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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi del 16/10/2015

Auser

Post n°2564 pubblicato il 16 Ottobre 2015 da deosoe

 

Auser - Presentazione libro sui 25 anni

Il prossimo 21 ottobre, presso la sede della Cgil Nazionale in corso Italia 25 dalle ore 10,30 alle ore 13.00, si svolgerà la presentazione del libro "25 anni insieme. Storia, identità e organizzazione dell'Auser", scritto  da Maria Paola Del Rossi ricercatrice della Fondazione Di Vittorio.

Partecipano all'iniziativa la Segretaria Generale della CGIL Susanna Camusso, Carla Cantone segretaria generale dello Spi Cgil, Enzo Costa presidente nazionale Auser, Adolfo Pepe direttore scientifico Fondazione Di Vittorio e Francesco Maggio, economista e giornalista.

La presentazione verrà moderata dal giornalista di Rai Tre Giovanni Anversa  e si potrà seguire via Twitter sull'hashtag   #auser25. Diretta audio e video con Radio Articolo 1.

25 anni di vita, di cose fatte, di sfide, di impegno, ricostruiti minuziosamente, senza intenti auto celebrativi, senza retorica, con l'occhio di chi ti osserva da fuori. Così si presenta il libro "25 anni insieme, storia identità, organizzazione dell'Auser", un  ampio lavoro di ricerca su fonti documentali, articoli, interviste che ha permesso a Maria Paola Del Rossi ricercatrice della sezione storia della Fondazione Di Vittorio, di ricostruire non solo la nascita dell'associazione e  la sua evoluzione ma un pezzo di storia del volontariato e dell'associazionismo del nostro Paese.

Era il  5 maggio del 1989 quando la Cgil e lo Spi Cgil davano vita all'Auser con le parole dell'allora segretario generale Cgil Bruno Trentin:  "... L'Auser rappresenta certamente una punta di lancia, perché è insieme un modo per recuperare alla vita attiva e alla vita di cittadinanza migliaia e migliaia di lavoratrici e di lavoratori anziani, di pensionati e di pensionate. Ma è anche il mezzo col quale fare incontrare questi soggetti con altri soggetti, che vivono molto spesso di frustrazioni e di difficoltà analoghe a quelle degli anziani, per costruire con loro delle esperienze di autogoverno, di formazione culturale, di svago, persino di attività collettive organizzate..."

Gettava le basi una grande associazione per l'Invecchiamento Attivo che diventerà una delle più importanti realtà del Terzo Settore. La storia che emerge è quella di un'associazione calata nel territorio, vicino ai bisogni delle persone, in particolare degli anziani "capace di espandersi - sottolinea il presidente nazionale Enzo Costa - ed adeguare il proprio "saper fare" ai nuovi bisogni che la società esprime. L'Auser non sarebbe la grande associazione che è oggi senza l'impegno e la passione delle migliaia di volontari, donne e uomini che giorno dopo giorno si sono messi in gioco per gli altri. Il libro è dedicato a loro".

 

 

 
 
 

Servizio Civile

Post n°2563 pubblicato il 16 Ottobre 2015 da deosoe

 

Servizio civile: in vista del Giubileo, bando straordinario per mille volontari

A poche ora dalla scadenza del Bando ordinario di progettazione per il 2016, il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile ha emanato un nuovo avviso per la presentazione di progetti per 1.000 volontari da impegnare durante il Giubileo straordinario della Misericordia che si aprirà a Roma il prossimo 8 dicembre e si concluderà dopo circa un anno il 20 novembre 2016.

