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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi del 19/06/2015

Il santo del giorno

Post n°2458 pubblicato il 19 Giugno 2015 da deosoe

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San Romualdo

San Romualdo

 

Nome: San RomualdoTitolo: AbateRicorrenza: 19 giugno

S. Romualdo nacque a Ravenna dalla nobile famiglia degli Onesti: i costumi del casato però non corrispondevano al nome. Il duca Sergio, padre del nostro Santo, uomo irascibile e per nulla religioso, venuto in lite con un parente per il possesso di un podere, lo sfidò a duello. Romualdo sebbene aborrisse lo spargimento di sangue, costretto dal padre, dovette assistere a quell'atto irragionevole che terminò coll'uccisione dell'avversario. A quella vista il suo cuore inorridì e corse a nascondersi nel monastero di Classe presso Ravenna, per riparare, con quaranta giorni di penitenza, l'omicidio commesso dal genitore. 

Finita quella quaresima, si sentì mutato; le esortazioni di un frate laico e di due visioni di S. Apollinare, lo decisero a vestire l'abito religioso in quel monastero. 

Trascorsi tre anni, abbandonò il paese natio e recatosi in una solitudine vicino a Venezia, si pose sotto la direzione di un celebre eremita chiamato Marino. Dopo vent'anni di tirocinio, Romualdo in compagnia del maestro e di alcuni nobili veneziani, passò in Francia. fermandosi nei dintorni di S. Michele di Cusa.

Colà prese a progredire mirabilmente di virtù in virtù, superando lo stesso Marino, e molti, ammirando il suo tenore di vita, venivano a mettersi sotto la sua guida. Ivi pure dovette sostenere terribili lotte col demonio, che gli dipingeva in mille modi le difficoltà della vita religiosa, la fragilità della nostra debole natura e l'enorme fatica che ci vuole per giungere a piacere davvero al Signore. Il Santo tutto vinse con la mortificazione e la preghiera. 

Dalla Francia tornò nuovamente in Italia ed ebbe la consolazione di constatare la conversione del duca suo padre. 

Avuto intanto notizia che il suo discepolo Brunone di Querfurt era stato coronato del martirio in Russia, bramando anch'egli di versare il suo sangue per la fede, s'incamminò verso quelle regioni. Ma una grave malattia lo arrestò nell'Ungheria ed egli, scorgendovi un segno della volontà divina, fece ritorno in Italia. 

Riprese quindi le fondazioni e le visite ai monasteri. Un giorno ad Arezzo s'incontrò con un conte aretino di nome Maldolo, padrone di una casa e di una magnifica selva che dal suo nome si chiamava CaMaldoli. Il conte, conosciuto chi fosse quel venerando pellegrino, gli manifestò una visione avuta e gli donò casa e selva. Romualdo, giudicando quella località adattissima per i suoi, ridusse la casa ad ospizio e vicino costruì un eremo per i religiosi contemplativi. Diede loro, con qualche modificazione, la regola benedettina e dal nome del luogo li denominò Camaldolesi. 

Il santo vegliardo fondò ancora un altro cenobio nella valle di Castu, e vicino a questo si costruì una cella romita per passarvi gli ultimi anni. Quivi, affranto, mori il 19 giugno 1027 a 120 anni. La festa odierna ricorda la traslazione delle sue reliquie nella chiesa di Fabriano. 

PRATICA. Imitare S. Romualdo in questo suo bel consiglio: «Presto a letto e presto fuor di letto». 

PREGHIERA. Dela! Signore, ci renda accetti l'intercessione del beato abate Romualdo, affinchè quel che non possiamo coi nostri meriti, lo conseguiamo per il suo patrocinio.

