Un uomo con un’esperienza da celebrare

 

un uomo con un'esperienza da celebrare

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 2 Sam 15,13-14.30;16, 5-13a

Salmo: Sal 3

Vangelo: Mc 5,1-20

 

La guarigione descritta nel Vangelo di oggi è straordinaria, Gesù guarisce un uomo posseduto, che viveva tra le tombe, era come dire un uomo morto. Egli soffriva molto, eppure nonostante fosse definito malato di mente si accorse di Gesù, gli si getta ai piedi, e fatto strano, non gli chiede di essere guarito, anzi fa a Gesù una domanda insolita: “che cosa vuoi da me?”.

Gesù sa come parlare con quest’uomo, Egli riesce a dialogare anche con le sue parti che sanno di rifiuto, e con quelle parti di noi che a volte attraverso atteggiamenti, parole, sembrano essere in contraddizione con il Signore, ed è venuto a portare pace.

Il finale di questa guarigione è un po’ diverso da altre che abbiamo sentito, in alcuni episodi Lui guarisce e dice di non dirlo a nessuno, qui l’uomo diventa un testimone, con il compito di annunciare nella sua casa, tra i suoi ciò che il Signore aveva fatto. Perché? Gesù sa che abbiamo bisogno di comprendere che non tutto è perduto, se l’abbiamo rifiutato o la nostra strada ha avuto percorsi diversi, Lui non si è mai allontanato da noi anzi era lì a dialogare con le nostre parti più buie che, avremmo volentieri allontanato da noi.

Quando il nostro cuore è stanco di chiedere aiuto e tutto sembra spacciato, come un luogo di morte non è la fine, Egli ti sta dicendo che proprio a partire da quella situazione, tu puoi uscirne perché Lui è già lì. Quell’uomo si accorge di Gesù solo perché Gesù era già lì!

Non c’è un momento giusto o sbagliato per incontrare Dio, perché Egli è sempre presente. La vita di quell’uomo è cambiata, è un uomo che può tornare a casa, tra i suoi. C’è una casa che ti aspetta ed è il tuo cuore, dove Dio ne ha fatto il Suo tempio. Non c’è bisogno che Gesù resti da quell’uomo perché quell’esperienza è diventata segno, e a lui, come per noi che non abbiamo visto Gesù, ma sappiamo del Suo Amore, non resta che celebrarlo.

 

 

Segni di guarigione

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Sam 4,1b-11

Salmo: Sal 43 (44)

Vangelo: Mc 1,40-45

 

L’episodio del Vangelo di oggi, ci mette di nuovo davanti una mano che tende per sanare, per guarire, sembra proprio che Gesù ci stia tenendo per mano per farci scoprire il Suo volto, cosa fa per noi.

Oggi ci parla della lebbra, una malattia per la quale venivi messo in disparte, ai margini, ti allontanava da tutti, ed era una malattia che tutti potevano vedere. Quante volte ci portiamo i segni del nostro dolore, delle nostre fatiche, impossibili da nascondere e oggi sopraggiunge a noi una parola che dice: io voglio che tu sia purificato. Egli desidera che tu non solo sia guarito, ma che tu non abbia più segni. Quest’uomo supplica, è in ginocchio, non ce la fa più e si fida di Gesù, addirittura gli dice: “se vuoi, puoi” e Gesù dice: “Lo voglio”.

È bastato un attimo, non c’è voluto molto, quel lebbroso non ha più segni, c’è un segno più forte che Gesù gli lascia e lascia anche a noi: l’esperienza della guarigione. A te che hai sperimentato il Suo passaggio nella tua vita, non fermarti alla sofferenza che hai vissuto, alle cicatrici lasciate, ma fai spazio in te a quanto il Signore ti ha sanato, al ricordo di quel giorno, in quella situazione in cui hai sentito rivivere in te la vita.

E se ciò non è ancora capitato, proseguendo la lettura del testo, Egli ha qualcosa da dire anche a te. Vediamo che la conseguenza di questa guarigione porterà Gesù stesso fuori dalla città, si deve ritirare in luoghi deserti, perché il lebbroso non ha taciuto. Si mette nella tua stessa condizione, affinché tu possa sentirlo presente, nel tuo luogo fatto di deserti, viene a vivere nelle tue cicatrici, non sei solo in quella ferita che ti fa soffrire e non riesci a lasciare, il Signore è con te, è presente affinché da lì tu possa ripartire, non dalla guarigione, ma dalla tua stessa ferita.

 

 

Una mano tesa

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Sam 3,1-10.19-20

Salmo: Sal 39 (40)

Vangelo: Mc 1,29-39

 

 

Pensiamo a tutte quelle volte in cui ci sentiamo a terra e avremmo bisogno di una mano tesa per aiutarci, avremmo bisogno di sentire il contatto umano, un aiuto, un conforto.

