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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi del 06/07/2015

Il Santo del giorno

Post n°2498 pubblicato il 06 Luglio 2015 da deosoe

 

Santa Maria Goretti

Santa Maria Goretti

 

†Nome: Santa Maria GorettiTitolo: Vergine e martireRicorrenza: 06 luglio

Il 16 ottobre 1890 a Corinaldo la terzogenita Maria veniva a rallegrare con i suoi vagiti la povera e laboriosa famiglia dei coniugi Goretti.

Ebbe una buona e cristiana educazione dai genitori esemplari. Divenuta orfana di padre ancora in tenera età, aiutò la mamma, fu custode vigile dei fratellini, contribuì alla loro educazione cristiana, si applicò a sbrigare la maggior parte delle faccende domestiche, affinché la mamma potesse dedicarsi al lavoro per guadagnare il pane. 

Prendeva tutto con rassegnazione e con filiale abbandono nel Signore. 

Il 16 giugno 1901 Mar:letta, con una gioia indescrivibile, si accostò per la prima volta alla Mensa dell'Agnello Immacolato. A soli dodici anni, per il precoce sviluppo, era divenuta una giovanetta che si distingueva per la sua semplicità e per una purezza angelica. Coi Goretti coabitava un giovane, Alessandro Serenelli. Costui, divenuto orfano di madre quando ne aveva maggiormente bisogno, era di carattere chiuso, solitario. Il vizio dell'impurità, fomentato dalla lettura di stampe pornografiche, aveva guastato il suo cuore. Per due volte ebbe l'ardire di tentare Marietta. La fanciulla si rifiutò energicamente, anzi racchiudendosi in un'amara angoscia, pregò sempre di più Gesù affinché le desse la forza di combattere e di vincere. Ma, mentre la giovanetta confidava nell'aiuto divino, Alessandro macchinava un orrendo delitto, se, non fosse riuscito nel suo intento. 

Il 5 luglio 1902 nell'aia adiacente al caseggiato, il lavoro agricolo ferveva come sempre. Alessandro montò su un carro; era serio e preoccupato: ad un certo punto con un pretesto qualsiasi lasciò la guida del carro a mamma Assunta, salì in fretta le scale ed entrò in casa; sul pianerottolo Marietta stava rammendando una camicia; passati alcuni istanti, riapparve sull'uscio e fissatala con occhio infuocato le intimò: « Maria, vieni dentro ». 

Marietta non si mosse; il suo cuore innocente presagiva e tremava. Alessandro allora, invaso da satanico furore, la prese per un braccio e trascinatala brutalmente dentro, chiuse la porta con un calcio. La giovanetta si trasformò in lottatrice coraggiosa e intrepida. Al seduttore gridò: « No! No! Dio non vuole!... Che fai Alessandro?... Non mi toccare, è peccato; tu vai all'inferno! ». A nulla valsero queste sante parole, anzi la passione si tramutò in odio, e impugnato un coltello la trapassò quattordici volte, lasciando a terra la martire tramortita. L'ultimo grido della martire fece accorrere i vicini. Quale lo strazio di mamma Assunta nel vedere la sua Marietta così ridotta! Vane furono le cure dei medici: ormai le rimanevano poche ore di vita. 

Non un lamento uscì dalle labbra della santa martire nelle lunghe venti ore di agonia, ma solo preghiere, e negli ultimi istanti di vita anche parole di perdono per il suo uccisore: « Sì, lo perdono; lo Perdono di cuore e spero che anche Dio lo perdoni, perché lo voglio con me in Paradiso ». 

PRATICA. — Chi ama veramente la purezza rinuncia a tutto, anche alla vita. 

PREGHIERA. — Ascoltaci, o Dio nostro Salvatore, e fa' che impariamo ad imitare S. Maria Goretti, tua vergine e martire, nelle molte tentazioni di questa misera vita, per poi conseguire l'eterna beatitudine in Cielo.

