Sabato santo

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30 MARZO 2024

SABATO SANTO

Accompagnamo Gesù in queste ore buie, ma il nostro cuore sa che stanno attendendo la luce,

Stasera le campane torneranno a suonare a festa, la gioia, il canto del gloria e dell’alleluia si faranno spazio, perché Cristo è risorto!

Ora però siamo chiamati al silenzio, sono ore intense, il Signore è morto, l’hanno deposto dalla croce; è sceso sulla terra il silenzio e la paura,

È qui, in quei tuoi silenzi, dove spaventato gridi: “dove sei Signore?” Sono qui, in silenzio rispettoso del tuo dolore, ti sono accanto e lo porto con te. Risorgiamo dall’idea che Dio è lontano. Risorgiamo con Lui, però prima, rimaniamo anche noi in silenzio, così da sentire il respiro di Dio.

“Signore,

Ti accompagno con silenzio.

Tacete frastuoni assordanti nel cuore!

Ogni rumore si spenga.

Sono ore delicate,

è un silenzio di attesa.

Sono qui e Tu, dove risorgerai?

Apri il sepolcro della mia esistenza,

elimina quello che fa male,

oggi in questo silenzio sento la Tua presenza,

io e Te risorgeremo da lì.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Sono forse io?

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27 MARZO 2024

MERCOLEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA

Nella Passione secondo Matteo di Bach, ci lascia stupiti l’intensità di   parole e musica, che rendono drammatica la situazione del momento in cui Giuda tradisce Gesù.

All’affermazione di Gesù: “uno di voi mi tradirà”, corrisponde da parte dei discepoli una reazione, dove le loro voci si accalcano preoccupate, cercando di sopraffarsi e la domanda: “Sono io?”, risuona undici volte, ovvero, una per ogni discepolo, tranne Giuda che farà a parte la sua domanda.

In queI: “Sono io”, è la vera angoscia dei discepoli, non tanto per il fatto che il Signore sia tradito, quanto per l’idea che il colpevole possa essere proprio io: “Io dovrei espiare”. Ma Gesù non ci chiede questo, perché soltanto Lui può compiere la salvezza una volta per tutte e per tutti. Soltanto Lui può donare gratuitamente il suo corpo e il suo sangue a noi, nell’ultima cena pasquale.

Siamo noi, sono io, ciascuno è invitato, a vivere di quel corpo e di quel sangue che dona salvezza, che ci libera dalla schiavitù del peccato.

Il suo corpo è dato per la vita del mondo, per la mia vita, perché guarisca dalle ferite, illumini il buio, conforti nella paura, perché il cuore impari la pace, sparisca la violenza nei pensieri e nelle azioni.

“Oh uomo, piangi il tuo grande peccato,

per il quale Cristo lasciò il seno di suo

Padre e discese in questo mondo.

Da una Vergine dolce e pura

nacque per noi,

volle essere mediatore.

Ha dato la vita ai morti

ha curato gli infermi,

finché gli è giunta l’ora

di essere sacrificato per noi,

di portare sulla croce

il pesante carico dei nostri peccati.” (Passione secondo Matteo BWV 244, Johann Sebastian Bach).

E in tutto, nonostante tutto, Gesù continua sempre ed ancora a chiamarci: amici, ad amarci e a perdonarci.

“Signore,

“sono forse io?”.

Non hai neanche il coraggio di dirmi si,

perché il dolore che ti ho provocato

ti rattrista.

Lo so, sono io quando

ti metto da parte

e rinnego chi sia Tu per me,

e tratto gli altri con la misura del mio dolore,

ma soprattutto ciò che ti addolora,

è che rinnego chi sono io per Te:

tuo figlio, l’amato

per cui Tu dai la vita.

Perdonami,

lo hai già fatto,

allora insegnami a perdonarmi,

perché io non l’ho fatto.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

III domenica di Quaresima

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03 MARZO 2024

III DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO B

Mentre il tempio, a quel tempo, diventa un mercato, oggi il Signore ci invita a guardare a questo Vangelo chiedendoci: dove pongo il mio cuore?

Cosa sta diventando? Queste sono domande salutari, perché dirsi la verità è sempre il primo passo per guarire e per scoprire la Sua misericordia che ci ama così, prima di ogni nostro cambiamento.

