Il nostro nome è: figlio

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SABATO 20 AGOSTO 2022

SAN BERNARDO, ABATE E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ez 43,1-7a

Salmo: Sal 84 (85)

Vangelo: Mt 23,1-12

Il nostro nome non è legato a ciò che facciamo, ma rappresenta quello che siamo. Gesù oggi ci insegna la via della semplicità, la quale comporta anche non farsi chiamare “rabbi”, “maestri” o “padre”, perché uno solo è il Padre nostro e noi siamo tutti fratelli.

Il Signore ci aiuta a comprendere che la nostra grandezza non è nel fare ma nell’essere, il rischio sarebbe quella di attribuirsi dei nomi legati all’agire, con la tendenza a farlo in ogni circostanza positiva o negativa.

Il nostro nome è uno solo ed è Figlio, e ci è dato grazie all’amore del Padre.

Il nome è una chiamata, ha un significato e la parola figlio è la più bella che esista, perché possiamo anche sbagliare, perderci, ma in quanto figli, avremo sempre una casa in cui tornare: il cuore del Padre.

Abbiamo non solo una casa, ma anche un esempio di Figlio: Gesù. Egli ci insegna a perseverare nel disegno di Dio seppur nelle fatiche e difficoltà; ci accompagna a scoprire come proprio nelle cose ordinarie, di tutti i giorni che siamo in comunione con Lui e non dobbiamo aspettare un evento, ma vivere quella quotidianità di casa, nel focolare della famiglia di Dio.

Figli di Dio, fratelli tra noi, siamo chiamati a donare a chi ci è accanto quella figliolanza che farà ricordare a tutti il Signore con gesti di: perdono, generosità, amicizia, pace, e tanti altri, affinché chi si trovasse nello sconforto mosso dal fervore di ritrovarsi, possa cercare in sé i tratti del volto di Dio, quell’unità tra Padre e figlio, e proseguire sicuro nel cammino facendo altrettanto.

“Signore,

a volte mi sembra impossibile,

ma ho paura che il mio errore ti tenga lontano

e mi chiedo se c’è davvero

un posto per me nel Tuo cuore.

E proprio lì, quando nel buio più totale

non so dove andare,

avverto la tua presenza,

in quei segni di quotidianità che mi fanno ricordare di Te.

Scopro che nonostante tutto, Tu mi sei vicino,

come un Padre che aspetta il figlio tornare a casa,

e mentre cammino per ritornare

sento che sono già a casa nel Tuo cuore,

perché io sono Tuo figlio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Davanti al Padre

 

davanti al Padre

 

DOMENICA 24 LUGLIO 2022

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: Gen 18,20-32

Salmo: Sal 137 (138)

Seconda lettura: Col 2,12-14

Vangelo: Lc 11,1-13

Gesù lascia una preghiera a noi, che come i discepoli gli chiediamo di insegnarci a pregare, essa termina con: “non abbandonarci alla tentazione”.

Tentazione: viene subito in mente il peccato, ma proseguendo la lettura del Vangelo, forse una delle tentazioni più comuni è non credere che Dio sia Padre.

Lo sappiamo che Egli è Padre, ma nei momenti di difficoltà, a volte è difficile alzare gli occhi al cielo e chiamarlo Padre. La meraviglia è che proprio in quella situazione in cui la rabbia, la fatica o lo sgomento per quello che ci è successo, prendono il sopravvento Lui è lì, da Padre, non ci abbandona.

Cosa è più facile, esaudire o restare di fronte a chi non ti crede più?

Il Signore ha scelto di restare e non abbandonarci, per insegnarci che pregare non è ricevere delle cose, ma è vivere un relazione di figliolanza sempre e non solo quando abbiamo bisogno. Quella porta da cercare e a cui bussare sarà sempre aperta, perché Egli è nostro Padre!

Allora, ogni momento possiamo elevare la nostra preghiera a Dio, che sia di supplica, di ringraziamento, di offerta ed il Padre l’ascolterà, perché ama i suoi figli ed il nostro cuore tornerà a risplendere, come in cielo così in terra!

