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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi del 23/05/2015

-Profughi sul campo di battaglia

Post n°2432 pubblicato il 23 Maggio 2015 da deosoe

 

Migliaia di civili in fuga da Ramadi bloccati sulla strada per Baghdad ·

23 maggio 2015

  

Oltre quarantamila abitanti in fuga da Ramadi, capoluogo della provincia irachena di Al Anbar riconquistato la settimana scorsa dal cosiddetto Stato islamico (Is), sono bloccati lungo la strada verso Baghdad, in un'area che si annuncia campo di battaglia nelle prossime ore.

L'esercito iracheno, secondo quanto riferito stamane dalla Bbc, impedisce infatti il transito sul ponte di Bzebiz sull'Eufrate, passaggio obbligatorio per l'accesso alla capitale da quella direzione. I comandi militari temono che tra i civili in fuga si possano mescolare i miliziani dell'Is che riuscirebbero così ad infiltrarsi nella capitale. In Siria, nel frattempo, le forze governative appaiono sempre più in difficoltà di fronte all'offensiva dell'Is, vincente negli ultimi giorni nella provincia di Homs, dove è ubicata la storica città di Palmira. Tra l'altro, le forze siriane sembrano sempre meno in grado di impedire i movimenti delle formazioni jihadiste alle frontiere. Dopo che l'Is, nell'offensiva su Palmira, ha preso il controllo del valico di Al Tanaf, al confine con l'Iraq, gli unici posti di frontiera operativi ancora nelle mani delle forze governative sono quelli con il Libano. Nel frattempo, l'Is ha rivendicato anche la strage di ieri nella moschea sciita di Qatif, in Arabia Saudita, che secondo l'ultimo bilancio fornito dalle autorità locali ha provocato ventuno morti e un'ottantina di feriti.

- See more at: http://www.osservatoreromano.va/it/news/profughi-sul-campo-di-battaglia#sthash.GCjvBCPv.dpuf

 

 

 
 
 

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Post n°2431 pubblicato il 23 Maggio 2015 da deosoe

Nell'udienza a settemila rappresentanti delle Associazioni cristiane lavoratori italiani ·

23 maggio 2015

  

Giulio Turcato, «Gli scaricatori» (1949, particolare)

Di fronte alle disuguaglianze nel mondo globale bisogna «proporre alternative eque e solidali che siano realmente praticabili»: parlando a circa settemila rappresentanti delle Associazioni cristiane lavoratori italiani, ricevuti sabato 23 maggio in occasione del settantesimo anniversario della fondazione delle Acli, Papa Francesco ha messo in guardia da un sistema economico dove comanda il dio denaro e ha ricordato che il lavoro deve avere quattro caratteristiche: «libertà, creatività, partecipazione e solidarietà».

Il discorso del Papa 

IT ]

 

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALLE ACLI (ASSOCIAZIONI CRISTIANE LAVORATORI ITALIANI)
IN OCCASIONE DEL 70° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE

Aula Paolo VI
Sabato, 23 maggio 2015

[Multimedia]


 

Cari fratelli e sorelle,

vi saluto con affetto in occasione del 70° anniversario della fondazione delle Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani, e ringrazio il Presidente per le sue parole tanto cortesi. Questo anniversario è un'occasione importante per riflettere sulla vostra "anima" associativa e sulle ragioni fondamentali che vi hanno spinto e vi spingono tuttora a viverla con impegno e passione.

Alle porte della vostra Associazione oggi bussano nuove domande, che richiedono nuove e qualificate risposte. Quello che è cambiato nel mondo globale non sono tanto i problemi, quanto la loro dimensione e la loro urgenza. Inedite sono l'ampiezza e la velocità di riproduzione delle disuguaglianze. Ma questo non possiamo permetterlo! Dobbiamo proporre alternative eque e solidali che siano realmente praticabili.

