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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

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Parlamento, Costituzione, Democrazia

Post n°278 pubblicato il 04 Agosto 2009 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

La questione sollevata dal Presidente della Camera Fini non è nuova. A parti invertite ricompare  di legislatura in legislatura, allorquando il governo, attraverso la facoltà della decretazione e della richiesta della fiducia, riduce la partecipazione al dibattito e rende inemendabili le leggi presentate.

Il Governo ricorre ai decreti ed al voto di fiducia sostanzialmente per due ragioni. La prima è quella del carattere di urgenza dei provvedimenti (la decretazione d’urgenza). La seconda (la richiesta della fiducia) è per evitare di far snaturare, attraverso la votazione degli emendamenti, la portata delle leggi proposte. Quest’ultima ragione è unita all’esigenza di voler accelerare i tempi di conversione che per i decreti devono improrogabilmente avvenire entro i 60 giorni dal varo, pena la decadenza.  Ci sarebbe una terza ragione, la più maliziosa, che attiene alla preoccupazione del governo di subire imboscate attraverso l’azione dei “franchi tiratori”, le assenze dei parlamentari, o le stesse manovre interne dei partiti  di maggioranza. Una terza ragione, però, che renderebbe meno lustro alla “sacralità” democratica della funzione parlamentare. Rientrerebbe, infatti, tra le patologie di un  Parlamento che non sempre è espressione della volontà politica del Paese, non sempre ne rispetta il mandato e che è incline, invece, a trasformare la funzione della rappresentanza democratica in quella delle opportunità personali o in quella di cedimento alle lobbies economico-affaristiche che premono per sostenere interessi, non sempre apertamente legittimi.

Su questa questione di esercizio democratico della funzione parlamentare, a parti sempre invertite di legislatura in legislatura, si gioca una  partita dai toni piuttosto alti che vanno dall’allarme sociale, per un Parlamento esautorato dalle sue funzioni, all’allarme giuridico-costituzionale, per la presunta mancanza di rispetto per l’Istituzione parlamentare, a quello, infine, dell’accusa di svilimento della funzione del confronto democratico per l’impossibilità dell’opposizione di contribuire a migliorare le leggi.

Non mancano, però, i toni esasperati, provenienti da alcuni settori del Parlamento. C’è, infatti, una parte dell’opposizione che non fa mistero di respingere il risultato elettorale e che contesta alla maggioranza il diritto-dovere di esercitare la sua funzione costituzionale di governo. E’ questo un fronte parlamentare incline a tentazioni autoritarie, alimentato dall’indifferente silenzio del PD, con cui si è proposto alleato alle politiche dello scorso anno e nelle recenti amministrative. Un fronte che sempre più spesso fa da traino all’ondivaga rotta dell’intera minoranza incapace di indicare, con trasparenza, una propria strategia politica.  Un’opposizione in cui emerge la voce di chi, per scarsa cultura democratica, ed a volte per scarsa cultura tout court, soffia sul fuoco dell’intolleranza e del pregiudizio politico, paventando rischi di “dittature”, nonostante applauda le iniziative di compagni di strada che parlano apertamente di “dittature dal basso”.

"Nessuno da parte del governo può pensare di non doversi confrontare con il Parlamento” – sostiene Fini – e né di poter "esautorare il Parlamento dal diritto-dovere di controllare".

E’ giustissimo! Ma lo è altrettanto sostenere che nessuno possa e debba fermare il processo democratico di cambiamento del Paese. Non può essere consentito ancor più che lo si faccia attraverso i giochi dei regolamenti parlamentari. Deve, pertanto, essere respinto il reiterato tentativo di immobilizzare il Paese. Non si può far appello all’uso delle funzioni democratiche dello Stato per far prevalere le caste conservatrici e la “dittatura” della  burocrazia.  E’ necessario, invece, riflettere sulla  inadeguatezza, nel tempo reale di internet, di procedure politico-amministrative che rendano inutili e/o tardivi gli interventi o che snaturino lo spirito dei provvedimenti o addirittura che allarghino la spesa a favore delle lobbies o dei campanili.

La riforma dei regolamenti parlamentari sarà al centro della riapertura dei lavori parlamentari di settembre, come si sostiene da più parti, ma per poter sortire un esito condiviso, dovrà garantire l’adempimento delle responsabilità di chi governa, assegnando tempi certi per la discussione dei decreti e delle leggi di iniziativa governativa, utilizzando le commissioni per alleggerire i lavori dell’Aula, in cambio di più spazio alle minoranze per far conoscere le proprie proposte e per esercitare il legittimo diritto di chiedere modifiche.

Se il Parlamento è il luogo, assegnato dalla Costituzione, per lo svolgimento della vita democratica del Paese, è opportuno che sia messo in grado di garantire l’esercizio del mandato di responsabilità di governo, assegnato alla maggioranza parlamentare, attraverso l’espressione del voto popolare.

Vito Schepisi       su   Il Legno Storto

 
 
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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