“Signore,

ti invoco affinché il mio cuore

trovi pace.

Io non so pregare,

le mie mani sono vuote, cosa ho da offrirti?

Ti dono tutto me stesso,

i miei inciampi, le mie fatiche, i miei sorrisi,

fai di me una preghiera

capace di incontrarti.

Solo ora mi rendo conto,

che c’è un unica parola

da dover pronunciare

ed è il Tuo nome: Padre.

Voglio credere in te che non mi abbandonerai,

per cui oggi dirò solo Padre

e questo mi basta”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Un filo di speranza

 

un filo di speranza

 

VENERDÌ 22 LUGLIO 2022

SANTA MARIA MADDALENA – FESTA

 

LITURGIA DELLA PAROLA       (clicca qui)

Prima lettura: Ct 3,1-4a oppure: 2Cor 5,14-17

Salmo: Sal 62 (63)

Vangelo: Gv 20,1-2.11-18

 

Maria di Magdala, è davanti al sepolcro vuoto e piange lacrime di dolore, segno di un doppio vuoto, non solo della morte di Gesù, ma anche perché non sa più dov’è il corpo del suo Signore.

Gesù si fa accanto, come è accanto alle nostre sofferenze, e le chiede: “perché piangi? Chi cerchi?”. Una domanda la cui risposta è ovvia, ma in quel: “chi cerchi?” Maria rimane scossa e ritrova un filo di speranza pensando fosse il custode del giardino e potesse aiutarla.

Il nostro dolore, le fatiche, possono trovare in Lui un filo di speranza nonostante tutte le lacrime versate e i vuoti a volte incolmabili. Gesù non riempirà un vuoto, non ritornerà dentro al sepolcro, ma saprà dare Vita alla vita e lo fa anche con noi, ogni giorno.

Non c’è un luogo dove Lui non possa raggiungerci, Egli è con noi per farci vivere della Sua Risurrezione, dove la morte non ha posto la fine, ma un inizio.

Maria riconoscerà il Signore e si ricorderà sempre di quell’incontro, forse più del primo, perché quel filo di speranza non si spezzerà mai e sarà la sua forza per sempre.

“Signore,

aiutami a comprendere che nonostante il dolore,

la fatica e lo smarrimento,

oggi mi doni un filo di speranza.

Ai miei occhi bagnati di lacrime

doni riposo e conforto.

A quel cuore stanco e sfinito

doni la Tua forza ogni giorno.

Spesso chinato su di me,

non mi sono accorto che eri lì a sostenermi,

in silenzio, soffrendo anche Tu per me.

Voglio prendere quel filo di speranza,

che Tu risorto ci hai donato

e risorgere anch’io con te.

Desidero rialzarmi,

per chinarmi su chi sta soffrendo come me

e donargli lo stesso filo di speranza

e dirgli: prendilo, ora è anche tuo”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

C’è sempre un “attraverso” qualcuno o qualcosa

 

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DOMENICA 03 LUGLIO 2022

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

 

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Prima lettura: Is 66,10-14c

Salmo: Sal 65 (66)

Seconda lettura: Gal 6,14-18

Vangelo: Lc 10,1-12.17-20

 

“È vicino a voi il regno di Dio”. Con queste parole Gesù dona speranza al nostro cuore. Egli manda i suoi discepoli, affinché vadano ad annunciare che le realtà del cielo, sono più vicino a noi di quanto possiamo immaginare, e lo fa offrendo dei segni: i discepoli stessi e le guarigioni.

C’è sempre un “attraverso” qualcuno o qualcosa, che ci permette di incontrare il Signore, e da esso la nostra realtà ottiene un pezzo di cielo da vivere, per sentire davvero il regno di Dio vicino.

In questo spazio di incontro con Lui, abbiamo la libertà di accoglierLo oppure di rifiutarLo, nel brano letto, è Gesù stesso a presentare questa possibile realtà ai suoi discepoli.