L'estendersi della precarietà, del lavoro nero e del ricatto malavitoso fa sperimentare, soprattutto tra le giovani generazioni, che la mancanza del lavoro toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e reclama una risposta sollecita e vigorosa. Risposta sollecita e vigorosa contro questo sistema economico mondiale dove al centro non ci sono è l'uomo e la donna: c'è un idolo, il dio-denaro. E' questo che comanda! E questo dio-denaro distrugge, e provoca la cultura dello scarto: si scartano i bambini, perché non si fanno: si sfruttano o si uccidono prima di nascere; si scartano gli anziani, perché non hanno la cura dignitosa, non hanno le medicine, hanno pensioni miserabili... E adesso, si scartano i giovani. Pensate, in questa terra tanto generosa, pensate a quel 40%, o un po' di più, di giovani dai 25 anni in giù che non hanno lavoro: sono materiale di scarto, ma sono anche il sacrificio che questa società, mondana e egoista, offre al dio-denaro, che è al centro del nostro sistema economico mondiale.

Davanti a questa cultura dello scarto, vi invito a realizzare un sogno che vola più in alto. Dobbiamo far sì che, attraverso il lavoro - il «lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale» (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 192) - l'essere umano esprima ed accresca la dignità della propria vita. Vorrei dire qualcosa su queste quattro caratteristiche del lavoro.

Il lavoro libero. La vera libertà del lavoro significa che l'uomo, proseguendo l'opera del Creatore, fa sì che il mondo ritrovi il suo fine: essere opera di Dio che, nel lavoro compiuto, incarna e prolunga l'immagine della sua presenza nella creazione e nella storia dell'uomo. Troppo spesso, invece, il lavoro è succube di oppressioni a diversi livelli: dell'uomo sull'altro uomo; di nuove organizzazioni schiavistiche che opprimono i più poveri; in particolare, molti bambini e molte donne subiscono un'economia che obbliga a un lavoro indegno che contraddice la creazione nella sua bellezza e nella sua armonia. Dobbiamo far sì che il lavoro non sia strumento di alienazione, ma di speranza e di vita nuova. Cioè, che il lavoro sia libero.

Secondo: il lavoro creativo. Ogni uomo porta in sé una originale e unica capacità di trarre da sé e dalle persone che lavorano con lui il bene che Dio gli ha posto nel cuore. Ogni uomo e donna è "poeta", capace di fare creatività. Poeta vuol dire questo. Ma questo può avvenire quando si permette all'uomo di esprimere in libertà e creatività alcune forme di impresa, di lavoro collaborativo svolto in comunità che consentano a lui e ad altre persone un pieno sviluppo economico e sociale. Non possiamo tarpare le ali a quanti, in particolare giovani, hanno tanto da dare con la loro intelligenza e capacità; essi vanno liberati dai pesi che li opprimono e impediscono loro di entrare a pieno diritto e quanto prima nel mondo del lavoro.

Terzo: il lavoro partecipativo. Per poter incidere nella realtà, l'uomo è chiamato ad esprimere il lavoro secondo la logica che più gli è propria, quella relazionale. La logica relazionale, cioè vedere sempre nel fine del lavoro il volto dell'altro e la collaborazione responsabile con altre persone. Lì dove, a causa di una visione economicistica, come quella che ho detto prima, si pensa all'uomo in chiave egoistica e agli altri come mezzi e non come fini, il lavoro perde il suo senso primario di continuazione dell'opera di Dio, e per questo è opera di un idolo; l'opera di Dio, invece, è destinata a tutta l'umanità, perché tutti possano beneficiarne.

E quarto, il lavoro solidale. Ogni giorno voi incontrate persone che hanno perso il lavoro - questo fa piangere -, o in cerca di occupazione. E prendono quello che capita. Alcuni mesi fa, una signora mi diceva che aveva preso un lavoro, 10/11 ore, in nero, a 600 euro al mese. E quando ha detto: "Ma, niente di più?" - "Ah, se non le piace se ne vada! Guardi la coda che c'è dietro di lei". Quante persone in cerca di occupazione, persone che vogliono portare a casa il pane: non solo mangiare, ma portare da mangiare, questa è la dignità. Il pane per la loro famiglia. A queste persone bisogna dare una risposta. In primo luogo, è doveroso offrire la propria vicinanza, la propria solidarietà. I tanti "circoli" delle ACLI, che oggi sono da voi rappresentati qui, possono essere luoghi di accoglienza e di incontro. Ma poi bisogna anche dare strumenti ed opportunità adeguate. E' necessario l'impegno della vostra Associazione e dei vostri Servizi per contribuire ad offrire queste opportunità di lavoro e di nuovi percorsi di impiego e di professionalità.

