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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Perchè Prodi deve lasciareLa vittoria di Visco »

Crisi politica o crisi della sinistra?

Post n°60 pubblicato il 31 Maggio 2007 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

Dopo che D’Alema sul Corriere della Sera ha parlato di crisi della politica è stato un via vai di dichiarazioni, persino ad alto livello istituzionale. Gli interventi, in qualche misura, hanno dato veridicità e peso alle furbizie del nostro Ministro degli Esteri. Questi, infatti, con interessato tempismo ha solo anticipato il responso delle urne e tentato di dare un’interpretazione preventiva alle difficoltà ed allo sfaldamento della credibilità di questo Governo. Come si usa dir tra la gente: ha messo le mani avanti.

D’Alema ha evocato la prima repubblica e la crisi dei partiti del 1992, paventando persino un’altra stagione di prevalenza della centralità giudiziaria su quella politica. Aspettiamoci, pertanto, episodi di nuova corruzione, o di continuità della vecchia, ma questa volta con la partecipazione di coloro che negli anni novanta si erano chiamati, o erano stati tenuti fuori da compiacenze sospette. Allora si erano definiti “diversi”. La tempestività di D’Alema dinanzi ai due episodi “politici” più importanti di questi giorni, elezioni (coi risultati già ampiamente previsti dai sondaggi) e caso Visco, non può non destare sospetti.

Il Vice Ministro delle Finanze, ex Pci ed ora DS, dello stesso partito di D’Alema, è sotto schiaffo per gravissime ingerenze nel contrastare il corso della verifica investigativa e della giustizia. Altro che le accuse a Cesare Previti d’aver corrotto un magistrato! Se quanto è emerso sarà confermato, il crimine è di quelli che lasciano il segno, aggravato dal fatto che a commetterlo sia stato un Viceministro che ha giurato fedeltà allo Stato. Si è trattato di un gravissimo abuso della delega ministeriale ricevuta nel tentativo di rallentare e persino modificare il corso della giustizia. Un episodio gravissimo che si è cercato di nascondere o di eludere, e che vede persino il Presidente del Consiglio impegnato a sminuirne la portata.

Non si può, però, evocare la crisi della politica quando a ben vedere si tratta della crisi dei partiti e della inesistente progettualità  della sinistra. La cosiddetta diaspora socialista non si è mai esaurita e strada facendo trova altri motivi di conflittualità e di inquietudine. La sinistra italiana, per mancanza di un percorso di maturazione democratica e pluralista, per mancanza di chiarezza e di autocritica, per mancanza di un effettivo revisionismo ideologico, è un crocevia di contraddizioni e di intenzioni represse.

L’Unità, ad esempio, trova opportuno sollevare dubbi sulle recenti imprese autoritarie di Chavez, per offrire un ulteriore saggio di odio politico e di intolleranza contro il leader dell’opposizione; e mentre  sembra criticare il dittatore venezuelano, non riesce a sottrarsi dal dar l’impressione di un auspicio di soluzioni simili anche in Italia contro le televisioni di Berlusconi.

Nella sinistra, anche in quella che si dice distante dai neo comunisti e dai gruppi alternativi e radicali, c’è una larga e profonda fascia di illiberalità. Un sentimento diffuso radicato nelle coscienze di lunghi anni di militanza all’ombra del comunismo reale, tra disinformazione ed intolleranza.

La responsabilità della mancata maturazione della sinistra italiana, come è avvenuto nel secolo scorso per buona parte di quella europea, è di larghi settori della stampa italiana spessa asservita e partigiana, e di altrettanto ampi settori del mondo della cultura. La produzione editoriale si è spesso appiattita su luoghi comuni e sulla  vetusta concezione antagonista, ovvero semplicistica, del rapporto destra-sinistra, quasi fossero espressioni dirompenti di scontri sociali e di civiltà a confronto. La politica vissuta in modo manicheo dove i buoni sono tutti da una parte ed i cattivi dall’altra. In democrazia, invece, gli schieramenti politici in competizione dovrebbero concorrere al principio dell’alternanza e del confronto sulle scelte in un quadro istituzionale costante.

E’ in crisi la sinistra italiana perché al naturale evolversi dei principi del pensiero, con espedienti suggestivi, va a contrapporre la forzata realizzazione di un contenitore che vorrebbe assimilare estrazioni culturali diverse, e persino il diverso sentire non solo del rapporto sociale tra i soggetti diversi del Paese ma anche etico e culturale.

Il Partito Democratico, voluto da Prodi, non è altro che una gabbia in cui far maturare un nuovo soggetto ideologico che, privo di un movimento ideale di base, si sviluppa solo sul percorso dell’occupazione e della gestione del potere, sviluppando persino un’indecente braccio di ferro tra le oligarchie correntizie dei vecchi partiti. I segnali di questa nuova diatriba della sinistra italiana sono già oggi evidenti e, sebbene nel riserbo e nei sottili conflitti di posizione, sviluppano i loro “gas nervini” che paralizzano i centri nervosi della materia pensante.

La lezione elettorale, dunque, non è servita, se è vero che non sotterrano la loro arroganza e non comprendono quanto di più elementare è emerso con le recenti elezioni. Non si può governare contro qualcosa o qualcuno, ad esempio, e soprattutto non si può governare a dispetto del 50% degli elettori italiani. Se il Paese viene mortificato è il Paese che in gran misura si pone contro il governo … e poi gridano alla crisi della politica.

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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

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http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTà

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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