Ascoltare

 Screenshot_20240725_232321

VENERDÌ 26 LUGLIO 2024

SANTI GIOACCHINO E ANNA, GENITORI DELLA BEATA VERGINE MARIA – MEMORIA

“Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore”. Cosi inizia la parabola di oggi. Ascoltare e comprendere sono i movimenti per lasciare che quel seme della Parola, che Dio ha seminato in noi in abbondanza, possa generare vita.

Se ci guardiamo dentro, conosciamo il nostro terreno: pietre erbacce, rovi, assieme a terra buona; eppure il Signore semina proprio nel mio campo. La Parola di Dio lavora dentro la mia storia; è solo nell’ascolto che ne diventiamo familiari, dobbiamo lasciarla penetrare nel cuore, nei nostri pensieri, cosi che anche quando la nostra debolezza ci fa temere di non farcela, o non vediamo quei miglioramenti che speravamo, oppure le cose ci sembrano troppo difficili da affrontare, non dobbiamo lasciarci scoraggiare.

Scrive Clemente Rebora, parlando della sua conversione: “E la Parola zittì chiacchiere mie!”. Un’espressione molto chiara, che ci indica quanto dobbiamo lasciar tacere pensieri e parole, che nel nostro cuore soffocano la vera Parola. La Parola di Dio in quanto tale, genera vita di Dio, genera in noi quella piccola luce che è la fede, la quale ci sostiene nelle difficoltà, genera l’amore perché solo esso dà vita, genera speranza perché il nostro terreno ha una grande possibilità di far germogliare vita in abbondanza. Siamo contadini non della nostra parola, ma di quella di Dio, e ogni frutto è opera sua al di là dei nostri errori.

Accogliamo ogni giorno questa Parola, meditiamola, custodiamola, prendiamoci cura del nostro terreno, cosi che ogni germoglio sarà un dono di Dio innatteso.

 “Signore,

Parola viva, fa che non sia Tu a parlare invano,

ma trovi in me un terreno buono.

Ti ascolto:

cos’hai da dirmi?

Leggo il tempo della tua presenza

come pagine da sfogliare senza fine,

ed io non voglio perdermi più nulla,

ma semplicemente

trovarti nel mio cuore

e sentire la tua voce dirmi:

ti amo, figlio mio,

per risponderti:

Padre, anch’io.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Servire

 Screenshot_20240725_013419

GIOVEDÌ 25 LUGLIO 2024

SAN GIACOMO, APOSTOLO – FESTA

La ricerca del primo posto non è un evento così raro, anzi, possiamo affermare che è un desiderio ben presente che penetra e avvolge l’animo di molti, se non di tutti.

Gesù da buon pedagogo, ascolta, interroga e spiega qual’è il vero significato del potere del regno di Dio.

“Voi non sapete quello che chiedete”, afferma Gesù. Nessuno aveva ancora compreso qual’era la maniera di regnare di Gesù e cosa sarebbe successo in futuro, tanto che anche gli altri dieci apostoli si sdegnarono perché, accomunati dalla stessa competizione per raggiugere i primi posti.

La fame di potere rende dominatori e non servitori. Il Figlio dell’uomo è venuto per servire. Stare a destra e a sinistra di Gesù, significa percorrere le strade della vita con Lui e come Lui, accogliendo, ascoltando, testimoniando, sollevando i cuori affranti, vivere l’amore che ama per primo, senza fare calcoli.

Dio si fa servo dell’uomo, voce dei poveri, piccolo con i piccoli, si inginocchia davanti agli uomini per lavare loro i piedi; la sua grandezza consiste nel servire tutta la nostra umanità, debole, ferita, peccatrice. Dio non tiene il mondo ai suoi piedi, ma nelle sue mani per sollevarci alla sua guancia (cfr Os 11,4), perché Lui è il primo nell’amore.

“Signore,

aiutami a non scegliere i primi posti,

ma fa che desideri

che Tu sia il primo per me.

