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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« La Riforma ElettoraleBugie irritanti »

Tutti insieme appassionatamente

Post n°19 pubblicato il 13 Gennaio 2007 da a_tiv
Foto di a_tiv

Penso che per un cittadino, contribuente puntuale e osservante di ogni regola civile, sia lecito chiedersi se le spese della manifestazione regale di Caserta siano un giusto prezzo da pagare, per dover dar modo al nostro Presidente del Consiglio di apparire su tutte le testate giornalistiche di televisioni e carta stampata per due giorni interi.
In fin dei conti di questo si è trattato!
Cosa poteva non farsi e dirsi nei luoghi istituzionali deputati e senza inutile dispendio di risorse economiche e di tempo?
Un inutile conclave e già il termine evoca tristezza.
La nostra conoscenza dei “Conclave” si fermava all’uso di nominare un nuovo Pontefice.
Non me ne voglia il Papa ma questo accade ad ogni morte di papa e negli ultimi lustri, a parte un’unica dolorosa circostanza, i papi sono durati abbastanza a lungo.
Abbiamo saputo tutto già dall’inizio.
Ciò che di solito si sa alla fine, e cioè le conclusioni del conclave stesso, è stato riferito prima in una conferenza stampa di Prodi .
Un’insolita routine motivata dalla solita provocazione di Pannella che, in diretta tenendo il cellulare acceso, diffondeva per radio radicale il discorso del neo re borbone.
Abbiamo così saputo che a quel vertice non si sarebbe discusso di nulla e che serviva solo a guardarsi negli occhi tutti insieme.
Ministri e sottosegretari, capi partito e capi corrente, teste d’uovo e strateghi della politica, tutti insieme appassionatamente a guardarsi negli occhi e comunicare, dagli ambienti fastosi della reggia borbonica, di sentirsi i più bravi ed i più belli.
Tutte le questioni sul tappeto sono state rinviate.
A chi volesse chiedere di cosa si è parlato non rimane che rispondere con solo due vocaboli: di nulla.
Mi ricorda, per ironia della sorte, un commento di Prodi alla vigilia di un Congresso di F.I., prima del 2001, quando ad un’intervista di un giornalista definì “del nulla” un Congresso d Forza Italia: il partito che poi vinse le elezioni.
Le conclusioni del conclave?
Tutto in un “bignami” delle 276 pagine del programma dell’Unione, sintetizzato in 10 punti guida di cui alcuni esilaranti, come se avessero scoperto l’acqua calda.
Tutti buoni propositi, senza che nessun tema in discussione nel Paese fosse stato focalizzato ed avviato a conclusione.
Una buffonata pazzesca!
Di rilievo il commento del segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano:
"Li abbiamo fermati. Partita chiusa."
Forse che avevano ragione gli automobilisti di Caserta che fuori della Reggia, imbottigliati nel traffico da un esercito tra poliziotti, giornalisti e curiosi, gridavano “Tornate a casa, Buffoni!”?
Se Boselli, a conclusione dei lavori, si è lasciato andare ad una dichiarazione di delusione:
“non c’è stato un briciolo di coraggio per affrontare i nodi che vanno sciolti. Si è imboccata solo la strada del rinvio.”
dobbiamo osservare che anche in questa occasione si è persa un’occasione per darci la parvenza della “serietà al Governo” che Prodi ed il centrosinistra spacciavano come allucinogeno in campagna elettorale.
Vito schepisi

 
 
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTà

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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