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Perdere la vita
21 Febbraio 2025
VENERDÌ DELLA VI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)
“Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”. Il cammino di Gesù è stato perdersi, spogliarsi, donarsi completamente, portando l’uomo al livello più alto dell’amore, un amore che sa di eternità, perché dall’albero della croce ha fatto fiorire la vita. Dio ha vinto la morte, Dio mi ama più di se stesso.
Perdersi per guadagnarsi, diventa per il cristiano profezia di Cristo. All’uomo che ha paura di perdere qualsiasi cosa e finisce per incentrare tutto su di sé, Gesù mostra l’amore come “estasi”, ovvero un’uscita continua dall’io chiuso in se stesso, verso la liberazione del dono di sé. Il dono libero dell’amore fa crescere e moltiplicare la vita. Allora non mi troverò più da solo a guardare me stesso, ma scopriró di trovarmi tra tanti fratelli, scoprirò che i miei occhi sono fatti per guardare oltre me stesso, per guadagnare una pienezza di vita.
La croce che siamo chiamati a portare non è quella di Cristo, quella è già stata portata da lui, per noi ora, si tratta di amare con tutta la capacità che abbiamo e di vincere il nostro egoismo. L’amore che abbiamo donato non perde nemmeno una briciola di vita, perché è l’amore con cui Cristo ci ha raccolti e ci ha insegnato ad amare, é vita salvata dall’amore.
“Signore,
la vita scorre veloce,
aiutami a non trattenerla,
ma a viverla fino in fondo
per ritrovare te inizio, svolgimento
e fine del mio esistere.
Aiutami a non sprecare il tempo,
fa che cerchi sempre il tuo volto.
Grazie per ogni istante della vita,
dove posso persino piangere
il timore della tua perdita
e vedere raccolte le mie lacrime, segno che non ti ho mai perso.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Dal Vangelo di oggi, commento al Vangelo del giorno, perdere la vita, croce, amore, vita
Ma voi chi dite che io sia
20 Febbraio 2025
GIOVEDÌ DELLA VI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)
Gesù sembra fare un sondaggio: “La gente, chi dice che io sia?”. In realtà lui conosce i pensieri di tutti i cuori. Questa domanda, introduce quella più profonda che tocca la vita dei suoi discepoli e la nostra: “Ma voi, chi dite che io sia? Gesù non è preoccupato di cosa pensano gli altri di lui, ma vuole che ciascuno possa pensare veramente chi è lui per la propria vita. È una domanda rivolta al mio cuore per mettere in luce i punti di forza, di debolezza, le ambiguità che mi porto dentro. Se come Pietro siamo pronti a rispondere: “Tu sei il Cristo”, non sempre siamo pronti a vivere il significato di ciò che comporta la sua sequela.
Oggi lasciamo che questa domanda scenda tra le pieghe del nostro cuore e quando troviamo fatica, incoerenza, dubbio, non spaventiamoci, perché la sua fedeltà non viene meno in nessun angolo della nostra storia e perfino del nostro peccato. Lui è per noi, tutto cio che noi siamo. Allora non smettiamo mai di farci questa domanda: chi sei tu Gesù per me? E ogni volta scopriremo un piccolo frammento di te, del tuo amore inerme e forte, della tua misericordia che ci accompagna e ci sostiene, di te che cammini con noi.
“Signore,
abbi cura della mia vita,
essa è lo spazio in cui posso sentire chi sei tu per me.
Fino a dove posso sentirti?
Aiutami a scendere del profondo,
in quel confine dove non conta
ciò che io so di te, ma che viva di te.
Libera il mio cuore passo dopo passo,
così che possa vedere, amare
e pregare te in ogni istante.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Dal Vangelo di oggi, commento al Vangelo del giorno, Ma Voi Chi Dite Che Io Sia, vita, domanda
Spiga dorata
martedì 21 Gennaio 2025
SANT’AGNESE, VERGINE E MARTIRE – MEMORIA
In Israele ancora oggi il sabato è il giorno che non si può lavorare, perché è il giorno del riposo di Dio, dove si gode il frutto del lavoro della settimana. Questo giorno è dedicato a Dio, è il giorno della festa, è il giorno per riconoscere e comprendere la realtà che mi circonda come dono. Dio ha già fatto tutto: qui lo incontriamo nella sua gratuità.
Tutto ciò che l’uomo costruisce è opera delle sue mani, Dio invece è dono. Il riposo ci permette di contemplare questo dono, d’imparare a gioire, a vivere la festa.
