Seguimi

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18 MAGGIO 2024

SABATO DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

Nel Vangelo di oggi, leggiamo una risposta di Gesù a Pietro alquanto misteriosa: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”. Gesù sembra dire a Pietro di non preoccuparsi di cosa sarà di Giovanni, a cui si riferiva la domanda, perché ogni discepolo ha il suo cammino da vivere.

“Tu seguimi”. Seguire il Maestro è un’esperienza di vita unica e creativa che ciascuno vive in modo proprio, secondo le sue caratteristiche, la sua storia. “Tu seguimi”. Perché il mondo ha bisogno della tua testimonianza, ha bisogno di cuori che sanno ascoltare, perdonare; ci sono cuori da fasciare e da nutrire. C’è bisogno di tanto amore che si doni senza attendere o domandare.

Lo Spirito Santo che guida e muove i passi di ognuno di noi, ci fa essere presenza di Dio nella storia umana, e come dice un antico testo: “noi siamo le braccia, le mani, i piedi di Dio”. Seguire l’Amore ci renderà persone sempre più libere di amare, perché capaci di rompere la durezza del cuore e di guardare all’unico Maestro che dona la vita vera: il Risorto.

C’è una bellissima poesia, “Segui l’amore”, di Khalil Gibran che recita:

“L’amore non dà nulla fuorché sé stesso

e non coglie nulla se non da sé stesso.

L’amore non possiede,

né vorrebbe essere posseduto

poiché l’amore basta all’amore”.

“Tu seguimi”. Così come sei, con la tua storia, con tutta la tua vita.

“Signore,

seguire è mettere il mio passo al ritmo del Tuo.

Seguire è amare Colui che davanti indica la strada.

Tu sei Colui a cui ogni giorno

voglio dedicare il mio passo.

Io ti seguirò con tutte le mie forze,

perché mi importa di Te,

seguirò il mio cuore correrti dietro

e lì dove sono incerto,

fammi sentire il Tuo amore soltanto,

così che io trovi la forza

per camminare dietro Te. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

Mi ami tu?

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17 MAGGIO 2024

VENERDÌ DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

Certamente il Signore conosce tutto di ciascuno di noi, Lui sa quanto è il bene che gli vogliamo. La domanda che Gesù rivolge a Pietro per tre volte e che rieccheggia il suo tradimento, non serve tanto a Gesù per sapere quanto Pietro gli voglia bene, serve piuttosto a prendere coscienza, che l’amore di Dio non viene mai meno nonostante i tradimenti, gli errori, gli sbagli.

Il nostro cammino di fede non consiste nel non avere mai commesso degli errori, ma nel rinnovare ogni giorno il nostro amore in Cristo. Io non sono amato perché sono bravo, non amo per meritare l’amore, amo perché sono perdonato; il mio peccato diventa il luogo dove sperimentare l’amore più grande.

Il Signore ci conosce nel profondo: “Signore, tu mi scruti e mi conosci,…. intendi da lontano i miei pensieri,…. Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile.”(Sl 139). Ma Dio si è reso accessibile, ci fa fatto conoscere tutto il suo amore, e ogni giorno ci spiazza, ci sorprende e ci domanda tutto l’amore di cui siamo capaci, per riaccendere di nuovo il nostro cuore, il nostro desiderio di Lui, per amare la mia debolezza e mutarla in forza, perché io riconosca quell’amore più grande del mio peccato.

“Signore,

Tu che scruti il mio cuore

e lo conosci più di me stesso, aiutami.

Sostienimi,

affinché riconosca il Tuo amore

e non tema che il mio peccato

possa allontanarti.

Libera il mio cuore,

e rendilo un luogo in cui la Tua Parola sia la mia casa

e il Tuo amore la mia forza.

Amami, amami sempre

e da questo amore,

impari ad amare come Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Giovedì santo

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28 MARZO 2024

GIOVEDÌ SANTO «CENA DEL SIGNORE»

Oggi inizia l’ora dell’amore più grande e Gesù per spiegarcelo usa un’immagine molto eloquente, quanto semplice: lavare i piedi, e aggiunge: “Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.”