Gesù è venuto a fare proprio questo, lo vediamo nel brano del Vangelo di oggi, in cui si avvicina alla suocera di Pietro e la tira su prendendola per mano. “La febbre la lasciò” sembra quasi che Gesù rialzandola, prenda su di sé questa febbre. Egli è venuto a prendere su di sé tutti i nostri mali, le ferite, le febbri, tutto cio che ci paralizza, i nostri peccati, affinché noi potessimo ripartire come questa donna, che guarita cominciò a servire come Gesù, e in quel toccarle la mano è avvenuto uno scambio: Egli le ha donato non solo la guarigione, ma anche un po’ di sé.

Nel liberarti dal tuo male, Gesù non solo ti dona la capacità di rialzarti e ricominciare, ma ti lascia il segno di sé, affinché gli altri possano scorgere i segni della Sua Risurrezione, impressi su di te e nel tuo servire il Suo servire.

Egli non solo ti rialza, ti perdona, ma ti fa un dono grande: permette che tu attraverso questo scambio possa ricordarti di Lui, e quando ricadrai e ti sembrerà impossibile avere un’altra possibilità, sarà per prima la tua stessa mano a tendersi per rialzarti, perché in te c’è una vita da risorto più forte del tuo male. E ti ricorderai di Lui, della prima volta che ti ha teso la mano e crederai a colui che nella notte ha messo il sole dentro di te. Ora rialzati e non temere c’è una mano tesa verso di te.

 

 

Alla ricerca di qualcuno

 

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Prima lettura: 1 Gv 3,22-4,6

Salmo: Sal 2

Vangelo: Mt 4,12-17.23-25

 

Anche Gesù viaggia alla ricerca di qualcosa, di qualcuno, di noi. In questo testo non è più un bambino, ma è un uomo che percorre la Galilea andando a predicare e a guarire ogni malattia.

Il Vangelo parla di “ogni malattia” non è escluso nessuno; quando ci sembra che dalle nostre “malattie” non sia possibile uscirne, nel tuo cammino compare coLui che vuole sanarti, portarti fuori.

In questo brano si parla di strade, è come se volesse portarci al di fuori dai nostri confini, dai nostri schemi, per viaggiare con Lui. Il Suo viaggio diventa il tuo, tu sei il popolo a cui è sorta una luce anche nella notte più buia.

Egli desidera tu sappia, che sei colui per il quale vale la tanta fatica del viaggio, tu sei il suo desiderio di guarigione ed per questo che si mette in cammino. Non importa quanto sia distante la tua regione, in Lui si compie la promessa che Dio ha per te: Il regno dei cieli è vicino.

È un regno che non è in un luogo e quindi non ti può essere distante, questo regno ha un volto, quello di tuo Padre, che come tale, vuole tu sia salvato.

 

 

 

È davvero possibile…

 

 

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Prima  29,17-24

Salmo: Sal 26 (27)

Vangelo: Mt 9,27-31

 

Leggendo il Vangelo la prima domanda che sorge spontanea è: com’è possibile che due ciechi, ovvero due persone nell’oscurità, possano seguire Gesù che si sta allontanando? Cosa ci vuole dire oggi questo testo? Che nonostante l’oscurità è possibile camminare e addirittura seguire, così come sono, nel buio più totale; siamo invitati a continuare a camminare, c’è un tratto di strada da fare e credere in quello che per ora non sto vedendo. È davvero possibile? Si! Perché quella strada per quanto buia, ha compagni come me e un ingresso in una casa, un luogo che segna la perdita dell’oscurità e l’inizio di un nuovo cammino di luce!

Possa questo avvenire presto per tutti noi !

 

Salito sul monte lì si fermò

 

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 25,6-10a
Salmo: Sal 22 (23)
Vangelo: Mt 15,29-37

 

Gesù si ferma su un monte, il fermarsi dà come esito la guarigione e lo sfamare della folla. Desideriamo focalizzare il nostro pensiero non su Gesù, ma su di noi. Noi siamo quegli zoppi, ciechi, storpi, sordi e molti altri malati che vanno a farsi guarire. Sentiamoci tra di loro, carichi di fatiche e speranze di guarigione, ma anche di desiderio di farcela, di collaborazione ad aiutarci gli uni gli altri per salire sul monte. Sentiamo la compassione che Gesù ha per la folla, questa folla non è anonima siamo noi! Gesù che solitamente sale sul monte per incontrare Dio, incontra noi e ci rende più vicini a Dio. È quasi toccare il cielo con un dito! E questa guarigione non è fisica, è molto più profonda tanto da poter dire come la prima lettura:

“Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte”.

 

 

Solo una parola

 

 

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Liturgia della Parola

Prima lettura: Is 4,2-6

Salmo: Sal 121 (122)

Vangelo: Mt 8,5-11

Nel Vangelo di oggi, un centurione chiede la guarigione per il suo servo e Gesù si meraviglia, ma di cosa? Della sua fede così grande. Al centurione basta che Gesù dica una parola, senza neanche entrare nella casa. Una fede basata addirittura sulla distanza! Devo crederci che c’è posto anche per me, per la mia fede a volte distante; la distanza diventa luogo di guarigione e sarò io a meravigliarmi di questo! Allora anche io, con la mia vita, sarò capace di dire: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola…” Una parola nella distanza, credere in questo è già inizio di guarigione!