Dovremmo chiederci: siamo capaci di vedere “attraverso” il nostro quotidiano la Sua presenza, così da accoglierLo?

Qualunque sia la risposta, Egli non si stancherà mai di cercarci, e non abbandonerà mai nessuno dei suoi figli, perché per ognuno di noi c’è un pezzo di cielo da vivere.

“Signore,

la Tua promessa è un pezzo di cielo,

la Tua casa è la mia.

Purtroppo a volte, ti sento distante,

mi sembra di cercarti,

eppure mi trovo a commettere gli stessi errori

e mi chiedo: ci sei ancora?

Aiutami a comprendere,

che sei Tu per primo a cercarmi

e che spesso la mia sete di Te,

è perché tu mi hai già trovato,

mi hai amato,

e nonostante la mia fatica,

c’è già il Tuo cielo in me”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Accolti per accogliere

 

Accolti per accogliere

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gen 3,9-15.20 Oppure At 1, 12-14

Salmo: Sal 86 (87)

Vangelo: Gv 19,25-34

 

“Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”

Siamo chiamati come il discepolo ad accogliere Maria nelle nostre vite. Gesù ce la consegna come Madre e questo segno ci unisce di più a Lui.

Il Signore sulla croce non consegna solo il suo spirito, ma completa ciò che durante la sua vita, nei suoi viaggi, nelle parabole e nei miracoli, ha sempre voluto farci capire: facciamo parte della famiglia di Dio. Maria da Madre ci accompagna in questa comprensione.

Nel dolore della perdita del Figlio, le viene consegnata tutta l’umanità. In quella sofferenza, dove il suo silenzio è assordante, non vi è una resa, ma la sua stessa consegna, tale quanto quella del Figlio.

Affidiamoci a colei che nel momento più faticoso, ha imparato a stare dinanzi alla croce, e sentiamola così davanti alla nostra.

Nel suo silenzio c’è tutta la verità di una vita intera, dove a volte le parole non bastano e dopo che sono dette spariscono, quel tacere non è un vuoto di parole, è uno spazio, un luogo, in cui imparare a stare come ha fatto Lei.

Accogliere Maria è lasciare spazio nel nostro cuore innanzitutto a una Madre, è far entrare in noi questa certezza: ella non ci lascerà mai soli.

Stare, esserci, affrontare, non temere, per tutto questo ci vuole coraggio e ora possiamo farlo anche noi. Prima di accogliere siamo accolti da colei che per noi dona tutta se stessa, suo Figlio e ci ama di un amore infinito.

“Maria, madre nostra

aiutaci a conoscere

quanto è grande il tuo amore per noi.

Facci comprendere

che la misura dell’amore,

è imparare a stare

in ogni situazione presso il cuore,

affinché esso diventi

luogo di offerta, sacrificio, amore”. Così sia.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

C’è una novità

 

C'è una novità

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 19,1-8

Salmo: Sal 67 (68)

Vangelo: Gv 16,29-33

 

Con la gioia ancora nel cuore per la festa di ieri, il Vangelo di oggi sembra quasi smorzare questa felicità, ma non è così, leggiamo: “Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”.

Il Signore non annuncia quello che accadrà, dice: “Nel mondo avete tribolazioni“, è un verbo al presente, esprime la Sua conoscenza di ciò che viviamo, con una novità: esortare a renderci consapevoli che Lui ha vinto il mondo. Le preoccupazioni, gli affanni, e tutto ciò che ci portiamo nel cuore, di questo tempo presente, sono già nel cuore di Dio.

L’invito è ad aver coraggio, e spesso ci vuole più coraggio a percorrere le stesse strade in novità di vita, che cambiare rotta, ma Gesù è quella novità nella nostra realtà.

Quando non sappiamo dove trarre la forza, Lui ci sta indicando in chi possiamo confidare. Egli è accanto per dare coraggio, lì in quella situazione dove pensiamo non ci sia nessuno. Lui non desidera lasciarci soli, vuole farci sentire il Suo amore e aiutarci a credere.

