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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Uniti nella confusioneViolenza! »

Foibe

Post n°28 pubblicato il 09 Febbraio 2007 da a_tiv

tombe senza nomi e senza fiori dove regna il silenzio dei vivi e il silenzio dei morti...

Il 10 febbraio del 1947 a Parigi viene firmato il “Diktat”.

Così è stato definito il trattato in 90 articoli che sancisce per l’Italia ed i cittadini della Dalmazia e dell’Istria l’inizio di una nuova storia fatta di drammi umani, di ingiustizie, di privazioni e di umiliazioni.

Ed il 10 febbraio è la “Giornata del Ricordo”.

Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati.

Una tragedia inflitta a cittadini colpevoli di sentirsi italiani.

Tra i tanti episodi di squallore politico e di indecente cinismo basti ricordare, oltre alle foibe, ed a Porzus, anche la vile doppiezza comunista.

Il 6 novembre 1946 in una intervista all’Unità, Togliatti, rendendosi portavoce del maresciallo Tito, compagno comunista, meschinamente propone la cessione di Gorizia alla Jugoslavia contro il rilascio all’Italia di Trieste.

La nostra Trieste a quel tempo era oggetto di aggressioni e soprusi delle truppe di Tito con la complicità dei comunisti italiani.

Anche l’esodo dei profughi registrò atti di odioso cinismo politico.

I profughi istriani, come si può facilmente immaginare, lasciavano le loro terre ed i loro averi per sfuggire dal comunismo e dalla privazione della loro dignità di cittadini liberi.

Trovavano in Italia, indifferenza ed a volte odio ed ostacoli.

Ad un treno di profughi, ad esempio, diretto a La Spezia, fu impedita la sosta a Bologna, per un pasto caldo e per assistenza, per la minaccia dei comunisti bolognesi di scioperare contro la sosta di quel treno.

Un atteggiamento di spietata inumanità che può trovare pari riscontro solo nei metodi nazisti.

Le foibe sono delle cavità carsiche molto diffuse nella zona di Trieste, nell’Istria e nella Dalmazia.

La profondità di queste fessure a forma di imbuto rovesciato è varia e raggiunge anche i 200 metri.

Il metodo usato dai criminali comunisti slavi consisteva in molti casi nel legare con filo di ferro gli italiani del luogo, già torturati e privati di ogni loro avere, e di porli al limite della buca per poi sparare al primo della fila che cadendo trascinava con se nella foiba tutti gli altri.

Gli altri naturalmente erano ancora vivi.

Solo a leggerle e raccontarle certe cose viene la pelle d’oca!

Tutto questo avveniva anche con la complicità dei comunisti italiani.

I compagni italiani pronti a condannare ogni cosa, e soprattutto la violenza degli altri, ma sempre ciechi e muti dinanzi alla spietata condotta dei crimini del comunismo.

Il partito comunista che nel tempo cambia nome e (dice)  riferimenti ma che non ha mai sollevato neppure un debole grido contro questa atroce infamia.

Per anni hanno insabbiato ogni cosa, hanno nascosto, deriso, ingiuriato quanti osavano ricordare.

I processi si sono tradotti in farse oscene con magistrati che si preoccupavano solo di nascondere, sminuire ed insabbiare.

Non si conosce il numero dei morti gettati nelle foibe, ma parlare di oltre 10.000 può essere una base di partenza.

Da fonti diverse si presume che di certo non siano stati di meno.

La polizia politica e l’esercito di Tito dal 1943 al 1945, ed anche oltre fino al trattato di Parigi del 47, e forse oltre ancora, operarono una vera pulizia etnica, un genocidio che comprendeva anche donne e bambini e spesso per il solo fatto di essere italiani.

Tristemente nota è la Foiba di Bassovizza una frazione del Comune di Trieste, ora monumento nazionale.

La Foiba era una vecchia miniera in disuso profonda 228 metri prima del 1945. 

Non si conosce il numero delle persone gettate nella fossa ma circola una tesi secondo cui  dopo il 1945 i metri erano diventati 198.

Ben 30 metri in meno che si dice siano stati colmati da resti di corpi umani.

Con le foibe non si può non ricordare la strage di Porzus del febbraio del 1945.

Un gruppo di circa 25 partigiani non comunisti della brigata Osoppo trucidati dalla brigata Garibaldi e dai Gap comunisti, in intesa con i comunisti di Tito.