 

 

 
 
 

Maternità

Post n°2497 pubblicato il 06 Luglio 2015 da deosoe

 

Congedo maternità - Cgil, l'Europa fa un passo indietro

"L'Europa fa un grave passo indietro sui diritti delle donne". Così Loredana Taddei, responsabile politiche di genere della Cgil nazionale, commenta il ritiro da parte della Commissione Ue della direttiva che era stata presentata nel 2008 dalla Commissione Barroso, con lo scopo d'istituire delle regole comuni in tutta l'Unione sui congedi parentali. L'obiettivo era di aumentare il periodo di congedo di maternità volontario da 14 a 18 settimane, di cui sei obbligatorie immediatamente dopo la nascita del figlio.

"Oggi - sottolinea Taddei - il congedo di maternità è regolato da una direttiva che risale a più di vent'anni fa e che assicura alla lavoratrice madre un periodo di riposo di almeno 14 settimane, retribuito completamente o anche solo in parte". "Nonostante le pressioni del Parlamento europeo e della Ces (la Confederazioni Europea dei Sindacati) - prosegue la sindacalista della Cgil - la Commissione ha ritirato il testo sul congedo di maternità, che dal 2010 giace sulle scrivanie degli stati membri. Con la promessa di presentare un'iniziativa più ampia e di continuare a promuovere gli obiettivi della precedente proposta e che assicurerà una protezione minima, ma non prima del 2016".

"Il Parlamento, nel 2010 - ricorda Taddei - aveva chiesto di modificare alcune parti della direttiva, chiedendo l'estensione a 20 settimane del congedo di maternità totalmente retribuito. Da allora, però, si è bloccato l'iter legislativo e i negoziati non sono mai partiti per il veto di alcuni Paesi". "Ci troviamo di fronte - conclude Taddei - ad uno scandaloso passo indietro per i diritti delle donne, definito dalla segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces-Etuc), Bernadette Segol, ''un fallimento imbarazzante durato sette anni, al termine del quale i governi europei hanno abbandonato le donne e le loro famiglie".

 

 

 
 
 

Labour

Post n°2496 pubblicato il 06 Luglio 2015 da deosoe

 

Labour Mobility Package - Una truffa europea ai danni dei lavoratori mobili e dei loro paesi d'origine

La Commissione europea sta svelando, poco a poco, i contenuti del cosiddetto Labour Mobility Package, ossia il pacchetto di nuove misure sulla libera circolazione dei lavoratori, incluso nel programma della Commissione guidata da Jean-Claude Juncker e annunciato ancora in primavera dalla stessa Commissione.

A parole, l'obiettivo principale della Commissione europea è quello di costruire un mercato interno più recettivo e più equo nei confronti dei lavoratori mobili e migranti.

Le linee generali erano state presentate dalla Commissaria europea per l'occupazione, gli affari sociali e la mobilità del lavoro, la cristiano-democratica belga Marianne Thyssen, il 23 aprile scorso all'università di Cracovia. Secondo la Thyssen, il Labour Mobility Package servirà a sostenere le autorità nazionali nella lotta contro gli abusi e le frodi, e le regole europee sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale saranno riviste per fare in modo che le regole riflettono i cambiamenti dell'economia e della società.

Ma il Vice-Presidente della Commissione europea, il socialdemocratico olandese Frans Timmermans, ne aveva già anticipato la filosofia un mese prima, spiegando - con termini più schietti - che l'accesso al mercato del lavoro e alla previdenza sociale non sono la stessa cosa, l'accesso al mercato del lavoro non significa un accesso automatico alla previdenza sociale.

