Una fede grande

 

una fede grande

 

 

12 SETTEMBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 11,17-26.33

Salmo: Sal 39 (40)

Vangelo: Lc 7,1-10

 

Leggendo il Vangelo di oggi viene da chiedersi: cos’ha quel centurione da addirittura suscitare l’ammirazione di Gesù?

Una fede grande!

Il Signore gli riconosce una fede grande, data dalle parole stesse del centurione: “di’ una parola e il mio servo sarà guarito”. Quell’uomo anzitutto aveva a cuore il suo servo, al punto che nell’occasione di incontrare Gesù non ha pensato a sé stesso, ma ha chiesto aiuto per qualcun’altro e credeva nel Signore. Cosa abbia portato alla fede il centurione non lo sappiamo, eppure si dice che amava il suo popolo e aveva costruito una sinagoga: questi sono gesti di fede!

Nel silenzio, nel nascondimento, il centurione ha dimostrato la sua fede e l’ha concretizzata come ha potuto. È bello vedere come le opere del Signore, col tempo si fanno più chiare e si presentano dinanzi attraverso volti, gesti di persone che ci parlano di Gesù e ci testimoniano una fede grande.

Anche la nostra vita ha udito del Signore e la via che ci ha portato a Lui è personale per ciascuno, ma quello che ci unisce è il credere in Dio.

Dobbiamo solo affidarci e confidare senza sosta, senza timore, perché la strada si vede solo andando avanti ed Egli sarà sempre con noi di svolta in svolta, con tutta la Sua forza.

“Signore,

ravviva la mia fede

che seppur tra alti e bassi,

mi ha portato qui da Te.

Di una cosa sono certo,

l’ho sperimentato negli anni,

la Tua Parola è fedeltà.

Rendimi fedele a ciò che ascolto

che il mio cuore,

nonostante la fatica non si allontani da Te

e sappia confidare nel quotidiano,

in un Padre sceso sulla terra

per farmi sedere accanto a Lui,

nel regno dei cieli”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Sabato Santo

 

sabato Santo

 

Nel silenzio del Sabato Santo, in attesa della Risurrezione del Signore, riportiamo due stralci di un’antica «Omelia sul Sabato santo», presente nell’ufficio delle letture di oggi:

“Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi”.

[…]

“Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi, mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura”.

 

Buon Sabato Santo a tutti noi, pellegrini, cercatori del volto di Dio, a tutti coloro che fanno fatica o devono ancora incontrarLo. Nel silenzio di questo giorno, nell’attesa della Sua Risurrezione, affidiamo a Lui il nostro cuore, tutte le nostre fatiche, sofferenze, e lasciamole lì in quel sepolcro, che accoglie il corpo di Gesù, affinché risorgano con Lui e nel nostro cuore ritorni la speranza. 

 

ACCOGLIERE

 

accogliere

 

“O Vergine, santa tra le vergini,                   

non respingere la mia preghiera,            

e accogli il mio pianto di figlio”.

(Dallo: Stabat Mater liturgico)

 

ACCOGLIERE

“Maria, sono qui con te, mentre stringi Tuo Figlio.

Quanto dolore vedo in te. Silenzio.

Le tue lacrime scendono e le mie con te.

Maria, accogli il mio pianto, fa che diventi preghiera!

Non ho molto da offrire, Tuo Figlio ha dato tutto.

Anch’io io voglio darti qualcosa, che pochi di me hanno visto:

le mie lacrime.

Sono parte della mia storia, ne ho versate,

ma ora qui, hanno un significato diverso, nuovo.

Sono lacrime di un cuore pronto a riaccogliere la vita,

gocce di speranza che irrorano il cuore.

Sono diverse, perché ci sei Tu, e per questo Figlio

che ha preso su di sé il mio dolore e ne ha fatto Risurrezione.

Maria, accogli il mio pianto, è il mio tutto!”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Per visualizzare il POST IT di Quaresima precedente: clicca qui 

 

 

 

 

 

Cosa vuole dirci?

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 1,5 – 2,2

Salmo: Sal 123 (124)

Vangelo: Mt 2,13-18

 

C’è tanto dolore in questo testo, il dolore di una perdita di fronte a un’ingiustizia, a una sofferenza, tanto dolore da non voler essere consolati, solo dolore.

A volte le parole non bastano, è impossibile poter percepire una vicinanza e soprattutto, cosa vuole dirci un Vangelo così, oltre a farci pensare all’ingiustizia e ai nostri dolori passati? Ci vuole dire, che Dio in quella situazione di dolore, di fatica è lì con te. È un Dio che si fa uomo, soffre, è il primo perseguitato, ma è il primo che si fa vicino ed è il primo che perdona assumendo su di sé le colpe.

In questo brano non dice niente, non fa nulla, sta in silenzio ed a volte è l’unica posizione accettabile: il silenzio. Il Suo silenzio non è vuoto, il silenzio è la consolazione di chi soffrendo come te, capisce che a volte le parole non servono. Colui che non può risparmiarti un dolore così grande può esserci in quel dolore, in quella sofferenza, in quell’abbandono.

Non ci sono parole, c’è solo silenzio ed in quel momento dove vedi solo la tua ombra e ti scende una lacrima, in verità sono due: ci sono anche le Sue, che come Padre non vorrebbe vederti soffrire mai. Credilo anche se non lo senti o non l’hai sentito: Egli è proprio lì con te.