Io sono

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21 MARZO 2024

GIOVEDÌ DELLA V SETTIMANA DI QUARESIMA

Gesù conosce il Padre, Lui è la parola del Padre per la nostra salvezza. Lui è il Figlio che riceve la gloria dal Padre, vive della sua stessa vita e non la tiene gelosamente per sé, ma la dona fino alla fine.

“Io Sono”, dice Dio, Lui è, è l’essenza della vita, della nostra vita. Come sarebbe la nostra vita senza Dio? Come dare un nome a quel desiderio d’infinito che ogni uomo porta in cuore? S. Agostino risponde cosi: “Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in Te. …. Signore Dio mio, cosa sei per me. Di’ all’anima mia: «La salvezza tua io sono!». Dillo, che io l’oda”.

Non abbiamo un dio qualunque, ma un Dio che da sempre è Padre del mondo e per tutta l’eternità. Un Dio che è amore, perché solo questo chiama alla vita e fa vivere l’uomo.

Ogni giorno il Signore ci dona la sua Parola, Parola di vita, Parola che sana, che salva; ascoltiamola, meditiamola, lasciamola scendere nel profondo del cuore, così da cogliere quel mistero di vita divina che ci abita. Noi non abbiamo fatto nulla per meritare questo, ma Dio nella sua infinita misericordia, vuole rivesare in noi tutto l’amore che ha, perché possiamo riversarlo sui fratelli. Dire Dio con la vita, dire a tutti che la vera identità di Gesù è quella del Figlio di Dio, che si è fatto uomo per noi e per la nostra salvezza.

“Signore,

aiutami a vivere l’unità

tra Te e il Padre,

voglio esserci anch’io,

desidero essere parte con Te.

Aiutami a crescere nella fede

così che la Tua Parola,

sia la risposta alle istanze della mia vita.

Guidami, affinché la Tua identità riveli la mia:

un figlio amato da sempre,

il cui volto è nel cuore di Dio

per sempre.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Giuseppe

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MARTEDÌ 19 MARZO 2024

SAN GIUSEPPE, SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA – SOLENNITÀ

San Giuseppe è l’uomo che crede ai sogni, non a sogni qualunque, ma al sogno più grande di Dio per la salvezza di tutta l’umanità. È così che diventa padre, e quale grande cuore doveva avere, tanto quanto Maria, per questo Dio gli affida suo Figlio. Giuseppe è l’uomo giusto, umile, forte nella fede, infatti non chiede altri segni oltre al sogno fatto, e “quando si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”. Egli accoglie il sogno di Dio, perché in qualche modo sà sognare una storia con Dio, dove Lui viene coinvolto. totalmente nel disegno di salvezza.

Giuseppe obbedisce a Dio, e si dona con tutto stesso a quel progetto di amore; si prenderà cura di quella nuova famiglia che gli è stata affidata, affronterà ogni avversità fidandosi della parola del Signore, fidandosi di quei sogni, segni di Dio.

“O Giuseppe,

a te affidiamo tutti i papà,

quelli in cielo e in terra,

quelli che lo diventeranno

e quelli che vivono

la mancanza di una paternità,

Tu nel silenzio

hai accompagnato tuo Figlio,

accompagna anche loro,

perché prima di essere padri

siano figli, come te.

Tu Giuseppe, non dici nulla,

ma il tuo silenzio percorre la storia,

ora, accompagna anche la nostra,

perché il dono di una vita da crescere

non cessi mai di esistere.”(Shekinaheart eremo del cuore)

Buon onomastico a tutti voi il cui nome deriva da Giuseppe! Vi ricordiamo nella preghiera!

Il vero volto del Padre

 il vero volto del Padre

14 MARZO 2024

GIOVEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA

Gesù parlando ai Giudei, dice che essi non credono a colui che lo ha mandato, eppure con le sue opere Egli mostra la volontà del Padre, che è una volonta di bene per tutta l’umanità, per tutta la creazione. Solo Gesù ci mostra il vero volto del Padre, Egli non è testimone di se stesso ma del Padre.

