Il Libero PensieroIl blog di Vito Schepisi |
10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI
Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani
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CONDANNA DEL COMUNISMO
Risoluzione del Consiglio di Europa n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo
Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti
europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html
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Il Ministro, o forse l’ex Ministro Mastella deve aver pensato che compiacere i magistrati gli sarebbe tornato utile per ottenere una facilità di percorso nel suo lavoro politico. Oggi tra i reati di voto di scambio, di concussione, di associazione a delinquere, di corruzione, di abuso in atti d’ufficio, per un qualsiasi politico è una giungla piena di insidie.
Il reato, in Italia, anziché essere un incontrovertibile episodio di malversazione è spesso un’interpretazione soggettiva di comportamenti.
Se costituisse una regola ferma, valida in ogni luogo e circostanza, e soprattutto applicabile contro ogni soggetto da Napoli a Trieste, da Bologna a Palermo, da Bari ad Aosta, ci potrebbe anche stare. Finché si ponessero dei limiti invalicabili fuori dei quali si materializzerebbe il reato, tutti saprebbero che se Mastella o Prodi, o se Berlusconi o D’Alema caldeggiassero, ad esempio, la nomina di un consigliere o di un manager in un consesso pubblico commetterebbero un reato penale. Se fosse così, tutto questo costituirebbe un elemento di chiarezza e di giustizia ove la legge sarebbe, veramente, uguale per tutti.
Sappiamo però che non è proprio così! I confini di questi reati sono molto incerti e finiscono quasi sempre per non reggere in giudizio. Si ha l’impressione che vengano usati più che adottati. Sono imputazioni e notizie di reato rumorosi. Non a caso il più delle volte vengono diffusi in anticipo dagli organi di informazione, come a voler creare un clima di soddisfacente aspettativa nell’opinione pubblica. E spesso servono per distrarre l’attenzione dalle responsabilità politiche di più alto spessore, o per mettere in difficoltà uomini e/o partiti scomodi. Servono, anche, per delegittimare gli avversari politici e rendere meno credibile il loro operato.
C’è stato buon feeling tra Mastella ed i magistrati, finché il ministro si è lasciato dettare, persino nelle virgole, il testo della “controriforma” del sistema giudiziario. La magistratura ha così recuperato il pericolo di perdere parte del suo tracimante potere e di rendersi, alla pari delle altre funzioni pubbliche, necessariamente efficiente e responsabile. Concessi i benefici della riforma, però, a Mastella non è rimasto altro per esercitare pressioni sulla magistratura, e ben presto s’è accorto che la sua è stata fatica sprecata. Se sperava di essersi guadagnato benemerenze, è rimasto deluso.
Un uomo navigato come Mastella avrebbe dovuto prevedere che in ogni circostanza, laddove esista solo l’obbligo di credere, perché sulla ragione prevale il dogma, emerge una visione fondamentalista della propria funzione. Se il potere esercitato dai magistrati resta fuori dai controlli del popolo, e non sottostà ai principi democratici della responsabilità, ma si esaurisce in un confronto di tipo corporativo che di regola si autogiustifica, questo esercizio si trasforma in infallibilità, quasi in certezza.
Ma non siamo in una disputa etica in cui la fede resta un opzione della società civile e costituisce, tra le altre, una libera scelta, per altro assoggettata al principio religioso del libero arbitrio. Siamo, invece, nell’ambito dell’esercizio della limitazione della libertà dei cittadini, in un alveo di condizionamento del futuro di uomini e famiglie. Ci troviamo spesso in uno spazio di pruriginoso e barbaro compiacimento di una parte dell’opinione pubblica che a giorni alterni si presenta con la forca in mano.
Come dimenticare ciò che accadeva all’inizio degli anni ’90, con tangentopoli, quando televisioni, giornali e pubblica opinione osannavano l’uomo dei congiuntivi incerti che alzava la voce e filosofeggiava sui bicchieri mezzi vuoti o mezzi pieni?
Se manca la Giustizia, come certezza di equilibrio e di unanime condivisione, prevale la barbarie ed il dominio delle “caste” in cui i poteri forti si coalizzano a danno delle fasce più deboli. Si secolarizza ciò che avviene in Italia, oramai da decenni, in cui il popolo paga il conto delle insufficienze e delle incapacità della classe politica. Se la Giustizia non è più un principio ma una scelta motivata da esigenze politiche o di casta, si disperdono persino i valori della democrazia e la libertà non costituisce più un inalienabile diritto ma una concessione.
Il leader dell’Udeur ora si può rendere conto di quale corbelleria abbia commesso, o sia stato obbligato a commettere, in quanto partecipe di una maggioranza politica illiberale, quando ha lasciato che l’ANM recuperasse il suo potere condizionante sull’amministrazione della giustizia. Non il senso della giustizia, come sarebbe stato auspicabile, ma la consapevolezza dell’esercizio di un potere, anche politico, persino nella discriminazione degli atti della pubblica amministrazione, a seconda delle opzioni politiche da far prevalere.
Mastella sin dalla costituzione del governo Prodi è divenuto il capro espiatorio della sinistra alternativa, appiattitasi sulla maggioranza di Prodi. Sull’uomo di Ceppaloni si sono puntati i riflettori sin dal momento della sua richiesta di ottenere il Ministero della Giustizia. Il provvedimento sull’indulto, in quanto inviso alle fasce dell’antipolitica, ne ha appesantito ancora di più l’immagine. E quando il fallimento dell’esperienza della sinistra di governo ha avuto bisogno di motivazioni e responsabilità da dare in pasto alla sinistra dell’odio sociale, è apparso Mastella tra i soggetti che maggiormente si addicono al gioco.
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UNDICI SETTEMBRE
Crono 911: tutto su l'11 set 2001 a N.Y.
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GIORNATA DELLA MEMORIA
27 gennaio 2007 Il giorno della memoria
Per non dimenticare
Dove eravamo?
Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli?
Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.
Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.
GRIDO DI LIBERTÀ
"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.
Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.
In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.
Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.
Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.
Impari ad ascoltarla."
Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad - Teheran dicembre 2006
ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)
«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Inviato da: aldo.giornoa64
il 25/03/2015 alle 21:09
Inviato da: aldo.giornoa64
il 26/01/2015 alle 21:57
Inviato da: Vince198
il 23/09/2014 alle 17:09
Inviato da: Kalim44
il 12/08/2014 alle 10:51
Inviato da: a_tiv
il 14/07/2014 alle 07:48