Accogliere quell’amore

accogliere quell'amore

07 FEBBRAIO 2023

MARTEDÌ DELLA V SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 1,20-2,4a

Salmo: Sal 8

Vangelo: Mc 7,1-13

L’invocazione che durante la Celebrazione Eucaristica pronunciamo: «O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato», è in linea con il discorso presente nel Vangelo di oggi.

Leggiamo infatti che Gesù rimprovera i farisei per il loro giudicare, puntare il dito dinanzi a chi, a loro avviso, non è degno nemmeno di cibarsi, poiché ha le mani impure. È proprio Gesù a restituirci la dignità perduta con il Suo amore. Tale comandamento, è il centro per comprendere quanto è grande il Suo amore per noi.

Gesù ci invita a pensare che non dobbiamo più fare “delle cose” per sentirci a posto o per guadagnare la Sua benevolenza, ma accogliere quell’amore che Egli ci dona nel Suo consegnarsi, nel Suo essere pane, così che ciascuno attingendo a Lui possa purificare il proprio cuore.

Dinanzi a tanto amore, cambierà il nostro modo di vedere le cose: le nostre mani considerate impure, senza via di uscita, in Gesù trovano lo spazio per essere amate, perdonate, e vivere di quella dignità che solo Dio può donare, e da quella comunione di pane e Misericordia ripartire.

“Signore,

vieni presto nel mio cuore,

affinché colmo del Tuo amore

sappia ritornare a sperare.

Tu, Dio,

unico ed eterno amore nel cuore dell’uomo

conosci il suo soffrire e il suo faticare,

sai la fragilità che esso incontra

e nonostante tutto sei qui tra le mie mani,

per comunicare il Tuo amore,

per donarti a me

in un pane dal sapore di cielo,

dal sapore di Te”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Profumo del Pane

profumo del Pane

 

18 NOVEMBRE 2022

VENERDÌ DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 10,8-11

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Lc 19,45-48

 

“Ogni giorno insegnava nel tempio”, ogni giorno appena svegli è preparata per noi la Parola di Dio. È bello pensare che c’è Qualcuno a preparare qualcosa per noi: una Parola, un po’ di conforto, aiuta a sentirci a casa.

Questo è il desiderio di Dio per noi: che la Sua casa diventi una casa di preghiera, e non un covo di ladri; espressione “forte” ma significativa, poiché ci aiuta a farci comprendere che non c’è nulla di fuggiasco, di breve o temporaneo, non c’è qualcosa da accaparrare nella Sua casa, ma si tratta entrare e prendere quel dono che Dio stesso ha preparato per noi.

Entriamo nella Sua casa, sentiamoci a casa con Dio così da potergli affidare ogni cosa, ogni dubbio e paura e ricordiamoci che lì all’interno vi è preparato un posto per noi. Gustiamo il calore di questa casa, sediamoci alla tavola apparecchiata e respiriamo il profumo del Pane.

“Signore,

sorreggi i miei passi,

fa che io mi accorga del dono che mi hai preparato

e ne faccia tesoro

per i tempi duri e quelli felici.

Aiutami a sentirmi a casa,

affinché la mia vita trovi un posto con Te

ed io smetta di cercare altrove ciò che Tu mi hai preparato:

una casa, un rifugio, un conforto

nel Tuo cuore, per me”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Non contraccambio, ma condivisione

Non contraccambio, ma condivisione

 

31 OTTOBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA       (clicca qui)

Prima lettura: Fil 2,1-4

Salmo: Sal 130 (131)

Vangelo: Lc 14,12-14

Gesù dà un”indicazione di vita al capo dei farisei che l’aveva invitato, soffermandosi su un particolare importante: il contraccambio.

Cosa vuol dire Gesù? Esorta quell’uomo a invitare gratuitamente? Potrebbe essere. Un’altra possibile lettura, è aver donato al fariseo la facoltà di comprendere che con Gesù la vita si riempie di Lui e tutto quello precedentemente fatto, ha la possibilità di essere redento, sanato, salvato, messo in ordine per un bene più grande. E se prima si viveva il contraccambio, con Lui si vive la condivisione. Gesù non contraccambia, condivide, spezza il pane e lo dona e quel pane è nutrimento e rivoluzione nella nostra esistenza, poiché ora l’invito è essere nuovi.

Una novità data dalla stessa forza di Dio che entrato nella nostra casa, nel nostro cuore, non lo lascia più e si manifesta anche esternamente in gesti di vita nuova.

