“Lo avete fatto a me”

L'avete fatto a me

19 FEBBRAIO 2024

LUNEDÌ DELLA I SETTIMANA DI QUARESIMA

“L’avete fatto a me”. È forte l’affermazione di Gesù, perché ci invita ad una responsabilità verso il nostro prossimo. Egli evidenzia delle categorie: lo straniero, il carcerato, il povero… Sono chiamato a rendermi conto, a conoscere chi ho accanto.

L’invito non è a mettere delle etichette, bensì è a vedere che vi sono diversi modi per incontrare Dio, perché se io mi impegno, prego e poi tratto male chi ho davanti, ecco che la risposta è: “l’avete fatto a me”. Se invece accolgo la fragilità di quella persona che soffre, ecco che risuona diversamente: “l’avete fatto a me”. Il Signore che ci indica la via è lo stesso in grado di aiutarci ad attraversarla! Siamo invitati ad essere solidali tra di noi, ad essere attenti, perché l’esserlo ci mette in comunione con Dio.

È bello vedere come la nostra vita è intessuta di Lui, come Egli è DENTRO la nostra storia! Sia questa quaresima una riscoperta di Dio nella nostra quotidianità. Sia un tempo dove compiere dei passi di solidarietà con chi è in difficoltà, non per cercare un premio o un tornaconto da Dio, ma perché purificando  il cuore, lo si cerca in ogni volto, in ogni momento della nostra esistenza, perché Lui è il primo a fare di ogni volto, un mezzo per incontrarci. E non solo, questa quaresima ci aiuti a riscoprire Lui in quelle parti di noi povere, afflitte, così che possiamo prendercene cura e sentire: “l’avete fatto a me”, perché per Lui valiamo tanto, al punto che ogni torto o carezza ricevuta, le tiene Lui con sé.

Abbiate cura di voi, degli altri, abbiate cura di Dio, che opera in voi anche ora.

“Signore,

nel povero, nell’afflitto,

Tu ci sei,

ma sei anche in me,

in quella parte del mio cuore afflitta,

ma bisognosa di Te.

Rendimi capace di incontrarti,

di vederti,

così che Ti senta accanto,

sempre.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Cercatori di segni, cercati dal Segno

Cercatori di segni, cercati dal Segno%0A

 

 

10 OTTOBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gal 4,22-24.26-27.31-5,1

Salmo: Dal Sal 112 (113)

Vangelo: Lc 11,29-32

 

Le folle si accalcavano per sentire Gesù, ciascuno partito dalla propria casa, alla ricerca di un senso, di un segno, capace di restituire pace al cuore, guarigione o anche solo per incontrare qualcuno che dica qualcosa di buono.

Gesù rimprovera la ricerca di un segno. Come mai? Perché non era da cercare: era Lui. Gesù è il segno ed il senso della nostra vita.

Noi siamo la generazione fortunata, venuta dopo la Risurrezione di Cristo, con la consapevolezza di quello che Gesù voleva dire. In fondo, anche noi però come allora, cadiamo alla ricerca di segni, gesti, che ci facciano da ancora nel mare delle nostre idee.

L’invito di Gesù è credere in Lui come segno! Un segno che di generazione in generazione, è sempre attuale ed ha molto da dire alla nostre vite. Gesù è il segno di un amore che rimane, forte, costante, capace di offrire tutto se stesso e perdonare, restituendoci quell’identità a volte oscurata dalla nostra fragilità.

Noi cercatori di segni, siamo dei cercati da quell’unico segno, l’amore crocifisso, entrato nelle nostre vite per non lasciarci soli. In ogni parte del globo quel: “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” sia il segno di un amore che ci ha raggiunto, la cui risposta sarà: “Amen”! Ovvero: credo Signore nel tuo amore e dinanzi a questo ne riconosco il segno.

“Signore,

sono qui, come tutti,

alla ricerca di un segno,

qualcosa che mi consoli e mi dia forza.

Spesso veniamo dinanzi a te stanchi, stremati dalla fatica

e cerchiamo rifugio.