Ma questo “servizio” non poteva essere fatto dal Maestro, perché è il compito di uno schiavo, del servo. Cosi Pietro lo rimprovera, non comprende ancora la portata di tale amore. Gesù spiega che quanto sta per fargli lo renderà parte di Lui, perché l’abito dell’amore è l’abito del servo, è l’atteggiamento dello schiavo, dove l’amore che dona tutto fino alla fine, si fa servo di chi ama.

Pietro desidera l’amore del suo Signore, non vuole rimanere escluso e lascia cadere le resistenze che ancora lo trattenevano, vuole immergersi completamente in questo dono per lasciarsi purificare, amare, dal capo ai piedi.

Gesù che lava i piedi rivela l’amore incondizionato di Dio per ciascumo di noi, si mette a servizio, deponendo la sua vita ai nostri piedi.

Quel gesto è il segno che tutti siamo chiamati non solo a lavare i piedi agli altri, ma anche a lasciarseli lavare, non solo a servire, ma anche ad accogliere il servizio degli altri.

Uniti a Cristo, possiamo scegliere di amare e accogliere il mistero del suo infinito amore per ciascuno di noi, un amore che si dà “sino alla fine”; un Dio che entra nella notte più lunga della storia, perché l’uomo possa vivere la luce, possa vedere l’amore risorgere. Da questa notte vegliamo con Lui.

“Signore,

lavami i piedi,

perché camminando mi renda conto che il Tuo amore è il mio suolo santo.

Lavami i piedi,

perché anch’io sappia mettermi a servizio di chi ha bisogno.

Lavami i piedi,

perché ricominci la vita da questo amore,

e senta forte la Tua presenza,

tutte quelle volte

che le mie ginocchia stanche,

non riusciranno ad inginocchiarsi. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

 

Perdonare

perdonare settanta volte sette

05 MARZO 2024

MARTEDÌ DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA

Pietro si avvicina a Gesù per chiedere la forza del perdono. Si avvicina a Colui che è in grado di perdonare ogni nostro errore, e il suo è un perdono che cancella, come se non fosse mai successo.

Quando noi perdoniamo, a volte, può capitare di tenere per noi qualcosa, la sofferenza, il rancore o anche semplicemente pensare: “quella persona è fatta così”.

Oggi il Signore ci chiede di perdonare settanta volte sette, ma non solo quante volte perdonare in totale, ma quante volte perdonare QUELLA persona.

Perdonare così tanto, vuol dire mettere in conto altrettante sofferenze, e non è facile; per questo mettiamo in conto la forza di Dio, per questo a piene mani esprimiamo la nostra fatica a Lui, affinché ci dia non solo un po’ di forza, ma proprio la Sua.

Come Pietro avviciniamoci a Lui, chiediamo a Gesù come fare in quella situazione; avvicinarsi così, è chiedere che non sia più solo il dolore o il torto a parlare, ma il suo amore, la sua vita che come ha perdonato noi, ci aiuti per dono, a perdonare settanta volte sette in più, di quanto da soli avremo fatto o abbiamo già fatto.

“Signore,

fa del Tuo perdono il mio rifugio.

Possa sentire il Tuo cuore accanto al mio dirgli: Figlio, io ti perdono.

Per quanto lo farai?

Per sempre, mi dici.

Per quanto dovrò farlo io?

Con la Tua stessa misura.

Mi avvicino a te come Pietro,

stanco e senza forze,

mi avvicino perché credo in Te

e se avrò perdonato per dono Tuo,

sarà il Tuo settanta volte sette

che hai donato a me”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Gettare la rete

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07 SETTEMBRE 2023

GIOVEDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Col 1,9-14

Salmo: Dal Sal 97 (98)

Vangelo: Lc 5,1-11

Tanta gente fa ressa intorno a Gesù, da spingerlo a salire su una barca e scostarsi un po’ da terra, perché tutti possano ascoltare la sua parola.