Probabilmente non cambieranno immediatamente le cose, ma riscopriremo in noi una nuova forza, che allontanerà quella sensazione di solitudine, per dare spazio a uno sguardo nuovo: quello delle piccole cose che donano sollievo e riposo al cuore.

Egli ha vinto il mondo, perché l’ultima parola nella vita non sia il dolore, ma l’amore, l’ultima risposta non sia il rifiuto o l’abbandono, ma la fede. La fede in Chi ci ha creato, la fiducia del cuore del Padre accanto ai Suoi figli.

 

 

 

Un’unica parola: fiducia

 

un'unica parola: fiducia

 

 

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Prima lettura: At 11,19-26

Salmo: Sal 86 (87)

Vangelo: Gv 10,22-30

 

Il Vangelo di oggi, è un ripresa di alcuni temi che in questi giorni abbiamo già ascoltato: le pecore che ascoltano la voce del Signore, l’essere nelle mani di Dio e la promessa che nessuno ci strapperà dalla Sua mano. Sembra che il Signore desidera rassicurarci su questi argomenti, i quali possono essere riassunti in un’unica parola: fiducia.

Spesso le paure difficilmente scompaiano in modo veloce dalla nostra esistenza. Come riuscire a farle convivere in un rapporto con Dio? Con la fiducia.

È come se il Signore insista a dirci che possiamo fidarci di Lui, Egli è la risposta a quella solitudine, a quel vuoto, a quell’abbandono che umanamente ci bloccano e sbarrano la strada.

Il Signore ci invita a fidarci della Sua voce, così che camminando dietro a Lui possiamo proseguire il nostro viaggio; ci suggerisce di credere nella Sua presenza che non abbandona, dove niente e nessuno potrà separarci.

Per vivere, non dobbiamo aspettare di avere risolto le paure o le fragilità che ci fermano, ma possiamo metterci con fiducia nella Sue mani, affinché ogni dolore o fatica, sia riposta tra il Padre e Figlio e da loro amata, custodita, per come si presenta.

Chi può sentire ciò che proviamo? A volte è difficile manifestarlo persino a noi stessi. Eppure il Signore lo sa e ci ama al punto da volerci indicare una via, che probabilmente non ci toglierà subito da quello che stiamo vivendo, ma sarà un sollievo al nostro cuore.

Siamo nelle Sue mani, Egli ci è accanto, abbiamo in noi il dono di poter ascoltare la Sua voce e lasciarci condurre, non sono solo parole, ma fatti, opere, che continuamente si manifestano, affinché confidando in Lui possiamo affrontare la vita con fiducia e forza.

 

 

Accompagnati dai segni

 

Accompagnati dai segni 1

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1 Pt 5,5b-14

Salmo: Sal 88 (89)

Vangelo: Mc 16,15-20

 

“Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”.

La Parola è accompagnata da segni. Il Signore desidera rafforzare, aggiungere, forticare la nostra fede e ciò avviene attraverso la Parola e i segni, che attestano la presenza viva di Gesù. Per quanto a volte ci può sembrare difficile pensarlo, siamo immersi in segni che ci riconducono a Lui. La Parola, i sacramenti, la celebrazione Eucaristica, i poveri, una parola di conforto, il creato, quanto potrebbe essere lunga questa lista se ci mettessimo a chiederci, quali sono i segni oggi.

Egli manda i suoi discepoli in tutto il mondo per annunciare e predicare, anche noi siamo chiamati in questo viaggio, non tanto a partire realmente, ma a riconoscere nel nostro mondo la Sua presenza.

Come Gesù agiva con il Padre, adesso è Lui ad agire con i discepoli, ed è sempre il Signore a essere con noi, anche quando non ce ne rendiamo conto. Non siamo soli, il Signore Risorto manda i suoi ed essi possono andare a predicare, perché hanno la forza di Dio. Quella stessa forza è per noi, affinché il nostro quotidiano pur nella fatica, possa vivere di Parola e segni.