Il primo a cui andare a chiedere perdono,

il primo a cui dire la mia angoscia,

il primo in cui posare il mio cuore,

così che se al mondo

mi sentirò ultimo,

saprò che in Te sono un figlio amato,

a cui Tu hai offerto la vita

perché la mia ti incontrasse”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Seminatore

Screenshot_20240724_010950

24 LUGLIO 2024

MERCOLEDÌ DELLA XVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Ogni contadino seleziona la sua semente, semina e pianta con fiducia nella forza del seme e nella generosità della natura, confida in una stagione favorevole che dia un buon raccolto. Ma il seminatore di questa parabola sembra essere uno strano seminatore che “spreca” seme, getta ovunque il suo germe di vita.

Dio non tiene nulla per sé, ci ha dato tutto e ha dato tutto se stesso, in ogni vita c’è un germe di Dio. Egli è un seminatore che non guarda le stagioni, semina sempre solcando tutti i terreni, continua a lasciar cadere delle sue mani semi di ogni tipo, a volte minuscoli, quasi impercettibili, germi di vita che non si sa dove e come germoglieranno.

Dio è paziente, aspetta che quel campo che siamo noi, accolga nel suo terreno, nel suo cuore il germe della salvezza. In ogni cuore è presente almeno una zolla di terra buona,

in cui poter produrre frutto, e il Padre non perde mai la speranza che ogni figlio possa far germogliare e crescere buoni frutti, secondo la possibilità di ciascuno.

Nel Regno di Dio non ci sono condizioni di “spreco”, ma solo di dono; e quando l’amore di Dio riversato su tutti gli uomini senza distinzione, ci sembra uno spreco, ricordiamoci che anche noi siamo amati cosi come siamo, per puro dono.

Affidiamo al Signore il terreno del nostro cuore e proviamo a far crescere il seme che Lui ci dà, facciamogli spazio, cosi che anche la nostra poca terra fiorirà. Non escono forse fiori anche dalle crepe?

“Signore,

cresca in me la tua forza

ed il tuo amore.

Cresca in me quella speranza

che mi guarisce,

perché è dono tuo.

Dammi il tuo cuore

per posare il mio.

Cura la mia terra arida,

così che quel fiore appena nato

veda in Te ciò che da sempre desidero: una possibilità.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Rabbunì

Screenshot_20240722_012457

 

LUNEDÌ 22 LUGLIO 2024

SANTA MARIA MADDALENA – FESTA

Maria non teme di sfidare la notte, il buio, per trovare l’amato del suo cuore, si è recata al sepolcro di buon mattino; non poteva aspettare la luce del sole, perché nel suo cuore era presente una luce di speranza che l’ha spinta fino al sepolcro. Il suo cuore gonfio di dolore, ma anche carico di amore aspettava, sperava: tutto non poteva finire cosi in un sepolcro.

L’amore spinge a cercare l’amato, Lui è il Signore della vita, Maria lo crede fermamente e se non poteva rivederlo, almeno poteva restargli accanto, custodirlo.

Ma la tomba è vuota! E dopo aver dato l’annuncio agli altri, ella rimane presso il sepolcro a piangere. Quegli occhi che erano arrivati nel buio, ora gurdano il vuoto, un’assenza che non conosce, perché il ricordo che ha, appartiene alla vita.

Gesù raccoglie tutte le lacrime di Maria, come quelle di tutta l’umanità e illumina di nuova vita ogni tristezza più profonda. Una nuova alba si accende nel cuore di Maria. Gesù la chiama per nome: “Maria!”, la ridesta alla vita. La voce di Gesù la riporta alla sua presenza: il suo Signore è presente, ora può scorgere davanti a sé tutto quello che non osava nemmeno sperare. Maria vuole trattere Gesù, il suo cuore è gonfio di gioia che non può trattenere,

il suo maestro vivo!  Da questo incontro, anche Maria vivrà una vita nuova, vivrà da discepola del Signore verso quei fratelli e quelle sorelle con cui, giorno dopo giorno ne condivide il cammino, perché la resurrezione di Gesù, non è solo la sua resurrezione, bensì quella di ciascuno di noi.

“Rabbuni”, maestro del cuore,

risorgi per me dalla mie ferite,

risorgi con me

da quella fatica che mi sfianca.

