PROVA: FCA 500 UN RITORNO AL PASSATO REGALA VERSATILITA’

#TESTDRIVE: IL RITORNO DI UN MITO – DALLA 500 ALLA #CINQUECENTO VIAGGIARE COMODI E SICURI

BASSI CONSUMI BUONE PRESTAZIONI CONFORT ADEGUATO E UN LOOK MODERNO ANTIAGE

PER LA CINQUECENTO L NUMEROSI GLI ELEMENTI DI PREGIO E UNA GUIDA MODERNA E RASSICURANTE

È da un po’ che è presente sulle strade, ma il fascino che ha saputo trasmettere fin dal suo esordio, poi amplificato dalla versione L, esaltato da una campagna di lancio importante, che p ripresa in questi giorni, non ci può esimere dal provarla per voi, che non avete ancora avuto la fortuna di salire a bordo della utilitaria, poi divenuta anche grande, della Casa nazionale. Dalla sua comparsa sulle strade italiane, la Fiat Cinquecento ha suscitato subito curiosità, aspettativa, ammirazione, affetto da parte di quanti avevano vissuto l’era della Fiat 500, negli anni ’60. Ma anche simpatia da parte dei più giovani, e in particolare dei più piccini. Il muso simpatico, che ricorda i fumetti di Topolino, e le dimensioni contenute l’avevano da subito resa simpatica ai bimbi. In realtà, la replica, in grande, della Fiat 500, cinquant’anni dopo, svela una linea elegante e grintosa. In sintonia con le caratteristiche della vettura, anche oggi di dimensioni compatte, duttile in città, ma adatta anche ai lunghi percorsi. La prima volta che ci siamo saliti a bordo è stato il caso… in un kart dromo della Riviera Friulana volevamo incontrare un vecchio amico tuttora presente nei rally: “Rudy”, al secolo Roberto Dal Pozzo, già navigatore di Bray, Lucky, Toni Fassina e di altri piloti degli anni ’70, ’80, ’90. L’occasione? Eccellente: un contest per scegliere un equipaggio destinato a correre in Costa Smeralda in una gara internazionale. La sfida, degli aspiranti piloti e copiloti, si giocava proprio sulle Fiat Cinquecento. Reincontrate alcune altre vecchie conoscenze del rallismo italiano, ‘Rudy’ ci ha detto: -“Facciamo un giro in pista”. Così abbiamo provato l’emozione di correre su un percorso nuovo, guidati dalle ‘note’ di un’icona del mondo dei motori. Il ‘maestro’ dei copiloti: ‘Rudy’. La macchina, docile e maneggevole, risponde agilmente alle sollecitazioni nelle staccate, supera come da copione le chicane. Certo, il modello che avevamo per mano avrebbe avuto bisogno di un po’ di cavalli in più per farci sentire con ancor maggiore realismo nei panni del pilota. Ma anche così, con l’auto di serie, è stato possibile apprezzare la buona posizione di guida, adatta anche per l’uso sportivo. Una buona frenata, anche se, per non sfigurare con uno dei nostri ‘miti’ del passato e di oggi, ‘Rudy’, è una delle funzioni della Cinquecento che abbiamo testato di meno. L’aspetto della Cinquecento è davvero simpatico. Perché ricalca con classe e stile moderno le forme della mitica Fiat 500. La si riconosce subito, anche da lontano, nello specchietto retrovisore, dai fanali: imitano perfettamente quelli della 500 degli anni ’60. Certo, con altre lampade e un’efficacia diversa.

Poi, sul nostro cammino, è arrivata la CINQUECENTO L.