Dunque: libertà, creatività, partecipazione e solidarietà. Queste caratteristiche fanno parte della storia delle ACLI. Oggi più che mai siete chiamati a metterle in campo, senza risparmiarvi, a servizio di una vita dignitosa per tutti. E per motivare questo atteggiamento, pensate ai bambini sfruttati, scartati; pensate agli anziani scartati, che hanno una pensione minima e non sono curati; e pensate ai giovani scartati dal lavoro: e cosa fanno? Non sanno cosa fare, e sono in pericolo di cadere nelle dipendenze, cadere nella malavita, o andarsene a cercare orizzonti di guerra, come mercenari. Questo fa la mancanza di lavoro!

Vorrei toccare brevemente ancora tre aspetti - è un po' lungo questo discorso, scusatemi -. Il primo: la vostra presenza fuori d'Italia. Iniziata al seguito dell'emigrazione italiana, anche oltreoceano, essa è un valore molto attuale. Oggi molti giovani si spostano per cercare un lavoro adeguato ai propri studi o per vivere un'esperienza diversa di professionalità: vi incoraggio ad accoglierli, a sostenerli nel loro percorso, ad offrire il vostro supporto per il loro inserimento. Nei loro occhi potete trovare un riflesso dello sguardo dei vostri padri o dei vostri nonni che andarono lontano per lavorare. Possiate essere per loro un buon punto di riferimento.

Inoltre, la vostra Associazione sta affrontando il tema della lotta alla povertà e quello dell'impoverimento dei ceti medi. La proposta di un sostegno non solo economico alle persone al di sotto della soglia di povertà assoluta, che anche in Italia sono aumentate negli ultimi anni, può portare benefici a tutta la società. Allo stesso tempo va evitato che nella povertà scivolino coloro che fino a ieri vivevano una vita dignitosa. Noi, nelle parrocchie, nelle Caritas parrocchiali, vediamo questo tutti i giorni: uomini o donne che si avvicinano un po' di nascosto per prendere il cibo da mangiare... Un po' di nascosto perché sono diventati poveri da un mese all'altro. E hanno vergogna. E questo succede, succede, succede... Fino a ieri vivevano una vita dignitosa... Basta un niente oggi per diventare poveri: la perdita del lavoro, un anziano non più autosufficiente, una malattia in famiglia, persino - pensate il terribile paradosso - la nascita di un figlio: ti può portare tanti problemi, se sei senza lavoro. E' una importante battaglia culturale, quella di considerare il welfare una infrastruttura dello sviluppo e non un costo. Voi potete fare da coordinamento e da motore dell'"Alleanza nuova contro la povertà", che si propone di sviluppare un piano nazionale per il lavoro decente e dignitoso.

E infine, ma non per importanza, il vostro impegno abbia sempre il suo principio e il suo collante in quella che voi chiamate ispirazione cristiana, e che rimanda alla costante fedeltà a Gesù Cristo e alla Parola di Dio, a studiare e applicare la Dottrina sociale della Chiesa nel confronto con le nuove sfide del mondo contemporaneo.

L'ispirazione cristiana e la dimensione popolare determinano il modo di intendere e di riattualizzare la storica triplice fedeltà delle ACLI ai lavoratori, alla democrazia, alla Chiesa. Al punto che nel contesto attuale, in qualche modo si potrebbe dire che le vostre tre storiche fedeltà - ai lavoratori, alla democrazia e alla Chiesa - si riassumono in una nuova e sempre attuale: la fedeltà ai poveri.

Vi ringrazio di questo incontro, e benedico voi e il vostro lavoro. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me, ne ho bisogno.

Adesso, prima di dare la benedizione, vi invito a pregare la Madonna: la Madonna che è tanto fedele ai poveri, perché lei era povera. Ave o Maria, ...