L’atteggiamento essenziale o potremo dire vitale del discepolo di Gesù, è quello dell’obbedienza alla parola. Una parola che non riguarda le folle in generale, ma che diventa rivolta a me, in quel momento, in quell’evento, dove nessun altro si può sostituire in quell’incontro personale con Gesù.

Egli ci raggiunge dove siamo, nelle nostre attività quotidiane: poveri pescatori stanchi e delusi, dopo una notte in barca a pescare senza successo. Ma proprio ora, Gesù dice a Pietro di riprendere il largo e gettare nuovamente le reti. Un comando assurdo dato dal figlio di un falegname ad un pescatore esperto.

Pietro da uomo concreto e trasparente fa obiezione a questo comando, se dipendesse da lui non getterebbe le reti, ma ascolta e si fida, si cala nella profondita di quel maestro che dona abbondanza, per lui, per tutti. E cosi Pietro farà la sua “pesca” più importante: farà esperienza di Dio, si sentirà Egli stesso tirato su da quell’incredulità tipica della notte e ritroverà la luce in Gesù, Suo Signore.

 

Pietro, noi e Gesù

Pietro, noi e Gesù

 

03 SETTEMBRE 2023

DOMENICA DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ger 20,7-9

Salmo: Dal Sal 62 (63)

Seconda lettura: Rm 12,1-2

Vangelo: Mt 16,21-27

Gesu invita a seguirlo: “Se qualcuno vuole venire dietro a me”. Seguire Gesù è andare verso una promessa di bene, un amore che da sempre ha pensato a noi. Tuttavia bisogna riconosce che questo amore richiede il sacrificio della vita di Gesu, che Egli stesso spiega ai suoi discepoli.

Pietro prende in disparte Gesù e si mette a rimproverarlo, ha tanta familiarità con Lui da sentirsi libero di sgridarlo: non deve parlare cosi. Alle persone a cui vogliamo bene, non possiamo comprendere che gli accada mai nulla di male. Pietro non vuole certo perdere l’amico, il Maestro, il Signore della sua vita; lo ha riconosciuto come Figlio di Dio e in quanto tale, non può essere che venga condannato a morte.

Accanto alla paura per Gesù, forse Pietro, in fondo, aveva paura anche per sé stesso. Se accadeva qualcosa di brutto al Maestro, di conseguenza sarebbero stati coinvolti anche i suoi discepoli.

Gesù qui sgrida pesantemente Pietro perché, se da una parte può capire la sua paura di perdere una persona molto cara, dall’altra gli dice senza mezzi termini, che la sua logica non è secondo Dio. Ciò che viene suggerito dal male non conosce la gloria dell’amore, ma quella del prestigio.

Gesù sta per donare la sua vita in croce e non può lasciare che Pietro parli in quel modo, cosi si genera un “botta e risposta”, come quando tra familiari o comumque tra persone che si conoscono bene, si discute animatamente per fare chiarezza. Tutto questo discorso cosa può dire a noi oggi? Che possiamo essere come Pietro, e non dobbiamo scandalizzarci se spesso camminiamo secondo la nostra logica e vi facciamo entrare Dio dentro.

Ebbene, oggi sappiamo con certezza che è il contrario: è il Figlio che ha fatto spazio in sé e ci fa entrare nella logica del Padre.

Allora forse il nostro impegno potrebbe essere chiedergli: Signore oggi dinanzi a questo Vangelo cosa mi vuoi dire? Fammi vedere tutto cio che non sei Tu.

Lasciamoci anche rimproverare, smuovere da quella Parola, che leggendo sembra quasi darci fastidio; meditiamola così da purificare sempre più il nostro cuore.

La bellezza di questo Vangelo è che siamo con Gesù, gente di casa, al punto da rimproverarci come un papà che si preoccupa per noi, e noi a Dio che è Padre gli stiamo tutti a cuore.

“Signore,

eccomi in ascolto di una parola un po’ scomoda,

che spesso ho evitato.

