Chiamata

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10 LUGLIO 2024

MERCOLEDÌ DELLA XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Gesù chiama i discepoli, li chiama per nome, segno di una relazione con ciascuno. Ogni persona chiamata per nome è chiamata alla vita, a vivere nella sua unicità e originalità. Nessuno è un essere nel mondo gettato per caso, ognuno ha un valore in ordine a se stesso e agli altri.

Per Gesù nessuno di noi è anonimo, mi chiama con il mio nome, gli sto a cuore, non mi confonde con nessun’altro. Ciascuno risponde alla chiamata quando vede nella persona di Cristo la causa, il senso e l’orizzonte ultimo dove può affidare la propria vita e farla fiorire.

Gesù è il nome della forza che fa partire. La vocazione non parte da sacrifici o rinunce, è una scelta che porta innanzitutto ad un incremento d’umano.

Ai Dodici, Gesù chiede di essere testimoni che “il regno dei cieli è vicino”, annunciando, predicando, ma soprattutto strada facendo, ovvero camminando insieme tra loro e con tutti i fratelli, condividendo, affidandosi l’un l’altro, accogliendo le persone incontrate, donando quel potere dell’amore che hanno ricevuto e che li rende portatori di vita.

Colui che è la vita pronuncia il nostro nome, ci chiama innanzitutto ad essere noi stessi, a riempire di significato e di bellezza il nostro nome, la nostra vita, cosi possiamo prenderci cura anche di quel pezzetto di mondo nel quale viviamo, gioendo della bellezza di vita che sboccia e cresce in noi e negli altri.

“Signore,

il mio nome

ha un senso nel Tuo cuore,

perché proprio lì

vi è per me un posto.

Fa che la Tua voce

non si confonda tra le altre,

così che udita io risponda: eccomi.

Eccomi qui davanti a Te mio Dio,

Tu sei di fronte a me.

Sei il cielo nella mia stanza.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Santissima Trinità, tre volte amore

Santissima Trinità, tre volte amore

 

DOMENICA 04 GIUGNO 2023

SANTISSIMA TRINITA’, SOLENNITÀ – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Es 34,4b-6.8-9

Salmo: Dn 3,52-56

Seconda lettura: 2Cor 13,11-13

Vangelo: Gv 3,16-18

La Solennità della Santissima Trinità, ci aiuta a comprendere meglio il brano del Vangelo di oggi:

“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”.

Non si tratta di credere nella salvezza, che a volte basiamo sulle nostre forze, ma di credere che in Lui nessuno sarà perduto.

Quale padre vorrebbero perdere un figlio? Quale figlio vorrebbe perdersi? Il cuore della Trinità è il luogo dove possiamo rigenerare il nostro cuore, non per quello che abbiamo o non abbiamo fatto, ma perché scendendo nella profondità del Suo cuore, scoprire che Lui non ci ha mai persi.

Mentre noi cercavano la strada del ritorno, e con mille sacrifici non sapevamo quale prendere, Egli era lì accanto a noi perché sentissimo, prima o poi, che nel Suo cuore c’è un posto tutto nostro.

Allora oggi è una grande festa, la festa della consapevolezza che nel cuore della Trinità c’è anche un nostro posto e rimarrà vuoto se lo lasceremo andare. É giunto il momento di prendere quel posto, così che ogni ferita trovi nell’amore di Dio il suo conforto e tutto di noi possa dire: nonostante tutto, Dio, mio Padre, non mi ha mai perso

“Signore,

vieni in mio soccorso,

perché ho bisogno di non sentirmi perso.

Aiutami a credere che nel Tuo cuore

c’è un posto anche per me,

così da sedermi anch’io

alla tua mensa

e far parte di quella cena di tutti noi salvati,

amati e mai persi,

custoditi e rigenerati da quell’unico cuore

tre volte amore”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Nessuno rimanga perduto

 

nessuno rimanga perduto

 

06 LUGLIO 2022

MERCOLEDÌ DELLA XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Os 10,1-3.7-8.12

Salmo: Sal 104 (105)

Vangelo: Mt 10,1-7

 

Coloro che si sono persi sono la meta di Dio.

Il Signore chiama a sé i suoi discepoli, affinché nessuno rimanga perduto e a quel nostro sentire confuso, smarrito, dona se stesso.

Gesù chiamo a sé i suoi discepoli, così che attingano direttamente dal Signore la forza, la speranza, e il coraggio per poter soccorrere, guarire e annunciare il regno di Dio.

Il Regno di Dio è credere che in Lui abbiamo una via per ritornare a casa: nel Suo cuore.

Non saremo perduti per sempre, perché è preparata per noi un cammino da percorrere, che ci conduca a comprendere il Suo amore strada facendo. È proprio strada facendo che incontreremo chiamati, perduti, persone in ricerca, andare verso un percorso d’amore più forte della fragilità, della paura e che ci toccherà il cuore parlandoci di Dio.

