oh, anticamera della morte,
in te, l’esser dolora,
cercando, di sembrar forte…

ecco, è un alone, che sangue inonda,
avvolge, sommerge l’essere,
che trema, suda, s’adombra,
pensando all’ultima dimora, la tomba…

urla l’anima, dolorosi rimpianti,
crollando il corpo, verso il finale avello,
mistica, di colori cangianti,
una luce, ottenebra il cervello…

è la scena finale, dell’ultimo atto,
entra, evanescente,
l’agonia,
singulti flebili, lacerano il petto,
che rantola, addio, addio, figli mia…

mamma, penso spesso a te,
e quando il cielo, è patria di fantasia,
allor mi pare,
di udir sussurri,
sono tristi, flebili e affiora qualche lamento,
ti chiamo e ti richiamo ancora,
ma poi, capisco, è il vento…

allor, in lenta malinconia,
nasce un pensiero, poi vola via,
che gira, poi torna dappresso,
e riappari tu, FRANCESCA DEL CIPRESSO…

rivedo, inceder lento, corpo scarnito,
la tua lotta, di tanti anni,
di lacrime e di affanni,
vedova con tre figli, e che per loro,
non è esistito altro, solo rinunce,
mamma, tutto è passato…

chi più di te fu madre?
chi più di te lottò per i figli?
CRISTO, perché, invece d’aureola, di gigli,
gli desti serto di spine, poco amore,
tanta sofferenza, e tanto dolore…

or scompari, poi riappari tra i cipressi,
col tuo cammin, ancora più stanco,
e l’esil volto, sempre più bianco…

saga di vita, poi di morte,
chiude il cerchio la natura,
è terminata, la tua sventura…

bella, brutta, non importa,
(REGINA FOSTI, DEGLI OPPRESSI),
non addio, ma a presto,
ciao, FRANCESCA DEI CIPRESSI…

Castellano

ultima modifica: 2022-04-18T17:03:32+02:00da romana_81