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Il compimento della legge
15 MARZO 2023
MERCOLEDÌ DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Dt 4,1.5-9
Salmo: Sal 147
Vangelo: Mt 5,17-19
Gesù nel Vangelo di oggi, ci parla della legge e del pieno compimento che Lui è venuto a darle. Cosa significa questo?
Ognuno di noi, è tenuto ad osservare le norme e le leggi che ci sono in tutti i campi, ma il Signore parla di un compimento che solo Lui può dare, non riguarda la semplice osservanza, riguarda piuttosto il valore pieno, perché se la legge sta al sevizio della vita, è fatta per la vita, questa trova la sua pienezza, solo ed esclusivamente nel compiersi dell’amore.
Molte volte leggiamo nel Vangelo che Gesù, per la vita, ha infranto la legge: mangia con i peccatori, tocca le persone impure, fa miracoli di sabato.
Per dare pieno compimento alla legge, Gesù muore in croce, dona la sua vita, perché quell’amore riscatta tutto ciò che mancava a renderla completa, a farla diventare eterna.
L’amore infatti, non passerà mai, ogni singolo e piccolo gesto compiuto, sarà compreso in quell’amore più grande.
Accogliamo questa legge dell’amore e non abbiamo paura quando la nostra fragilità ci fa sentire mancanti, peccatori, sbagliati davanti a certe situazioni, invochiamo il Signore che completerà per noi l’opera sua (Cfr. Salmo 137).
In questo tempo di quaresima, accostiamoci alla misericordia di Dio, andiamo a ricevere il suo perdono, certi che Lui ha già portato a compimento l’opera che non siamo riusciti a fare noi, fiduciosi nel Suo amore che ha già riscattato tutto, ha già perdonato, ha amato tutto, prima ancora che noi ne fossimo consapevoli. E l’amore che in qualche forma riceviamo o possiamo sperimentare, non è nulla in confronto a quello che Egli ha ancora e sempre da donarci.
“Signore,
davanti a Te pongo tutto me stesso.
Tu sai di me, non ho nulla da dirti
che non conosci.
Eppure, se oggi sono qui è grazie al Tuo amore
che mi fa accostare e sostare
dinanzi al Tuo cuore.
Aiutami a sentirti accanto a me sempre,
rendimi forte nella debolezza
e quando persino il rifiuto di me stesso mi porta lontano,
Tu ricordarmi cos’è l’amore:
Il Tuo abbraccio in mezzo al nulla,
perché in quel nulla c’è tutto: io e Te.”
(Shekinaheart Eremo del cuore)
Un’ingiustizia
30 LUGLIO 2022
SABATO DELLA XVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Ger 26,11-16.24
Salmo: Sal 68 (69)
Vangelo: Mt 14,1-12
La prima cosa a venirci in mente dopo aver letto questo brano di Vangelo, e che è stata compiuta un’ingiustizia. Giovanni Battista muore, con lui si conclude l’era che aveva anticipato la venuta di Gesù. Quanto dolore avrà attraversato il cuore dei discepoli, come anche quello del Signore per l’accaduto.
Leggiamo nel testo, che i discepoli presero il cadavere, lo seppellirono e informarono Gesù; esso non è un dato irrilevante, dimostra una cura, una sacralità che trova il compimento proprio in Gesù. La Sua passione, morte e Risurrezione, daranno riscatto a tutte quelle ingiustizie compiute in terra prima di Lui, come a tutte quelle morti avvenute e che avverranno a causa del Suo nome.
Nessuna sofferenza, dolore e persino la colpa rimangono indifferenti dinanzi a Lui, tutta la Sua vita e la Sua Risurrezione ci parlano di come l’ingiustizia non è l’ultima parola. Senza arrivare alle condizioni estreme di Giovanni, anche il nostro quotidiano purtroppo, ha subito delle ingiustizie, ma è proprio Giovanni a suggerirci come affrontarle: in Dio, nella verità.
Gettiamo nel Suo cuore, capace di contenere tanto dolore, paura e angoscia, ogni dispiacere per trasformarlo.
Egli è presente per darci conforto in quella situazione ingiusta, in quella fatica, affinché possiamo attraversala con la stessa forza che ha avuto Giovanni e tanti uomini e donne di buona volontà: la forza di Dio.
“Signore,
oggi desidero solo chiederti tanta forza.
Ho bisogno del tuo sostegno,
per farne un punto di forza,
Aiutami affinché ogni dolore, paura e fatica
non sia più un blocco per arrivare a te,
ma un inizio.
E quell’ingiustizia affidata a te
divenuta preghiera,
segua la via della Tua giustizia
così da donarmi pace
e forza per poter soccorrere
chi accanto a me
ha smesso di sperare e credere
in un mondo migliore”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)
Il compimento del cuore
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: 1 Re 18,20-39
Salmo: Salmo 15 (16)
Vangelo: Mt 5,17-19
Il vero compimento della legge e dei profeti, si ha con Gesù!