Sicilia: aeroporto di Palermo. Un trasferimento di notte fino a Castelbuono, sulla montagna alle spalle del suggestivo borgo marinaro di Cefalù, ci permette di apprezzarne la grande capacità di carico. I generosi spazi interni. La comodità dei sedili. La qualità delle rifiniture. La simpatia del cruscotto e della strumentazione, con la radio-navigatore a display del tipo ‘touch screen’ centrale, che riprende le forme di quello della vecchia 500. Le ruote di dimensioni maggiorata rispetto alla versione base, quelle in lega, ci hanno consentito di prendere subito dimestichezza con la sua stabilità e la precisione di guida. Anche in un pur breve percorso di montagna. Il risveglio nell’accogliente agriturismo Bergi, fattoria didattica-biologica, e una colazione tutta naturale, ci hanno fatto aprire gli occhi sul paesaggio circostante: ci trovavamo proprio sotto le Madonie. Scendendo in strada, poche centinaia di metri più avanti abbiamo incontrato il cartello con scritto Targa Florio, e l’indicazione di un paio di tracciati da poter seguire, sulle strade già affrontate dai grandi campioni del volante. È lì che abbiamo provato la tenuta di strada, la maneggevolezza, la versatilità di un’auto di dimensioni, stavolta non da utilitaria, ma da piccolo SUV, che non si è lasciata intimidire dalla varietà delle strade, dalle rampe in salita, dalle discese guidate. Al rientro al nord abbiamo provato un’altra L, ma con le ruote più piccole. Questa volta con l’intenzione di fare attenzione a consumi, a un uso più familiare della Cinquecento. Confermate le ottime capacità di carico, ed è bene saperlo, esiste anche la versione Lounge, ancora più lunga e spaziosa, ci siamo trovati un po’ a disagio per i primi KM percorsi in autostrada. A causa delle ruote, forse sottodimensionate per questo modello, ma comunque di serie, l’auto ci ha trasmesso una sgradevole sensazione. Forse acuita dalla nostra consuetudine di guida con l’assetto ‘Alfistico’: tenendo la mano sinistra in alto sul volante, comportamento da non imitare nella guida di ogni giorno, per dedicare l’uso della mano destra alla leva del cambio, che è centrale e all’altezza giusta, la macchina tendeva a oscillare da un lato. Poi dall’altro. Come un pendolo. Un po’ come accade guidando per la prima volta un motoscafo dotato di una sola elica centrale. Riposizionando le mani nella classica posizione delle 4 – 10, abbiamo potuto apprezzare la sicurezza di guida della Cinquecento. La sorpresa più gradevole è arrivata dopo qualche giorno d’uso lungo le strade della Riviera Friulana: la lancetta del serbatoio stentava decisamente a scendere. E in effetti, il consumo medio dell’auto era ben superiore ai 20 KM/l. E al giorno d’oggi si tratta di un buon risultato. Anche per quanto riguarda la L, ci siamo affezionati alla sua linea, alla scelta concreta e azzeccata dai volumi e degli spazi. Alla simpatia della linea che ricalca, in maxi, quella della sorella più anziana, la 500 Familiare. Con la quale, da ragazzi, ci divertivamo a fare le gare di sbandata, che all’epoca, plagiati dal periodico Il Pilota e dalle gesta dei driver francesi come Androuet e Darniche, chiamavamo ’derapage’. Certo, perché la Fiat 500 era a trazione posteriore. Mentre la Fiat Cinquecento, anche la L, è come la gran parte delle auto moderne a trazione anteriore. E manifesta ampiamente tutte le caratteristiche positive che ne derivano. Anche sul bagnato è incollata all’asfalto. Non ha incertezze E sullo sterrato rivierasco, liscio e veloce, tra Carlino e Precenicco, non manifesta criticità: corre esattamente dove e come noi desideriamo, anche spingendo sull’acceleratore. La stessa sensazione rassicurante che si prova nel misto su asfalto, nella compagna del palazzolese. Anche esagerando nelle curve strette, Cinquecento non si scompone, grazie a un’adeguata distribuzione dei pesi. In conclusione, è un’auto consigliabile per le famiglie, ma anche per chi viaggia parecchio, e ha necessità di carico. Ma non vuole abbandonare il confort, né trascurare il proprio look. Diverse versioni di carrozzeria bicolore non fanno rimpiangere altri mini SUV in circolazione. E le conferiscono un tocco della classica eleganza Made in Italy. Che piace molto anche all’estero. Ciò consente di usarla in ogni occasione, da quelle di lavoro, a quelle familiari, alla sera, con gli amici. In ogni stagione. Ben accessoriata, forse, il prezzo d’acquisto può sembrare un po’ elevato, ma il confort, i bassi consumi e l’affidabilità e durata dei motori,  possono compensare, alla distanza, anche queste incertezze.

