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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« La democrazia americanaLa Formica e la Cicala »

Non si può bluffare su chi soffre.

Post n°4 pubblicato il 16 Novembre 2006 da a_tiv

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D'Alema a braccetto tra il ministro degli Esteri libanese Faouzi Salloukh, alla sua sinistra nella foto, e l'Hezbollah Hussein Hassan
*  *  *
E’ squallido quanto avviene con la politica estera in Italia.
Non si può bluffare su chi soffre e muore.
Il capo della Farnesina non può gestire la politica estera del paese come farebbe per le strategie del suo partito o dell’intera sinistra.
L’intervista di D’Alema all’Unità dello scorso venerdì deve porre all’Italia un problema di legittimità ed adeguatezza.
Già il suo giudizio sulla risposta israeliana all’aggressione Hezbollah ai confini col Libano con cui definì “eccessiva” la reazione israeliana era da considerare oltre ogni limite della coerenza e della compostezza diplomatica.
Risparmiare gli aggressori per giudicare eccessiva la risposta degli aggrediti è già prova di faziosità e di virtuale collocazione.
La passeggiata a Beirut, tra le rovine dei bombardamenti israeliani, a braccetto con dirigenti Hezbollah, trasformò da virtuale a visibile e concreta la collocazione contro Israele della diplomazia italiana.
Chiedere, come è stato fatto, la presenza dei caschi blu dell’ONU, come forza di interposizione tra il territorio di Israele e la striscia di Gaza, con lo scopo di proteggere i miliziani palestinesi dalle risposte di Israele alle scorribande terroristiche ed al lancio di missili in territorio israeliano, è non equivicinanza, come si propone la politica estera italiana nell’area, ma legittimazione del terrorismo contro Israele.
Nell’intervista rilasciata all’Unità il “Metternich” della nostra diplomazia, il baffino barcarolo, attribuisce ad Israele la responsabilità della crisi in
Medio Oriente.
L’Italia libera e democratica dovrebbe già respingere il concetto di equivicinanza.
Non si può essere equivicini tra uno Stato democratico, legittimamente riconosciuto dall’ONU e dal consesso civile, come è Israele, e fazioni terroristiche come Hamas, sebbene proposta elettoralmente dal popolo palestinese, o Hezbollah (il partito di dio) che è una fazione minoritaria della politica libanese.
Né serve affermare, come fa il nostro marinaretto, che l’Italia non riconosce Hamas e che mantiene al pari della Comunità Europea l’embargo economico contro il governo palestinese.
L’atteggiamento di D’Alema, affermano le comunità ebraiche italiane, alimenta l’odio di gran parte della sinistra italiana, in questo allineata con le frange neofasciste, nei confronti di Israele e dell’ebraismo.
Le comunità ebraiche, inoltre, ricordano quanto accadde nel 1982, quando Israele era in guerra contro la fazione filosiriana e filopalestinese del Libano.
In quell’anno le manifestazioni della sinistra contro Israele alimentarono in Italia il fanatismo palestinese che si concretizzò con l’attentato alla
Sinagoga di Roma.
Non è difficile immaginare da quale parte fosse schierato il nostro attuale Ministro degli Esteri, allora leader emergente del dismesso
Partito Comunista Italiano.
Vito Schepisi

 
 
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTà

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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