Il pericolo a cui l’uomo incorre, è quello di impossessarsi delle
cose senza comprendere che esse sono segni di amore, luogo di
comunione con Lui, non idoli.
Noi siamo fatti per vivere la festa, ovvero il giorno del Signore, il giorno dove viviamo sperimentando la sua gratuità e impariamo a vivere in Lui.
Allora i discepoli che si cibano delle spighe di grano nel giorno di festa, si cibano di lui. Ogni chicco è un dono prezioso da cogliere, una possibilità di vita donata, bellezza dorata. Spighe tra le mani, vita di Dio.
“Signore,
dammi un cuore generoso
capace di uscire dai miei egoismi
e aver fiducia in te.
Tu, Signore del tempo,
è questo il mio
dove poterti incontrare,
aiutami a non sprecare la vita,
ad essere un dono,
ad aver fiducia in te
che mi tieni tra le mani
come spiga dorata,
preziosa, amata.” (Shekinaheart eremo del cuore)
Valore
27 Novembre 2024
MERCOLEDÌ DELLA XXXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
Quale grande valore ha l’uomo, se nemmeno un capello del suo capo andrà perduto? Quando il cammino del discepolo che non può discostarsi da quello del maestro, diventa difficile e si vivono sofferenze, tradimenti, odio e persino morte, non solo da parte di chi non conosciamo, ma soprattutto da parte dei parenti più stretti e dagli amici a causa del nome di Gesù, non dobbiamo perdere la speranza e perseverare sulla via di quel bene che porta alla vita.
Nessuno può rubarci il desiderio di vivere una vita nell’amore. La vita diventa salvata nel momento in cui la si dona, è come il respiro non lo puoi trattenere, altrimenti muori.
Ogni cristiano è chiamato a vivere le vicende di questo mondo tra bene e male, luce e ombre, con la forza di Colui che ha vinto le tenebre del male, perchè in ogni dove risplenda la sua luce dell’amore che salva. Vivere evitando l’inganno e la violenza, curando le ferite e le piaghe dei fratelli, non per caso, ma quale impegno di vita, di cammino perseverante verso l’assoluto di Dio.
E quando avvertiamo tutta la nostra debolezza, non temiamola come un luogo da cui fuggire, bensì come un luogo dove vivere il mistero della vita che risorge, perché Dio non cessa di amare nemmeno un capello del mio capo.
“Signore,
aiutami a credere
che sei tu la mia difesa.
Un capello, cellula fragile del mio corpo, di cui ti prendi cura;
non perderai nulla di me.
Tu eri con me in ogni mia lotta,
fa che lo sigilli nel cuore,
perché la fede è questa:
Dio è la mia difesa.
Non alzare la mano,
oh uomo sulla terra,
senti la Sua, prega e ringrazia.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Non trattenere
25 Novembre 2024
LUNEDÌ DELLA XXXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Viene riportato questo episodio del Vangelo, dove non vi sono guarigioni o fatti eclatanti sulla figura di Gesù; egli vede, si accorge di quella donna vedova, che da tutto quello che aveva per vivere. Penso venga riportato perché ciò che colpisce Gesù, è la loro sintonia di vita: entrambi donano tutto senza riserve.
C’è un tesoro più grande, il cuore di Dio dove mettere tutto noi stessi. Spesso ci “tratteniamo” e qui non mi riferisco all’elemosina, ma a qualcosa di più profondo: tratteniamo la nostra esistenza a Dio, la releghiamo a pochi momenti della vita, eppure proprio i sacramenti ci accompagnano dall’inizio alla fine, quasi a dire che in qualsiasi fase della tua vita, il Signore è con te.
Egli ci insegna a non trattenere nulla, ma a dare noi stessi affinché in quel tutto possa risplendere il suo amore, ed il nostro legame con lui. Non c’è spazio per trattenere, trattiene chi ancora si illude che tenere è la vera ricchezza, costui troverà solo vuoto. Il cuore è povero dinanzi al mondo,
ma non per Dio, che lo vuole come suo tesoro.
“Signore
fammi sentire la mia vita
nel tesoro del tuo cuore.
Dinanzi al mondo sono povero,
non ho niente,
ma non per te,
perché il tuo sguardo vede
ed io mi ritrovo ricco
di quell’unico bene che conta:
il tuo amore.
Insegnami a non trattenere per me nulla
e dare la vita come te.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Dono di Dio
20 Novembre 2024
MERCOLEDÌ DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Siamo stati chiamati per portare frutto, e l’unico frutto che rimane sempre è quello dell’amore; Dio ce lo affida perché possiamo farlo crescere. Come si moltiplica l’amore? La risposta è molto semplice: amando! Non c’è nessuno che non porti in cuore questo desiderio.
