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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Se tagliassimo ...Ma anche ... »

Preferenze si, preferenze no

Post n°363 pubblicato il 19 Settembre 2010 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

Quando si affrontano questioni relative al sistema elettorale ed alle candidature, prenderci per il naso da soli sembra che sia uno sport nazionale. Una ricetta buona dicono d’averla tutti e ciascuno si cimenta a sostenere la sua. In verità anche per la politica non esiste una medicina che curi ogni male. Si può solo provare a lenire il “dolore” e ridurre i possibili danni. Niente, però, di assolutamente efficace e di risolutivo.

Sia a destra che a sinistra c’è chi sostiene, da subito, la necessità di reintrodurre le preferenze, anche senza cambiare il sistema elettorale, perché il “porcellum”, ad avviso di costoro, toglierebbe agli elettori il diritto di scelta. Niente di più sbagliato. Il diritto di scelta, sembrerà un controsenso, ma viene invece tolto agli elettori con le preferenze. Reintroducendo le preferenze, infatti, viene tolto spazio alla politica e vengono incoraggiati gli interessi particolari, gli inciuci ed i comitati di affari. Ma cosa conta di più per gli elettori? Conta più scegliere i programmi ed il quadro politico di riferimento o scegliere gli uomini?

Con la possibilità di scegliere tra i candidati si ottiene il risultato di trasformare il loro entusiasmo politico in professione. Gli aspiranti parlamentari, qualche volta sostenuti da cordate di finanziatori, finiscono per investire danaro per il proprio inserimento nella struttura della politica. Come se fosse appunto un mestiere. Ma quando la politica si trasforma in strumento e diventa meccanismo funzionale ad uno scopo, come un mezzo di trasporto, ad esempio, capita che serva solo a portare il protagonista da qualche parte, non a risolvere i problemi degli altri. Uno strumento viene solo utilizzato, ma non interpretato, né vissuto e sofferto, come invece accade per un impegno sociale. La politica deve essere, invece, utile alla collettività non ai suoi operatori, deve risolvere le questioni della gente non quelle personali o delle cordate di potere.

Chi sano di mente, con le preferenze ed il mercato del voto, sarebbe disposto a sostenere spese “da pazzi” per competere a diventare "onorevole”? Solo chi è troppo ricco o chi ha idea di dover fare l’investimento della vita, magari riempiendosi anche di debiti, se non invece chi sostenuto da ambienti contigui al malaffare. Può una persona, senza mezzi finanziari da sprecare, quantunque preparata e onesta, mai diventare un parlamentare, mettendosi in competizione con chi non fa economie per conquistare il mercato del voto? A parte qualche eccezione, i fatti dicono di no. Ma allora sarebbe anche giusto che un partito, per utilizzare le qualità di una persona capace, la sostenga e la spinga in Parlamento.

Non è un delitto sostenere che la democrazia si realizzi quando viene lasciato al popolo il diritto di scegliere l’indirizzo politico o il modello di società da sviluppare, ovvero quando le convergenze su una parte politica si concretizzino sulla base di scelte programmatiche, di priorità e di diritti e doveri da difendere e sostenere.

Quando si voglia esprimere la propria opzione politica non si sceglie la persona, anche se competente, e se ha equilibrio e rettitudine, ma si confronta il progetto che si ha in mente con le proposte che sono sulla piazza. Una volta che si condivide il progetto, interessa meno chi persona può godere del voto espresso. Interessa invece sapere se quel programma verrà portato avanti o se su quelle scelte ci potrà essere coerenza ed impegno in Parlamento.

Il voto politico è una scelta di idee e di soluzioni: un po’ meno di uomini. Ma è anche chiaro che l’attenzione dovrebbe essere riversata sugli uomini di partito più rappresentativi, in quanto ritenuti o meno in grado di assolvere le funzioni di governo. La fiducia nei dirigenti va ad estendersi nella  fiducia nelle loro capacità di proporre una squadra operosa e capace di lavorare in Parlamento.

E’ giusto che sia una preoccupazione primaria dei partiti, quella di candidare persone che sappiano rappresentare al meglio le idee ed i programmi avanzati ed,  altresì, che sappiano far valere nel Parlamento le ragioni di una scelta politica. Ed allora è anche giusto che questi personaggi siano indicati ai primi posti di una lista elettorale. Può servire anche ad indicare che si punta su di loro per trasformare un elenco di buoni  propositi in progetti concreti.

Ma è soprattutto giusto che, almeno per le elezioni politiche, non si apra in Italia il supermercato del voto. Sarebbe mortificante, infatti, vedere in Parlamento personaggi che ci arrivano in virtù di pratiche clientelari, di controllo mafioso del voto o per quantità di soldi investiti. Quello del Parlamento degli eletti e non dei nominati è dunque solo l’effetto di un falso moralismo. Anche fin troppo strumentale e capzioso.

In Italia fino al 1992 c’erano le preferenze e, anche se si finge di non ricordare, si sa molto bene come andavano le cose. Tangentopoli ha chiuso quella stagione. Quale prova più efficace per dire che quella delle preferenze è solo un’ulteriore ed ipocrita mistificazione della questione morale? Ai tempi di “mani pulite” i parlamentari incappati nelle maglie della giustizia sostenevano d’avere incassato tangenti per sostenere le spese della politica. Con la reintroduzione delle preferenze si tornerebbe alle stagioni della prima repubblica.

E già Casini e Rutelli lavorano per una nuova DC allargata a Fini e Veltroni.

Vito Schepisi

 
 
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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