Un Dossier a cura dell'Osservatorio, basato su informazioni e dati in gran parte inediti, svela come le modifiche attualmente al vaglio della Commissione europea tendano a ridurre non le frodi e gli abusi, ma i diritti previdenziali dei lavoratori mobili, e come questo obiettivo sarà perseguito attraverso un alleggerimento delle responsabilità sociali dei paesi ospitanti e maggiori oneri, invece, per i paesi di origine, normalmente meno forti sul piano economico, politico e sociale. 
In maniera quasi accidentale, nel mese di maggio abbiamo infatti potuto intercettare uno "studio d'impatto" che la Commissione europea ha affidato a tre istituti di ricerca per misurare "i costi amministrativi e di adeguamento alla normativa" che incomberebbero sulle amministrazioni nazionali, sui lavoratori mobili, nonché sulle loro famiglie, a fronte di una possibile revisione delle disposizioni europee in materia di prestazioni familiari e di indennità di disoccupazione, attualmente previste dai regolamenti 883/2004 e 987/2009, relativi al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale. Si badi bene: "i costi amministrativi e di adeguamento alla normativa", non i costi economici e sociali per gli Stati membri e per i singoli lavoratori.

Le ipotesi di revisione dei regolamenti sono riassunte nel Dossier qui allegato, e riguardano, in questa fase, le prestazioni familiari e le indennità di disoccupazione.

Come dimostrano gli esempi riportati nel Dossier dell'Osservatorio, se entrassero davvero in vigore, queste nuove norme metterebbero in discussione i pilastri stessi della libera circolazione delle persone e del coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale.

E scardinerebbero, soprattutto, un principio fondamentale del diritto sociale, secondo il quale le prestazioni contributive sono un diritto assicurativo soggettivo, che appartiene alla persona in virtù dei contributi versati durante la propria carriera lavorativa.

 

Per saperne di più (dossier a cura del'Osservatorio, Tabella assegni familiari, Indennità di disoccupazione) su www.ossservatorioinca.org

 

 

 
 
 

cassazione

Post n°2495 pubblicato il 06 Luglio 2015 da deosoe

 

Cassazione: illegittimo il licenziamento del lavoratore invalido non preceduto dall'accertamento della Commissione medica

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 8450 del 10 aprile 2014, ha ricordato che "il licenziamento dell'invalido assunto in base alla normativa sul collocamento obbligatorio segue la generale disciplina normativa e contrattuale sol quando è motivato dalla comuni ipotesi di giusta causa e giustificato motivo, mentre, quando è determinato dall'aggravamento dell'infermità che ha dato luogo al collocamento obbligatorio, è legittimo solo in presenza delle condizioni previste dalla L. n. 482 del 1968, art. 10 ossia la perdita totale della capacità lavorativa o la situazione di pericolo per la salute e l'incolumità degli altri lavoratori o per la sicurezza degli impianti, accertati dall'apposita commissione medica".

Tale principio di specialità - hanno precisato i giudici di legittimità - va ribadito anche in relazione alla nuova normativa, con riguardo alle condizioni e modalità ivi previste.

"La verifica di tali condizioni, poi, è categoricamente riservata alla competenza della apposita commissione, che valuta le condizioni stesse in funzione della maggior tutela riservata ai disabili (per i quali ai fini della risoluzione del rapporto è necessaria la definitiva impossibilità di reinserimento all'interno dell'azienda anche attuando i possibili adattamenti dell'organizzazione del lavoro)".

Nel caso preso in esame dai giudici di Piazza Cavour, la Corte di Appello, riformando la pronuncia di primo grado, aveva dichiarato l'illegittimità del licenziamento intimato da una Società nei confronti di un lavoratore invalido, condannando la società a reintegrarlo nel posto di lavoro ed a risarcirgli il danno subito.La Corte territoriale aveva riformato la sentenza del primo giudice per non aver considerato che il lavoratore era stato assunto come soggetto invalido avviato al lavoro tramite le apposite liste di collocamento dei disabili e che, per tale qualità, il recesso poteva ritenersi legittimo solo in presenza delle condizioni previste dall'art. 10 della L. n. 68 del 1999.