Siamo invitati a camminare, a non svalutare il nostro cuore in relazioni di poco conto, che mercanteggiano la fiducia a scapito di un interesse, e che terminato svanisce.

Siamo chiamati a relazioni vere, autentiche, basate sulla realtà e la fiducia, sulla stima reciproca e siamo chiamati ad una relazione con Dio, che non si basa sul comprare la sua bontà, con gesti e cose, perché Egli è un Dio di amore, non da “placare”. Finché la penseremo così, non conosceremo realmente Dio, ma la nostra idea di Dio sarà solo una ideologia!

Il Signore ci chiama invece a scendere nel nostro cuore, a farci attrarre da Lui, a fare le cose, anche le più semplici, per Lui.

Auguriamoci di avere il coraggio di fare del tempio del nostro cuore, ciò che ha fatto Gesù oggi, scacciando quello che non va, perché non rimarremo soli, anzi il rischio è il contrario, rimanere soli perché non l’abbiamo fatto.

Il Signore che è sempre al nostro fianco ci dia la forza di cambiare ciò che ancora è fragile, che ha bisogno solo di amore e che Lui unico porto sicuro, può realmente darci.

“Signore,

metto il mio cuore, nel Tuo.

Sono qui, perché non voglio fare della mia vita un mercato,

un via vai di gente

ed io al centro, perso.

Desidero che il mio centro sia Tu.

Aiutami, buttiamo via insieme ciò che non va,

purifichiamo il mio cuore.

Quaresima che attende la Pasqua è la vita.

Eccomi, fai di me una primavera destinata a fiorire,

dopo tutto il freddo dell’inverno.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Padre

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02 MARZO 2024

SABATO DELLA II SETTIMANA DI QUARESIMA

Oggi di questo Vangelo tanto conosciuto, vogliamo volgere sguardo al Padre. Un Padre in attesa che il figlio torni. Quanto avrà aspettato? Quanto sarà rimasto in pena, in pensiero per il figlio? Non lo sappiamo. Quello che è descritto, è una delle più belle scene che fanno bene al cuore: un Padre che ci aspetta e ci corre incontro.

Il figlio prepara la sua difesa, ha in mente una strategia con cui entrare in casa, comprenderà presto, però, che la casa era sempre aperta ed il suo posto non è stato mai occupato, è rimasto vuoto. Non ha bisogno di nessuna strategia ha un suo posto: è figlio.

Capita anche a noi quando nella fatica del nostro peccato, pensiamo di aver “perso” l’opportunità con Dio, abbiamo paura che si arrabbi, che addirittura ci punisca ed invece il Vangelo di oggi, vuole rivelarci che Dio è come quel Padre in attesa del figlio, in attesa di noi.

Non dobbiamo difenderci, dobbiamo solo andargli incontro, dobbiamo credere che Dio ci ama così. A volte non è facile, perché poniamo a Dio le caratteristiche dei padri terreni. In verità oggi è Gesù a svelarci il volto del Padre, così che il velo che copriva i nostri occhi cada e possiamo sperimentare l’amore di Dio, possiamo comprendere che Dio è quel Padre che ci aspetta per correrci incontro e dirci: “facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

“Signore,

desidero tornare a Te con tutto il cuore,

desidero deporre le mie difese ai Tuoi piedi

e lasciare sia Tu a custodirmi.

Voglio credere in Te come Padre,

voglio sperare che Tu ti prenda cura di me anche quando sbaglio

o quando vorrei un abbraccio.

Stammi accanto mio Signore,

abbi cura di me, perdonami,

così il mio cuore,

saprà di essere tornato a casa

dopo aver camminato tanto.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Il mio posto

 

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28 FEBBRAIO 2024

MERCOLEDÌ DELLA II SETTIMANA DI QUARESIMA

Nel Vangelo di oggi, troviamo una mamma che cerca una raccomandazione per i suoi due figli, vuole che entrambi possano occupare una posizione di prestigio. Se da una parte, potrebbe sembrare una richiesta umanamente comprensibile, dall’altra scorgiamo che non si può piegare la volontà di Dio alla nostra volontà.

È cosa molto buona il desiderio di restare accanto al Signore, ma non per avere della gloria, degli onori, infatti Gesù risponderà: “Voi non sapete quello che chiedete”.