Risorgi.

Togli quella pietra

che non mi permette di andare.

Sono qui e ti aspetto

è l’amore che mi fa credere.

Io credo in Te,

io amo Te

e se anche dovessi aspettare

giorni e notti,

non sarà mai abbastanza

rispetto a quanto Tu hai atteso me rivolgermi così a Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

In disparte

 Screenshot_20240721_013027

21 LUGLIO 2024

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

C’è sempre tanto da fare, il Signore lo sa, ma ci chiama a riposare con Lui. Non è solo una necessità del corpo per riprendere le forze, ma è soprattutto un’esigenza del cuore.

Anch’io, discepolo di oggi, ho bisogno di stare con Dio e sentire il suo cuore, ammirare la sua bellezza, attingere alla sua forza che solo l’incontro personale con Lui può donare.

Riposare è darsi tempo di sostare nel silenzio e nella solitudine, fermarsi per “essere”, per dare compimento al nostro operare, per comprendere il valore profondo della realtà che ci circonda, per viverla come dono, come amore, come festa, come

gioia, perché l’uomo non è mai cio che produce, ma ciò che vive.

Il riposo è tempo di pausa che dona nuova lucidità, ci fa entrare in una dimensione divina, nella pienezza di quel “far nulla”, che è contemplazione di bellezza e gratuità di un Dio che ha gia fatto tutto e ora si riposa con te.

Godere della compagnia di Gesù, ci fa assumere il riflesso di quella vita donata per puro amore, senza pensare a un tornaconto da parte dell’uomo.

Nello stare in disparte con il Signore, i discepoli imparano a sentire anche la profondità di quella compassione di Dio per i suoi figli, per poterla poi portare e annunciare, non a nome loro, ma in forza di quella intimità che hanno vissuto, del ristoro che hanno sperimentato.

“Rendi Signore

il mio in disparte dal mondo

dalla fatica,

ma non dal tuo cuore.

Dammi la forza per cercarti

e per lasciarmi trovare da Te,

così da guarire in me

ciò che ancora non va.

Mi metto in disparte

a riposare sul tuo cuore,

affinché il mio

si senta sotto un cielo di stelle.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Gesù confido in Te

 Screenshot_20240720_011931

20 LUGLIO 2024

SABATO DELLA XV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Anche se è ben chiara la volontà dei farisei di far morire Gesù, Egli non si nasconde, anzi trova ancora nuovi luoghi dove prendersi cura di questa umanità che cerca vita. Molti sono quelli che lo seguono, intravedono in Lui qualcosa che altri non hanno. Gesù non fa promesse, le compie, testimonia un Dio vicino a ogni tipo di sofferenza umana, incoraggia, sostiene, perdona, ridona speranza.

Un Dio che vince il male con il bene potrebbe sembrare un duello impari, dove il fallimento è assicurato. Eppure quel fallimento ha stravolto tutto, ogni modo di pensare e di concepire la grandezza umana e la grandezza divina.

Gesù mostra il volto mite del Padre, che opera a partire da quelle viscere di misericordia, da quella compassiome verso ogni figlio, da dare tutto della sua divinità, fino a dare il suo stesso Figlio e dire che nulla può corrompere l’amore di Dio.

Il germe dell’amore “folle” per ogni creatura ha spazzato via ogni male, ogni peccato.

Ognuno può incontrare Cristo nel profondo del cuore, nel segreto della propria anima, dove albergano solitudine e fragilità, proprio lì Dio dona se stesso e infonde la capacità di riceverlo, perché è il suo Spirito a portare vita, a dare forza; ogni cammino trova luce di speranza.