Ne è stato tratto un film nel 1997, con la regia di Renzo Martinelli, prodotto dalla Rai, un film onesto, documentato e forse per questo mai messo in visione.

"La storia fatta di silenzi, di falsificazioni, di mistificazioni, non è maestra di vita".

http://vitoschepisi.blogspot.com/

 
Rispondi al commento:
a_tiv
a_tiv il 10/02/07 alle 16:31 via WEB
La seguente deposizione racconta la fine di Norma Cossetto, una delle tante vittime delle foibe: "... Norma Cossetto era una splendida ragazza di 24 anni di Santa Domenica di Visinada, laureanda in lettere e filosofia presso l'Università di Padova. In quel periodo girava in bicicletta per i comuni dell'Istria per preparare il materiale per la sua tesi di laurea, che aveva per titolo "L'Istria Rossa" (Terra rossa per la bauxite).Il 25 settembre 1943 un gruppo di partigiani irruppe in casa Cossetto razziando ogni cosa. Entrarono perfino nelle camere, sparando sopra i letti per spaventare le persone.Il giorno successivo prelevarono Norma. Venne condotta prima nella ex caserma dei Carabinieri di Visignano dove i capibanda si divertirono a tormentarla, promettendole libertà e mansioni direttive, se avesse accettato di collaborare e di aggregarsi alle loro imprese. Al netto rifiuto, la rinchiusero nella ex caserma della Guardia di Finanza a Parenzo assieme ad altri parenti, conoscenti ed amici tra i quali Eugenio Cossetto, Antonio Posar, Antonio Ferrarin, Ada Riosa vedova Mechis in Sciortino, Maria Valenti, Umberto Zotter ed altri, tutti di San Domenico, Castellier, Ghedda, Villanova e Parenzo. Dopo una sosta di un paio di giorni, vennero tutti trasferiti durante la notte e trasportati con un camion nella scuola di Antignana, dove Norma iniziò il suo vero martirio. Fissata ad un tavolo con alcune corde, venne violentata da diciassette aguzzini, ubriachi e esaltati, quindi gettata nuda nella Foiba poco distante, sulla catasta degli altri cadaveri degli istriani. Una signora di Antignana che abitava di fronte, sentendo dal primo pomeriggio gemiti e lamenti, verso sera, appena buio, osò avvicinarsi alle imposte socchiuse. Vide la ragazza legata al tavolo e la udì, distintamente, invocare la mamma e chiedere da bere per pietà; Il 13 ottobre 1943 a San Domenico ritornarono i tedeschi i quali, su richiesta di Licia, sorella di Norma, catturarono alcuni partigiani che raccontarono la sua tragica fine e quella di suo padre. Il 10 dicembre 1943 i Vigili del fuoco di Pola, al comando del maresciallo Harzarich, recuperarono la sua salma: era caduta supina,nuda,con le braccia legate con il filo di ferro,su un cumulo di altri cadaveri aggrovigliati; aveva ambedue i seni pugnalati,un pezzo di legno conficcato nella vagina ed altre parti del corpo sfregiate. Emanuele Cossetto, che identificò la nipote Norma, riconobbe sul suo corpo varie ferite d'arme da taglio; altrettanto riscontrò sui cadaveri degli altri". Norma aveva le mani legate in avanti, mentre le altre vittime erano state legate dietro. Da prigionieri partigiani, presi in seguito da militari italiani istriani, si seppe che Norma, durante la prigionia venne violentata da molti. Un'altra deposizione aggiunge i seguenti particolari: "Cossetto Norma, rinchiusa da partigiani nella ex caserma dei Carabinieri di Antignana, fu fissata ad un tavolo con legature alle mani e ai piedi e violentata per tutta la notte da diciassette aguzzini. Venne poi gettata nella Foiba;La salma di Norma fu composta nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Castellerier. Dei suoi diciassette torturatori, sei furono arrestati e obbligati a passare l'ultima notte della loro vita nella cappella mortuaria del locale cimitero per vegliare la salma, composta al centro, alla luce tremolante di due ceri, nel fetore acre della decomposizione di quel corpo che essi avevano seviziato sessantasette giorni prima, nell'attesa angosciosa della morte certa. Soli, con la loro vittima, con il peso enorme dei loro rimorsi, tre impazzirono e all'alba caddero con gli altri, fucilati a colpi di mitra ..." Se questi erano uomini.....!!!!
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

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LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTà

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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