Ogni essere vivente è soggetto ad una legge della vita. Con la parabola di oggi, Gesù svela una legge necessaria anche per il Figlio dell’uomo, per il figlio di Dio, è la legge di ogni uomo, che è quella di morire, perché l’uomo di sua natura è un essere mortale.
La morte di Gesù però non sarà solo morte, ma gloria, perché sarà il dono di vita; e come tutta la sua vita è stata un dono d’amore, così la sua morte si trasformerà in dono per la vita del mondo.
Come un seme, inizia il suo percorso nei meandri oscuri della terra, dove soffoca e marcisce, ma in primavera diventa uno stelo verdeggiante e nell’estate una spiga carica di chicchi di grano.
Questa metamorfosi contiene una forza segreta, tipica del parto, un mistero di fecondità e di vita, che si moltiplica e porta molto frutto ora, e per la vita eterna.
Alla luce di questa visione si comprendono anche le parole: “Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”. Perché, chi considera la propria vita come una proprietà privata e incentra tutto su se stesso, è come un seme chiuso, senza prospettive di vita. Chi invece si apre agli altri, avrà una vita viva, creativa, e sarà fonte di pace, di felicità e di dono per chi incontra, perché vive già la vita di Dio che è amore, dono di vita eterna.