Il Dipartimento specifica che "le attività da realizzarsi nell'ambito degli eventi legati al Giubileo devono essere a supporto alle attività di protezione civile ivi compreso il presidio sanitario durante eventi e manifestazioni, supporto alla gestione e al monitoraggio dei flussi dei pellegrini; di accoglienza ed orientamento nei luoghi sacri, nei musei, nelle biblioteche, nei siti archeologici ed altre strutture di rilevanza artistica presenti nella Capitale; di accoglienza, orientamento e assistenza ai pellegrini, ed in particolare ai disabili e alle fasce deboli della popolazione, nei punti di arrivo e di scambio e nei luoghi delle manifestazioni e degli eventi legati al Giubileo; di mediazione culturale e comunicazione sugli eventi e i temi del Giubileo".

I progetti dovranno essere presentati, secondo le consuete modalità, entro le ore 14:00 del 6 novembre prossimo, unicamente dagli enti di servizio civile iscritti all'albo nazionale e agli albi regionali e delle province autonome che abbiano sedi di attuazione progetto nell'ambito del Comune di Roma. Si tratta di 214 enti, secondo la banca dati dell'Ufficio nazionale del servizio civile, tra quelli iscritti all'Albo nazionale e quelli dell'Albo regionale del Lazio.

Proprio per il ristretto ambito territoriale e per evitare che tutti i volontari siano accentrati su pochi enti, il Dipartimento ha imposto che "ciascun ente non può presentare progetti che prevedano complessivamente un numero di volontari superiore al 15% dei posti messi a bando, fermo restando che il numero di volontari da impiegare in ogni singolo progetto non può essere superiore a 50". I progetti, una volta presentati, saranno verificati dal punto di vista formale e gli sarà attribuito un punteggio di valutazione solo se il numero di richieste arrivate supererà quello dei 1.000 posti disponibili.

Redattore Sociale

 

 

 
 
 

Partime

Post n°2562 pubblicato il 16 Ottobre 2015 da deosoe

 

Part-time per la pensione nella Legge di Stabilità 2016 Flessibilità in uscita nella Legge Stabilità 2016, dai 63 anni un part-time volontario al 50% per tre anni, con contribuzione piena ai fini della pensione: i dettagli della norma approvata.

 - 15 ottobre 2015

 

Pensioni in Stabilità

Alla fine, una prima misura di flessibilità entra nella Legge di Stabilità 2016: un part-timeagevolato, per gli ultimi tre anni di lavoro prima della maturazione del requisito per ritirarsi, che si può scegliere a partire dai 63 anni: l'impresa pagherà comunque i contributi pieni così che, al momento della pensione, avrà un assegno senza decurtazioni. La misura è fra le ultime novità della manovra economica, approvata dal CdM del 15 ottobre.

=> La Legge di Stabilità 2016: pensioni, tasse, investimenti

 

 

La misura è poco costosa, anche perché in base al meccanismo di fatto sarebbe in buona parte a carico delle imprese: si stima una copertura necessaria, per il 2016, intorno ai 100 milioni di euro. Si tratta solo di una prima misura di flessibilità in uscita, in vista di una più corposa Riforma Pensioni da inserire in un successivo provvedimento, che il Governo ha annunciato per i primi mesi del 2016.

E' una forma di prepensionamento attivo,opzione volontaria del lavoratore. E' quindi necessario un accordo fra datore di lavoro e dipendente. Il part-time dev'essere almeno al 50% dell'orario. Il lavoratore riceve in busta paga i contributi che l'impresa avrebbe dovuto versare all'INPS con il tempo pieno, ma il periodo in part-time è coperto da contribuzione figurativa. La pensione, quindi, sarà piena.

Esiste già una norma simile, inserita nel decreto ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro del Jobs Act (Dlgs 148/2015,articolo 41, comma 5). Prevede la possibilità di un part time in vista delle pensione per i dipendenti a cui mancano al massimo due anni, nelle imprese che applicano contratti di solidarietà espansiva in forza di clausole che prevedano nuove assunzioni. Anche in questo caso, part-time al 50%, è necessario l'accordo del lavoratore.