 “Signore,

aiutami a comprendere,

che per me c’è una possibilità.

Una strada di bene,

tracciata ancor prima della mia esistenza.

Fa che il mio cuore

sia sempre alla ricerca del Tuo Volto.

Se dovessi perdermi,

concedimi di ricordare

le meraviglie che hai compiuto,

come segni del Tuo amore;

e io possa ritrovare in Te

la strada di casa, il mio rifugio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Dire “Padre”

 

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16 GIUGNO 2022

GIOVEDÌ DELLA XI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Sir 48,1-14 NV [gr. 48,1-14]

Salmo: Sal 96 (97)

Vangelo: Mt 6,7-15

 

“Voi dunque pregate così”.

Gesù ci suggerisce come pregare e la prima parola della preghiera comincia con: “Padre”.

Dinanzi a Lui, torniamo come bambini che non hanno ancora imparato a parlare, e sanno solo dire “mamma” o “papà”; ma quell’unica parola, scatena nel cuore del Padre, la gioia di aver sentito la voce del figlio.

Dio Padre è in attesa di sentirsi chiamare: “Padre” e che noi siamo desiderosi di vivere questa familiarità.

Dire “Padre” è richiamarci all’attenzione verso chi ci stiamo rivolgendo: Dio che ama e vuole per noi ogni bene. Dire “Padre” è destare il cuore di Dio di gioia. Dire “Padre” è imparare a pregare con un cuore da figli.

Quando non sappiamo cosa dire, e i pesi sono tanti, non cerchiamo parole preoccupandoci che siano adatte, ma seguiamo il consiglio di Gesù, e preghiamo rivolgendoci a Dio Padre.

Affidiamoci a Colui che sa davvero di cosa abbiamo bisogno, ed è accanto ai suoi Figli passo dopo passo, per non perdere la loro voce e far sentire la Sua forza.

 

 

Ritornare a casa

 

ritornare a casa

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 13,26-33

Salmo: Sal 2

Vangelo: Gv 14,1-6

 

 

“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”.

Il Signore che conosce bene il nostro cuore, ci invita a non temere, anche quando il timore tenta di prendere il sopravvento. Egli esorta tutti noi alla fiducia, nessuno sarà dimenticato, scartato, abbandonato, perché la nostra prima dimora è nel cuore di Dio.

Gesù è la Via, la Verità e la Vita attraverso cui è possibile fare esperienza del Padre. Quante difficoltà spesso viviamo nel quotidiano, siamo così presi, che a volte non facciamo spazio a Dio e ci troviamo sommersi da mille preoccupazioni e problemi, un vortice da cui è difficile uscire. Il Signore è il primo a donarci lo spazio nel Suo cuore, abbiamo un posto, un luogo in cui piangere, sfogare e trarre la forza per continuare ed è in Lui.

Senza riserve ci dona tutto se stesso, così che in noi cresca la fiducia e quella fiducia, divenga forza per vivere.

“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Sono le parole di Colui che ha conosciuto il dolore, lo smarrimento, la fatica, ma sono anche le parole, di chi non ha mai smesso di credere nel Padre ed in quella relazione ha trovato la determinazione e il coraggio.

Siamo sostenuti da Lui, amati, conosciuti, affinché possiamo sentirci capiti e ritrovare per noi quelle Sue parole. Il nostro rifugio è presso Dio, la nostra forza è in Lui e ogni giorno è un giorno nuovo per ritornare a casa, nel cuore di Dio.

 

 

Gli ultimi primi

 

gli ultimi primi

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Pt 1,10-16

Salmo: Sal 97 (98)

Vangelo: Mc 10,28-31

 

Il Vangelo di oggi costa fatica, si parla di lasciare tutto per seguire il Signore. Pietro risponde all’invito di Gesù precedentemente ascoltato con il racconto del giovane ricco, affermando non solo le ricchezze: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».

La risposta di Gesù è rassicurante e vera c’è un centuplo promesso, un di più a tutto quello offerto, affinché si possa sentire che il Signore in verità non vuole toglierci nulla, ma ridare un ordine nuovo a tutto ciò che sembra regnare nella nostra vita.

Gesù desidera centuplicando il nostro tutto, farci fare esperienza di essenzialità, in modo tale da riconoscere Colui che è parte di quel tutto sia nelle gioie che nelle persecuzioni. Non ci è nascosto nulla: persecuzioni e vita eterna. Si presentano gioie e dolori, fatiche e soddisfazioni, ma in tutto questo c’è un cammino in cui il Signore a volte considerato tra gli ultimi diventa primo, per ridare vita a noi che talvolta ci siamo sentiti ultimi e renderci conto che siamo primi nel cuore di Dio.