 

 

 
 
 

Allergie professionali

Post n°2457 pubblicato il 19 Giugno 2015 da deosoe

 

Allergie respiratorie professionali nel personale della sanità

Il lavoro nell'ambito della sanità  che ricomprende diverse figure professionali (personale medico e paramedico, personale addetto alle pulizie e disinfezioni, addetti alle farmacie, personale dei laboratori, ecc.) comporta un rischio importante di sviluppare allergie respiratorie professionali.
Rischio importante che emerge in modo chiaro da un recente studio statunitense in cui sulla base dei dati dei programmi di sorveglianza delle patologie professionali di 4 stati USA (California, Massachussets, Michigan e New Jersey) e relativi al periodo 1993-1997 Pechter et al. segnalano che il personale della sanità che rappresenta solo l'8% della forza lavoro totale di questi 4 stati contribuisce al 16% dei casi di asma collegata al lavoro.

In Francia di dati più recenti dell'Osservatorio nazionale  delle asme professionali (CNAP) nell'ambito della Rete nazionale di vigilanza e di prevenzione delle patologie professionali ( RNV3P) relativi al periodo 2008-2010, pongono i lavoratori della sanità al 4 posto della casistica delle asme professionali.

n 25 2015 numero newsletter.doc

 

 

 
 
 

Jobs Act

Post n°2456 pubblicato il 19 Giugno 2015 da deosoe

 

Cgil - Le valutazioni sul jobs act

L'approvazione da parte del Consiglio dei ministri dello scorso 11 giugno degli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs Act, "rafforza la filosofia e la strategia che fino ad ora hanno guidato il Governo nella costruzione dei provvedimenti di riforma del mercato del lavoro. Si confermano scelte in favore della deregolamentazione a scapito dei diritti di chi lavora, si ribadiscono le forti divisioni e differenziazioni nel mondo del lavoro, sia sui contratti che sulle tutele, e si aumenta di nuovo il potere delle imprese senza elementi di riequilibrio in favore del lavoro". Queste in sintesi le valutazioni dell'Area contrattazione della Cgil sui decreti attuativi del provvedimento.

"Dietro i termini "innovazione e semplificazione" c'è un'idea vecchia del lavoro senza qualità e con una riduzione degli spazi di contrattazione che lo rende più povero e più debole. I lavoratori occupati, - spiega la Cgil - così come quelli in sospensione da lavoro o disoccupati, compiono un notevole passo indietro rispetto all'essere portatori di diritti universali".

In particolare, "sui contratti di collaborazione si conferma la loro parziale soppressione, lasciando attive molte soluzioni capaci di aggirare le disposizioni. Si alimenta ulteriormente la possibilità per tutte le attività di ricorrere all'uso dei voucher, ampliando la soglia dell'importo per lavoratore da 5.000 a 7.000 euro e confermandone un uso che dal 2008 al 2014 ha registrato un aumento quasi del 4.000%, raggiungendo la soglia nello scorso anno di oltre 1 milione di contratti con una media annua di reddito inferiore ai 500 euro".

Con il riordino del contratto di apprendistato di I e III livello si va a confermare la scelta sbagliata della precocità di accesso a 15 anni, si cede il passo per la certificazione degli apprendimenti alle imprese in favore di un sistema duale di bassa qualità della formazione e di lavoro debole. Sui contratti a termine si conferma il venir meno del diritto del lavoratore a ricevere una formazione sufficiente e adeguata alle caratteristiche delle mansioni oggetto del contratto, fondamentale per la prevenzione sui rischi da lavoro. Vengono peggiorate le condizioni del demansionamento, dal momento che in sede di Commissioni di Certificazione sarà possibile derogare alla norma sottoscrivendo accordi tra le parti - lavoratore e datore di lavoro - capaci di peggiorare le già punitive condizioni di norma.

In materia di ammortizzatori si interviene con una significativa riduzione dei tempi di copertura e degli strumenti a disposizione dei lavoratori. L'introduzione del meccanismo per le aziende del bonus malus, pensato quale deterrente, finirà invece col favorire i licenziamenti, visto l"aumento del costo delle contribuzioni nell'uso degli strumenti di "cassa".

