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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Il ritorno della guerra freddaMa il problema è il voto... »

Quanta confusione su Alitalia!

Post n°166 pubblicato il 29 Agosto 2008 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

Sulla questione Alitalia c’è stata tanta confusione! Il Paese come per ogni cosa si è diviso in due, tra coloro che auspicavano una soluzione, ed altri che facevano gli scongiuri per il suo fallimento. Chi tifava contro il salvataggio della Compagnia italiana, si preparava ad attribuire a Berlusconi la responsabilità del mancato accordo con Air France. 

C’è stato il solito atteggiamento vergognoso che abbiamo imparato a conoscere: quello di chi, anche a danno del Paese e dei lavoratori, briga per creare difficoltà o si compiace nel denigrare il lavoro e l’impegno degli altri.

Si è registrata l’ironia di esponenti dell’attuale opposizione e dei teatranti del vecchio regime che deridevano l’ipotesi di una cordata italiana contestandone la possibile realizzazione.

La nostra compagnia di bandiera era sul punto di essere ceduta ad Air France e con la cessione non solo si andava a trasferire oltralpe la governance di Alitalia e della sua flotta, ma anche tutte le sue rotte ed il suo bagaglio di voli internazionali.

La rinuncia al controllo di Alitalia sarebbe stato un limite persino per il turismo italiano. Un Paese con vocazione turistica come l’Italia non può permettersi di vedere dirottata l’attenzione dei tour operators internazionali dalle località italiane ad altre, naturalmente e comprensibilmente francesi, quando nei pacchetti negoziati con le grandi catene turistiche del mondo, agli scali e/o destinazioni di Roma o Venezia, si fossero andate a sostituire le località francesi come Parigi, la Normandia  o la Costa Azzurra.

La facilità persino sospetta con la quale il precedente Governo aveva stabilito la trattativa in esclusiva con la compagnia di bandiera francese era sembrata davvero preoccupante, quasi irresponsabile. Non si trattava della ricerca di un partner del settore, come ad esempio per l’olandese KLM con la stessa Air France, ma di una resa senza condizioni agli interessi economici di una compagnia e di un paese straniero.

Non solo Berlusconi e tutta l’opposizione di allora avevano reagito con determinazione, ma anche settori della stessa maggioranza. Il Ministro delle Infrastrutture di Prodi, Antonio Di Pietro parlava di "Offerta umiliante, finalizzata unicamente al profitto dell'offerente, un danno per la compagnia, per le maestranze e per tutto il Paese - umilia un hub importante come Malpensa, che da solo vale dieci volte Alitalia e nei confronti del quale dovremmo tutti impegnarci per salvaguardarne le potenzialità".

Anche i sindacati avevano respinto senza remore quella che era sembrata una capitolazione offensiva a danno degli interessi nazionali e dei lavoratori, la Uil si era persino defilata dal prosieguo delle trattative per far pesare l’oscenità dell’offerta francese.

I modi ultimativi e la sostanziale intrattabilità dell’offerta erano mortificanti ed a tanti, di maggioranza o di opposizione, erano parsi al limite della dignità nazionale. Si aveva l’impressione di un usuraio che imponeva i suoi tassi capestro al malcapitato bisognoso di momentanea liquidità per scongiurare l’imminente fallimento della sua impresa. E si sa che in questi casi, quando si finisce nelle mani dei tagliagole, si finisce per perdere ugualmente l’impresa, come appunto stava accadendo ad Alitalia.

Oggi però Di Pietro recupera la proposta Spinetta, strumentalizzando sul numero degli esuberi: solo 2100. In Italia, si sa, l’antiberlusconismo giustifica un po’ di tutto. Abbiamo sentito espressioni da trivio, offese al Papa ed al Presidente della Repubblica, insinuazioni meschine e la satira trasformarsi in volgare avanspettacolo di provincia: oramai c’è solo da distinguere fra chi la spara più grossa o chi è più trash e non ci meraviglia più niente, neanche le capriole di Di Pietro.

Come si può ignorare che Air France su circa 10 mila dipendenti Alitalia ne avrebbe assorbito solo poco meno di 2.000? Gli esuberi dichiarati da Air France riguardavano solo le attività di Alitalia che la compagnia francese intendeva assorbire (aerei, voli e rotte). Ed è per questa ragione (che i sindacati ben conoscono) che le organizzazioni dei lavoratori stanno affrontando con molta prudenza le diverse problematiche avvicinandosi al tavolo di confronto con serietà e consapevolezza, al contrario di Di Pietro e dello stesso PD che con Veltroni continua ad ironizzare sulla compagnia con la “bandierina” italiana.

Non era davvero questa la nuova Alitalia che si sarebbe dovuta far nascere” – sostiene Veltroni Ma se il leder del PD ed i suoi sostenitori avessero avuto idee migliori, rispetto alla trattativa in esclusiva con Air France, conclusasi con una proposta inaccettabile, avrebbero avuto tutto il tempo per avanzarle. Come avrebbero anche avuto tutto il tempo per contribuire a ricercare, collaborando con gli uomini di questa maggioranza, soluzioni ritenute più idonee, anziché usare il sarcasmo e sogghignare sull’impegno e lo sforzo degli altri. La questione di un pezzo d’Italia non appartiene a maggioranza o opposizione ma al Paese ed ai suoi abitanti.

Questa sinistra italiana sembra davvero priva di una cultura nazionale e finisce sempre per deludere anche i suoi sostenitori più saggi e riflessivi.

Qualcuno, in verità, si era illuso che potesse emergere una soluzione assolutamente indolore, o quasi. Ma per quante diverse strade potessero essere percorse per configurare provvedimenti che comprendessero il superamento di ogni criticità, non è possibile pensarne una che non comportasse un insieme di impegni gravosi e di sacrifici per il Paese.

Gli errori e le scelleratezze di credere che un impresa potesse seguire politiche clientelari e di spesa, non correlate alle esigenze dei conti economici, si pagano sempre!

La questione (bisognerebbe che anche Di Pietro lo sapesse) non è nel numero degli esuberi ma nell’insieme della ricollocazione di tutta la compagnia con tutte le sue attività collegate. Se alla base della crisi di Alitalia ci sono la scarsa produttività e gli esuberi, non si può che intervenire su questi due fattori.

Ciò che in questa vicenda inquieta e preoccupa non è l’ignoranza, che pure c’è, ma la malafede e la spregiudicatezza degli uomini.

Vito Schepisi

 
 
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

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LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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