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Ma voi chi dite che io sia?
GIOVEDÌ 08 AGOSTO 2024
SAN DOMENICO, PRESBITERO – MEMORIA
Gesù pone una domanda essenziale per la vita di ciascuno: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Chi è Gesù per me? Non è una questione dottrinale, di definizione, di dogma e memmeno il pensiero che mi sono fatto di Dio; qui si tratta di riconoscere l’esperienza, la mia relazione, il mio lasciarmi interrogare da Lui. Per capire le sue domande devo mettermi in ascolto e nell’ascolto troverò le risposte.
Gesù ci ha detto tante volte chi è Lui, noi dobbiamo ascoltarlo. Egli si fa conoscere e si rivela con un linguaggio che ogni uomo può comprendere: l’amore.
Una persona la conosci nella misura in cui la frequenti, ma soprattutto nella misura in cui la ami, altrimenti ne rimane una forma superficiale e generica. Solo l’amore ti permette di partecipare ad una vera relazione, che incontra l’altro nella verità di se stesso. Dio è amore, solo se lo amo lo conosco, solo nell’amore posso dire chi è Lui per me, posso rispondere alla ragione della mia vita, al mio essere nel mondo, posso rispondere con la mia vita spesa nell’amore; Lui la vita l’ha data tutta per me.
Questo capovolge anche la mia fede, perché credere significa lasciarmi interrogare, mettermi continuamente in discussione. Chi è Gesù per me? Lo sento veramente come il Signore della mia vita? Colui che da sempre mi ama e ha dato la vita per me? Il mio principio e il mio punto di arrivo? Il senso della mia storia con i suoi alti e bassi e il senso del mondo nelle sue contraddizioni e rivelazioni?
Cerchiamo il Signore, ascoltiamolo, lì è ogni nostra risposta.
“Signore,
Tu sei per me,
la mia parte migliore,
sei di me quell’amore che mi orienta, che conduce e che sento vivo.
Fa o Signore,
che sappia mostrare il tuo volto
a chi incontro,
così che sia Tu a risvegliare
in ciascuno di noi la parte migliore
ovvero, Te stesso unito a noi,
e il cuore conoscerà riparo
in Te.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Pane
28 LUGLIO 2024
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
Gesù che sfama le folle moltiplicando pani e pesci è un gesto messianico, tutto allude alla celebrazione eucaristia, dove il miracolo è simbolo. Il racconto non ha il sapore di un semplice ricordo, ma la potenza di un “memoriale” che si rinnova e partecipa il dono della grazia che racchiude, grazia che arriva fino a noi oggi, ora. Se il vangelo qui annota che: ” Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei”, noi viviamo in una nuova Pasqua, un nuovo pane: il corpo stesso di Cristo, divenuto cibo per la fame esistenziale del mondo intero. Lui è il vero Pane disceso dal cielo che nutre e dà la vita, che ristora e dà riposo, che sà colmare i desideri di senso di ogni persona umana.
La misura del Signore è quella di colmare e addirittura avanzare, ma nulla va perduto; in ogni pezzo di pane c’è qualcosa che non può perire, perché lì c’è tutto l’amore del Padre, c’è il nostro diventare comunione con i fratelli, e questa è già vita eterna.
Nella comunione si compie il grande miracolo, dove ciascuno può uscire dal proprio egoismo e dalla paura che la “vita” non ci basti mai.
Chiediamo al Signore che il suo pane colmi le distanze del nostro cuore, che ci separano da Lui e dai fratelli, cosi che la nostra vita si realizzi veramente come dono di comunione.
“Signore,
donami sempre il tuo pane,
per sfamare la mia fame più profonda.
Abbi cura di me,
senti anche ciò
che non riesco ad esprimere.
Sono qui e mi fido di Te,
del tuo amore,
di quel pane che tra le mie mani è accolto.
“Amen” Gesù,
ti ricevo come un abbraccio
che da sempre mi aspettava
e che io cercavo.
Dacci sempre il tuo pane,
donaci sempre il tuo amore. Amen!
“(Shekinaheart eremo del cuore)
Dio in me
GIOVEDÌ 11 LUGLIO 2024
SAN BENEDETTO, ABATE, PATRONO D’EUROPA – FESTA
Festeggiamo oggi S. Benedetto patrono d’Europa che ha fatto dell’ascolto il luogo dove apprendere la vera sapienza divina.