L'uso dei Fondi, previsto quale strumento per coprire le aziende da 5 dipendenti, non fa che confermare la diversità dei trattamenti per i lavoratori. Impossibile parlare quindi di un sistema universale. Gli interventi sulla razionalizzazione e semplificazione dei rapporti di lavoro e su salute e sicurezza, rivedendo le norme sull'identificazione, contribuiranno ad alimentare la pratica del lavoro nero e a indebolire i controlli sulla sicurezza.

"Sui controlli a distanza siamo di fronte ad un abuso rispetto alle norme sulla privacy, che segna - continua la nota del sindacato di Corso d'Italia - un punto di forte arretramento rispetto allo Statuto dei lavoratori. Il venir meno dell'obbligatorio accordo sindacale renderà più difficile proteggere i lavoratori da indebiti usi delle informazioni da parte delle aziende".

Critiche anche al nuovo Ispettorato del lavoro. "Così come è stato concepito nella sua unicità, se non sorretto da opportuni finanziamenti, oggi non previsti - sostiene la Cgil - determinerà un progressivo svuotamento delle funzioni che garantiscono la lotta all'evasione e all'elusione contributiva. La nuova Agenzia nazionale che si dovrà occupare delle nuove politiche attive nasce zoppa in ragione dell'indeterminatezza delle norme istituzionali che dovranno regolarla, sia per la sua attività di gestione che di programmazione".

Del provvedimento la Cgil segnala in particolare la criticità legata all'assorbimento di Isfol e di Italia Lavoro: "vanno salvaguardate le specificità di due soggetti diversi nella natura e nella missione, così come l'attuale livello occupazionale per tutti i lavoratori precari e stabili". Infine, conclude la Cgil "ci domandiamo come sia possibile immaginare una risposta efficace del nuovo sistema considerando che le programmate risorse d'investimento risultano essere solo quelle che eventualmente si produrranno in ragione dei risparmi nell'uso della cassa integrazione".

AdnKronos

 

 

 
 
 

Ilo

Post n°2455 pubblicato il 19 Giugno 2015 da deosoe

 

Ilo: nell'economia informale diritti non garantiti

Dopo due settimane di dibattito, si è conclusa a Ginevra la 104ma sessione della Conferenza Internazionale del Lavoro (ILC), a cui hanno partecipato più di 4.000 rappresentanti dei tre Gruppi (Governi, imprenditori e lavoratori, provenienti da 185 Stati), che costituiscono l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (International Labour Organisation, ILO), l'agenzia delle Nazioni Unite con competenza in materia di lavoro.

I principali temi trattati, in plenaria e nelle commissioni tecniche, sono stati la creazione di lavoro di qualità nelle piccole e medie imprese, la transizione dall'economia informale a quella formale, la protezione sociale, l'applicazione della normativa internazionale del lavoro e le proposte di programma e di bilancio per il biennio 2016-2017.

In particolare la Conferenza ha formalmente adottato, dopo due anni di lunghe e complesse discussioni, una nuova Raccomandazione su come facilitare la transizione dall'economia informale all'economia formale. La Raccomandazione individua nell'economia informale un forte ostacolo alla creazione di lavoro dignitoso ed alla crescita, poiché in essa si concentra larghissima parte del lavoro sommerso, non tutelato, senza protezione sociale e privo di diritti.