Il Signore desidera insegnarci cosa chiedere, vuole portarci a prendere coscienza che la grandezza dell’uomo non viene dal posto che occupa, dalle conoscenze importanti o comunque da fattori esterni, ma soltanto da Lui stesso. La volontà di Dio è quella di darci sé stesso, comunicarci la sua vita, che si compie nel dono in pienezza della sua libertà: questa è la vera gloria di Dio. Una libertà che si consegna “in riscatto per molti.”

Tutti possiamo chiedere al Signore di insegnarci a vivere la grandezza del suo amore che si consegna in dono per agli altri, che si mette a servizio.

Imparare a non ingrandire il proprio io sugli altri, ma ad essere per gli altri, per servire accanto a Gesù.

Per noi è importante capire a quale modello di vita vogliamo ispirarci, quale direzione prendere, se non quella di realizzarci ad immagine del Figlio di Dio, su quella gloria che viene da Dio stesso, che ci aiuta a fare verità in noi stessi, nei pensieri, nelle parole e nelle azioni.

“Signore,

dal Tuo cuore,

parla al mio della Tua grandezza,

fammi respirare quell’amore che perdura,

sorreggimi,

allarga le Tue braccia e prendimi,

che il mio posto

non sia a destra o a sinistra,

ma sia nel Tuo cuore,

unico luogo sicuro per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Amore traboccante

amore traboccante

 

 

26 FEBBRAIO 2024

LUNEDÌ DELLA II SETTIMANA DI QUARESIMA

C’è una misura traboccante che ci viene richiesta, una misura per perdonare, per non giudicare, per dare, che proviene direttamente dal cuore di Dio. Egli è colui che ci fa vivere un amore senza misura.

L’amore di Dio è quella misura traboccante, anzitutto perché ci dà la forza per essere e fare del bene, perché ci aiuta a riconoscere il Bene. Tutto quello che ci viene chiesto è stato precedentemente donato in capacità di attuarlo, ma anche nel farne esperienza.

Quante volte non siamo stati traboccanti di amore? Siamo in quaresima, é una domanda che dobbiamo farci. Abbiamo “digiunato” Dio, perché siano stati mancanti nell’amore verso gli altri e verso noi stessi.

La Quaresima è un tempo in cui fermarsi a comprendere in quale strada stiamo andando, ma anche riscoprire una pienezza che viene unicamente da Lui.

Con le nostre forze, la misura non sarebbe traboccante, bensì minima; il nostro cuore tenderebbe a stringersi dinanzi alle incomprensioni, ma questo è il tempo di allargare le braccia, come Gesù sulla croce e vivere e far vivere di quel abbraccio d’amore, che ha colmato il cuore. Lasciamoci amare da Dio, riconosciamoci stra-amati, stra-perdonati e diciamo: e io dove sono? Beati noi se risponderemo: qui accanto a te sulla croce, ma se ciò non fosse non importa, Egli da quella croce scende e risorge, perché chi non è salito, possa incontrarlo ancora, e chi è ferito, possa vedere nelle sue piaghe il segno di quell’amore traboccante.

“Signore,

amore traboccante,

fa che il mio cuore Ti senta.

Il mio peccato e la mia ferita

mi stringono;

il Tuo amore è chino,

riuscirò a toccarlo?

Allarga il mio cuore,

così che Tu e la Tua croce entrino in me

ed io Ti senta vivo, vero,

vibrante d’amore per me”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

Amare

 amare

24 FEBBRAIO 2024

SABATO DELLA I SETTIMANA DI QUARESIMA

Amare, quant’è difficile! Ed oggi Gesù ci invita ad amare i nostri nemici, ovvero, coloro che sono contro di noi. Com’è possibile?

A volte, amare i nostri cari risulta già impegnativo: come fare allora per amare i nostri nemici? La risposta è nel versetto successivo: “egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”,  perché tutti sono amati da Dio.

Per noi, per il nostro cuore, però, non è abbastanza, ma anziché fermarci a pensare a come fare ad amarli, fermiamoci a questo: perché li ama Dio? Forse proprio perché non è detto che tutti siano nostri nemici, a volte un nostro nemico lo è perché lo crediamo noi, ma poi ri rivela diversamente.

