Come i discepoli a chiederci perché

 

come i discepoli a chiederci perché

 

MARTEDÌ 26 LUGLIO 2022

SANTI GIOACCHINO E ANNA, GENITORI DELLA BEATA VERGINE MARIA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: Ger 14,17b-22

Salmo: Sal 78 (79)

Vangelo: Mt 13,36-43

 

Se leggiamo il precedente passo del Vangelo in Mt 13,24ss, possiamo comprendere maggiormente perché i discepoli nel brano di oggi, chiedano a Gesù ulteriori informazioni. Egli introduce la Parabola, di come “il regno dei cieli si possa paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo”, affermando che il padrone alla comparsa della zizzania, dirà ai suoi servi di farla crescere assieme al grano buono, per evitare che sdradicando uno si estirpi anche l’altro.

E noi ci troviamo come i discepoli, a chiederci perché aspettare, poiché dinanzi a un errore preferirebbero estirparlo il più in fretta possibile. Gesù insegna quanto il Suo amore sa vedere oltre quella fragilità, una possibilità di vita che necessita di attesa.

Nel campo che è il mondo è possibile trovare grano e zizzania, Gesù non nasconde ai suoi la possibilità del male, dell’errore e certamente non lo fa per spaventarli, bensì per metterli dinanzi ad una scelta: essere grano buono, ma per esserlo a volte, bisogna aspettare e non estirpare.

 Il campo non è solo il mondo, ma il nostro mondo fatto di cose buone e meno buone ed esse crescono insieme. E come il seminatore lungo il tempo della maturazione del grano si prende cura di tutto il campo, così Dio ci ama e si prende cura di noi sia nel peccato che nella grazia. Affidiamo a Lui questo arduo compito, dove tutto ciò che è ferito, fragile, sarà risorto con Lui e risplenderà in purezza.

“Signore,

aiutami a perdonarmi

quando nel mio cuore

il peccato prende il sopravvento.

Insegnami a comprendere che tu mi ami,

nonostante tutto questo.

Grano e zizzania, fanno parte di un campo che è la vita.

Fammi capire che ci sei Tu a prendertene cura

con l’amore e la pazienza

che nessuno mai potrebbe fare,

e ce la insegni

per imparare a camminare, attendere e sperare

per tutti i nostri giorni”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Tipi di terreno

 

tipi di terreno

 

20 LUGLIO 2022

MERCOLEDÌ DELLA XVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Ger 1,1.4-10

Salmo: Sal 70 (71)

Vangelo: Mt 13,1-9

 

Il Vangelo di oggi, ci presenta Gesù che esce a seminare e nel farlo, incontra tanti tipi di terreni, tra di essi l’unico che realmente porta frutto è il terreno buono.

Ora, perché il Signore semina su terreni che di per sé, si sa, non porterebbero frutto?

Perché per arrivare al terreno buono, la strada è attraversata da tutti questi tipi di terreni, che rappresentano le fasi della nostra vita. Noi siamo quella strada, quel terreno sassoso, secco, pieno di rovi, dove il Signore non hai smesso mai di seminare e da quel terreno apparentemente inutile, si è costruito il percorso per quello fertile.

Egli ha scelto di non dedicarsi solo al terreno buono poiché avrebbe escluso tanti, ma ha insegnato la via a cui tendere, affinché sorretti dalla Sua fede, potessimo portare frutto secondo le nostre possibilità.

Non importa che terreno siamo ora, quello che conta è credere in un terreno potenziale, futuro, che Lui spera per tutti e soprattutto, occorre avere la pazienza del contadino, i cui giorni sono scanditi dall’attesa e dalla cura di un frutto che verrà. Noi questo frutto lo abbiamo già tra le mani, perché abbiamo incontrato un seminatore che ci ha creduto fino in fondo!

“Signore,

sono un terreno che ha voglia di crescere,

spesso rimango come bloccato

e mi è difficile guardare avanti.

Aiutami a credere in Te,

in quei semi che doni al mio cammino.

Oggi ho un frutto tra le mani

segno del tuo amore e della tua bontà

Riconosco nella tua Parola la forza per la mia vita,

che non voglio più lasciare

e tu sostienimi affinché il mio terreno possa accoglierti,

custodirti e donarti ogni giorno, a chi come me

cerca la via per incontrarti”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Da che parte stiamo?

 

Da che parte stiamo?

 

 

01 LUGLIO 2022

VENERDÌ DELLA XIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Am 8,4-6.9-12

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Mt 9,9-13

 

Lì dove c’è il peccato, sicuramente c’è Dio. Sembra un espressione azzardata, eppure Gesù dice: «non sono venuto per giusti, ma i peccatori».

Ci sarebbe da chiedersi: da che parte stiamo?

È difficile ammettere di essere peccatori, crea imbarazzo, ci sono peccati gravi e meno gravi, ma entrambi bisognosi di redenzione.

“Andate a imparare che cosa vuol dire: «Misericordia io voglio e non sacrifici».” Si tratta di imparare a vivere di quella Misericordia, il cui perdono diventa lo slancio per camminare in una via di bene e lasciar andare quello sforzo disumano di crederci giusti.

Dio Padre ci ama e ci accoglie, affinché davvero la nostra fragilità, i nostri errori, trovino un po’ di amore tale da poter cambiare, crescere e risanarsi.

Egli è venuto per donarci una possibilità, perché la nostra vita anche se fatta di sbagli, non sia segnata da questi, ma dall’amore che la circonda.