Il volto del padre è la tenerezza di Dio per ciascuno di noi, è quell’amore che Dio ha versato in abbondanza e si trasmette di generazione in generazione, dove i gesti di Gesù sono il sigillo dell’opera del Padre, che durerà per sempre e ogni essere umano reso partecipe del dono dello Spirito di Dio, ama con lo stesso amore di Dio, cosi continua a rivelare quel volto di amore e di misericordia ricevuta.

Dio nessuno lo ha mai visto, ma ciascuno ne porta in sé la sua immagine, e mediante il dono dello Spirito può amare tutti indistintamente, non portando se stesso, ma portando Dio.

Guardiamo, dunque, alla vita di Gesù, e ricordiamoci che il nostro primo lavoro spirituale è di convertirci e credere ogni giorno al Padre che Gesù ci presenta, alla sua Parola, che in tutto riversa amore, perdono, compassione, guarigione per ogni cuore.

In questo cammino di scoperta del vero Volto del Padre, chiediamo a Gesù che ci aiuti ad aumentare la nostra fede, perché possiamo dire di sapere in chi abbiamo messo la nostra speranza e di essere certi del suo amore, che ci custodisce per sempre.

“Signore,

il mio cuore oggi ha una sola cosa da chiederti:

arriva Tu, dove io non ho la forza di arrivare,

in ogni gesto, in ogni mia fatica,

in quella risposta da dare, arriva Tu.

Tu il cui cuore è unito al Padre.

Tu venuto perché io abbia un volto da figlio,

precedi i miei passi, sostieni i miei inciampi

e fammi vedere quel volto capace di amarmi sempre,

solo così avrò la forza per tutto.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Vicinanza di Dio

 vicinanza di Dio

13 MARZO 2024

MERCOLEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA

Se dovessimo dire qual è la, differenza tra noi e Gesù, è proprio questa: la percezione di un’unità costante con il Padre.

Gesù afferma di agire come Padre, di perdonare come, Lui di amare come Lui: “quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo”. È un’unità tale, che se dovessimo raffigurarla con un’immagine, non sapremmo  distinguere quando finisce il Padre e quando comincia il Figlio. Con ciò, cosa vuol dire a noi il Vangelo di oggi? Che il Padre ritenendoci figli, ha mandato suo Figlio, per guarirci da quella solitudine che a volte ci devasta, quando facciamo fatica, quando la sofferenza è al limite e urliamo persino contro di lui: dove sei?

Il Figlio è la risposta al nostro grido: sono qui accanto a te, proprio com’ è scritto nella prima lettura: “io non ti dimenticherò mai”. È come se Dio ci dicesse: ci sono, non ho mai smesso di amarti, soffro anch’io per il tuo dolore. Non c’è croce più grande che vedere il proprio figlio soffrire, ma ti conosco, tu non mi vedi, non mi senti, ti mando mio Figlio, affinché tu possa aprire il cuore e trovare speranza.

Eccoci, siamo tutti davanti a quel Padre che ha generato un Figlio, ora in questo tempo, con le braccia distese così che quando crollassero le nostre, la croce non ci cadesse addosso. Gesù, cireneo dei nostri giorni, ci aiuti a comprendere che è il Padre ora che agisce, per consolare e sostenere la nostra vita, per rassicurare il nostro cuore che mai si dimenticherà di noi. Ed ogni istante di croce o di luce, porta con sé la Sua presenza, la presenza di un amore che perdona, che ci protegge, che asciuga le nostre lacrime.

Il Padre agisce e agisco anch’io, sentiamoci dentro questa relazione del Padre e del Figlio, perché è proprio in essa che la nostra solitudine non c’è più.

“Signore, stammi vicino,

possa sentire l’amore del Tuo Figlio

venirmi incontro,

Tu che l’hai mandato anche per me,

ti prego, fa che non si scordi di me.

Siamo tanti, una folla intera

ed io cosa sono per te?

Tuo figlio!

