in maniera ridotta: in questo caso l'aumento in busta paga è pari al rapporto fra la cifra di 26mila euro, diminuita del reddito complessivo, e l'importo di 2mila euro. Restano esclusi gli incapienti, ovvero coloro che hanno un'imposta lorda di ammontare inferiore alla detrazione da lavoro dipendente (in pratica, i redditi fino a 8mila euro circa).

Per quanto riguarda i disoccupati, l'INPS specifica che  per coloro che percepiscono i nuovi ammortizzatori sociali previsti dal decreto attuativo del Jobs Act, ovvero NASPI e DISCOLL, si applicano le stesse regole che erano già state previste per l'ASPI. Sono dettagliare nella circolare 67 del 2014. Trattandosi di prestazioni che vengono erogate dall'INPS, sarà lo stesso istituto a calcolare il bonus 80 euro erogandolo automaticamente, e calcolandolo in rapporto ai giorni di erogazione della prestazione.

NASPI, ASDI e DISCOLL: a chi spetta l'assegno

Ricordiamo molto brevemente che la NASPI spetta a tutti coloro che avevano precedentemente diritto all'ASPI (in pratica i lavoratori dipendenti del privato che perdono involontariamente il lavoro o si dimettono per giusta causa), mentre la DISCOLL è un nuovo trattamento di disoccupazione riconosciuto ai collaboratori coordinati e continuativi e a progetto, non pensionati e senza partita IVA, che prende il posto della Una Tantum CoCoPro 2014.

da Pmi.it (Fonte: messaggio INPS 2946/2015).

 

 

 
 
 
 
 

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