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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

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Elogio dell'idiota

Post n°536 pubblicato il 08 Ottobre 2013 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

Chiariamolo subito. Se mi trovo qui a tratteggiare un elogio all’idiota non è per pura e occasionale avventura, ma per una meditata analisi.
Partiamo da un dato italiano: in Italia è idiota almeno un italiano su due. Sono ottimista questa mattina. Ma il meglio deve ancor esser detto: il 50% degli italiani sa di essere idiota e se ne compiace.
Quello nostrano non è un fenomeno circoscritto al Paese: è comune a tutti i paesi di simile livello sociale ed economico, con simile retroterra culturale e con pari livello di civiltà.
L’idiota di cui si parla non è la persona del tutto ignorante o il cosiddetto stupido del villaggio e neanche il violento che fa il gradasso con i più deboli. Non è chi alza la voce immaginando che gridando di più si possa avere anche più ragione sugli altri. Se pensassimo a questi, uniti agli altri, di non idioti, in verità, in Italia ne resterebbero in pochi.
Stiamo parlando di persone che immaginano di rappresentare e di dire qualcosa, che si presentano come persone che ragionano, di quelli che attorno alle proprie azioni cercano di costruire delle motivazioni logiche, che chiedono il consenso a ciò che fanno.
Parliamo anche degli idioti che fanno parte della classe dirigente del Paese. Degli idioti di rango insomma, anche di quelli che fanno parte della medio-alta borghesia e di quelli che si arrampicano per entrarci o per rimanerci; di quelli con i modi gentili, premurosi e corretti, ligi e legati alle forme, o volgari, autoritari e altezzosi, presuntuosi e intolleranti.
E' da qui che parte il primo pensiero sull’utilità dell’idiota: se non ci fossero, non ci sarebbero i non idioti e quindi verrebbero a mancare le persone positive e capaci.
Non è un primo buon motivo, seppure semplicistico, per pensare che l’idiota serva a qualcosa?
Se ci fosse un mondo di persone tutte capaci, tutte intelligenti, tutte razionali, tutte riflessive, tutte positive, il nostro mondo sarebbe banale.
La società è complessa e articolata in livelli di competenze e di responsabilità e sapere di prevalere sugli altri solo per un colpo di culo ci porterebbe già alla depressione, ma sapere di dover invece soccombere solo per un colpo di iella sarebbe ancor più insopportabile. Un mondo di uomini capaci sarebbe scialbo e senza competizione. Tutto sarebbe piatto e senza colpi di genio. Nessun gusto per la creatività, perché tutto sarebbe nella norma. Sarebbe un mondo di uguali, tutti con le stesse doti d’inventiva, con l’estro, con le idee chiare. Ma così tutto sarebbe anche monotonamente razionale e perfetto. L’unica alternativa starebbe nella tentazione d’essere un po’ idioti, per provare qualche emozione diversa.
Ma essere idioti in una società di capaci potrebbe trasformarsi in un rischio molto grosso. Un capace, infatti, sarebbe come uno che coglie l’idea del perfetto e si uniforma ad essa. E, siccome l’idea del perfetto non è sulla terra, rischieremmo di trovarci in un popolo di fanatici che ritengono blasfema ogni idea che si discosti dalla parola del Perfetto.
Cadrebbero le teste!
Anche questa sarebbe una ragione per pensare che avere almeno il 50% degli idioti sia indispensabile per motivare l’articolazione della società e scongiurare il pericolo di involuzioni autoritarie.
Si dice che il buon umore faccia bene alla salute. Ma si ride, quasi sempre, quando c’è un idiota che ci fa ridere. Benigni, ad esempio, non ci fa ridere perché declama i versi della Divina Commedia o perché rimescola da anni le sue battute su Berlusconi, ci fa ridere perché nei suoi modi gli spettatori ci scorgono i modi del giullare che fa l’idiota.
I nostri comici per farci ridere dicono idiozie. L’idiota, pertanto, ci fa sorridere, alimenta il buon umore, ci distrae dai pensieri e dalle responsabilità ed è un antidoto allo stress.
Si prenda Crimi, il senatore del M5S che, membro della Commissione sulle immunità del Senato, nelle fasi della discussione sulla decadenza di Berlusconi, non ha trovato di meglio da fare se non, in odio a Berlusconi, d’essere volgarmente offensivo verso il mondo degli anziani. Crimi rappresenta benissimo una buona parte della nostra società. Come, diversamente, poteva essere rappresentato in Parlamento il mondo degli idioti se non ci fosse stato?
Vito Schepisi

 
 
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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