Invitiamo Gesù a tavola e scopriamo che il banchetto è già pronto, c’è qualcuno che ha già pagato il conto, e a noi, è chiesto di lasciarci coinvolgere da questo bene, di donare gesti di benevolenza e bontà lì dove non c’è contraccambio.

Quei poveri, storpi e ciechi che Gesù ha a cuore siamo noi quando bussiamo alle porte sbagliate, quando cadiamo e distorcendo la realtà non sappiamo come proseguire, quando non vediamo più nulla e Lui ci apre la Sua porta, senza pretendere niente per donarci tutto l’amore in grado di raddrizzare, vedere e comprendere.

E dopo tutto questo non c’è un contraccambio da dare o chiedere, ma solo un grande amore da condividere, capace di nutrire l’umanità intera alla ricerca di un segno, di un gesto che faccia la differenza.

“Signore,

donami il coraggio di bussare alla Tua porta.

Aiutami a riconoscere il Tuo amore

e credere che nonostante tutto sei ancora con me.

Il Tuo amore sia conforto

alle cicatrici prese nel tempo,

affinché a parlare non sia più il dolore,

ma un cuore generoso capace di donare

un segno di speranza, a chi come me, la ricerca.

Fa che lungo la via dei ricordi, ciascuno riconosca il Tuo volto

ed in Te riacquisti la forza”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Il pane della compassione

pane della compassione

 

LUNEDÌ 01 AGOSTO 2022

SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ger 28,1-17

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Mt 14,13,21

 

Il Vangelo di oggi è il miracolo della quotidianità di Dio: la Parola e il pane.

Noi siamo come quella folla che desidera ascoltare solo delle parole buone, perché abbiamo tutti bisogno di nutrire il cuore di bontà, di trovare un po’ di pace, di sostare semplicemente dinanzi a Lui per essere guariti.

Pur essendo nella folla, per il Signore, ciascuno di noi non è anonimo, al punto che Egli sente la nostra fame e la sete, ha compassione. Leggiamo nel brano che non gli basta solo incontrare o guarire i malati che erano là, ma vuole dare vigore al corpo, nutrendolo, affinché tutto l’essere di ognuno si senta riconosciuto e amato.

Gesù nutre i suoi con cinque pani e due pesci, con la semplicità di un cibo di casa, che tutti ricevono, perché partecipi di quell’unica famiglia di Dio, che rende tutti fratelli. Egli ci insegna ad alzare gli occhi al cielo, e a sentire scendere su di noi la benedizione del Padre, affinché lasciato quel luogo essa prosegua, rimanga in noi ora che siamo nutriti con il vero cibo della sazietà: Gesù, il Figlio di Dio.

“Signore,

è difficile comunicare quello che vive il mio cuore,

le preoccupazioni o le paure che vi abitano.

Eppure, tu mi sai comprendere

anche quando non mi so spiegare.

Oggi voglio solo alzare gli occhi al cielo

e vivere della Tua benedizione,

desidero confidare nel Tuo nome,

perché so che non c’è un cuore

che in Te non possa trovare rifugio.

E allora, eccomi qui, come tutti,

anch’io, per nutrirmi di quel Pane

che Tu hai pronto per me

ogni giorno”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

L’unica cosa

 

L'unica cosa

 

DOMENICA 19 GIUGNO 2022

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO – ANNO C – SOLENNITÀ

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gen 14,18-20

Salmo: Sal 109 (110)

Seconda lettura: 1Cor 11,23-26

Vangelo: Lc 9,11b-17

 

Il Vangelo della liturgia odierna, ci presenta l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Quella folla venuta da lontano per essere guarita, non solo sarà sanata, ma verrà nutrita. Gesù prima di compiere quel gesto, dice ai suoi discepoli: “date voi stessi da mangiare”.

Coloro che sono nutriti da quel Pane, diventano essi stessi cibo per nutrire una fame più profonda: siamo chiamati ad aver compassione gli uni gli altri, per donare con la nostra vita quel pezzo di pane che è Gesù.

Come possiamo farlo? Credendo in Dio e con la testimonianza di noi stessi, sarà Lui a fare tutto, noi siamo quel poco pane e pochi pesci, con cui Egli ha nutrito tanta gente.

Nella Solennità di oggi, pensiamo alle parole che Etty Hillesum scrisse nel suo diario e sono per noi segno di come ciascuno sia chiamato a dare se stesso, in ogni circostanza. Leggiamo: “L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini.”