“Gesù confido in Te,

abbi cura di me,

sii la mia luce

aiutami a non dividere

il cuore in pezzi,

che il tempo renderà polvere,

ma aiutami a posare il cuore in Te,

così che sappia ringraziare

per l’immenso dono

che sei per ognuno di noi,

cercatori del tuo sguardo,

cercatori di Misericordia.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Misericordia io voglio

 Screenshot_20240719_004143

19 LUGLIO 2024

VENERDÌ DELLA XV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Spesso sembrano piu comprensibili i sacrifici che la misericordia. Oggi il Signore ci insegna che il dono più grande che è venuto a donarci, è proprio questo: un amore che perdona. Non si vuole dire che se facciamo un’offerta, un “fioretto”, o un atto di ascesi sono gesti inutili, ma il rischio è farne un assoluto, quasi che sia tutto merito nostro, oppure il nostro dono un “tornaconto” nei confronti di Dio. Egli invece si dona a “perdere”, con il rischio che nemmeno ci rendiamo conto della portata di quanto stiamo ricevendo.

Tutto questo nasce dall’amore che Dio ha per noi, così grande da anteporci a qualunque cosa.  A noi viene solo chiesto di lasciarci amare, di liberare il cuore dalla fatica di fare, e trovare invece un po’ di tempo per stare con Lui.

Troviamo il tempo, è estate, cominciano le ferie, dedichiamo del tempo a Colui che è Signore anche del tempo. Mettiamoci li, e lasciamo che Lui ristori il nostro cuore. Questo è il dono più grande che possiamo fargli: noi stessi, persino ciò che ci sembra non vada bene offrirgli, poniamolo nel suo cuore, quello è il posto giusto, dove la misericordia tocca la nostra umanità e la vivifica di un amore gratuito, per ritrovare la strada e sentirsi a casa nel cuore di Dio.

Possa la sua misericordia sostenervi sempre; possa il Signore colmare il vostro cuore. Non abbiate paura di Lui, Egli è qui accanto a noi, ci conosce così bene da poter dire: misericordia io voglio e non sacrifici, perché ti amo e ti rendo il meglio di te.

“Signore,

insegnami a vivere del tuo perdono.

Sono qui dinanzi a Te,

eppure mi vergogno di quello che sono, del mio errore.

Sono qui dinanzi a Te

e Tu di fronte a me,

che mi ami così intensamente

da sentire il tuo respiro

vibrare il mio cuore.

Ecco il tuo amore: un respiro profondo,

che dal tuo cuore incontra il mio,

così che respiri amore

e non il mio peccato,

così che respiri Te e viva di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Venite a me

Screenshot_20240718_105232

 

18 LUGLIO 2024

GIOVEDÌ DELLA XV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Venite a me”, è un invito personale che Gesù fa a ciascuno di noi. Venite! Vieni! Conosco la tua fatica, la tua, stanchezza, la tua oppressione e voglio darti ristoro. Perché ogni tuo peccato, ogni tuo errore è avvolto dalla mia misericordia e non più condannato da una legge che non dona la vita.

Può succedere che nello sforzo di rimanere fedeli alla legge per la legge, si cade ancora di più, perché ci manca la libertà del cuore che guarda prima di tutto all’amore. Nessuna norma può dare vita, né può dare amore. Solo l’amore dà vita.

Gesù è questo amore che riappacifica il nostro cuore, che dà compimento alla nostra vita e alla nostra storia, perché con Lui diventa storia salvata, storia di salvezza. Lui è il maestro di una vi­ta piena, con dentro tutta la rivelazione dell’amore di Dio. In Lui appare evidente ciò che succede quando un essere umano lascia che Dio regni nella sua vita, diventa segno vivo del Regno.

Accogliamo l’invito di Gesù, andiamo a Lui prendiamo il suo giogo della mitezza e dell’umiltà che sono la cura che Egli ha per noi. È mite: non domina, serve; è umile: stima l’altro degno di essere amato. Allora portare il giogo con Lui diventa leggero, perché è Lui che si è fatto carico di tutto il peso, della nostra fatica di camminare; ci è accanto sulla stessa strada, non devo fare tutto da solo, devo solo rimanergli accanto.

“Maestro del cuore,

Signore della storia,

sollevaci il cuore dalla fatica

che opprime.

Restaci accanto!