Come fa a dire Gesù di amarli? Forse con la stessa forza con cui sulla croce dirà: “Padre perdona loro”, con la forza di Dio; è come dire: Padre perdona tu, amali tu, perché io non ci riesco.

Allora se non riusciamo ad amare, facciamo nostra questa preghiera a Gesù: fai tu per me. Chissà che sia proprio l’amore di Dio a cambiare i loro cuori e a trasformarli in non più nemici? O che riusciremo ad aver la Grazia di amare e perdonare come Gesù? Non lo sappiamo, l’unica cosa certa, è che l’amore è l’unica risposta.

“Signore,

ama Tu, perdona Tu,

fa che nessuno resti senza il Tuo perdono,

neppure il mio nemico.

Io non so amare come Te,

lo vorrei, per liberare il mio cuore,

per toglierli quel peso.

Ma oggi, confido in Te,

in quell’amore che risana il cuore,

risana il mio, risana il suo,

così che non ci sia più dolore,

perché l’amore è l’unica risposta”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

Perdonare

 perdonare

23 FEBBRAIO 2024

VENERDÌ DELLA I SETTIMANA DI QUARESIMA

«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”.

C’è una giustizia più ampia, una giustizia difficile per noi da applicare, ed è quella della misericordia. Quanto è difficile perdonare, soprattutto se la ferita lascia radici profonde. Questo invito che sembra superiore alle nostre forze, racchiude di per sé una forza maggiore nelle parole: “non entrerete nel regno dei cieli”. Sembra un castigo, non un perdono. Niente regno! Ma questo modo di pensare è nostro o di Dio? È nostro. Dio non pensa così. Quel “non entrerete” non è la punizione di una nostra azione, ma è la conseguenza logica di una cosa che è già presente.

Il regno di Dio, la relazione con Lui è già in noi, solo che se continuiamo a pensarla come al nostro solito, non “entreremo”, non ne faremo mai esperienza. Ecco, questo si che ha senso: Dio non ci chiede qualcosa fuori dalle nostre possibilità, perché la forza per farlo è nella relazione con Lui! Dobbiamo però crederci! Per questo il Vangelo continua: se presenti la tua offerta all’altare e ti ricordi di non essere riconciliato con una fratello, puoi lasciare persino l’altare e andare a riconciliarti con il fratello, perché Dio verrà con te.

È faticoso perdonare e Dio lo sa, ma proprio per questo, oggi ci rassicura che non siamo soli. Egli è lì con noi nelle nostre lacrime di rancore, in quei ricordi che svegliano la notte, perché tu sei il suo dono più bello e sempre avrà cura di te.

Si tratta ora di chiedere a Lui di vivere in forza di questa relazione che ci trasformi il cuore, che plachi il tormento per lasciare spazio alla pace. E se ancora non siamo pronti chiediamogli di farlo al posto nostro, chissà che un giorno possiamo farlo anche noi.

Perdonare è difficile, ma è un dono da chiedere, affinché le ferite lasciate non sanguino più e ci sia spazio per una vita più serena, dove quel dolore ora è alle spalle.

“Signore,

quando il mio cuore non è pronto a perdonare,

custodiscilo Tu.

Desidero che la ferita non sanguini più.

Desidero non pensarci.

Il dolore è un tormento. Quando finirà?

Dammi la Tua forza,

affinché la mia croce

senta la forza della Tua mano

e accanto a Te mi senta al sicuro,

tanto da compiere questo gesto

ora per me lontano:

ti perdono.

Ora, quel dolore non fa più male.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

“Ma voi chi dite che io sia?”

 Ma voi chi dite che io sia

GIOVEDÌ 22 FEBBRAIO 2024

CATTEDRA DI SAN PIETRO APOSTOLO – FESTA

“Ma voi chi dite che io sia?”. Al di là degli insegnamenti, di ciò che sentiamo di Cristo, oggi il Vangelo ci invita a rispondere ad una domanda: chi è Gesu per te?

È una domanda che mette in gioco il cuore. È una domanda dal sapore  dolce e delicato. Da questa domanda, possiamo comprendere quanto davvero la nostra vita si interseca con quella di Dio e desidera donare pienezza.