Parole davvero attuali che toccano i nostri cuori e arrivano in profondità. “Tutti mangiarono a sazietà”: viviamo di ciò che ci nutriamo e portiamolo nella nostra realtà, affinché pur nella precarietà del tempo presente, quel pezzo di pane sia la nostra forza.

 

 

 

Per essere in comunione

 

per essere in comunione

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 9,1-20

Salmo: Sal 116 (117)

Vangelo: Gv 6,52-59

 

“Colui che mangia me vivrà per me”. Cibandoci di Gesù, pane vivo, siamo chiamati a proseguire quello che il Signore ci ha donato. Implicitamente verrebbe da chiedersi: come possiamo vivere per Lui?

La risposta è nella prima parte della stessa frase: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”. Come Gesù viveva della forza del Padre, così anche a noi viene chiesto di vivere con quella medesima forza che deriva dall’unione tra Padre e Figlio.

Oggi il Signore desidera dirci, che il dono di partecipare alla Sua Mensa, non è una delle cose da fare nella giornata, ma è il nostro punto di partenza. Non è una questione temporale, ma del cuore, ovvero renderlo parte della nostra vita, affidare a Lui le nostre fatiche come le gioie: vivere.

La vita è fatta di tante cose, ma non è separata da Dio, anzi da sempre siamo immersi in questa unità e quello che a volte cerchiamo in perdono, comprensione, è in Dio ed è già stato preparato per noi da tempo.

Possiamo vivere per Lui, perché Egli ha vissuto per noi, ha dato tutto se stesso in forza della Parola del Padre, nella consapevolezza di essere Figlio e chiede a noi di fare altrettanto.

Vivere per il Padre, è un richiamo sull’esempio di Gesù alla Figliolanza, è riconoscere quella paternità a Dio che ci ha creato per essere in comunione, e come il pane spezzato non perde nulla dei suoi elementi, così il dono di noi, diventa segno di unità tra il Padre e il Figlio per chi ci incontra.

 

 

Il Pane per la vita

 

Il Pane per la vita

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 8,26-40

Salmo: Sal 65 (66)

Vangelo: Gv 6,44-51

 

 

Gesù si presenta come il pane vivo, disceso dal cielo. È un dono che unisce cielo e terra, appartiene al cielo ma è un segno terreno, comprensibile: è pane!

Non è un pane finito che sfama una volta e basta, è un pane vivo, ovvero: capace di dare vita a chi lo assume.

Mangiare di questo pane non è solo cibarsi, ma è entrare all’interno del sacrificio di Cristo e farne parte. È essere testimoni e allo stesso tempo destinatari di un dono grande: la vita di Cristo, una vita in cui il Padre e il Figlio sono in comunione, al punto che conoscere Gesù è conoscere il Padre.

Il Signore diventa il pane per la vita a volte fragile, lontana, vuota, Egli non aspetta la nostra condizione perfetta, diventa quotidianità, affinché quella comunione tra Padre e Figlio riguardi anche noi.

Tutto il mondo può cibarsi di quel Pane che è Gesù, e cibandosi di esso, entrare a far parte della storia di Dio. Non siamo più distanti e anche se i nostri errori a volte ci precedono, quel Pane ci ha donato un posto, un luogo in cui poterci essere sempre: il cuore di Dio.

Quando riceviamo di quel Pane, rispondiamo: “Amen”. E in quell’Amen pensiamo: credo in quello che sto ricevendo, perché così è, e sempre sarà il pane della mia vita!

 

 

Dono del Padre

 

Dono del Padre

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 8,1b-8

Salmo: Sal 65 (66)

Vangelo: Gv 6,35-40

 

Gesù nel Vangelo della liturgia odierna, afferma: “Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori”. Proseguendo la lettura del testo, dice: “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato”.

Siamo dono del Padre al Figlio, affinché Egli ci custodisca. Tutte le volte che cerchiamo Dio e ci preoccupiamo di come incontrarlo, oggi ci viene in aiuto questo brano per farci capire che siamo stati già trovati dal Padre e consegnati al Figlio, e grazie a Lui renderci conto di essere raggiunti.

Spesso si può aver paura di perdersi o disperdersi e non trovare più la strada di casa, ma il Signore desidera farci capire che Egli è quella via su cui camminare, è la strada della verità, dove poter finalmente conoscere il volto del Padre e vivere.