La Società nel ricorso in Cassazione, obietta che, su iniziativa del lavoratore, la Commissione medica non l'aveva dichiarato completamente inabile al lavoro, bensì abile con la limitazione di evitare la "prolungata stazione eretta". Poiché però nell'organizzazione aziendale non vi erano posizioni lavorative compatibili con tale limitazione era stato necessario licenziare il lavoratore.

Il motivo - si legge nella sentenza - è infondato per le ragioni correttamente richiamate dalla Corte territoriale poiché nella specie "è pacifico che il licenziamento del lavoratore non è stato preceduto da un accertamento effettuato dalla Commissione di cui alla L. n. 104 del 1992, art. 4,(....) , la definitiva impossibilità di reinserire il lavoratore all'interno dell'azienda, anche attuando i possibili adattamenti dell'organizzazione del lavoro."

 

 

 
 
 

Bonus bebè

Post n°2494 pubblicato il 06 Luglio 2015 da deosoe

 

Bonus bebè, domanda entro il 27 luglio p.v.

Per i figli nati o adottati nel periodo dal 1° gennaio al 27 aprile 2015, la domanda deve essere presentata entro il 27 luglio p.v., per non perdere il diritto alla misura piena dell'assegno, ossia per 36 mensilità (ciascuna di 80/160 euro) dal mese di nascita /adozione e fino al terzo compleanno.

L'eventuale presentazione in ritardo, cioè oltre 90 giorni, determina la perdita del diritto all'assegno per i mesi di ritardo: e questo anche in riferimento agli eventi (nascita/adozione) successivi al 27 aprile.

L'assegno spetta ai cittadini italiani, comunitari e stranieri (extracomunitari), con un Isee non superiore a 25 mila euro.

Le sedi dell'Inca, dislocate su tutto il territorio nazionale (www.inca.it) sono a disposizioni per fornire utili e più dettagliate informazioni al riguardo.

 

 

 
 
 

sicurezza sul lavoro

Post n°2493 pubblicato il 06 Luglio 2015 da deosoe

 

Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering: infortuni e malattie professionali incidono per il 4% sul Pil mondiale

Infortuni e malattie professionali incidono per il 4 per cento sul Pil mondiale per una somma di 1.251.353 milioni di dollari; mentre in Italia si arriva a superare il 3 per cento del Pil italiano che nel 2013, secondo l'Ocse, ammontava a 1.618,9 miliardi di euro. Questo il danno per l'economia sancito in una recente indagine dall'Oil (Organizzazione Internazionale del Lavoro).

Un costo elevatissimo ed allarmante che dovrebbe indurre ad una riflessione tutto il mondo produttivo italiano insieme agli amministratori del nostro Paese. L'obiettivo dovrebbe essere quello di trovare una soluzione concreta ed immediata per favorire una politica più penetrante in favore della diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro. A tutela della vita dei lavoratori, ma anche per salvaguardare le voci di ''uscita'' in un'economia italiana già duramente provata da una lunga crisi. E la prima mossa con cui iniziare a tenere in scacco l'emergenza infortuni, malattie professionali e morti sul lavoro dovrebbe essere l'organizzazione aziendale.

In una recente indagine condotta dall'Osservatorio di Accredia in collaborazione con il Censis, infatti, emerge che se ogni azienda fosse certificata con un sistema di gestione a norma Ohsas 18001, si registrerebbero 80.000 incidenti in meno all'anno, con un risparmio in termini di costi sociali pari ad almeno 4 miliardi di euro. Di questi, circa 1,1 miliardi di euro riguarderebbero il settore delle costruzioni, 410 milioni quello tessile, 300 la metallurgia e 270 i trasporti. E alla riduzione del numero degli infortuni farebbe eco ovviamente anche un decremento dei decessi verificatisi in occasione di lavoro.