[Benedizione]

 

  •  
  • Papa Francesco

 

 

 
 
 

Pensioni

Post n°2428 pubblicato il 23 Maggio 2015 da deosoe

 

Riforma Pensioni, da 62 anni con penalizzazioni

 

Riforma Pensioni nella Legge di Stabilità, con uscita anticipata dal lavoro a 62 anni di età e assegno ridotto di almeno il 20%: le ultime ipotesi di Governo e le altre proposte di legge allo studio.

 - 21 maggio 2015Pmi TVWindows 10: Microsoft rivoluziona il lavoro 

 

Pensioni

Il dubbio non è più "se" o "quando" ma "come": in materia di Riforma Pensioni il premier Matteo Renzi e il ministero dell'Economia Carlo Padoan hanno ribadito a più riprese che il Governo, con la prossima Legge di Stabilità 2016, metterà a punto una nuova revisione del sistema pensionistico, che si concentrerà sulla flessibilità in uscita. Le anticipazioni mettono in luce i limiti e le rigidità della Riforma Fornero, con la conseguente necessità di individuare nuovi meccanismi per favorire forme di prepensionamento.

=> Riforma Pensioni nella Legge di Stabilità 2016

 

 

Il premier ha anticipato l'ipotesi di andare in pensione con qualche anno di anticipo in cambio di una riduzione dell'assegno. Fra le proposte più concrete di riforma spicca il prepensionamento con quattro anni di anticipo, quindi a 62 anni, con una decurtazione dell'assegno del 20%, per i contribuenti che calcolano la pensione interamente con il contributivo. Nel caso di calcolo misto, invece, ci sarebbe un'ulteriore penalizzazione intorno del 12%. Al di là delle ipotesi, ci sono diverse proposte di legge alla Camera, vediamole.

=> Calcolo pensione con il sistema contributivo mistoProposta Damiano

Prevede la possibilità di ritirarsi con un minimo di 62 anni di età e 35 di contributi, con unapenalizzazione che riguarderebbe solo la parte retributiva. Con il requisito minimo, la penalizzazione dell'assegno sarebbe pari dell'8% e scenderebbe progressivamente con l'alzarsi dei requisiti. Esempi: chi si ritira a 62 anni, ma con 36 di contributi, subirebbe un taglio del 7,7%, che scende fino al 3% nel caso di 40 anni di contributi. Con 41 di contributi, non ci sarebbe più nessuna penalizzazione e ci si potrebbe sempre ritirare, indipendentemente dall'età.

Quota 100

Esistono due proposte, avanzate da Damiano e dalla Lega Nord. Entrambe, prevedono di ripristinare il sistema delle quote e concedono la possibilità di pensione anticipata per chi, appunto, sommando età anagrafica e anni di contribuzione raggiunge quota 100.

  • La proposta Damiano prevede che il requisito minimo anagrafico sia di 62 anni e il minimo contributivo di 35 anni. Rispettando questi paletti, bisogna raggiungere 100, quindi, ad esempio, con 62 anni di età ci vorrebbero 38 anni di contributi, con 63 anni, 37 anni di contributi, con 64 anni, 36 anni contributi, e così via. La decorrenza sarebbe immediata, senza applicazione di ulteriori finestre mobili (quindi, la pensione decorrerebbe dalla maturazione del requisito). Par di capire che non ci sarebbero in questo caso penalizzazioni dell'assegno.
  • La proposta della Lega (DDl 2955) è molto simile, ma i paletti sono più bassi: 58 anni di età e 35 di contribuzione. La somma deve sempre fare 100, quindi, a 58 anni di età sarebbero necessari 42 anni di contribuzione, a 59 anni 41 anni di contributi e così via.

Sulla stessa linea del Governo, proposte di legge a parte, anche Tito Boeri, presidente INPS.

=> Riforma Pensioni INPS: le anticipazioni di BoeriOpzione donna

E' un'altra proposta della Lega Nord, che prevede per le sole donne la possibilità di andare in pensione a 57 anni e tre mesi, con almeno 35 anni di contributi, rinunciando all'intera parte retributiva, quindi con un assegno calcolato con il solo sistema contributivo.