=> Jobs Act: anticipo pensione con il part-time

La forma di pensionamento agevolato con part-time in Legge di Stabilità si differenzia da quella del Jobs Act in una serie di punti fondamentali:

  • è accessibile a tre anni dalla pensione (non due),
  • non è condizionata da alcun accordo di nuove assunzioni.
  • è una scelta volontaria del dipendente, che può accedere alla pensione con gradualità, con un meccanismo che consente di non dimezzare lo stipendio pur scegliendo un part time al 50%, e con la garanzia di ricevere alla fine un assegno pieno.

Ricordiamo infine che la Legge di Stabilità contiene anche altri due interventi, questi attesi, sul prepensionamento: una nuova salvaguardia esodati (la settima e, nelle intenzioni dell'esecutivo, l'ultima), e un prolungamento per l'intero 2015 dell'Opzione Donna. Sempre sulle pensioni, c'è l'innalzamento della no tax area per i pensionati.

 

Se vuoi aggiornamenti su PENSIONI E LEGGE DI STABILITÀ inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

 

 

 

 
 
 

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Post n°2561 pubblicato il 16 Ottobre 2015 da deosoe

 

 

Fuori Carlo Felice con tutti i Savoia dalla toponomastica sarda

Share _n FacebookShare on Facebook+1+1Share _n TumblrShare on TumblrFrancesco Casula

 

Fuori Carlo Felice con tutti i Savoia dalla toponomastica sarda

 

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ROMA - Un filo monarchico sardo, pateticamente nostalgico dei Savoia, in una lettera all'Unione Sarda propone che Cagliari dedichi una via all'ex re Umberto II.

Replicano numerosi lettori del Quotidiano contestando vivamente tale proposta e ricordando le gravi responsabilità storiche dei sovrani nizzardi, ad iniziare proprio da quelle dell'ultimo re d'Italia e suggerendo di contro, di intitolare invece una via della capitale sarda a Luigi Cogodi. 

Antonio Ghiani - già valente giornalista dell'Unione - scrive che "i sardi dovrebbero averne abbastanza dei Savoia e della loro infausta collaborazione con il fascio, conclusasi infine con una ignominiosa fuga, quando l'Italia, persa la guerra, era nel caos". 

Altri ricordano opportunamente la funesta politica dei Savoia tutta giocata sulla discriminazione dei sardi, la repressione e le condanne a morte ma sopratutto il brutale fiscalismo. Aumentato a dismisura dal 1799 al 1816, con la presenza della Corte savoiarda a Cagliari, in seguito all'occupazione dell'Italia settentrionale da parte di Napoleone. Nei 17 anni della presenza a Cagliari dei Savoia infatti "furono complessivamente pagate - scrive lo storico sardo Aldo Accardo - come contribuzioni straordinarie per la corte 9.714.514 lire sarde: dal 1799 373.000 ogni anno per l'appannaggio della famiglia reale;dal 1805 oltre 76.750 per lo spillatico della regina". E ciò mentre l'Isola vive sulla propria pelle una gravissima crisi economica e finanziaria: certo conseguenza delle calamità naturali e delle pestilenze di quegli anni ma anche di una politica e di un'amministrazione forsennata da parte dei Savoia, specie, ripeto, con l'aumento delle tasse.

Il peso delle nuove imposizioni fiscali, colpivano non soltanto le masse contadine ma anche gli strati intermedi delle città. A tal punto - scrive Girolamo Sotgiu- che "i villaggi dovevano pagare più del clero e dei feudatari: ben 87.500 lire sarde (75 mila il clero e appena 62 mila i feudatari) mentre sui proprietari delle città, sui creditori di censi, sui titolari d'impieghi civili gravava un onere di ben 125.000 lire sarde e sui commercianti di 37 mila".

Così succedeva che "Spesso gli impiegati rimanevano senza stipendio, i soldati senza il soldo, mentre ai padroni di casa veniva imposto il blocco degli affitti e ai commercianti veniva fatto pagare il diritto di tratta più di una volta" .