Carlo Morandini                                                      Listener

PERCHE’ APRIRE UN BLOG? PER CONIUGARE TEST DRIVE CON LA CONOSCENZA DEL TERRITORIO

Perché aprire un blog? Per poter scambiare con una platea in parte sconosciuta opinioni, pareri, esperienze. Acquisire conoscenza e cognizioni nuove. Su che cosa? Soprattutto su un argomento che mi appassiona da sempre. Da quando, bambino, mio padre mi permise di sedermi al volante della Fiat 750, non 600 badate bene perché aveva qualche cavallo in più di potenza. E mi fece stringere il volante. Poi, in una piazza della città arrivarono delle automobiline con motore a scoppio del Club di Topolino. E non riuscivo a staccarmene. Mentre gli zii emigrati in Francia al rientro per le vacanze estive mi portavano le riviste di auto e motociclismo in francese. Forse, dunque, la passione per i motori me l’hanno trasmessa loro. E si è rafforzata nel tempo. Sta nel DNA di chi è cresciuto in un’epoca nella quale la radio, i giornali quotidiani, le prime trasmissioni televisive, i primi rotocalchi trasmettevano l’alea di imprese epiche: i primi traguardi dell’uomo con i motori, su due o quattro ruote. Ingigantendone la portata, ma forse rendendone in modo realistico la reale dimensione. Perché charlieinauto? ‘Charlie’, ovviamente Carlo, era il soprannome con il quale le prime fan del Motoclub mi incitavano quando correvo nell’enduro. Prima nella regolarità moticiclistica. E sapete come si chiamava il club, con sede nel cuore della città? ‘El cai’, che i lingua friulana significa lumaca… Qualche coppa, poi il progresso che galoppava già più veloce di noi fece arrivare il grande rallysmo sulle strade delle montagne vicine, dove la sera andavo con gli amici ad allenarmi su percorsi interamente sterrati. E il buio della notte era squarciato dai bagliori dei Carello Sirio o Megalux. E il silenzio della montagna del rombo del quattro cilindri della 124 Abarth, del suono pieno e rassicurante dei sei cilindri Ferrari della Stratos, dalla pressione sibilante dell’Alfa GTV, dal ritmo metallico del motore raffreddato ad aria delle Porsche. E ogni passaggio dei campioni di allora era una lezione di stile di guida: Munari, Ballestrieri, Pregliasco, Verini, il povero Cambiaghi, Bacchelli, Bray, Pasutti, l’indiano Metha, Trombotto, Paganelli… Poi, l’arrivo delle prime radio ‘pirata’, perché ancor prive di permessi di radioemissione. Ed ecco le prime trasmissioni a tema: ‘Pole position’, ‘Canale 49 motori’… Poi Autosprint, Rombo. Ma dopo il terremoto che colpì il Friuli il lavoro si sarebbe sviluppato su altri versanti, istituzionali, e su argomenti meno ‘rombanti’. Ma la passione, quella vera, non si può estinguere. E pur avendo sempre continuato a coltivare il giornalismo motoristico, il volante, in mano, l’ho tenuto per viaggiare e girare per lavoro: credo per quasi 3 milioni di km calcolando le auto impiegate moltiplicate per il tempo trascorso dalla patente A, a sedici anni, la B a diciotto e qualche mese. Ed ecco, di recente, da alcune emittenti televisive del Nordest, l’invito per creare una trasmissione sulla cultura del territorio. E per percorrerlo, anche in auto. E inserirvi qualche test drive. Che proprio questo blog potrà contribuire a divulgare ulteriormente e a renderne partecipi altri appassionati. Charlieinauto