Aiutami a sentire la forza di questa parola,

così che possa venirti incontro

ed aprire quella porta del mio cuore, chiusa da tempo per il dolore

e che ora so essere protetta da Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Signore, scendi

 Signore, scendi

11 MARZO 2024

LUNEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA

 “Signore, scendi”. Inizia così la “preghiera che il funzionario del re rivolge a Gesù, perché vada a guarire suo figlio sull’orlo della morte. Gesù qui non scenderà, ma rimanda quel padre a casa da suo figlio, dandogli già un’indicazione di vita.

Dio scende dal cielo, Dio scende sulla terra, Dio scende nel cuore della terra.

L’unico posto da dove Dio non scende è la croce, perché solo cosi può scendere nella morte per riversarvi la vita, non una vita qualunque, ma la sua vita. Per questo può dire a quel padre: “tuo figlio vive”. Si! Ogni figlio vive per mezzo di Lui.

Noi dobbiamo credere, che in quella discesa, c’è tutta la sorgente di vita che zampilla di amore e misericordia, che riporta l’uomo di ogni tempo, alla grandezza di figlio di Dio. Come quel padre, mettiamoci in cammino sulla parola di Gesù: “Và…”.

Andiamo a vedere cosa significa la fede nella Parola. Senza fiducia nella parola è impossibile la vita, è impossibile vedere ciò che è avvenuto allora, e ciò che accade ogni volta che la si ascolta.

Andiamo verso la Pasqua del Signore, andiamo incontro alla vita che risorge, perché vita nuova, andiano spinti dal desiderio di vivere in quell’amore che restituisce una vita vera, vita da figlio amato, risollevato e per sempre salvato.

“Signore, scendi.

Scendi nella mia terra,

nel mio cuore.

Scendi e sarò vivo.

Scendi: è il mio grido di supplica per me

e per tutti quei figli

che non hanno più un padre che prega per loro,

che gli affidi a Te il proprio figlio.

Io mi faccio voce di questa supplica,

scendi e parlaci

perché a tutti vibri il cuore al suono della Tua voce,

persino in quel luogo di vuoto,

pieno di dolore,

cancellato dalla mente.

Scendi, così che torni in vita

e non muoia più.

Scendi, sono qui, ti ascolto”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Padre

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02 MARZO 2024

SABATO DELLA II SETTIMANA DI QUARESIMA

Oggi di questo Vangelo tanto conosciuto, vogliamo volgere sguardo al Padre. Un Padre in attesa che il figlio torni. Quanto avrà aspettato? Quanto sarà rimasto in pena, in pensiero per il figlio? Non lo sappiamo. Quello che è descritto, è una delle più belle scene che fanno bene al cuore: un Padre che ci aspetta e ci corre incontro.

Il figlio prepara la sua difesa, ha in mente una strategia con cui entrare in casa, comprenderà presto, però, che la casa era sempre aperta ed il suo posto non è stato mai occupato, è rimasto vuoto. Non ha bisogno di nessuna strategia ha un suo posto: è figlio.

Capita anche a noi quando nella fatica del nostro peccato, pensiamo di aver “perso” l’opportunità con Dio, abbiamo paura che si arrabbi, che addirittura ci punisca ed invece il Vangelo di oggi, vuole rivelarci che Dio è come quel Padre in attesa del figlio, in attesa di noi.

Non dobbiamo difenderci, dobbiamo solo andargli incontro, dobbiamo credere che Dio ci ama così. A volte non è facile, perché poniamo a Dio le caratteristiche dei padri terreni. In verità oggi è Gesù a svelarci il volto del Padre, così che il velo che copriva i nostri occhi cada e possiamo sperimentare l’amore di Dio, possiamo comprendere che Dio è quel Padre che ci aspetta per correrci incontro e dirci: “facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

“Signore,

desidero tornare a Te con tutto il cuore,

desidero deporre le mie difese ai Tuoi piedi

e lasciare sia Tu a custodirmi.

Voglio credere in Te come Padre,

voglio sperare che Tu ti prenda cura di me anche quando sbaglio

o quando vorrei un abbraccio.