Sulla croce, Gesù ha portato tutte le nostre croci, e ha incontrato i due malfattori crocifissi con Lui; lì uno di loro, chiede a Gesù di essere almeno ricordato e il Signore risponde: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso» (Lc 23, 42-43). Solo l’amore di Dio è l’ultima parola, e oggi siamo chiamati a farla nostra!

 

 

Credere è la via per ricominciare

 

Credere è la via per ricominciare

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 5,17-26

Salmo: Sal 33 (34)

Vangelo: Gv 3,16-21

 

Il Vangelo della liturgia di oggi, ci riporta a una considerazione importante: la nostra vera autocondanna, è non credere in Dio. Non perché Egli ci punirà, ma perché non ci saremo dati la possibilità di lasciarci incontrare da Colui che, desidera per noi una vita in cui il peccato non sia l’ultima parola.

Tutti siamo sempre alla ricerca di un’occasione, dove i nostri sbagli non ci identifichino come persone, il Signore ci cerca per donarci la nostra ripresa.

È il tempo di rialzare la testa, la paura e lo sconforto lasciano lo spazio al coraggio di credere in Dio, che per primo ha voluto credere in noi mandando Suo Figlio.

Dio ha tanto amato il mondo e in questo mondo ci siamo anche noi, non ha amato un mondo perfetto, ama questo mondo con le sue contraddizioni, inciampi, ma con il forte desiderio di rinascita.

Dio che ci ha creato, ci ama così come siamo e per noi desidera il meglio, il nostro dolore è anche il Suo e lo dimostra attraverso Suo Figlio. Egli non ha risparmiato nulla di quell’enorme sofferenza, affinché in quel dolore fossimo compresi anche noi, ma ha reso quel luogo di morte, un luogo di vita, quel sepolcro dapprima ambiente di sepoltura, ora segno di Risurrezione.

Credere in Dio è anzitutto sapere che chiunque si crede perduto, potrà rinascere, credere è la via per ricominciare, credere è fare del peccato un luogo in cui Dio ci ha amato, per aprirci la strada alla possibilità.

 

 

In questo “ancora”

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Es 3,1-8a.13-15

Salmo: Sal 102 (103)

Seconda lettura: 1Cor 10,1-6.10-12

Vangelo: Lc 13,1-9

 

Nel Vangelo di oggi, leggiamo un invito carico di forza, uno spronarci alla conversione. Il Signore sembra proprio indicarci che la strada è questa: convertirsi, ovvero reindirizzare tutto ciò che nella nostra vita è peccato, al principio, quando ancora non era errore, per recuperarlo.

È straordinaria la risposta del vignaiolo: “Padrone, lascialo ancora”. Si, perché Dio è il Dio delle possibilità e per quanto ci sembra che sbagliare voglia dire fallire, e bisogna tagliare ed eliminare per ripartire, Egli desidera stupirci, lasciandoci ancora tempo.

Si parte da qui, dall’errore, dal non aver dato frutti, dal fallimento, per ritornare ad essere quello per cui siamo creati. Tutto quanto nella nostra vita consideriamo “eliminabile”, con Dio è un nuovo punto di partenza per ritornare all’origine. Convertirsi, innanzitutto vuol dire credere in questo.

Siamo in questo “ancora”, dove viviamo nella possibilità, non solo grazie alle nostre forze, ma grazie a Colui che ha voluto per noi, una vita in cui potessimo farcela. Le nostre fatiche, le battute d’arresto, con Lui possono diventare il luogo della memoria, dove percepire che proprio quando non credevamo in noi stessi, Egli era lì per sollevarci da terra, attirarci a sé con tutto il Suo amore e farci contemplare un Volto che crede in noi.

Coraggio, camminiamo lungo questa strada, perché credere in Lui, convertirsi, far memoria, fanno parte di un percorso, la cui meta è un Volto pieno di Amore e Misericordia, e da qui, poter tornare a vivere e scoprire una possibilità, ancora!

 

 

Il sole sorge per tutti

 

il sole sorge per tutti

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA  (clicca qui)

Prima lettura: Dt 26,16-19

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Mt 5,43-48

 

“Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Con questo versetto, oggi il Signore vuole farci riflettere, che essere suoi Figli significa divenire capaci di dare possibilità.

Come il sole sorge per tutti, così l’amore di Dio, il Suo perdono e la Sua Misericordia, non escludono nessuno. Questo è davvero rassicurante, ma al contempo, risulta difficile pensare di amare i nostri nemici. Gesù ci dice che è possibile, perché è Lui a mettere in luce quelle zone d’ombra, che umanamente vorremmo evitare.

Amare e non odiare anzitutto farà bene a noi figli della Luce, perché renderà il nostro cuore come quello del Padre, in grado di non provare quei sentimenti che piano logorano e distruggono. Non è facile, tuttavia non siamo soli, c’è un Dio pronto ad aiutarci, a darci la forza, magari non subito e non soffrendo, ma questo invito ha in sé la promessa che sarà possibile.

Nel frattempo affidiamo il nostro cuore a Lui, affinché possa illuminare, fortificare, rafforzare tutte quelle parti di noi ferite, offese e non siano più buie, grigie, anonime. Siamo chiamati a essere luce, ma a volte lo siamo proprio grazie al buio. Non rimproveriamoci ciò che ancora non riusciamo a fare, ma rimaniano saldi in Colui che ci ha donato una storia da Figli, cosicché, non per merito nostro, ma Suo, possiamo vivere e far vivere una vita nella possibilità. Il sole sorge per tutti.