Gli Stones non canteranno più Brown Sugar, è scorretta

I Rolling Stones - Londonita

La cancel culture non risparmia neppure il lessico in musica, e del resto perché dovrebbe se è tutta presa da un repulisti epocale? Di conseguenza i Rolling Stones, caduti nella rete del politicamente corretto, non hanno inserito nella scaletta del tour americano Brown Sugar, il cui testo riporta ai tempi della tratta dei neri e delle navi schiaviste, con quel brown sugar che, oltre a indicare un tipo eroina, fa riferimento a una ragazzina di colore e al suo sfruttamento. Pazienza se Mick Jagger, già nel 1995, diceva che non avrebbe riscritto un testo del genere, nulla ha placato la campagna di odio, neppure le dichiarazioni di Keith Richards al Los Angeles Times: “Non capiscono che è una canzone contro gli orrori della schiavitù? Spero però che saremo in grado di resuscitare la bambina nella sua gloria da qualche parte lungo il cammino“. Qualche esercizio di comprensione del testo sarebbe raccomandabile ai puritani del terzo millennio.

P.S. Stando alle statistiche di setlist.fm, Brown Sugar è la canzone che gli Stones hanno suonato più volte dal vivo dopo Jumpin’ Jack Flash.

Un articolo su molte canzoni a rischio censura qui.

Traduzione di “Brown Sugar”

La nave di schiavi della costa d’ oro è diretta ai campi di cotone
Venduta giù al mercato di New Orleans
Il vecchio schiavista deturpato sa che fa bene
Sentilo frustare le donne proprio intono la mezzanotte
Zucchero di canna come mai sei così buono
Zucchero di canna proprio come una ragazzina dovresti- ah hum oh …
woo!
Tamburi battenti, freddo sangue inglese scorre caldo
La padrona di casa si chiede quando finirà
Il ragazzo di casa sa che fa bene
Avresti dovuto sentirlo proprio intorno la mezzanotte
Zucchero di canna come mai sei così buono
Zucchero di canna proprio come una ragazzina dovresti- ah hum oh …
woo!
Ah, scendi zucchero di canna, come mai sei così buono?
Ah, scendi, scendi zucchero di canna proprio come una ragazza dovrebbe
Ah scommetto che tua mamma era uno spettacolo da baraccone
E tutti i suoi fidanzati erano dolci sedicenni
Non sono uno scolaretto, ma so quello che mi piace
Avresti dovuto sentirmi proprio intorno la mezzanotte
Zucchero di canna come mai sei così buono
Ah, vieni giù zucchero di canna, proprio come una ragazza dovrebbe
Ah, scendi, scendi zucchero di canna, come mai sei così buono
Ah scendi piccolo zucchero, zucchero di canna, muovilo tutto verso il basso [?]
Ah scendi piccolo zucchero di canna [?]
Ah piegati sulle tue ginocchia zucchero di canna
Come mai, come mai
woo!

Il Nobel nazista che imbarazzò la Norvegia

A cent'anni dal Nobel per la letteratura a Knut Hamsun, il poeta delle radici - Il Primato Nazionale

Torna in libreria, dopo un secolo, Germogli della terra, il libro grazie al quale Knut Hamsun vinse il Nobel per la letteratura nel 1920; peccato però che l’attribuzione del  prestigioso riconoscimento si rivelò un clamoroso passo falso da parte dell’Accademia svedese, perché nel frattempo lo scrittore era diventato un grande ammiratore di Hitler. Dopo la fine ignominiosa del Führer, la Norvegia corse ai ripari dichiarando il Nostro insano di mente, che tuttavia tale non era, perlomeno non in senso stretto, tant’è che seppe difendere egregiamente le scelte di tutta una vita pubblicando Germogli della terra. Ora, poiché i toni della narrazione sono misogini, violenti e razzisti, in parole povere troppo lontani dall’iper-sensibilità contemporanea, il libro resta di esclusiva pertinenza degli amanti della letteratura tout-court giacché è scritto molto bene, ma volendo potrebbe costituire motivo di interesse anche per coloro che sanno contestualizzare quello che leggono. Comunque bisogna affrettarsi: c’è il rischio che passi un altro secolo prima di rivedere il libro di Hamsun in libreria, poiché l’ombra sinistra della cancel culture è sempre in agguato. E ormai lo abbiamo imparato, il significato di contestualizzare sfugge alla cultura ipocrita.

Il mattino successivo la ragazza non se ne andò, né lo fece per tutta la giornata. Si rese invece utile mungendo le capre e sfregando le stoviglie di legno con della sabbia fine pulendole per bene. Non se ne andò piú. Lei si chiamava Inger. Lui si chiamava Isak.

La vita dell’uomo solitario si trasformò. È vero che la sua donna parlava in modo confuso e si nascondeva sempre il volto per via del labbro leporino, ma non poteva lamentarsene. Senza una bocca deformata probabilmente non sarebbe mai andata da lui, quel labbro leporino era la sua fortuna. D’altra parte lui era forse senza difetti? Isak, con la sua barba rossa e il corpo troppo tozzo, sembrava un orribile troll di fiume o una creatura vista attraverso un vetro deformante. E chi altri se ne andava in giro con uno sguardo come il suo! Sembrava capace di liberare da un momento all’altro una specie di Barabba. Era già tanto che Inger non fuggisse via.

Ma lei non fuggiva. Ogni volta che Isak si allontanava e poi tornava a casa, Inger era accanto alla capanna. Lei e la capanna di torba erano una cosa sola.

È vero che aveva una bocca in piú da sfamare ma ne valeva la pena perché ora poteva muoversi di piú, poteva assentarsi. Lí accanto c’era il fiume, un bel fiume che non era solo piacevole a vedersi ma era anche profondo e impetuoso. Non era un fiumiciattolo, e doveva nascere da qualche grande lago su a monte. Si procurò l’attrezzatura da pesca, andò a cercare il lago, e la sera tornò a casa con trote e salmerini. Inger lo accolse con grande meraviglia. Non essendo abituata a quel cibo era sopraffatta, e batté le mani esclamando: Sei straordinario!”

Knut Hamsun, Germogli della terra

E se censurassimo anche Giannini e Sordi?

Mariangela Melato e Giannini travolti da una satira sociale - Corriere.it

La provocazione è divertente, e forse non è fine a se stessa tenendo conto di quanto ha potuto la cancel culture in America (Via col vento docet). Ci prova, a risvegliare le coscienze di casa nostra, Alessandro Chetta col saggio Cancel Cinema. I film italiani alla prova della neocensura, fornendo un elenco di 200 titoli che, se osservati con la lente di ingrandimento del politically correct, potrebbero non superare l’esame dei “correttisti”. Ad esempio, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, correrebbe il rischio di restare al palo perché la “bottana industriale”, Mariangela Melato, viene malmenata da Giancarlo Giannini (violenza di genere); sulla stessa china Alberto Sordi in Amore mio aiutami, in cui il nostro Albertone riempie di botte la consorte Monica Vitti. E perché no, mettiamoci pure Lino Banfi quando canta “benvenuti a ‘sti frocioni” (omofobia), Totò che si imbratta la faccia di nero e  prende in giro la parlata degli africani (parodia razzista), senza dimenticare un classico di Scola, Dramma della gelosia – nelle parole di Chetta un “femminicidio ridarello” – che in tempi non sospetti valse a Mastroianni il premio come migliore attore a Cannes. Da quale film vogliamo iniziare?