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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« La strategia sciatta dell'UdcUna fiducia indecente »

Il Nazifondamentalismo

Post n°12 pubblicato il 13 Dicembre 2006 da a_tiv

 

Non so se sia ammissibile che un capo di stato possa asserire, come ha fatto Mahmud Ahmadinejad, chiudendo i lavori della conferenza internazionale sulla negazione dell’Olocausto

“Israele scomparirà presto”

e continuare a mantenere rapporti diplomatici con gran parte dei paesi del mondo, Italia compresa.

E’ da tempo ormai che vengono reiterate queste minacce, senza che la comunità internazionale provveda in alcun modo a chiarire che un proposito del genere non può rientrare in nessuna casistica delle controversie tra i popoli.

Eppure l’Iran mantiene regolari rapporti diplomatici con le cancellerie di tutto il  mondo, o quasi.

Tra i paesi che il presidente iraniano ritiene vicini l’Italia è in primo piano.

Il nostro ministro degli esteri, infatti, ha già ritenuto ammissibile il proposito dell’Iran di fornirsi della tecnologia atomica, in dispregio ai trattati internazionali sulla non proliferazione degli armamenti nucleari.

Il Presidente del Consiglio Prodi, in precedenza,  non solo ha incontrato, di ritorno dal suo viaggio in Cina, lo stesso Ahmadinejad a New York in sede Onu, unico leader occidentale a farlo, ma in precedenza aveva proposto la mediazione del leader iraniano per i focolai bellici accesi dagli attacchi degli Hezbollah libanesi sul territorio di Israele.

E’ il caso di dire che per Prodi consegnare non solo i fiammiferi, ma anche la benzina, nelle mani dei piromani sia azione corretta.

E’ inquietante non solo la reiterata minaccia del dittatore iraniano, ma anche la sfrontatezza di tenere a Teheran una conferenza internazionale con il turpe scopo di negare l’Olocausto.

La repressione degli ebrei, per i fondamentalisti radicali iraniani, non è mai esistita.

Tutto questo nonostante che, con il passar del tempo, emergano ancora testimonianze e documentazioni sull’antisemitismo che è stato non solo fenomeno nazista ma anche diffuso nei regimi popolari dei paesi comunisti dell’est europeo.

Lo storico austriaco Raul Hilberg, noto per la sua attività di ricercatore e storico dell'Olocausto, all’inizio di questa settimana a Berlino in coda ai lavori della conferenza su "L'Olocausto nella memoria transnazionale" ha dichiarato: "La realtà emersa dai miei studi è che gli ebrei deceduti a causa delle persecuzioni naziste sono stati circa 5 milioni e centomila. Due milioni e novecentomila sono morti nei lager, un milione e quattrocentomila trucidati in esecuzioni di massa, ottocentomila nei ghetti.

Questa cifra comprende anche i settemila ebrei italiani, deportati prevalentemente da Roma, Milano e Trieste".

Ma lo stesso storico ha anche affermato, a proposito dell’Iran e delle teorie negazioniste del suo Presidente, che il suo antisemitismo sia strumentale e che serva a trovare seguaci nel mondo musulmano.

Se il dittatore iraniano, però, intendeva inviare un messaggio di forza e convinzione, per imporsi come leader arabo nella lotta ad Israele, c’è da osservare che il suo proposito sia stato reso molto meno credibile dalla contestazione ricevuta dagli studenti di Teheran che hanno gridato “morte al dittatore” e dato fuoco ai suoi ritratti dinanzi ai suoi occhi.

La contestazione ricevuta lo ha reso di certo meno credibile, nonostante la pronta repressione e la sparizione fisica dei contestatori.

La sua influenza ne esce indebolita, tanto più che  riemerge tra i suoi oppositori il riferimento al fallimento della sua politica economica che aveva fatto presa sulle masse e decretato il suo successo politico.

Non per questo, però, Ahmadinejad  appare meno determinato a procurarsi la tecnologia per la costruzione degli ordigni atomici ed a sfidare la comunità internazionale ancora impegnata a discutere sulle sanzioni da applicare.

E’ suggestiva la tesi di David Meghnagi, libico ed ebreo, professore di Psicologia dinamica all'Università' Roma.

Si fonda su due premesse, la prima storica:

“Sebbene la storia del sionismo dimostri come questa tesi non sia corretta, e' un fatto che l'esistenza di Israele viene vissuta in Europa e nel mondo occidentale come un atto di riparazione successivo alla Shoah".

La seconda psicoanalitica che fa dire al professore:

"in quanto simbolo di riparazione, gli atti di Israele non sono valutati secondo criteri politici, bensì morali, che non si applicano agli altri stati".

E’ su queste due premesse, afferma Meghnagi  che , i fondamentalisti islamici hanno capito che la distruzione di Israele passa dalla negazione della Shoah.

Secondo il professore libico, la negazione dell’Olocausto trae origine dalla convinzione di dover scardinare la resistenza del mondo occidentale all’annientamento dello stato di Israele.

L’arma atomica in preparazione diviene così una grossa minaccia alla sicurezza ed alla pace ed un pericolo per la deflagrazione di un terzo conflitto mondiale.

Vito Schepisi

http://vitoschepisi.blogspot.com/

 
Rispondi al commento:
a_tiv
a_tiv il 14/12/06 alle 16:09 via WEB
Grazie Luce...ma sembra che l'Italia lo stia capendo da sola. E' vero che gli italiani sono distratti e che dimenticano presto...dimenticano anche a quali personaggi si siano affidati il 9 e 10 aprile scorso, ma sembra che abbiano anche la capacità di emendare i loro sbagli. La Repubblica, giornale vicono a Prodi ed al centrosinistra, ha riportato un sondaggio in cui emerge che si sia ridotta al 38% la popolarità di questo nostro "insostenibile" Presidente del Consiglio. Bacio anche a te. Vito
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

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LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTà

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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