Egli infatti, inizia la sua regola con la parola: “Ascolta, figlio, gli insegnamenti del maestro e tendi l’orecchio del tuo cuore…” Ai monaci raccomanda più di una volta: “Nulla assolutamente anteporre all’amore di Cristo”. Vivere l’unità con Cristo è un costante cammino di ritorno al suo amore sorretti dalla sua grazia.
Il Vangelo di oggi ci ricorda che: chi segue Gesù “riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”, ma per compiere questo cammino è necessario lasciare tutto. Cos’è questo tutto? Se nulla ci potrà mai separare dall’amore di Cristo, come afferma S. Paolo (Rm 8,35-39), cosa dobbiamo realmente lasciare? Dobbiamo lasciare il superfluo, quanto veramente non giova alla nostra vita.
Gesù conosce bene il nostro cuore, e perché esso sia libero, ci chiede di staccarci da ciò che ci crea dipendenza, affanno, frustrazione o addirittura infelicità. Distinguere i bisogni veri da quelli apparenti. Se non sempre è possibile fare uma stima delle rinunce, il guadagno invece ha un peso incalcolabile e prezioso nel cuore, perché è la vita eterna, ovvero non qualcosa che succederà, ma quanto da senso al mio vivere quotidiano: la vita stessa di Dio in me.
“Tu, mio Dio
colma il mio cuore
con il Tuo amore.
Tu sei il mio centuplo,
una Parola irrevocabile,
un amore inarrestabile.
Tu sei pienezza,
alba, tramonto,
possa risplendere la Tua vita su di me,
affinché io possa portare
un po’ nel mondo,
il cielo di Te.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Messe
09 LUGLIO 2024
MARTEDÌ DELLA XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Gesù percorre città e villaggi insegnando e guarendo malattie, mosso da quella compassione che gli è propria, per riportare ogni uomo alla vita piena, dove nessuno si senta escluso, abbandonato, rifiutato, ma tutti possano sperimentare l’amore del Padre trasmesso dal Figlio. Alla reazione di scetticismo e di malizia dei farisei, sono le stesse opere che danno testimonianza, perché quando la malizia è evidente, la verità e la bontà brillano da sole.
La compassione di Dio è quell’amore infinito per ogni uomo, chiunque esso sia, e qualunque cosa abbia commesso. Dio ha tanto amato il mondo da sacrificare il Figlio: ha donato la vita a tutti, perché tutti possano sentirsi figli e fratelli. Allora noi siamo la messe di Dio, ma nel contempo, ogni credente è quell’operaio mandato a custodire ogni fratello.
Ogni figlio ha le proprie qualità, limiti, difetti, vive e si realizza nella relazione con l’altro, quando vediamo l’altro come concorrente o nemico, perdiamo la condizione di fratello e anche di figlio. Nell’escludere qualcuno, escludiamo il Signore che si è fatto ultimo di tutti, che si è identificato in quel povero, in quel fratello difficile, in quel figlio già amato dal Padre.
Preghiamo il Signore che ci aiuti a capire questa compassione, che è il suo amore infinito per tutta l’umanità, nella ferialità di tutti i giorni; e che il nostro sguardo abbia la tenerezza del cuore di Dio.
“Signore,
aiutami a sentire la Tua tenerezza,
perché il Tuo cuore non esclude,
perdona, ama.
Insegnami a riconoscerti
nella ferialità dei giorni,
in cui nella stanchezza
temo possa dimenticarti di me.
Libera il mio cuore dal timore
di essere solo,
perché Tu sei con me.
Non sono solo,
e neanche Tu, mio Dio, lo sei,
sono parte della Tua messe. “
(Shekinaheart eremo del cuore)
Frutti
26 GIUGNO 2024
MERCOLEDÌ DELLA XII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Non vi sono alternative: o si producono frutti buoni o cattivi e da quei frutti è possibile riconoscere l’albero. Esso non è un giudizio morale sulle persone, ma un’avvertimento che Gesù fa ai suoi, e quindi a noi, per vivere la prudenza. La prudenza che non è solo di diffidare su chi io ritengo buono o cattivo, ma la sapienza di riconoscere in me ciò che non va, per risanarlo.
Abbiamo bisogno di chiedere al Signore, l’aiuto ed il coraggio per vivere queste azioni, per purificarle nel fuoco del Suo amore. È più facile resistere e perseverare per quella via, a volte non tanto giusta, che cambiare i nostri schemi e dire: io sono anche così. Eppure la buona notizia di oggi è proprio questa: un dono di prudenza, per poter cambiare e fortificare ciò che di bene si compie, per renderlo sempre più bello. È il dono che è possibile solo all’interno di una logica di amore, quella di Dio che non teme, né si disgusta dei nostri peccati, ma ci dà la forza per superarli.