Il protagonista fondamentale della politica savoiarda di questo periodo è Carlo Felice, più noto come Carlo feroce: l'epiteto gli fu affibbiato da un suo conterraneo piemontese, Angelo Brofferio, letterato e critico teatrale. Ebbene Carlo Felice, fu viceré e poi re, ottuso e inetto, sanguinario e famelico (pensava ad accumulare il suo "privato tesoro" mentre le carestie decimavano le popolazioni affamate). Su di lui la storia ha già emesso la sua condanna inappellabile. Lo storico Pietro Martini, pur di orientamento monarchico, lo descrive come gaudente parassita, gretto, che avea poca cultura di lettere e ancor meno di pubblici negozi... servo dei ministri ma più dei cortigiani. Ai feudatari, da viceré, - scrive, un altro storico sardo Raimondo Carta Raspi - diede carta bianca per dissanguare i vassalli. Mentre a personaggi come Giuseppe Valentino affidò il governo: questi svolse il suo compito ricorrendo al terrore, innalzando forche soprattutto contro i seguaci di Giovanni Maria Angioy, tanto da meritarsi, da parte di Giovanni Siotto-Pintor, l'epiteto di carnefice e giudice dei suoi concittadini

Divenuto re con l'abdicazione del fratello Vittorio Emanuele I, mira a conservare e restaurare in Sardegna lo stato di brutale sfruttamento e di spaventosa arretratezza: "con le decime, coi feudi, coi privilegi, col foro clericale, col dispotismo viceregio, con l'iniquo sistema tributario, col terribile potere economico e coll'enorme codazzo degli abusi, delle ingiustizie, delle ineguaglianze e delle oppressioni intrinseche ad ordini di governo nati nel medioevo": è ancora Pietro Martini a scriverlo. 

Carlo Felice odia i sardi: il suo maestro, in tal senso è il reazionario Giuseppe de Maistre che arrivato in Sardegna nel 1800 per reggere la reale cancelleria, non pensa nei tre anni di reggenza, che ai propri interessi denotando uno sviscerato disprezzo per i sardi je ne connais rien dans l'univers au-dessous (sotto) des molentes, soleva affermare nei loro confronti e in una lettera da Pietroburgo al Ministro Rossi nel 1805 scrive : Le sarde est plus savage che le savage , car le savage ne connait la lumiere e le Sarde la connait.

Altro che dedicare allora un'altra via alla odiosa zenia dei Savoia: all'ordine del giorno in Sardegna vi è l'urgenza e la necessità di modificare radicalmente la toponomastica, facendo sloggiare da tutte le strade e le piazze dell'Isola tutti i Savoia, ad iniziare da Carlo feroce. A meno che non si voglia continuare con un imperdonabile masochismo, ricordando e osannando, quelli che sono stati per la Sardegna i persecutori  e i sovrani più nefasti. 

E' stato scritto che con i Savoia la Sardegna è stata liberata dal feudalesimo e dunque "modernizzata". E sia. Purché non si dimentichi che l'eversione dei feudi giovò ai feudatari spagnoli e piemontesi ai quali le terre furono generosamente pagate dalle comunità, dissanguate due volte! Non di restituzione delle terre alle comunità si trattò dunque, ma di un ulteriore esproprio. Anche perché le terre distribuite a così caro prezzo ai contadini e pastori delle ville, privi di capitali e degli stessi arnesi di lavoro (aratri, zappe, falci e cavalli e buoi), caddero ben presto nelle mani di usurai senza scrupoli diventati in breve più esosi, se possibile, dei vecchi padroni.

E' stato anche scritto che ai Savoia si deve comunque in gran parte la costruzione dello Stato italiano unitario. E sia anche questo. Purché si ricordi che l'Unità d'Italia sarà (e ancora è) tutta giocata, per quanto ci riguarda, contro gli interessi della Sardegna ridotta a "colonia" interna: oggi  area di servizio della guerra e domani ricettacolo delle scorie nucleari?

 

 

 
 
 
 
 

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