Il Pane della compassione

 

Il Pane della compassione

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Re 12, 26-32.13, 33-34

Salmo: Sal 105 (104)

 Vangelo: Mc 8,1-10

 

Il Vangelo di oggi desidera essere sostegno alla nostra debolezza, quando siamo fragili, stanchi, senza forze, il Signore vuole dirci che è venuto per darci sollievo.

Facciamo parte di quella folla, non siamo anonimi, Gesù infatti dice: “alcuni di loro sono venuti da lontano”, Egli è colui che ci conosce sa da dove veniamo, quanta strada abbiamo fatto per essere lì e prova compassione per ciascuno di noi.

È bella l’espressione: “non voglio che vengano meno lungo il cammino”, esprime proprio un desiderio di cura da parte del Signore, sono parole di affetto, è come dire: “desidero che tu stia bene”, vogliono dire che gli stiamo a cuore, conosce la nostre forze e sa cosa stiamo vivendo.

Questa folla non dice nulla e nel testo non si parla neppure di guarigioni, viene solo citato che sono da tre giorni con Gesù; siamo noi quando non abbiamo neanche la forza di parlare, di chiedere, domandare, ma anche il solo stare in silenzio smuove il cuore di Dio a compassione. La compassione non è pietà, ma è percepire quello che l’altro sta sentendo, quando io non sono capace di dire a Dio come mi sento e posso essere così debole da non riuscire neanche più a parlare per dire la situazione in cui sono, il Signore mi sta dicendo che Lui sa cosa stiamo passando, addirittura riesce a sentirlo! Ed è proprio in quello stare che veniamo nutriti. Egli ci dona un pane capace di restituirci le forze, che è Lui stesso, si fa nutrimento, affinché non veniamo meno lungo il cammino e tornando a casa, potremmo essere comunione per altri.

Come in tutte le belle esperienze non ci si ricorda più la fatica del viaggio, ma la gioia degli incontri vissuti, così Egli desidera dare consolazione al nostro cuore ora stanco e debole, c’è un Dio venuto a essere nutrimento pronto a sostenerci non solo per un momento, ma per sempre. Sarà proprio quel Pane a fare la differenza nella nostra vita e in quella degli altri.

La preghiera sulle offerte della S. Messa, esprime bene il desiderio di Dio per noi:

“Signore Dio nostro,

il pane e il vino, che hai creato

a sostegno della nostra debolezza,

diventino per noi sacramento di vita eterna”.

 

 

Il sapore del perdono

 

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Prima lettura: 1Sam 9,1-4.17-19.26a; 10,1a

Salmo: Sal 20 (21)

Vangelo: Mc 2,13-17

 

 

Il Vangelo di oggi ci invita a pensare ai nostri sbagli, ai nostri peccati, in tutte quelle situazioni che non ci siamo sentiti giusti, e le nostre azioni volte a una ricerca di felicità, si sono rivelate un errore, un boccone amaro.

Nel testo non vengono descritti i tipi di peccati, questo perché in fondo chi di noi non ha mai sbagliato? Chi non ha mai peccato?

La vera domanda che il Signore oggi ci fa, non è tanto se abbiamo peccato o no, ma se abbiamo riconosciuto che davvero il Signore è venuto per noi in quella condizione, se davvero abbiamo colto che Gesù non è venuto quando eravamo giusti, quando non avevamo sbagliato, è venuto proprio perché eravamo così, peccatori. Lo dice chiaramente: “non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati”.

Gesù è venuto per guarire, per guarirci dalla malattia di credere, che per arrivare a lui bisogna essere giusti. Perché questo? Perché il Signore attraverso il nostro errore ci fa sperimentare un amore più grande, una vita rinata, ci fa sperimentare che non tutto è perduto, e a partire da quell’errore, da quella esperienza d’amore, possiamo percorrere una nuova via. Allora possiamo vederci tutti intorno a quel tavolo con Gesù, a quella mensa.

Egli pane vero si fa nutrimento, è venuto per me, per noi, si fa cibo per sostituirsi a quel boccone amaro che lascia il peccato, perché grazie a Lui potessimo ripartire da quel pane spezzato che ha in sé il sapore del perdono, del buono per tutta la nostra umanità.

 

 

Benedizione e sazietà

 

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Prima lettura: 1Gv 4,7-10

Salmo: Sal 71 (72)

Vangelo: Mc 6,34-44

 

All’inizio di questo giorno, sentiamoci parte di quella folla senza pastore, che ora invece ha trovato chi può colmare il loro cuore. Il Signore è venuto per toglierci dalla nostra condizione di mancanza e dirci che siamo nelle sue mani, come quel pane che dopo essere benedetto si moltiplica, sazia ed avanza.

Egli desidera tu faccia esperienza di benedizione e sazietà, e l’unico modo è farsi pane. Lui è il pane che stai mangiando e tu uscendo dalla folla lo porti con te.

Quanto pane hai? Ovvero, quanta esperienza di quel pane hai fatto? Non importa se è poco o nulla, Egli desidera tu abbia consapevolezza che il cielo ti ha donato un pane capace di saziare i tuoi vuoti. Per te Dio, tuo Padre ha mandato Suo figlio affinché tutto ciò che in te è spezzato, diviso possa essere unito, sanato, benedetto e donato.

Egli che ti ha nelle mani, si mette nelle tue, affinché tu sappia cosa vuol dire fidarsi e tu possa sentire che è il primo Lui a credere in te.

 

 

 

Il presente

 

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Prima lettura: 1Gv 2,12-17

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Lc 2,36-40

 

 

Noi possiamo identificarci con il popolo che aspettava la redenzione, sentiamo il bisogno di essere salvati, perdonati, sentiamo il peso delle nostre colpe. Nel Vangelo di oggi riceviamo un conforto che non si riferisce a una profezia futura ma al presente, a quel momento presente in cui Anna incontra Gesù.

Non devo andare lontano, Egli si fa presente per me, nonostante io mi senta mancante o che sia passato tanto tempo, quasi una vita intera ad aspettare quell’incontro. Il momento dell’incontro si fa presente, perché è dal presente che si costruisce il futuro, e il mio quotidiano diventa il tempio dove poter incontrare il Signore.

Gesù lascia il tempio per raggiungerci nel nostro quotidiano, per diventare noi stessi Suo tempio, un luogo dove il peccato lascia il posto al perdono, dove un pezzo di pane e del vino, diventano comunione in cui poter crescere e fortificarsi, un luogo dove l’attesa lascia il posto alla presenza il cui volto è di un Dio che ha scelto di abitare in te.