Si, perché ad un certo punto della vita, dobbiamo proprio renderci conto che essa è un dono, che siamo all’interno di una relazione con Dio più forte di ogni ostacolo o paura, è una relazione che chiama in causa l’esperienza. Ecco perché Gesù esclama a Pietro: ” Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”. Come dire beato te che hai capito tutto, eppure Pietro sbaglierà, rinnegherà di essere tra i Suoi, perché il cuore a volte inciampa, ma Dio, Dio è più grande di ogni inciampo.

La vita di Pietro si interseca a quella di Gesù, diventando una vita piena, e nonostante la pienezza, essa vivrà anche il peccato, perché  Pietro come noi è fragile, ma proprio lì in quell’errore, caduti a terra, la risposta che daremo a: “chi è Gesù per te? “, sarà quella forza che ci farà rialzare, perché sarà sempre Lui a rialzarci costantemente, perché il Suo amore si china per risollevarci sempre. Facciamo entrare il Signore nel nostro cuore non sentiamoci indegni, lontani, poiché non c’è niente che può allontanarci da Dio; viviamo di questo affetto tanto intenso e sorprendente. E tu, ora che hai letto tutto questo, rispondi: chi è Gesù per te? Rispondi pensando alla Sua risposta che Lui dà di te: sei il Suo tutto.

“Signore,

Tu sei la parte migliore di me,

ecco la mia risposta!

Tu, che del mio cuore, sai farne casa,

Tu che dei miei inciampi, ne fai luogo d’incontro;

sei la parte migliore di me,

che non avrei scoperto senza Te.

Ed ora che ti riconosco,

ti prego:

non smettere mai vivere in me,

perché sarò veramente io,

finché Tu sarai con me.’

(Shekinaheart eremo del cuore)

Convertirsi

 convertirsi

21 FEBBRAIO 2024

MERCOLEDÌ DELLA I SETTIMANA DI QUARESIMA

“Essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona”.

L’invito di oggi è proprio quello di convertire il cuore. Come a Ninive gli abitanti cambiarono atteggiamento, modo di vivere, oggi il Vangelo ci dice che ora vi è un uomo più grande di Giona, ovvero: come quegli abitanti hanno ascoltato un profeta, noi non possiamo ora ascoltare il Figlio di Dio?

Certo, molti abitanti non credevano in Giona, magari il loro cambiamento era per il timore di essere distrutti, ma in in quelle parole: “vi è uno più grande”, è insito la grande differenza; che dinanzi a Gesù possiamo cambiare rotta, non per timore di un castigo, per paura di Lui, ma proprio per il contrario. Egli ci ama talmente tanto ed è la  forza del suo amore che ci permette di cambiare, perché chi ama, aiuta anche a tirare fuori il meglio di sé.

Ecco la ragione della nostra conversione, è una conversione all’amore che compie meraviglie, che ci apre alla fiducia e lascia andare la paura.

La Quaresima sia riconoscere un amore che ci plasma, che arde già nel nostro cuore da tanto tempo. Nel nostro quotidiano portiamo questo amore di Cristo, anche solo fidandoci di Lui, abbandonando la paura. Ogni nostro gesto, ogni azione, possa essere un racconto della grandezza di Dio, possa farci camminare consapevoli di una salvezza che è già alle porte, e che il nostro cuore crescendo nella fede, sarà capace di intendere.

Per tutto quello che ancora non riusciamo a fare, mettiamolo nella Misericordia di Dio, Egli sa i nostri sforzi, le fragilità e le cadute; Lui conosce e comprende e non c’è nulla che sarà così per sempre, perché siamo creati per un crescendo, per un’eterna bellezza, che ha già i suoi sbocchi in questa vita e non solo nella vita eterna. Possa il suo amore colmare il nostro cuore e saldare tutto ciò che in noi si è spezzato.

“Signore,

converti il mio cuore,

fa che guardi a Te,

spesso soffre, lacrima,

cosa ne farò?

Lo do a Te, abbine cura.

Nelle tue mani è la mia vita,

Ti do ciò che ho di prezioso

così che ogni mio gesto,

parta da quel cuore nelle Tue mani,

così da sentire il Tuo sostegno per sempre”.

(Shekinaheart eremo del cuore)