Anch’io sono qui per questo,

parte di una folla accalcata,

ma fiduciosa in Te.

Raggiungi il mio cuore, fatti spazio in me,

cosi da tornare a casa con il coraggio di fermare i miei pensieri,

quando nel panico cercheranno un segno

ed io gli risponderò, che il mio segno sei Tu”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Con tutto te stesso

con tutto te stesso

03 OTTOBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: Gal 1,6-12

Salmo: Sal 110 (111)

Vangelo: Lc 10,25-37

Gesù oggi ci invita alla compassione, un atteggiamento che fa pensare anzitutto al Signore, è Lui stesso ad insegnarcelo.

Egli è Colui che fascia le nostre ferite e le risana, si carica dei nostri pesi perché ci ama! Dio vede e non passa oltre, si ferma accanto, è la dinamicità stabile dell’amore, fa di tutto per dare sollievo al cuore dell’amato e ci insegna a fare altrettanto.

La seconda domanda di Gesù al dottore della legge è: “come leggi?” Ovvero: al di là del testo, di quello che vi è scritto, come puoi farla tua? La Parola è dentro di noi e ciascuno ha il compito di attuarla come meglio riesce, partendo dalla medesima legge.

L’invito è: “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”.

Cuore, anima, forza, mente, non vi è escluso nessun aspetto, tutto il nostro essere è chiamato ad amare, segno di un Amore ricevuto in cui attingere l’energia necessaria per amare così.

Quanto è grande l’amore di Dio per ogni creatura! Immenso e duraturo, non muta nonostante le circostanze e ci sarà sempre, non si stanca ed è in quella stabilità che possiamo proprio posare il nostro cuore e imparare ad amare Dio e il prossimo.

Chi è il mio prossimo? È lo stesso prossimo di Dio, siamo tutti prossimi, persone amate da Dio, di cui ha compassione e cura per sempre.

“Signore,

Tu risani le mie ferite,

il Tuo amore le fascia e se ne prende cura,

aiutami a rendermi conto non tanto delle ferita aperta,

ma dell’Amore che la cura

e per quanto sia profonda,

non ti stancherai mai di curarla.

Insegnami ad amare come Te,

rendi il mio cuore attento a chi mi è accanto,

per condividere quell’amore ricevuto

con tutto me stesso”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Passare dalla porta stretta

 

Passare dalla porta stretta

 

 

DOMENICA 21 AGOSTO 2022

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 66,18b-21

Salmo: Sal 116 (117)

Seconda lettura: Eb 12,5-7.11-13

Vangelo: Lc 13,22-30

 

La preoccupazione di quel tale è un po’ anche la nostra: Signore, sono pochi quelli che si salvano?

L’invito del Signore è passare per la porta stretta, perché molti cominceranno a bussare per entrare, giustificandosi di aver mangiato alla presenza di Lui ed aver ascoltato il Suo insegnamento nelle loro piazze, Egli risponderà: “voi non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori di ingiustizia”.

La parola chiave è proprio l’ingiustizia, ovvero un metro di misura non giusto. La salvezza di Dio è un dono da accogliere preparato per tutti, ma non è una pretesa. Passare dalla porta stretta è come un’entrata “di servizio”, dove le nostre azioni vengono fatte nel segreto del cuore e non per farsi vedere. Riconoscere questo è già un principio di salvezza, poiché quel regno che dà vita è in mano ai poveri, non intesi necessariamente in senso economico, ma di chi ha fatto della sua vita di “mancanze” uno spazio per Dio e non l’ha riempito di altre cose.

La salvezza è un dono promesso a tutti, perché “Dio vuole che tutti si salvino”(1Tm 2, 4a), ed è universale: “verranno da Oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno”.

È il momento di chiederci: quali sono le nostre porte strette? Perché è proprio varcandole che è possibile entrare nel regno di Dio, e i poveri saranno quelli che con il sorriso dell’Amato ci apriranno la porta e diranno: vieni, siediti qui con me.

“Signore,

abbi pietà di me,

dell’errore che mi porto giorno dopo giorno

come una zavorra.