La situazione attuale

In base alle regole attualmente in vigore, l'età minima pensionabile è pari a 63 anni e 9 mesi per le donne dipendenti del privato, 64 anni e nove mesi per le lavoratrici autonome, 66 anni e tre mesi per gli uomini dipendenti del privato e per gli autonomi. Per la pensione dianzianità, ci vogliono invece 42 anni e sei mesi per gli uomini e 41 anni e sei mesi per le donne. Dall'anno prossimo, scattano i nuovi requisiti, sia per le pensioni di vecchiaia sia per quelle di anzianità.

=> I nuovi requisiti per la pensione dal 2016

 

 

Se vuoi aggiornamenti su RIFORMA PENSIONI, DA 62 ANNI CON PENALIZZAZIONI inserisci la tua e-mail nel box qui sotto

 

 

 
 
 

Il santo del giorno

Post n°2427 pubblicato il 23 Maggio 2015 da deosoe

 

San Desiderio di Langres (o da Genova)

San Desiderio di Langres (o da Genova)

 

Nome: San Desiderio di Langres (o da Genova)Titolo: Vescovo e martireRicorrenza: 23 maggio

Non di uno solo, ma di due Desideri fanno memoria oggi i calendari, o meglio il Martirologio Romano, perché nessuno dei due Santi è segnato nel Calendario della Chiesa universale.
Questi due Santi di nome Desiderio potrebbero essere fratelli gernelli: ambedue francesi, ambedue Vescovi, ambedue Martiri. Li divide, però, una distanza di due secoli esatti, perché il primo fu ucciso nel 407, mentre l'altro cadde duecent'anni dopo, nel 607.
Il Desiderio più anziano fu Vescovo di Langres, quando i feroci Vandali, barbari e Ariani, invasero la Francia. Assediata la città, i Vandali poterono conquistarla con grave difficoltà, perché i cittadini si batterono con indomito valore. Gli aggressori se ne vendicarono nel saccheggio, che fu d'inaudita ferocia. li Vescovo Desiderio cercò di mitigare le violenze, supplicando il capo dei barbari in nome del suo popolo. Gli presentò un Vangelo, ma il Vandalo, che pur era cristiano, anche se eretico, ordinò che il Vescovo fosse colpito a morte. Il libro del Vangelo fu macchiato dal suo sangue.
Non diversa fu la vicenda del secondo Desiderio, Vescovo di Vienne, nel Delfinato. Sul conto di lui e della sua attività apostolica possediamo diversi documenti. Sappiamo, tra l'altro, che fu zelante riformatore dei costumi ec-clesiastici nella propria diocesi.
Ma soprattutto egli si batté per convertire a miglior vita i Sovrani del tempo, ai quali rimproverò la condotta scandalosa. Incorse così nell'ira dei potenti, che una prima volta lo mandarono in esilio su un'isola, e più tardi, reintegrato nella sua dignità, lo fecero arrestare nella cattedrale.
Per strada, i soldati che lo trascinavano, andando forse al di là degli ordini avuti dal sovrano, lo massacrarono con le pietre, per finirlo poi a colpi di bastone. Anch'egli perciò venne onorato come Martire, soprattutto nella cit-tadina dove era stato ucciso, che più tardi prese il nome del Santo.
Questi due Santi sono i più noti tra quelli una decina in tutto chiamati Desiderio. In francese, tale nome suona Didier, ed è assai diffuso, sia nella toponomastica sia come nome di Battesimo. Più raro è invece in Italia il nome di Desiderio, portato da un celebre scultore fiorentino del '400, Desiderio da Settignano.
Eppure non tutti i Santi di nome Desiderio sono francesi come i due di oggi. Altri sono ricordati a Pistoia, a Pozzuoli, a Piacenza e a Gignese, in provincia di Novara. Il loro culto, però, ha avuto minor diffusione, limitando perciò anche la diffusione di questo bel nome, che esprime sia il desiderio di un figlio terreno, sia quello della sua eterna salvezza.

 

 

 
 
 
 
 

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