Gesù si presenta come il pane, un alimento di casa, il cui sapore è da tutti conosciuto. Da sempre il Padre ci custodisce, e prepara per noi un pane in grado di toglierci la fame, la mancanza, il vuoto, così da renderci più forti. Dobbiamo riconoscerci come coloro che partecipano di questo dono e ne fanno parte ed è nutrendoci di tale certezza, che nonostante le fatiche e le fragilità non ci sentiremo più dei dispersi, ma a casa.

Dio ha posto la Sua dimora in noi, affinché un giorno potessimo ritornare a casa e renderci conto che ci è sempre stato accanto donandoci Suo Figlio, affidandoci a Lui.

Abbiamo un luogo dove non saremo mai cacciati, mai dispersi e sempre amati: in Dio! Attraverso Gesù, Egli si fa presente in noi, poiché gustando del Pane della vita, potessimo toccare con mano l’Amore che ci ha raggiunti e viverlo ogni giorno.

 

 

Per rimanere con loro

 

per rimanere con loro

 

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 3,1-10

Salmo: Sal 104 (105)

Vangelo: Lc 24,13-35

 

“Egli entrò per rimanere con loro”. Il Signore Gesù entra nelle nostre vite per rimanere con noi, in quella mensa, nel pane spezzato e come i discepoli di Emmaus ci spiega le scritture, affinché possiamo sentire ardere il cuore.

Il gesto dello spezzare del pane, è IL GESTO inconfondibile di Gesù, eseguito prima della Sua Passione ed ora i due discepoli si ritrovano alla mensa del Risorto. Quell’ultima cena, che fu annuncio della Sua Passione e morte, ora svela il volto del Risorto.

Accostiamoci anche noi alla Sua mensa, facciamo spazio nel nostro quotidiano a Colui che desidera rimanerci accanto. Il Signore ci è vicino da risorto, con tutta quella luce e quella forza che desidera donarci.

Vieni a liberarci Signore, dacci occhi per vederti, orecchie per ascoltarti e facci comprendere che sei qui, a camminare con noi.

All’udire: “Il corpo di Cristo”, rispondiamo: “Amen”: Egli entra in noi, diventiamo pane ricevuto, spezzato, donato, affinché la nostra storia sia un incontro con Cristo crocifisso risorto, ed ora celebrato e compreso, nel corso del tempo.

 

Quando basta un solo pane

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gc 1,12-18

Salmo: Sal 93 (94)

 Vangelo: Mc 8,14-21

 

I discepoli litigavano perché “avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane”. Gesù li esorta a far memoria dell’episodio della moltiplicazione dei pani. A Lui sta a cuore far capire ai discepoli, che Egli è quel pane e non ha bisogno di essere portato, c’è sempre.

Non è sbagliato aver fame e quindi bisogno del pane, Gesù li rimprovera perché non si accorgono che c’è un Pane in grado di nutrire la loro vita più in profondità e non solo a saziarla. Il Signore invita sia chi ha fatto esperienza di Lui, sia chi ancora non l’ha fatta personalmente, ma almeno avrà sentito di altri, a far memoria dei Suoi passi compiuti nella storia di ciascuno. Come i discepoli sono stati testimoni dell’azione di Gesù così Egli chiede anche noi di farlo, per renderci conto di Lui, del Suo desiderio per noi, per tutti, di una storia di pienezza e non solo di una vita in cui ci si accontenta quando è “tutto a posto”.

La domanda che sta dietro all’ammonizione dei Signore, di fare attenzione al lievito dei farisei e di Erode, è: Cos’è che da fermento alla nostra vita? Cos’è che fa crescere?

Egli desidera essere per noi la base su cui far crescere ciò che siamo, vuole che il vero fermento nella nostra vita sia la ricerca del Suo volto e non una corsa al potere o al raggiungimento di un obiettivo con estremo rigore, poiché tutte queste cose poi svaniranno, Lui invece ci sarà sempre.

Il lievito madre aiuta la lievitazione negli alimenti, ma ha bisogno di cura, attenzione, per essere giornalmente rinfrescato, altrimenti perderà di efficacia. Egli è colui che ci cura e agisce nella nostra vita, affinché possiamo diventare pane per altri, ed essere in grado di portare chi incontriamo a quell’unico pane che durerà per sempre. Prendi quel pane, spezzalo e donalo a chi incontri e fidati che Lui lo moltiplicherà.