La Tua porta è stretta come la mia ferita

e forse è proprio grazie a questa,

che posso comprenderne la via.

Donami la forza di cambiare,

il coraggio di superare la mia fragilità,

affinché possa fare della mia vita

un dono da raccontare a chi come me,

sente il bisogno di convertire il cuore

verso la Tua direzione,

perché è nel Tuo cuore la mia salvezza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Pace a voi

 

pace a voi

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 3,11-26

Salmo: Sal 8

Vangelo: Lc 24,35-48

 

“Pace a voi” è un saluto di speranza, Egli è venuto a dirci che c’è! Nei nostri dialoghi pieni di turbamento, dove la consapevolezza cede il passo alla stanchezza, allo sconforto, il Signore ci apre la mente come ai suoi discepoli, per farci comprendere le scritture.

Gesù desidera che la Sua Parola faccia parte della nostra vita, tanto da esserne testimoni; è da essa che troviamo stabilità, un orizzonte verso cui guardare senza disperdere lo sguardo, un mezzo attraverso cui leggere la realtà.

“Pace a voi” è un augurio di consolazione, quando riconosciamo il Signore e poi ci perdiamo, Egli viene a rassicurare il nostro cuore, per donarci Lui stesso, ai dialoghi pieni di paura e timore, c’è una risposta di Risurrezione.

“Pace a voi” è un nuovo inizio, un invito a vivere di quella pace che viene dalla certezza di essere parte del Suo popolo, a cui saranno predicati la conversione e il perdono dei peccati. Siamo partecipi di una promessa e non solo spettatori, per dono Suo, di questo diventiamo testimoni!

“Signore, aiutaci a mettere nel nostro cuore

la tua Parola di oggi.

“Pace a voi” diventi quel saluto, augurio e invito

che accompagni le nostre giornate.

Aiutaci a essere portatori di quella pace, 

che proviene dall’aver preso tutto Te

in quei giorni di dolore.

La nostra pace è forgiata dal sacrificio del Tuo amore.

Sostieni la nostra fatica, le incomprensioni, i dubbi,

oggi le riponiamo sul Tuo altare, 

così da trarne la forza, 

per vivere il quotidiano 

nella certezza di Te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Siediti e ascolta

 

siediti e ascolta

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ne 8,2-4a.5-6.8-10

Salmo: Sal 18 (19)

Seconda lettura: 1Cor 12,12-30

Vangelo: Lc 1,1-4; 4,14-21

 

Siamo noi quei poveri, oppressi e ciechi, coloro dei quali Gesù legge quest’oggi nel passo del profeta Isaia. Questa Parola è Gesù stesso venuto per noi, per ogni momento della vita che stiamo vivendo.

Il Signore è venuto a proclamare, mettere in libertà, donare la vista, perché anche noi potessimo riconoscere il compimento della scrittura ascoltata, in modo che ciò che sentiamo non sia solo un udire, ma sia la nostra esperienza di vita, sia il nostro anno di grazia del Signore.

Come ogni sabato Gesù andava nella sinagoga, ma sarà proprio quel sabato, con quella Parola proclamata da Gesù a rendere quel giorno importante; quel giorno viene definito il giorno del compimento.

La Parola, Gesù, segna un inizio nelle nostre vite, il testo racconta quello che succede nel presente, non quello che è avvenuto o avverrà, quasi a dire che quella promessa è già concretezza, per cui, tu che sei povero, oppresso o cieco, per quanto ti possa sentire così, in te c’è già una promessa che è concretezza, perché la Parola non aspetta il futuro. Essa vive nel presente, entra a far parte delle fibre della tua storia, si distingue dalle altre parole che ascoltiamo perché nel momento che le sentiamo, comincia già la Sua azione in noi.

L’invito di Gesù è di metterci ad ascoltare in qualsiasi condizione siamo, facciamoci ascoltatori, per sentir agire in noi quella Parola che ci risolleverà, ci darà la libertà e la vista, non solo in futuro, ma da oggi.

Siediti e ascolta comincia da te, perché Lui ha già cominciato.