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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Rapidità di pensieroFoibe »

Uniti nella confusione

Post n°27 pubblicato il 07 Febbraio 2007 da a_tiv

Diciamolo subito!

Perché sia chiaro e non ci si nasconda dietro indecenti distinguo di orgoglio e di sovranità.

Diciamo subito che ciò che ci obbliga ad essere presenti a Kabul non è questione di multilateralismo o di unilateralismo.

C’ è un alleanza a cui l’Italia aderisce: la Nato.

Andar via dall’Afghanistan equivarrebbe a denunciarne il trattato, comporterebbe una diversa strategia politica internazionale e la conseguente fuoriuscita dall’Alleanza.

Già l’equivicinanza di D’alema è una formula azzardata, al limite della diplomazia, servita a mascherare vicinanze sospette ma non a  sancirle.

Le posizioni assunte nell’aria mediorientale ne sono una testimonianza inequivocabile.

La formula dalemiana serviva ad avvalorare la discontinuità richiesta dalla sinistra alternativa alla politica estera del precedente governo, ad incrinare la solidità delle alleanze tradizionali del Paese: l’Italia amica degli USA e di Israele.

Per la sinistra radicale la guerra fredda non è finita  e la spinta verso il neutralismo, che è poi l’anticamera della politica antiamericana, non si è mai attenuata.

Alle frange estreme si è sempre accostata buona parte della sinistra ex pci e frange del cattolicesimo sociale di ispirazione illiberale: il mix di Prodi e D’alema.

La lettera degli ambasciatori in Italia di sei Paesi (Usa, Gran Bretagna, Olanda, Australia, Canadà, Romania) impegnati assieme all’Italia a Kabul non ha niente di “irrituale”  e rappresenta un invito al rispetto degli impegni sottoscritti ed un monito al contributo che i paesi civili devono tributare alla lotta per la libertà, la democrazia e la convivenza civile.

L’Italia insieme a circa altri 30 paesi del mondo è lì per il ripristino delle condizioni di vita civile di una popolazione vessata prima dalla occupazione e repressione comunista sovietica e poi dal fondamentalismo islamico dei talebani.

Senza dimenticare che dall'Afghanistan, e su  ispirazione di Bin Laden, è partito l’attacco alle Torri gemelle di New York e che da quel paese è partito l’attacco al mondo civile attraverso azioni di terrorismo internazionale.

Dal regime fondamentalista instaurato in Afghanistan, divenuto un inferno per i diritti dei popoli, i talebani, sostenuti dai proventi della commercializzazione sui mercati criminali occidentali della produzione di oppio e con il sostegno politico ed economico di Bin Laden,  esportavano i più rigidi principi islamici.

Sollecitavano nei paesi arabi ed a prevalenza musulmana la formazione di regimi ispirati dalla più rigida interpretazione della legge coranica.

L’aver dovuto scrivere quella lettera ha rappresentato per i paesi sottoscrittori il giusto contributo al dibattito ed alla discussione politica tra i cittadini italiani nel momento in cui la politica estera italiana rischiava di subire un mutamento di rotta.

L’onestà di un popolo e di un Paese consiste anche nel rendere partecipi i cittadini e gli alleati del mutamento di una linea politica e delle ispirazioni di un governo che va a mutare i suoi riferimenti internazionali.

Significa richiedere chiarezza e lealtà.

Altro che “interferenze inopportune” come sostiene D’Alema!

I governi di 5 paesi rappresentati dagli ambasciatori firmatari, motivati dall’accusa di “irritualità” di D’Alema, hanno ribadito la legittimità e l’opportunità del contenuto della lettera.

Solo la Romania si è sfilata attribuendo l’iniziativa al suo ambasciatore.

L’Olanda dinanzi alla doppiezza italiana ha pure precisato che l’iniziativa era stata preannunciata e che il Governo ne era a conoscenza: smentendo Prodi, D’Alema e Parisi che affermavano, come al solito, di non saperne niente.

Per Prodi è la terza bugia pubblica da quando è Capo del Governo ed è la terza volta che viene smentito, senza che ne tragga le conseguenze e se ne assuma le responsabilità.

Naturalmente dal vertice di maggioranza convocato d’urgenza per la crisi latente del Governo è emersa  solo compattezza e  solidità della maggioranza, “unita nel sostegno alla politica estera e di difesa del Governo”.

E dire che Prodi prima del vertice abbia denunciato “un avvitamento pericolosissimo del dibattito interno” naturalmente della sua maggioranza.

Uniti si ma solo per occupare il Paese!

http://vitoschepisi.blogspot.com/

 
Rispondi al commento:
Dike_vendicatrice
Dike_vendicatrice il 08/02/07 alle 15:03 via WEB
Quanto scritto da rifondazione rispecchia un discorso che ha fatto anche Giordano a Porta a Porta due sere fa: ha detto di non sopportare le ingerenze di due stati stranieri nel nostro paese ed ha poi specificato che i due stati stranieri sarebbero Vaticano e Usa. Prodi e D'Alema si stanno arrampicando su ogni specchio per tener buona quella sinistra radicale che dice loro: "o fate come dico io o cadete e dopo col cavolo che gli italiani traditi vi rivotano". Rifondazione ha detto di aver trovato un accordo con il Governo in materi adi politica estera però scende in piazza a Vicenza contro quel governo con cui ha trovato l'intesa. Sua Dalemità sta cercando di difendere Prodi, sta dicendo che Prodi non sapeva nulla di Vicenza (e te pareva!) e sta scaricando tutto sul comune di Vicenza. MA chi vogliono prendere in giro? Ma da quando la politica estera è materia di competenza comunale? Vito, ma questo non è un governo, questo è un circo! solo che, per le loro pagliacciate stiamo pagando un prezzo troppo caro noi italiani.
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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