Il Signore è l’esempio più grande di cos’è il coraggio: l’attesa che ogni uomo e donna nel tempo, cammini per la strada da Lui tracciata, l’attesa di Chi ha preparato un dono e vuole solo che lo scarti, il coraggio è dare un frutto buono e sperare che tu lo utilizzi.
Il Signore ci accompagni in questo cammino, affinché ciascuno di noi possa essere felice nonostante le fatiche o le avversità, perché si è scoperto amato da Dio e non si è perso.
“Signore,
un frutto buono
tra le mani mi doni,
concedimi di non sciuparlo,
fa che ne abbia cura.
Prudenza, coraggio, amore,
ecco l’acqua con cui nutrire la mia pianta.
Aiutami a non perdere il mio cuore
in ciò che non sei Tu,
resta accanto a me,
tienimi come il tuo frutto più bello,
che anche se piccolo
è desideroso di crescere.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
“Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”
19 GIUGNO 2024
MERCOLEDÌ DELLA XI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Siamo figli di un Padre che vede nel segreto, ovvero che ci conosce nel profondo del cuore, che sà quali sono le intenzioni e i desideri che ci muovono. Umanamente siamo portati a fare le cose in modo che gli altri le vedano, le ammirino, le apprezzino e questo ci rende contenti perché è naturale che sia così, ma il Signore insegna a fare senza la necessità che gli altri ci diano un riscontro di plauso, come se ci dicesse: non lo dovete fare per farti vedere, ma perché quello è il vostro dovere compiuto, è l’amore che mettete nelle vostre azioni che conta, che vale, e anche se gli altri non le vedono “il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. E nulla andrà perso di ciò che viene fatto, anche se nessuno se ne accorge.
Vedere nel segreto significa ritornare al cuore, volgere lo sguardo dall’esterno all’interno, cosi quanto viviamo non si riduce ad esteriorità, ma entra a far parte di quell’interiorità che assume la forza della relazione con Dio. Un rivestimento dell’anima che nasce da dentro e ci fa vivere ed agire con sentimenti di magnanimità e di bontà.
Entrando in noi stessi, possiamo scoprire un cuore già abitato da Dio, possiamo trovare quella ricompensa promessa a chi spende la vita facendo del bene senza “rumore”.
“Signore,
nel segreto del mio cuore,
parlami.
Eccomi,
siamo io e Te,
sei Tu la mia offerta
e la mia ricompensa.
Tu sei la mia forza
ed io in quel segreto del cuore,
vivo.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Libera il mio cuore
17 GIUGNO 2024
LUNEDÌ DELLA XI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Sappiamo bene che solo l’amore è disarmante, tuttavia viverlo non è cosi semplice come dirlo. La legge del taglione: Occhio per occhio” e “dente per dente”, regolava solo la logica dellla vendetta, in modo che non ci fosse una reazione sproporzionata. La legge non serve a guarire il male, prova solo a contenerlo.
Gesù non indica di porgere l’altra guancia per vivere una passività nei confronti del male, ma è la reazione di un uomo libero, che intende spezzare l’intento del male per vincere con il bene. Non rispondere al male, ci insegna la libertà dalla tirannia dell’io che spesso attanaglia le nostre vite, pensando che: “io sono stato offeso e allora, io mi devo sempre difendere”.
Questa volontà di ripicca mi impedisce di aprire il cuore al perdono. Il perdono ha la potenza di liberare non solo chi ha commesso il male, ma anche e anzitutto chi lo dona, perché non si senta più ostaggio del male subito.
Non opporsi al male, significa vivere e immergersi in quell’amore di Dio che ha vinto il male, e in Cristo si è manifestato come amore per i nemici. Tale amore ci rende somiglianti a Gesù Cristo, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il suo aiuto, lasciamoci disarmare dalla sua grazia, perché il nostro cuore sperimenti la liberta del perdono donato e ricevuto, la grandezza dell’amore e che vince l’odio. Scrive D.M. Turoldo: “Amatevi, altrimenti vi distruggerete. È tutto qui il Vangelo”.
“Signore,
libera il mio cuore dall’odio, dall’egoismo,
da ogni forma che è male,
anche quando non pensavo fosse così.
Abilita il mio cuore all’amore,
esso non è un sentimento,
è un gesto continuo
che rimane fino alla fine;
fammi vivere del Tuo Vangelo,
fammi vivere del Tuo amore.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Compimento della legge