Il nuovo strumento non è vincolante, fornisce orientamenti agli Stati membri per facilitare la transizione, garantendo il rispetto dei diritti fondamentali, la sicurezza del reddito, beni di sussistenza e lo sviluppo imprenditoriale; per promuovere la creazione, la salvaguardia e la sostenibilità delle imprese e di posti di lavoro dignitoso nell'economia formale nonché la coerenza delle politiche macroeconomiche, dell'occupazione, della protezione sociale e di altre politiche sociali e per prevenire l'informalizzazione di posti di lavoro. L'ILO stima che i lavoratori dell'economia informale costituiscano l'80% del totale su base globale. La Raccomandazione è il primo standard normativo su questa materia

 

 

 
 
 

Sanità

Post n°2454 pubblicato il 19 Giugno 2015 da deosoe

 

Sorveglianza sanitaria, presentato il rapporto dei medici competenti

Spostare cose da una parte all'altra e stare molte ore al computer, sono questi i rischi principali per i lavoratori italiani. A dirlo è il report "Allegato 3B del D.Lgs 81/08. Lo studio, redatto da Inail, ministero della Salute e Coordinamento interregionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro, contiene tutte le informazioni relative alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori (in Italia sono complessivamente cinque milioni e mezzo) effettuata dai medici competenti nel 2012 e nel 2013 (ma qui prenderemo in esame solo il 2013), dati trasmessi alla Asl territoriale, alla Regione di appartenenza e all'Inail.

I medici competenti coinvolti sono 5 mila, le comunicazioni effettuate ad Asl e Inail oltre 450 mila (un numero praticamente pari alle unità produttive gestite). Le aziende maggiormente presenti sono ovviamente quelle del Nord produttivo, la classe dimensionale più rappresentata è da 4 a 10 addetti (un terzo del totale). Il rapporto segnala una chiara predominanza di lavoratori sorvegliati in Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto, mentre le quote si riducono sensibilmente nelle altre regioni.

La percentuale di "copertura" dei lavoratori italiani è piuttosto eterogenea a livello regionale: si va dal quasi 60 per cento di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia, giù fino al 20 per cento di Toscana, Molise e Calabria. Anche rispetto al genere la situazione è variabile: le donne sono meno "sorvegliate" degli uomini, ma la forbice ha un'ampiezza molto ridotta in alcune regioni (come Piemonte, Liguria e Calabria) e più elevata in altre (come Basilicata, Trentino Alto Adige e Umbria)

Dato sicuramente interessante è quello relativo al "tasso di idoneità" registrato dai lavoratori in seguito alle visite mediche. In generale le donne risultano più idonee degli uomini (83 per cento contro 80), mentre questa percentuale è più alta nelle regioni meridionali e più bassa in quelle settentrionali e centrali. Nel gruppo dei non idonei prevalgono le "inidoneità con limitazioni permanenti" (13,6 per cento per i maschi, 10,6 per le femmine), mentre i non idonei assoluti sono lo 0,3-0,4 per cento del totale.

Molto importante è la sezione relativa ai rischi lavorativi. Il rapporto evidenzia come i maggiori pericoli per la salute e sicurezza dei lavoratori provenga dalla movimentazione manuale di carichi, dall'utilizzo di videoterminali, dal rumore e dall'uso di agenti chimici e biologici. Le donne sono più soggette ai rischi derivanti da videoterminali (23 per cento contro 10 degli uomini) e dagli agenti chimici e biologici (14 per cento contro 7), gli uomini prevalgono nel rischio rumore (13 per cento contro 3 delle donne), mentre non si registrano differenze significative rispetto alla movimentazione manuale dei carichi.

Concludiamo la breve analisi del corposo rapporto con le malattie professionali. Si evidenzia una notevole differenze di genere: la quasi totalità (85 per cento) delle patologie femminili rientra nella categoria "malattie del sistema osteo-muscolare, del tessuto connettivo e del sistema nervoso periferico"; per gli uomini questa categoria rappresenta solo il 45 per cento del totale, ed è affiancata dalla ipoacusia da rumore (41 per cento). Tra le altre malattie certificate si evidenziano le patologie non neoplastiche dell'apparato respiratorio (8,2 per cento per gli uomini, 4,1 per le donne), mentre i tumori rappresentano l'1,7 per cento delle malattie maschili e lo 0,4 di quelle femminili.

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