Quella volta che

Qualunque sia la motivazione che spinge a scrivere non sarà mai del tutto libera e assoluta, dato che si lascia  esclusa  la parte intima  il più delle volte. E si fa volutamente, sebbene spinti da qualcosa di indefinibile, ma che tuttavia diventa un modo di preservare noi dal resto del mondo.
Siamo sempre un pò critici su noi stessi, sui giudizi che ci riguardano e, tentiamo di passarci attraverso magari evitandoli per non sentirci oggetto di interesse non richiesto. Di solito le persone vedono ciò che non riescono a vedere ed esaltano il peggio, anche se non c’è o è poco e, si appropriano entrando con circospezione, a volte a gamba tesa nelle vite di coloro, che in realtà, nemmeno conoscono per dire la loro,  a prescindere.
Tuttavia, poco importa di qualunque idea ci si possa fare di chiunque, fatto è che ci provo a svestirmi un pò interiormente, ovviamente, senza una linea precisa, ma scorrazzando di qui e di li.

Dopo la fine che sopraggiunse riguardo a tutto quanto fosse stata la mia vita, mi resi irreperibile alla vita stessa. Non avevo molte persone intorno, ma quelle poche, sebbene con fatica, lasciarono che io potessi fare ed esprimere il dolore, che sembrava indefinito e, straziante e persino inutile, dato che giunse il momento nel quale sentivo il vuoto simile alla morte. Se non avverti le sensazioni è segno che sei morta, continuavo a ripetermi e, non è che mi dispiaceva poi tanto, tutt’altro, sarebbe potuto essere il giusto ritrovo per il mio ristoro interiore  e, tornarmi utile.

Dormire era il mio modo di sopravvivere. Presi l’aspettativa dal lavoro e, trascorrevo il tempo dormendo più che potevo. Giorno dopo giorno assaporavo quel vuoto interiore che sembrava alimentarmi letteralmente. Svegliarmi, poi fare la doccia, indossare la vestaglia, nutrirmi e, neanche bene e, accendere la tv senza guardare ciò che trasmettevano e, poi tornare a dormire ancora.
Durò qualche tempo sempre uguale.

Un giorno, dopo che ne erano trascorsi tanti smisi di dormire e, non fu per mia scelta, ma stranamente sentivo di essere sazia di sonno e, così qualcosa cambiò. Non di molto, a dirla tutta, ma situazioni del genere comportano modifiche seppur piccole, che rendono le cose diverse per chi le vive sempre nella stessa maniera per tanto tempo. E così divenne meno ossessivo tutto quanto, anche se, non saprei spiegare come.

Qualcuno chiese al mio medico di famiglia di vedermi, parlarmi, ma era una scusa dato che volevano assicurarsi della situazione personale che vivevo. Temevano il peggio ovviamente e, così un giorno squillò il telefono. Dissi  quasi subito al medico che stavo bene e, che non mi serviva nulla, e ringraziandolo per l’interessamento. Da parte sua ricevetti comprensione riguardo al mio stato d’animo e, disse che avrei potuto scrivere le mie giornate e gli stati d’animo che provavo, nel modo in cui li sentivo e vivevo.

Non sarebbe stato complicato, a suo dire. Dare vita ai pensieri, seppur scritti li avrebbe resi vivi nel bene e nel male, e guardarli nella loro interezza sarebbe stato un modo per affrontarli, anche soltanto guardandoli male.  Li per li la cosa mi sembrò uguale alle altre che mi proponevano, con le loro buone intenzioni di portarmi un qualche beneficio, ma lasciai correre. Poi un pomeriggio accesi il portatile, lessi la posta oramai vecchia da tempo, risposi e dopo casualmente vidi la pubblicità della home page dei blog che transitava.

L’idea nacque subito. Creai un blog e iniziai a scrivere piccole frasi. Capii dopo aver visto la curiosità suscitata che erano lette. Man mano quelle frasi diventarono sempre più numerose sino a definire e descrivere cose che, probabilmente  sarebbero rimaste nascoste al buio dentro di me. Le persone interagivano e, mi piaceva avere a che fare con le loro parole gentili e comprensive. Un giorno scrissi un post diverso dal solito, nel quale descrissi cose dure e difficili vissute, insieme a quello che sentivo compresa la rabbia, e il mio dissentire da quella cosa accaduta e,  non voluta.

Non avevo idea di quanta considerazione potessi ricevere e, soprattutto le esperienze raccontate ricevute da chi si immedesimava nella mia condizione, che iniziava a cambiare diventavano numerose. Affrontare le cose, sebbene raccontandole mi aiutava non poco e, di conseguenza io aiutavo gli altri e, tra i tanti uno di loro era particolarmente triste, ma pronto a dire parole sempre incoraggianti, nonostante tutto.

Diventammo amici di penna. E scoprii un uomo non più giovanissimo e solo, lontano dagli affetti e distante dalla sua città, che ricordava in ogni occasione e, che sperava di tornarci, magari in mia compagnia appena fossi stata in grado di avere un umore migliore capace di farmi apprezzare le bellezze di quel luogo, che lui sapeva descrivere così bene da farmi essere tanto partecipe da poterla vivere attraverso le sue parole.

Attraverso il tempo che passava parlavamo al telefono spesso. Ascoltavo le sue vicissitudini e, le sue giornate e, quelle volte che lo facevano  sentire  meno solo. Ero contenta di poter dare un qualcosa, come il mio tempo a qualcuno simile a me, nella medesima condizione. D’altro canto lui mi considerava oramai un’amica e, questo mi faceva sentire ancora un pò viva.

 

 

Quella volta cheultima modifica: 2020-06-04T04:10:30+02:00da nuovonick4
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