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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Democrazia in pericoloRAI: servizio privato »

Alla fine ne rimase uno solo...

Post n°54 pubblicato il 07 Maggio 2007 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

…è questa la lezione delle elezioni presidenziali francesi. Uno solo perché ne possa rispondere con responsabilità al popolo che l’ha votato. Nessuna confusione di prospettive e di modelli da realizzare. Sarkozy e la sua Francia legata ai principi, meno fumosa e illusa, coi piedi ben radicati per terra. Una Francia che rilancia una visione d’Europa diversa dal grigio incolore di Prodi, collocata sul mediterraneo come centro di una civiltà convinta, che dialoga con le democrazie del mondo con una visione atlantica che privilegia il rapporto con gli Usa e comunica la sua vicinanza a coloro che si battono per la liberazione dalla schiavitù e dall’oppressione. Una Francia che punta sull’uomo senza alimentare confusioni, anche per chiarire a uomini di mezzo, e absit iniuria verbis  sui riferimenti e sui giochi di parole sui mezzi uomini nostri, che la discontinuità è l’impronta di un intuito, di un programma promesso, di uno stile di guida e di un patto di lealtà con gli elettori. Dalla lezione francese si può imparare ciò che maliziosamente è sempre stato negato in Italia e cioè che una politica di destra, per quanto anacronistiche siano le semplificazioni della politica, può essere progressista e rivoluzionaria. Questi valori, infatti, sono nell’interesse dei fruitori della democrazia: servono a rendere più tranquilla e sicura la vita di tutti. Si è infatti colpevolmente dimenticato negli anni che sentirsi garantiti e protetti significa poter contare sul Paese che riconosce la tua nazionalità. E’ la Patria che per essere tale garantisce libertà, uguaglianza e fratellanza dei suoi cittadini: la “Libertè, Egalitè e Fraternitè” della rivoluzione francese.

In Francia è rimasto uno solo che chiederà agli elettori delle politiche del prossimo giugno di rafforzare la sua Presidenza con una stabile maggioranza parlamentare. Chiederà ai centristi, sedotti dalle sirene di un disegno uscito sconfitto dalle concluse consultazioni presidenziali, di operare una scelta. Questi dovranno optare tra l’essere protagonisti di una salda e certa governabilità, per attuare il programma promesso di riforme e di rilancio della Francia, nell’economia come nei rapporti sociali, coi diritti legati ai doveri, e protagonisti della scelta della sua collocazione in politica estera, oppure i sostenitori di una opposizione conservatrice, arroccata attorno alla “Bastiglia” dei miti e delle illusioni.  I centristi vorranno così essere i sostenitori di una Francia confusa tra immigrazione e integrazione? Vorranno dar battaglia contro la crescita ed il rafforzarsi dell’identità nazionale? Vorranno sostenere le ragioni della sinistra  nel rievocare le stagioni di un ’68 oramai già troppo lontano che ha disperso i doveri, senza accrescere i diritti primari? La maggioranza dei deputati dell’Udf, il partito di Bayrou, ha già detto di no!

In Francia è rimasto uno solo, e non è la leggiadra candidata della sinistra, benchè favorita dalla dolcezza del suo portamento, dai  modi di donna sicura e dinamica, dalla sua sagace capacità d’essere suadente. Ha perso ma non per la difficoltà  di saper parlare al cuore dei francesi. Ségolène Royal con le sue doti di umanità e spontaneità, che pure hanno toccato il cuore alla gente, ha cercato di cogliere da ogni lato della sua area politica, spesso è andata oltre, ha incantato persino la destra, ha ammaliato il centro e quella parte della Francia che non ha creduto in Sarkozy o che ha temuto la sua rivoluzione. Ha ricevuto consensi da quella Francia conservatrice e tradizionalmente di destra o centrodestra che voleva e sceglieva la continuità individuandola nel programma spesso fumoso della sinistra. Nessuno più di lei avrebbe fatto di più!

Segolene ha giocato le sue ultime carte persino sulla preoccupazione, evocandola, di una Francia sconvolta dalla protesta delle periferie, richiamando in extremis la preoccupazione per la continuità della democrazia contro un presunto pericolo reazionario. Ha fatto di tutto per l’impresa impossibile di rivoltare il cammino del suo popolo verso l’innovazione sociale, la politica delle cose da fare, del lavoro da svolgere, dei diritti da rispettare e dei doveri da pretendere, contro l’illusione dell’integrazione e di una immigrazione senza regole e controlli. Ha fatto di tutto per far prevalere la sinistra  per fermare una Francia che gira pagina e si rivolge allo sviluppo.

E’ rimasto un solo uomo ma con una grande prospettiva ed un popolo dietro di se. E’ iniziata la stagione di una nuova cultura europea che si muove contro le intolleranze e le illusioni, che abbatte gli steccati dei luoghi comuni, che introduce una nuova idea di progresso  in contrapposizione all’idea delle gabbie ideologiche della sinistra.

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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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