Stammi accanto mio Signore,

abbi cura di me, perdonami,

così il mio cuore,

saprà di essere tornato a casa

dopo aver camminato tanto.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Padre

Padre

 

 

20 FEBBRAIO 2024

MARTEDÌ DELLA I SETTIMANA DI QUARESIMA

“Padre nostro”. Con queste due semplici parole inizia la preghiera che Gesù insegna ai suoi discepoli, due parole che bastano per capire la grandezza di un Padre, che ci riconosce tutti suoi figli e in questa moltitudine ama e conosce ciascuno personalmente, tanto da sapere di cosa abbiamo bisogno ancor prima che glielo chiediamo.

Gesù insegna una preghiera essenziale: rivolgersi al Padre, lasciarci guardare, colmare il cuore dalla sua magnanimità. Egli saprà darci tutto quanto serve per la nostra vita, dal pane che sazia il corpo, a quello che sazia il desiderio d’infinito, quell’anelito di cielo che si realizza gia a partire dal vivere su questa terra.

Dal riconoscerci figli sorge la nostra risposta di gratitudine; lodare il suo nome è comprendere di essere custoditi da sempre.

Dio non desidera altro che ogni suo figlio viva il suo regno, ovvero la comunione con Lui, che continuamente ci cerca, la condivisione dei suoi sentimenti verso i suoi figli, la solidarietà con l’umanità di tutti.

Tuttavia in questo cammino, non c’è essere umano che non faccia esperienza del limite che l’umanità comporta, allora chiediamo al Signore di non cadere in quella prova che ci allontana da Lui e di conseguenza dai nostri fratelli. Chiediamo di essere liberati dal male e di essere perdonati per diventare capaci di perdonare, perché solo il perdono restituisce la figliolanza e la fraternità, cosi da poter chiamare sempre Dio: “Padre nostro” e non sprecare mai nessuna parola.

“Padre,

Ti chiamo così,

perché in quest’unica parola c’è abbastanza.

Padre, un parola di affetto

che segna un legame tra me e Te.

Padre ed io per Te sono figlio.

Padre abbi pietà di me,

insegnami a correre da sempre,

ad allargare le braccia del mio cuore verso di Te,

così che ad ogni caduta

il mio cuore Ti proclami: Padre

ed io senta rispondere: figlio mio”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

Padre

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11 OTTOBRE 2023

MERCOLEDÌ DELLA XXVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gio 4,1-11

Salmo: Dal Sal 85 (86)

Vangelo: Lc 11,1-4

il Signore ci insegna a pregare con quell’unica parola che ha nella mente e nel cuore: “Padre”, papà.

Ognuno di noi si può sentire figlio, perché è proprio Gesù che ce lo conferma; e quella sua figliolanza tanto speciale con Dio, tanto da suscitare nel cuore dei discepoli il desiderio di imparare a pregare, è anche nostra.

“Padre”, un Padre che poiché è mio è anche vostro, vuol dirci Gesù. “Padre”, una delle parole più belle dette da bambini, quando ancora non si sa parlare, ma che esprimono tutto, così siamo invitati a fare con Lui. “Padre”, perché Dio non è lontano da noi, ci ha generato e continua a farlo; e chi non ha avuto un padre, ora può nonostante tutto, sentirsi figlio di un papà che non lo tradirà mai, che non lo abbandonerà mai. “Padre”, vuol dire: ti amerò per sempre, perché comunque è dovunque tu sia, il mio cuore sarà con te. Ecco cosa è Dio per noi: “Padre”. Diciamolo oggi a Dio, rinnoviamo il “Padre nostro” partendo da quella parola da cui tutto si rigenera.

Possiate sentirvi figli di Dio, sentitevi amati poiché ogni volta che lo invocherete: “Padre” lui risponderà: “figlio”. E tutte le volte che vi dimenticherete di Lui, Egli sarà sempre lì nel vostro cuore per dirvi: “figlio mio” e tenervi per mano, per sempre.

“Padre,

fa che io mi riconosca figlio,

anche quando non ne sono capace

ed ho paura che Tu mi dimentichi.

Padre,

consola il mio cuore,

a volte pieno

con un mare in tempesta,

che vorrebbe la quiete.