Ogni moneta è il dono di Dio per noi, è quella sorgente da cui trarre il frutto, è tutto ciò che io posso fare per partecipare alla stessa ricchezza del Padre. Nella misura in cui faccio
fruttare questo dono dell’amore, partecipo alla vita di Dio. Tutte le volte che tratteniamo il dono per noi, l’egoismo ci porta inevitabilmente ad impoverire il nostro, oppure quando nascondiamo quella moneta per paura di sbagliare, rimaniamo fermi, senza moltiplicare nulla.
Il vangelo ci insegna che, chi non prova a vivere i doni dell’amore, rimane senza nulla, a mani vuote, non c’è frutto, non c’è vita feconda.
Chiediamo al Signore la forza di vivere moltiplicando il suo amore: il coraggio di rischiare tutto per amare veramente e scoprire che la vita ci sarà moltiplicata già da ora su questa terra e poi nei cieli.
“Signore,
insegnami ad amare come ami Tu.
Un amore che scende nel basso,
nel cuore della terra,
risale e germoglia.
L’amore trasforma,
risalendo non sarò più lo stesso,
ma sarò parte di te,
perchè scendo con te.
Ti offro la mia vita,
come tu hai dato la tua,
è ciò che ho
e con te sarà tutto.” (Shekinaheart eremo del cuore)
Perdere
15 Novembre 2024
VENERDÌ DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Quando la vittoria si gioca sul “perdere”, allora non è sicuramente uno schema umano, solo Dio può insegnarci a “perdere” per vincere su tutto. La logica di Dio è in queste parole: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà”. Nessuno può darsi la salvezza da solo, perché è dono, ma ciascuno è chiamato a custodire i doni che riceve e a collaborare al piano di salvezza che Dio ha pensato per tutta l’umanità.
Come Noè costruì un’arca per la salvezza, così noi possiamo costruire relazioni di vita, di comunione, di fraternità in quell’amore che il Signore ci insegna. Il futuro del mondo non è: “chissà cosa accadrà”, è la vita di ciascuno di noi costruita sull’amore a partire da adesso, è il nostro “perderci” nell’amore di Cristo e come Cristo.
Quando il fluire degli eventi pare un diluvio che si abbatte su di noi ricordiamoci che Dio ha vinto tutto ciò che noi pensavamo di perdere. Stiamo accanto al Signore e confidiamo che nulla della nostra vita andrà smarrito nelle mani di Dio, ma tutto salvato.
“Signore,
insegnami a perdere:
tu hai già vinto per me.
Fa che lasci andare le mie difese,
così che non sia schiavo delle mie paure,
ma sappia contare su di te.
Fammi sentire tra le tue mani
come il bene più prezioso
per guardarmi
con un po’ d’amore anch’io,
solo così vivrò
senza aver perso” (Shekinaheart eremo del cuore)
Piccolezza
29 Ottobre 2024
MARTEDÌ DELLA XXX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
I nostri occhi sono fatti per contemplare la bellezza, che è diverso da cio che è appariscente, per questo il vangelo di oggi ci presenta il Regno di Dio con immagini molto piccole: un granello di senape e il lievito.
Dio non invade, non possiede, la sua forza lavora dal di dentro, per seduzione: è il piccolo seme di un amore che farà esplodere la tua vita, come la bellezza di un fiore che sboccia e ti riempie di stupore. I misteri del Regno sono rivelati ai piccoli, a chi riconosce che la salvezza non se la può dare da sé stesso, chi non confida nelle proprie capacità, bensì in quel lievito che è la potenza dell’amore di Dio.
È la bellezza di Dio a farci crescere, non la nostra posizione sociale. Dio in me, colma di pienezza la mia umanità, per diventare una finestra aperta su quel Regno.
Lo stile di Dio è piccolezza e nascondimento. Un Dio che si fa piccolo, fino a scomparire nella morte, per esplodere poi in meraviglia e incanto, vita risorta, bellezza inaudita: un amore che rimane per sempre in te.
“Signore,
sii quell’amore
che rimane per sempre in me.
Nonostante il mio vuoto
e la mia fatica;
tu ti fai “piccolo” in me
per fare parte della mia storia.
Signore,
aiutaci a vederti sempre
in tutte quelle piccole cose
che attraversano la vita,
così da sentirti vicino
e dimorare in te.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Squarcio di cielo