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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Il Governo di un piccolo uomoLa "Giustizia" secondo Mastella »

Riforma della Costituzione e occasioni perdute 

Post n°37 pubblicato il 04 Marzo 2007 da a_tiv
 

Sono passati 10 anni e passa da quando il 24 gennaio del 1997  fu istituita la Commissione Parlamentare per le Riforme Costituzionali meglio nota come la “Bicamerale”.  

La Commissione nacque per la convinzione che allo sviluppo economico ed industriale della nostra Nazione, tale da essere tra le prime grandi della terra, non facesse riscontro un quadro d’insieme  del sistema politico, istituzionale e civile all’altezza delle esigenze.

L’ingerenza pubblica nell’economia, i confini dell’esercizio dei poteri degli organi statali, i conflitti nelle competenze, la burocratizzazione delle regole di attuazione e di funzionamento del servizio delle autorizzazione e l’esercizio dei diritti di impresa ed iniziativa in campo economico e giuridico costituivano un ostacolo allo sviluppo della società.

Anche la forte richiesta di iniziativa spontanea e popolare, avanzata nella specificità di territori diversi, che spingeva verso maggiori autonomie nella gestione  decentrata dei poteri, reclamava l’esigenza di sfoltire ed aggiornare un sistema che rimaneva ancorato a principi scritti e sanciti in una realtà molto diversa.

La nostra Carta Costituzionale scritta e varata in un Paese appena uscito malconcio dalla guerra, senza compiuti riferimenti territoriali, ancora incerto nei confini, appena riunificato dai rischi di conflitti intestini che mietevano ancora vittime fraterne per furore ideologico ed incertezze future.

La logica del dopoguerra prevedeva l’opportunità di distribuire i poteri, per non favorire la concentrazione di prerogative di gestione e conduzione politica nelle mani di pochi.

Esigenza che veniva condivisa per costituire una più efficace difesa contro pericoli di nuove negative esperienze.

Le intolleranze ed i regimi dispotici nel dopoguerra ancora imperversavano in un esteso fronte che si addossava al nostro Paese.

Ma sembrava giunto, finalmente, il momento in cui i pericoli  venivano meno.

Lo sguardo sempre più convinto all’Europa e la caduta dei regimi totalitari dell’est consentivano di fornire al Paese conduzioni politiche più forti e meno precarie.

Come la "Bicamerale" poi sia finita è noto.

Uno scontro tra chi, attraverso la Commissione bicamerale, prefigurava sistemi di controllo politico finalizzato ai propri interessi ed alle proprie ambizioni, e mi riferisco a D’Alema, e chi come Berlusconi prefigurava un Paese più snello, con poteri decentrati e sicuri da ingerenze e pressioni, con certezza del diritto: una conduzione dell'Italia meno invasiva e meno burocratizzata.

E’ interessante, ad esempio rileggere il giudizio di De Mita rilasciato al Corriere della Sera il 5 giugno del 1997:

“Se la Bicamerale rischia di fallire... è per colpa... del modo con cui è stata gestita: troppo tatticismo, troppa attenzione agli equilibri delle forze in campo e scarso interesse per il raggiungimento di un obiettivo serio di riforme. D'Alema si è messo a governare la Bicamerale come se fosse un congresso di partito”.

Ed ancora nella stessa intervista:

“Senza una nuova forma di Stato e di governo non nascerà mai la Seconda Repubblica. Siamo ancora pienamente nella Prima, e nella sua parte peggiore. Siamo nel limbo del tatticismo, delle piccole strategie, cioè i vizi della Prima Repubblica”.

Naturalmente l’inevitabile fallimento della bicamerale fu attribuito a Berlusconi.

Questi in sostanza chiedeva bipolarismo, aumento dei poteri del capo del governo, sistema giudiziario in linea con le forme di garanzia delle più avanzate democrazie occidentali.

Una richiesta sulla giustizia inaccettabile per la sinistra che forte di una magistratura militante, di cui si serviva come clava politica, farà  dire che la bicamerale sia caduta per la pretesa di Berlusconi di ottenere garanzie di impunità.

Eppure della riforma per eccellenza se ne avvertiva e si avverte la necessità.

Si è perduta una ulteriore occasione per riformare il sistema obsoleto: c’è stata un diniego falso ed ipocrita per il referendum che modificava la proposta della scorsa legislatura.

Le norme avanzate avrebbero consentito una gestione più efficiente dei meccanismi sia delle istituzioni, e degli organi dello stato, sia di quelli politico-sociali.

Avrebbe rafforzato il bipolarismo, tra l’altro, ed impedito la sopravalutazione delle capacità di interdizione e di condizionamento dei piccoli partiti.

C’è stata la voluta, e consentitemi stupida ed improducente, azione di ostacolo e di acritico e aprioristico diniego, per risoluta volontà del più inetto degli uomini politici candidatosi alla guida del Paese.

Per ordine dunque di Prodi il centrosinistra si è aprioristicamente rifiutato di sedere al tavolo di approfondimento e di confronto per lo studio e la valutazione delle norme di modifica, che pur sono ritenute necessarie.

Sono ritenute tanto necessarie che Prodi oggi le richiede, senza averne le prerogative costituzionali, ponendosi in contrasto sulle forme e sui limiti imposti dalla nostra Carta.

http://vitoschepisi.blogspot.com/

 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

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LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTà

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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