Blog
Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 39
 

ULTIME VISITE AL BLOG

a_tivmariomancino.mkiwaicostanzatorrelli46gialappinoMARGO129castello_nicesoniaren77raggiodisole_53archspeareKatartica_3000Lost_Horizon_15kimtyformybz
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 
 

Antivirus gratis in italiano per vista,  windows vista e xp

Miglior Blog

 
 
tracker
 

CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Si può fare cosa?Un laicismo capovolto »

La doppia morale di Di Pietro

Post n°132 pubblicato il 23 Febbraio 2008 da a_tiv
 

Il sospetto è l’anticamera della colpa, sosteneva Leoluca Orlando Cascio, attuale militante dell’Italia dei Valori di Di Pietro.

C’è qualcuno che il sospetto l’ha avuto. Un sospetto che ha coinvolto in responsabilità penali l’On. Antonio Di Pietro, finora deciso sostenitore di un sistema giudiziario con accentuata prevalenza inquisitoria.

E’ indagato, l’ex PM di “Mani Pulite”, per appropriazione indebita, falso in atto pubblico e, soprattutto, per truffa aggravata ai danni dello Stato finalizzata al conseguimento dell’erogazione di fondi pubblici. Sono reati ipotizzati per l’uso, a fine privato, di fondi pubblici e privati erogati come finanziamento pubblico ai partiti. Sono reati gravi per l’immagine di un uomo politico che ha sostenuto il moccolo dell’antipolitica di Beppe Grillo.

Di Pietro, già Pubblico Ministero a Milano, è colui che ha contraddistinto la sua attività di magistrato con l’accentuazione dell’aspetto inquisitorio e poliziesco del processo penale. E’ rimasta nota la violenza verbale dei suoi interrogatori e l’attitudine al tintinnio delle manette.

La sua è stata, e l’abitudine gli è rimasta tutta, l’esaltazione della teoria che porta a ritenere con convinzione che più indizi, anche senza prove acquisite, equivalgano a granitiche certezze.

Tra le sue caratteristiche più note è rimasto il metodo  adottato nell’utilizzare la delazione come salvacondotto utile per risparmiarsi, da sospettato, l’ospitalità dello Stato nelle celle penitenziarie. Questa minaccia veniva utilizzata per coinvolgere la responsabilità di altre persone, così da creare una penosa catena di Sant’Antonio (nomen omen) dell’attività inquirente.

In virtù di questi espedienti sono stati sottoposti al rigore giudiziario, anche con la sospensione forzata della libertà personale, un elevato numero di cittadini, molti dei quali poi assolti perché risultati innocenti.

Il suo metodo accusatorio era quasi sempre basato su convinzioni, talmente radicate e senza ombra o beneficio del dubbio, tali da ritenere indubitativamente colpevole l’imputato: anche quando per mancanza di prove, per insussistenza di moventi, per estraneità ai fatti, o successivamente, dopo anni di azione giudiziaria, per decorrenza dei termini, questi veniva assolto dalla magistratura giudicante.

La decorrenza dei termini, spesso, sopravviene quando i processi si impantanano tra cavilli, interpretazioni, contraddittori, incertezze, insussistenza del castello accusatorio, irregolarità formali, sospetti di parzialità e diritti negati. Se c’è un reato e c’è un colpevole, con prove a carico, è difficile che sopravvenga la decorrenza dei termini. Se, invece, c’è un colpevole “per definizione” e si va alla ricerca di un reato da ascrivergli, alla fine, se non ci sono validi elementi probanti, l’imputato o viene assolto o decorrono i termini.

Sorge così la curiosità di sapere se il vecchio giustizialista siciliano, solidale compagno di partito, già sindaco di Palermo, anche lui famoso per impeto forcaiolo, abbia o meno mutato il suo pensiero a riguardo della “colpa” e se permangano le sue semplificazioni giudiziarie.

Altro interesse ci sarebbe nel valutare, eventualmente se sarà il caso, anche le motivazioni del possibile cambio di opinione di Orlando. E’ sempre interessante, infatti,  perfezionare i percorsi della conoscenza, soprattutto se si tratta dell’arte di arrampicarsi sugli specchi. I contributi conoscitivi di questa arte, In Italia, ha infatti ancora tanti misteri da chiarire, soprattutto nella nemesi storica del pensiero politico e nello spirito delle attività di trasformazione sia della storia personale di molti che dei fatti accaduti.

Orbene, nonostante tutto, c’è invece chi sostiene ancora che la giustizia debba essere vista secondo un indirizzo essenzialmente garantista. C’è, infatti, chi non sospende la propria convinzione nel pensare che la riservatezza e la presunzione di innocenza degli individui debbano essere sempre ed in ogni circostanza assicurate.

L’esigenza della presunzione di innocenza e della riservatezza vale sempre e per tutti. Porre gli individui, possibili innocenti o per quanto colpevoli, dinanzi al pubblico ludibrio e sollecitare l’istinto popolare alla sommarietà del giudizio non è, infatti, un grande esempio di civiltà.

Di questa cattiva abitudine, purtroppo, c’è stato ampio modo di avvertirne i sintomi. Basti, ad esempio, pensare ad alcune trasmissioni televisive ed ai processi sommari che si sviluppano, spesso senza contraddittorio. C’è in Italia un uso incivile, e Di Pietro non si è sottratto a questo esercizio, di sottoporre alla gogna mediatica i “nemici” politici, utilizzando tranci di atti giudiziari in cui si esaltano le ipotesi accusatorie dei pubblici ministeri e si ignorano le controdeduzioni difensive. Si arriva persino a nascondere che l’impianto giudiziario di colpevolezza non abbia retto nei giudizi finali dei tribunali.

La politica del “diffama perché qualcosa resterà”, con il coinvolgimento di strati di istituzioni, rappresenta un limite allo sviluppo civile ed un sintomo di incipiente regime.

Per fortuna in Italia ci sono ancora coloro che sostengono che i valori veri siano ben differenti da quelli vantati da Di Pietro, e dalla sua Italia dei Valori, e che la civiltà giuridica imponga di ritenere anche lui innocente fino a prova contraria. C’è persino un Italia civile e democratica che vorrebbe vederlo uscire trionfante da questa ulteriore esperienza giudiziaria, ricordando che non è inedita, evitando così all’Italia questa ulteriore mortificazione per una politica fatta di opportunismi, di ipocrisie e soprattutto di caste e di abusi.

 
Commenta il Post:
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 
 

Political Blogs - BlogCatalog Blog Directory

 

UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

immagine

Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

immagine

Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTà

immagine

"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963