Il Signore in quei momenti faticosi, in quelle lacrime o sorrisi, ci dona la Sua forza, affinché possiamo agire con Lui, per imparare o tornare a crederGli. Il nostro viaggio ci conduce a casa, nel cuore, il luogo dove la Parola e i segni ci hanno riportato.

 

“Mai un uomo ha parlato così!”

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ger 11,18-20

Salmo: Sal 7

Vangelo: Gv 7,40-53

 

All’udire le parole di Gesù, nasce un dissenso riguardo a Lui. Una lotta che a volte può accompagnare le nostre giornate, quando umanamente ci troviamo in difficoltà a percepire la Sua presenza. In questo brano di Vangelo non viene narrato cosa dice Gesù, ma l’effetto che lascia: “Mai un uomo ha parlato così!”.

Le guardie, nonostante siano condizionate dai capi dei sacerdoti e dei farisei, sentono in Gesù delle parole che lasciano il segno. Gesù ci lascia un segno, la Sua Parola, per scoprire chi Egli sia; non è solo un testo che ci affina la conoscenza, ma è un’esperienza del Cuore, e ci permette di conoscere noi stessi alla luce di essa.

Mettersi di fronte alla Parola, è stare di fronte a Colui che ci ama profondamente e conosce tutto di noi, persino quei momenti di lotta, di dissenso che vorremmo eliminare.

Gesù desidera comunicarci il Padre e il profondo legame che CI unisce! Si! Siamo immersi in questa relazione, anche se a volte non lo sappiamo e la nostra vita diventa un cammino di scoperta di un Volto, che è presente da sempre! La Parola è il mezzo con cui possiamo trovare pace in noi, perché riconosciuti come figli amati, voluti, perdonati.

Siamo davanti a Lui, lasciamolo parlare al nostro cuore; la Sua Parola dirà, ciò di cui abbiamo bisogno, e sarà la forza per alzarsi al mattino, trovare il coraggio e affrontare la giornata.

Non si tratta di cercare una Parola adatta a noi, ma di allenare il cuore a cogliere il Suo passaggio nella nostra vita, con la certezza che Egli c’è sempre. Si tratta di vivere non solo della Parola, ma di quell’effetto che dona quest’ascolto: Egli è lì, in quella situazione, in quel dolore, in quella fatica, in quella gioia. A volte basta solo questo: rafforzare la consapevolezza per poter dire anche noi: “Mai un uomo ha parlato così!”.

 

 

Il riflesso di quella luce

 

Il riflesso di quella luce

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gen 15,5-12.17-18

Salmo: Sal 26 (27)

Seconda lettura: Fil 3,17-4,1

Vangelo: Lc 9,28b-36

 

La prima lettura della liturgia odierna cita: “Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza»”. Alzare lo sguardo al cielo e guardare le stelle, dà un senso d’immensità e Dio ci assicura che tale è la nostra discendenza. Così è anche per il Vangelo di oggi, dove Gesù salito sul monte mentre pregava, il Suo volto cambiò aspetto; Pietro, Giacomo e Giovanni, ne diventano i testimoni e non solo, sentono anche uscire una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».

Ci sono degli eventi straordinari, immensi: stelle, luce, nubi, quasi a voler rafforzare nel nostro cuore quanto sia grande il desiderio di Dio, di manifestarsi nel quotidiano come straordinario. Cosicché una preghiera o semplicemente alzare gli occhi al cielo, non sono più solo dei gesti ordinari, di routine, ma richiamano a qualcosa di grande e ce ne rende partecipi.

L’amore di Dio è così grande per noi da manifestarsi in tante forme, luoghi, affinché facendone esperienza, saremmo in grado di far del nostro ordinario gesti che richiamano alla forza di quell’ incontro.

Pietro, Giacomo e Giovanni, in quei giorni tacquero e non riferirono a nessuno, ma sicuramente tornando a casa non erano più gli stessi e nei loro occhi brillava il riflesso di quella luce, sia così anche per noi. Lasciamo che quella Luce illumini tutti i nostri giorni, anche quelli più bui, nella consapevolezza che non viviamo attaccati al ricordo di Dio, ma viviamo della Sua presenza.