Mio Dio,

cammino verso Te,

affaticato e oppresso in cerca di pace,

il mio sguardo incontra il Tuo

e mi sento meglio

perché Tu mi sei accanto da sempre,

in ogni momento.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Ti rendo lode

 Screenshot_20240717_100448

17 LUGLIO 2024

MERCOLEDÌ DELLA XV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra”. Si! Ti benedico a partire da ciò che sono e da quanto mi vive attorno: “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi ( Sl 8,4). “Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio” (Sl 139,14). Ti lodo perché la tua sapienza è meravigliosa: un grande mistero svelato ai piccoli, a chi crede che la sapienza e l’intelligenza non sono strumenti per possedere o dominare.

S. Giacomo insegna: “La sapienza che viene dall’alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia (Gc 3,17). Chi vive secondo la logica dell’egoismo non può capire il mistero di Dio, perché Dio è amore mite e arrendevole, è misericordia infinita.

Dio è mistero di comunione e di dono, vive nella relazione. L’uomo che non comprende questo si chiude nella propria autosufficienza, si esclude dal partecipare al mistero di Dio, quasi non avesse bisogno ne di Lui, ne dei fratelli. Solo i piccoli riescono a comprendere che la forza sta nella debolezza, nel riconoscersi limitati e bisognosi della relazione con i fratelli; la forza si genera nell’unità che rende capaci di far dare il meglio degli altri e di se stessi, e così prendersi cura recirocamente.  La sapienza diventa la conoscenza dell’amore reciproco, come l’amore che il Padre dona al Figlio.

Con Gesù rendiamo lode al Padre, il nostro cuore esulti di meraviglia, perché ricolmo di stupore davanti al mistero di tanta bellezza e bontà, che per dono, riusciamo a scorgere dentro e attorno a noi.

“Signore,

insegnami la via della conoscenza

così da scorgerti in ogni cosa.

Aiutami a crescere nella fede,

così che scorga

che la mia forza sei Tu.

Libera il mio cuore,

guariscimi.

Ti rendo lode perché ho Te

e tutto il resto è un’aggiunta.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Divisione?

 Screenshot_20240715_011136

LUNEDÌ 15 LUGLIO 2024

SAN BONAVENTURA, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

Le parole di Gesù oggi ci sembrano molto dure: parla di spada, di conflitti, ma la sua spada non è un arma da guerra è una Parola, la sua. Questa Parola crea divisione perché implica la fedeltà a Dio. Qui pero non si tratta di distinguere chi crede da chi non crede, buoni o cattivi, si tratta di riconoscere in noi quella conflittualità che fa parte della nostra vita e delle nostre relazioni.

Scoprire che in noi è presente il male quando vorremmo fare azioni di bene, ci fa provare sconforto, pensiamo di non valere abbastanza, di non riuscire a combinare nulla di buono.

Il male è dentro di noi, i conflitti li troviamo all’interno dei nostri affetti,

delle nostre situazioni normali. Non dobbiamo spaventarci, perché questa difficoltà è proprio la croce che ogni uomo porta in se. Portare la nostra croce significa impegnarci quotidianamente a vincere il male per diventare persone più umane e più libere. Solo con Gesù la nostra croce diventa portabile. Egli infatti, non porta la sua croce, ma quella che gli abbiamo dato noi, fino alla morte, ed è li che si distrugge ogni forma di male e tutto viene riconciliato, perdonato.

La vita vive secondo l’amore donato, non la puoi trattenere, e quando la vivi come il luogo dove puoi amare e perdonare, allora guadagni quel bene più grande che è la vera vita da figlio e fratello, cioè guadagni la vita eterna: vita che ha vinto il male. Vita che non teme più di perdere qualcosa, ma che sa accogliere e donare, dove anche solo un semplice bicchiere d’acqua non va perso, perché in quell’ospite c’era Dio.

“Signore,

ho bisogno del tuo coraggio,

per scoprire il mio errore

e consegnartelo.

Tu l’hai già preso,

una croce ti ho consegnato.

Mio Dio perdona il mio cuore

che si siede mendicante sull’asfalto.

Il tuo amore mi rialza,

perché ti siedi accanto a me

a darmi il coraggio

di consegnarti tutto.

“Siediti qui accanto a me, parliamone”:

ecco dove incomincia la mia storia d’amore con Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)