Oggi aiutami a fare un passo in avanti verso di Te,

verso quella logica che non è oscura, perché in Te c’è la luce,

eppure dal mio buio la luce acceca

ed io non vedo nulla,

allora guidami,

apri i miei occhi e il mio cuore

cosi da camminare sicuro accanto a Te. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Signore, salvami!

Signore, salvami!

 

07 AGOSTO 2023

LUNEDÌ DELLA XVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Nm 11,4b-15

Salmo: Dal Sal 80 (81)

Vangelo: Mt 14,22-36

“E quanti lo toccarono furono guariti”. Si conclude così il Vangelo di oggi, dopo tanta paura da parte dei discepoli e di Pietro, finisce con una certezza: il Signore tocca le nostre paure. Questo deve esserci di consolazione poiché, a volte la tentazione è quella di scappare, di fuggire, oggi invece è propria la forza di Dio a tirarci fuori dalle acque dei nostri pensieri!

Anzi, paradossalmente quella paura diventa mezzo per percepire la salvezza, luogo in cui scoprici amati anzitutto da Dio e da chi come noi, compie la sua traversata ogni giorno.

Il Vangelo di oggi termina con una promessa: che tutti saranno guariti se si lasciano toccare il cuore da Dio!

Colui che ci ha creato non ci abbandonerà, anzi verrà incontro, affinché la nostra mano afferri la Sua. Allora, affidiamo al Signore quanto di più faticoso e pauroso abbiamo nel cuore, arriviamo a gridare come Pietro: “Signore, salvami!”. Non abbiamo timore di lasciarci vedere da Lui così, perché Egli ci sta amando già.

“Signore, salvami!

Sembrano mie la parole di Pietro,

parole di chi ha paura, fa fatica e soffre.

Oggi mi unisco a tanti che vorrebbero gridartelo

e lo faccio anche per loro: salvaci!

Salvaci dalla disattenzione di chi ci è accanto,

salvaci dalle paure che il passato avanza,

salvaci da quel futuro incerto

e salvaci, ora, in questo presente.

Giunga a noi la Tua mano, come Tu vorrai, nel modo che Tu ritieni

e soprattutto, fa che ci rendiamo conto

che ci stai già salvando.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Ci chiederà più volte: amami

Ci chiederà più volte: amami

 

VENERDÌ 26 MAGGIO 2023

SAN FILIPPO NERI, PRESBITERO – MEMORIA

Prima lettura: At 25,13-21

Salmo: Sal 102 (103)

Vangelo: Gv 21,15-19

Il Signore Gesù chiede a Simon Pietro per ben tre volte se lo ama. Sembra quasi scontata la risposta, Pietro infatti dice che Gesù sa tutto, comprende tutto, conosce già tutto. Come per Pietro, questa domanda serve al nostro cuore, dobbiamo prendere coscienza dell’amore che portiamo dentro e di quanto siamo disposti ad amare.

Gesu si fa quasi mendicante di tutto quell’amore che possiamo dargli, non chiede la nostra perfezione, desidera solo la sincerità del cuore, la nostra genuinità. E se avremmo sbagliato più volte, Lui più volte ci chiederà: amami!

L’amore si comunica sempre e quel poco che noi possiamo dare, Dio lo moltiplica.

Pietro è chiamato a dare il suo amore al gregge del Signore, alla sua Chiesa, e non a caso Gesù nella prima domanda dice: “Pasci i miei agnelli”, e solo dopo: “Pascola le mie pecore”, perché prima di tutto si dovranno preferire i più piccoli, i piu fragili, i lontani, i deboli, i poveri, i peccatori.

Dio non si spaventa dei nostri errori dei nostri tradimenti, ci chiede la disponibilità del cuore, e anche noi gli risponderemo: si, Signore, tu sai, ci conosci, vogliamo amarti con tutta la passione di cui siamo capaci.

“Signore,

ti consegno il mio cuore,

affinché Tu lo renda capace di amore.

Tu lo sai, Tu mi conosci,

spesso sono io che non conosco me stesso

e piano piano quando mi scopro,

la prima cosa che vedo è l’amore che hai per me.

