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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Il danaro immaginario de...Col nuovo Cda Rai avremo... »

Da Prodi a Veltroni: tre anni di sconfitte per la sinistra

Post n°242 pubblicato il 18 Febbraio 2009 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

Tutto era cominciato con il malumore in Italia per un governo, il Prodi, che sembrava confliggere con l’Italia intera: aumento delle tasse, aumento dei costi, aumento delle tariffe, aumento di ministri e sottosegretari, aumenti dei costi della politica, aumento della litigiosità interna, aumento dell’arroganza di una maggioranza senza numeri nel Parlamento e nel Paese.

In gestazione c’era il Partito Democratico ispirato da Prodi con l’idea di avere un partito importante, per numeri e per progetto politico, che lo sostenesse.

La sua designazione alle primarie nell’autunno del 2005 era stata una farsa. La candidatura era emersa più per tenere unita la sinistra che per il riconoscimento del suo carisma e del suo spessore politico. Prodi sembrava l’uomo giusto per la necessità di mostrare una coalizione “coesa”, come gli piaceva sostenere. La sua nella realtà era stata una nomina, non una designazione popolare.

Con la creazione del PD, Prodi mirava a creare un partito con la sua leadership in grado di legittimarlo politicamente come soggetto politico capace di conquistare un importante consenso elettorale. Le cose, però, sono andare male per lui. La sua maggioranza era ingovernabile ed il suo metodo indisponente. Per Berlusconi è stato anche troppo facile girargli contro il Paese: Prodi ed i suoi ministri sembravano così sprovveduti da farsi autogol a ripetizione.

C’era un Sindaco a Roma, in procinto di partire per l’Africa non appena concluso il mandato. Si diceva un gran bene di lui. Tagliava nastri a ripetizione e cantava nel coro del politicamente corretto.

Nel Paese la sinistra era in crisi, scossa dall’antipolitica che emergeva con i V.Day di Grillo. Il viaggio di Veltroni nell’Africa della sofferenza veniva così annullato, c’era per lui un’altra missione caritatevole: salvare la sinistra dalla deriva verso cui Prodi la stava trascinando.

Altre primarie, altra farsa ed altra indicazione plebiscitaria. E’sembrato un successo per Veltroni, un po’ meno per le sorti della sinistra al Governo, già in crisi di identità. Si creavano due sinistre: una di Prodi in Parlamento e l’altra di Veltroni nelle piazze del Paese; una di chiusura al confronto con il centrodestra sulle riforme e l’altra che invece si sedeva ai tavoli per discutere.

E’ bastato un colpo di vento, uno spiffero proveniente dalle stanze delle procure italiane, per far cadere Prodi, già costipato, ed il suo sgangherato governo.

Arrivava così il Veltroni delle aperture: mai più antiberlusconismo; dialogo con gli avversari politici; legittimazione di chiunque vinca; è il momento di avere finalmente un paese normale; rispetto per l’avversario; le riforme sono necessarie e c’è il nostro impegno a farle, a prescindere dai risultati elettorali. Tanti proclami di serietà, di buonsenso, quasi di rammarico per il passato indecente fatto di insulti e di prepotenze. Il più gridato tra tutti il proclama della fine delle alleanze con i cespugli e la sfida al centrodestra di fare altrettanto per superare la paralisi della partitocrazia.

Quello che poi è stato è storia recente. Sin dalla campagna elettorale delle politiche del 2008 i toni sono diventati più duri ed al limite dell’oltraggio, l’antiberlusconismo è riemerso come e più di prima. I buoni propositi sono andati a farsi benedire, le immagini suggestive hanno travalicato i fatti, l’ostruzionismo si è sostituito alle proposte ed il pregiudizio al confronto.

Il proclama d’andare da soli si infrangeva immediatamente. Il PD di Veltroni si sceglieva l’alleato più viscerale, si alleava con Di Pietro, il politico più intollerante, quello che è contro ogni riforma, quello che della crociata contro Berlusconi sta facendo l’unica ragione di vita del suo partito dai connotati personali e dalla conduzione familiare.

Il PD è nuovamente in evidente crisi di identità, ma invece di chiedersi cosa voglia il suo zoccolo duro veterostalinista, si è mai chiesto, invece cosa voglia il Paese?

Gli italiani non ne possono più delle barricate e non ne possono più dei proclami e delle dispute ideologiche sulle questioni gravi che affliggono l’orgoglio e la dignità del Paese. Per gli italiani una cosa è la solidarietà verso i diseredati del mondo, altra è la tolleranza agli abusi; una cosa sono il multilateralismo, la multietnicità, il pluralismo culturale ed altra la delinquenza, l'inganno, la violenza e l'arroganza.

Se il PD non cresce nella cultura della democrazia liberale, in cui le scelte le fanno gli elettori e dove i doveri hanno lo stesso peso dei diritti, non ha futuro, anche se cambia il suo segretario.

Vito Schepisi                        su l'Occidentale

 
 
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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