Il Signore desidera dirci che in quella legge e in quell’annuncio è nascosta una pienezza per tutti e siamo chiamati a viverla.
La pienezza è l’amore di Dio! Una legge senza l’amore non è una legge di Dio. Nel corso della Sua vita, Gesù lo dimostra con i gesti e i miracoli, per alcuni tutto quanto spingeva a chiedersi se era lecito o no, la sua unica risposta, era l’amore del Padre per invitarci a vivere di questo amore.
Riflettere sulla legge non ci fa pensare all’amore, anzi si cerca di eseguirla e tentare di non trasgredirla, perché il mancato successo può portare ad una sanzione. Qui subentra la meraviglia di questo Vangelo, poiché l’unica determinazione della legge di Dio è l’amore, e non siamo puniti dinanzi al nostro errore, nell’amore abbiamo un Padre che perdona e ci attende per dimostrarcelo.
Gesù porta a compimento questa legge, la determinazione con la quale affronterà con consapevolezza la sua passione e morte, è indimenticabile alla nostra memoria.
Solo l’Amore può farsi spazio, tale da rendere la legge di Dio un faro che illumina le nostre giornate, affinché con Gesù realizziamo il nostro pezzetto di Vangelo, meditato, custodito e donato come compimento del cuore.
La legge e i profeti
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Dt 4,1.5-9
Salmo: Sal 147
Vangelo: Mt 5,17-19
Gesù rappresenta la continuazione nel tempo della Legge e i profeti, Egli è l’unione tra passato e futuro, è la concretezza che si perpetua nella storia. Tutto ciò che abbiamo precedentemente ascoltato, diviene un Volto dove confrontarsi, affinché quella Legge non sia un obbligo o qualcosa da fare, ma ciò per cui è stata formata: una questione di cuore. Non si tratta di sentimentalismo, è riconoscere semplicemente, il perché essa è stata creata: per dare ai suoi figli una strada su cui camminare, gli stiamo a cuore!
Gesù è la via fatta carne, diviene il compimento della legge e i profeti, perché l’offerta della Sua vita è la massima espressione dell’amore. È come se il Signore ci dicesse: io ti amo di più! Amare di più non è essere “romantici”, amare di più comporta sacrificio, fatica, richiede impegno, desiderio, volontà. Il Suo Amore è visibile alzando gli occhi alla croce, dove non c’è bisogno di parole, ma basta contemplare quell’offerta che abbraccia il mondo intero.
Egli ci chiede di cominciare dal piccolo, da quei minimi precetti per arrivare alla grandezza della Legge, c’è una gradualità e una totalità, poiché quei minimi precetti fanno parte di essa, c’è tutto. La grandezza dell’amore di Dio diventa, grazie a Gesù, un’esperienza personale, affinché possiamo essere partecipi di quel tutto, che cambia la vita, la trasforma, tanto da donarci la forza di fare altrettanto.
Siediti e ascolta
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Ne 8,2-4a.5-6.8-10
Salmo: Sal 18 (19)
Seconda lettura: 1Cor 12,12-30
Vangelo: Lc 1,1-4; 4,14-21
Siamo noi quei poveri, oppressi e ciechi, coloro dei quali Gesù legge quest’oggi nel passo del profeta Isaia. Questa Parola è Gesù stesso venuto per noi, per ogni momento della vita che stiamo vivendo.
Il Signore è venuto a proclamare, mettere in libertà, donare la vista, perché anche noi potessimo riconoscere il compimento della scrittura ascoltata, in modo che ciò che sentiamo non sia solo un udire, ma sia la nostra esperienza di vita, sia il nostro anno di grazia del Signore.
Come ogni sabato Gesù andava nella sinagoga, ma sarà proprio quel sabato, con quella Parola proclamata da Gesù a rendere quel giorno importante; quel giorno viene definito il giorno del compimento.
La Parola, Gesù, segna un inizio nelle nostre vite, il testo racconta quello che succede nel presente, non quello che è avvenuto o avverrà, quasi a dire che quella promessa è già concretezza, per cui, tu che sei povero, oppresso o cieco, per quanto ti possa sentire così, in te c’è già una promessa che è concretezza, perché la Parola non aspetta il futuro. Essa vive nel presente, entra a far parte delle fibre della tua storia, si distingue dalle altre parole che ascoltiamo perché nel momento che le sentiamo, comincia già la Sua azione in noi.
L’invito di Gesù è di metterci ad ascoltare in qualsiasi condizione siamo, facciamoci ascoltatori, per sentir agire in noi quella Parola che ci risolleverà, ci darà la libertà e la vista, non solo in futuro, ma da oggi.
Siediti e ascolta comincia da te, perché Lui ha già cominciato.