Di questo amore voglio fare casa,

in questo cuore desidero abitare

ed io ti do tutto ciò che posso.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Perdono infinito

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14 MARZO 2023

MARTEDÌ DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Dn 3,25.34-43

Salmo: Sal 24 (25)

Vangelo: Mt 18,21-35

Se la liturgia di questo tempo di quaresima, ci invita ad andare al Signore con tutto il cuore, il Vangelo di oggi ce lo fa spalancare completamente, perché Gesù insegna a Pietro, e quindi a noi, che la sua Misericordia, il suo perdono si moltiplica all’infinito.

Pietro chiede a Gesù quante volte deve perdonare, se fino a sette. Questo numero sebbene indichi la perfezione, rimane sempre un numero finito.  L’uomo nato dalla Terra è una creatura finita, ma per crescere ha bisogno dell’Infinito, dell’Amore di Dio e della sua Misericordia che perdona senza numero.

Perdonare non è un atto spontaneo, è un’azione molto difficile, poiché non chiede la conversione a chi ha commesso il male, bensì a chi l’ha subito. Per perdonare ci vuole tanto coraggio, tanta forza e questa ci può venire solo dall’infinito amore di Dio, solo Lui può liberarci dall’angoscia del torto subito, dell’offesa ricevuta.

Il perdono non ci libera dal passato, ma ci libera il futuro, perché il perdono di Dio è per l’infinito. Allora, spalanchiamo completamente il nostro cuore a Dio, che ci insegna a perdonare, che ci sostiene in questo difficile compito, perché il nostro cuore e i nostri occhi, possano tornare a guardare quel fratello che ci ha fatto del male, con gli stessi occhi di misericordia con cui Dio guarda ciascuno di noi, compreso me, povero peccatore, ma infinitamente amato.

“Signore,

tocca il mio cuore,

fa che si apra al perdono

così che viva di misericordia, e non della miseria di un torto subito,

o di un’offesa che non ho cancellato.

È dura lo sai,

eppure mi chiedi di farlo settanta volte sette,

affinché io creatura finita, sperimenti l’infinito del tuo amore

e viva di esso.

Aiutami, sollevami,

rendimi capace lì dove ancora non ce la faccio

e soprattutto perdonami ancora.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Correndo incontro

correndo incontro

 

MARTEDÌ 27 DICEMBRE 2022

SAN GIOVANNI, APOSTOLO ED EVANGELISTA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

 

Prima lettura: 1Gv 1,1-4

Salmo: Sal 96 (97)

Vangelo: Gv 20,2-8

La vita è una corsa contro il tempo verso qualcosa, qui Giovanni e Pietro corrono verso Qualcuno: il loro maestro che non hanno più, ma grazie a Maria di Magdala nasce una nuova speranza, poiché Egli non è più nel sepolcro. Un Vangelo di Risurrezione costeggia la serie della narrazione natalizia di questi giorni, affinché chi legge senta nel cuore la speranza venire a fargli visita. Gesù è il primo a venire in nostro soccorso, a farsi accanto così da vedere e credere in Lui.

Lasciamo che la Sua nascita come la Risurrezione, siano segni distintivi nella nostra vita, entrino a far parte della nostra storia, perché la memoria del cuore sappia di avere un Amore su cui contare, quando stanco e affaticato “batterà di dolore”. Sia Lui il nostro sostegno, la nostra speranza in grado di rialzarci, per continuare a correre verso Gesù e scoprire che anche Lui sta venendo incontro a noi.

 “Gesù,

corro a cercarti, poiché una speranza palpita nel mio cuore,

non ti ho perduto: Tu sei qui

anche quando per un momento non ci credevo più.

Corro e l’aria fredda del mattino mi sfreccia sulla faccia,

non importa passerà,

spero solo di vedere il segno che Tu ci sei.

Sono senza fiato, come l’amore che hai per me

e che non ti ha risparmiato la fatica e la croce.

Sto correndo perché credo in Te

e volevo dirtelo, perché ti sento parte di me”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)