Aiutami a scendere nella profondità del mio cuore,

per sentire la calma del Tuo amore,

per sentirmi chiamare: figlio

e trovare la pace”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

Ti rendo lode

Ti rendo lode!

MERCOLEDÌ 04 OTTOBRE 2023

SAN FRANCESCO D`ASSISI, PATRONO D’ITALIA – FESTA

Prima lettura: Gal 6,14-18

Salmo: Dal Sal 15 (16)

Vangelo: Mt 11,25-30

Oggi anche noi siamo invitati con Gesù a  rendere lode al Padre. Una lode, perché si è mostrato a noi piccoli; una lode, perché possiamo dirgli Padre.

Siamo in una relazione stretta con Lui, sicura, dove Egli Signore della nostra storia, ha cura di noi. Siamo coloro che possono dare del “Tu” a Dio, perché non ci è estraneo, siamo suoi familiari. Non è la confidenza di chi solo sta bene: finalmente abbiamo una casa.

Sentirci piccoli non vuol dire essere sfortunati, o disagiati. Chi è piccolo ha bisogno di protezione, amore, e chi più di Dio potrebbe farlo con noi? Dio, è nostro Padre e noi suoi figli, cosa dice questo al nostro cuore? Sentiamo la gioia dopo tanto tempo di attesa e di silenzio?

Sia per noi oggi una giornata di lode e di ringraziamento. Sia per noi un giorno in cui poter guardare alla nostra storia e sentire che è abitata da Dio, amata internamente da Lui. Sia il giorno in cui sentendoci piccoli, sappiamo lodare per questa condizione, così da testimoniare le cose grandi: il Signore e il Suo Vangelo.

“Signore,

ti rendo lode,

per quello che Tu sai che hai fatto in me,

per tutto quell’amore che hai riversato.

Alzo gli occhi e so chi sono,

mi guardo indietro e vedo passi,

cadute, e non solo:

vedo i segni del Tuo amore.

Ti rendo lode Padre

con tutto ciò che ho: la mia vita,

possa esistere per dire di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Misericordia

Misericordia

 

07 LUGLIO 2023
VENERDÌ DELLA XIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

Prima lettura: Gn 23,1-4.19; 24,1-8.62-67

Salmo: Dal Sal 105 (106)

Vangelo: Mt 9,9-13

“Molte volte abbiamo sentito questa citazione:”Misericordia io voglio e non sacrifici”, che l’evangelista Marco prende da Osea (6,6). Questa presenta il nucleo centrale della volontà di Dio: la misericordia. Egli desidera che tutti ne abbiano in abbondanza, che ogni cosa, ogni situazione venga avvolta dalla sua misericordia. Questa è l’attributo più profondo di Dio dove si sperimenta la sua essenza.

Il mio male non è per me luogo di condanna, non devo compiere atti di espiaziome per purificare i miei errori davanti a Dio.

Il mio peccato diventa il luogo in cui Dio può operare con la sua misericordia, la sua, grazia, il suo perdono,  che mi accoglie e mi dà la vita nuova.

S. Paolo afferma: “Dove abbondò il peccato,  sovrabbondò la grazia, la pienezza di Dio. (Rm. 5, 21). Dio ci lascia la libertà di fare il male anche se non lo vuole, tuttavia proprio in quell’errore, se lo vogliamo ci fa fare l’esperienza più grande di amore e di redenzione.

Il peccato diventa il luogo più profondo della conoscenza del perdono di Dio, dell’esperienza più sublime della sua misericordia.

La nostra miseria è entrata nel cuore di Dio e ne è uscita ricca di Lui.

“Signore,

accompagna il mio cuore,

guidalo con la Tua Misericordia.

Io che nel mio peccato mi sento tanto sbagliato,

faccio esperienza che nel Tuo cuore, c’é posto per me.

Mi abbracci come un padre preoccupato, ma ricco di perdono,

mi doni la possibilità di poter essere diverso.

A te che preghi come me,

amiamoci come ama Dio,

facciamo del Suo cuore la nostra dimora”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)