Una flessione fortemente auspicabile dal momento che nel primo quadrimestre 2015 l'Osservatorio Sicurezza Vega Engineering, sulla base di dati Inail, segnala un incremento della mortalità del 13,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Per un totale di 223 infortuni mortali rilevati in occasione di lavoro. Erano 196 lo scorso anno. Un bilancio che diventa ancor più drammatico e che sale a 305 vittime includendo le morti bianche avvenute in itinere. Erano 269 nel primo quadrimestre 2014. Autodisciplina e certificazione volontaria diventano, dunque, sinonimi di maggior sicurezza, affidabilità e una più elevata propensione alla formazione e all'aggiornamento continui per i lavoratori.

E, proprio su questo fronte, giungono dei segnali confortanti da un altro illustre Osservatorio, ovvero quello di Expo Training che ha condotto una rilevazione su un campione qualificato di imprese che hanno partecipato a Milano alla Fiera della Formazione e dalla quale risulta che il 51 per cento delle aziende ha ridefinito la propria organizzazione aziendale; il 40 per cento ha effettuato assunzioni inserendo nuove professionalità in azienda e il 30 per cento ha riqualificato il personale esistente.
"Aumenta poi - come spiegano all'Osservatorio Expo Training - la percentuale delle grandi aziende che investono in formazione, ma si avverte una scarsa fiducia nella formazione tra le piccole e medie imprese". Di contro, sappiamo che le micro e piccole medie imprese rappresentano la maggioranza delle imprese nel nostro Paese e in Europa. Una situazione che come esperti di sicurezza nei luoghi di lavoro siamo costretti a confermare anche sulla base dell'esperienza quinquennale delle rilevazioni del nostro Osservatorio che individua luoghi, settori e cause degli infortuni mortali.

Rimane, quindi, evidente ed urgente una riflessione collettiva che parta dalla politica e passi attraverso gli organi di sorveglianza affinché i controlli e le ispezioni vengano intensificati e gli evasori della sicurezza sanzionati.

 

 

 
 
 

Osservatore Romano

Post n°2492 pubblicato il 06 Luglio 2015 da deosoe

 

​Ecuador  

04 luglio 2015

  

Per la nostra Chiesa in Ecuador la visita del Pontefice costituisce uno sprone ad andare avanti nel processo di rinnovamento pastorale ed evangelizzatore intrapreso da diversi anni. Nel 2010, insieme ai sacerdoti e ai fedeli, ci siamo proposti di entrare in una nuova dinamica che cerchi di rispondere alla realtà sociale della nostra gente. Sentivamo il bisogno di rafforzare il nostro compito e perciò la riflessione che preparava il cammino per il nuovo piano pastorale si è incentrata su «come raggiungere quanti si sono allontanati dalla fede o dalla Chiesa», quanti sono diventati indifferenti al messaggio del Vangelo.

Una volta avviato, questo cammino ha richiesto anche alla nostra Chiesa di rinnovare le strutture e di orientarle affinché svolgessero la loro missione principale: quella evangelizzatrice e pastorale. Il nostro cammino ha quindi preso come motto e centro della sua identità «La nuova evangelizzazione nella trasmissione della fede cristiana», per annunciare la fede della Chiesa; per l'annuncio di Gesù Cristo a tutti con amore e misericordia.

Nelle strade si sente dire: «Che bello avere qui Papa Francesco perché con la sua tenerezza, la sua semplicità e la sua umiltà mi ha ridato la gioia di essere cristiano. Voglio vederlo, ricevere la sua benedizione». Si concretizza così oggi in terra ecuadoriana quello che narra il libro degli Atti degli apostoli: «Perché... anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro» (5, 15).

di Fausto Gabriel Trávez Trávez
Arcivescovo di Quito

- See more at: http://www.osservatoreromano.va/it/news/ecuador-ita#sthash.dXZhOKO2.dpuf

 

 

 
 
 
 
 

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