Piccolezza

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29 Ottobre 2024

MARTEDÌ DELLA XXX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

I nostri occhi sono fatti per contemplare la bellezza, che è diverso da cio che è appariscente, per questo il vangelo di oggi ci presenta il Regno di Dio con immagini molto piccole: un granello di senape e il lievito.

Dio non invade, non possiede, la sua forza lavora dal di dentro, per seduzione: è il piccolo seme di un amore che farà esplodere la tua vita, come la bellezza di un fiore che sboccia e ti riempie di stupore. I misteri del Regno sono rivelati ai piccoli, a chi riconosce che la salvezza non se la può dare da sé stesso, chi non confida nelle proprie capacità, bensì in quel lievito che è la potenza dell’amore di Dio.

È la bellezza di Dio a farci crescere, non la nostra posizione sociale. Dio in me, colma di pienezza la mia umanità, per diventare una finestra aperta su quel Regno.

Lo stile di Dio è piccolezza e nascondimento. Un Dio che si fa piccolo, fino a scomparire nella morte, per esplodere poi in meraviglia e incanto, vita risorta, bellezza inaudita: un amore che rimane per sempre in te.

“Signore,

sii quell’amore

che rimane per sempre in me.

Nonostante il mio vuoto

e la mia fatica;

tu ti fai “piccolo” in me

per fare parte della mia storia.

Signore,

aiutaci a vederti sempre

in tutte quelle piccole cose

che attraversano la vita,

così da sentirti vicino

e dimorare in te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Squarcio di cielo

 

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05 Ottobre 2024

SABATO DELLA XXVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

I discepoli tornano dalla missione pieni di gioia, perché hanno sperimentato la potenza di Dio che vince il male, ma Gesù indica un’altro motivo di gioia ancora più grande: “rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Si apre per noi uno squarcio d’amore cosi grande da far esultare anche Dio stesso. Siamo resi partecipi della comunione d’amore tra Padre e Figlio, una rivelazione che ci rende “beati”.

In questo squarcio di cielo, Dio esulta per noi, siamo la sua gioia, proprio noi impastati di paure e di speranze, fragili vite, ma con la sua forza portiamo il suo amore a tutti.

Che tutti conoscano l’amore di Dio, che tutti si amino, questo è il suo desiderio.

Beati siamo noi perché vediamo, perché ascoltiamo, perché respiriamo questo amore, questa gioia di Dio. Beati quando il centro della nostra vita, è ritornare a Dio nella gioia di aver incontrato i fratelli e di vivere in uno squarcio di cielo.

“Signore,

mi basta un pezzo di cielo

per dare luce al mio mondo,

mi basta un frammento di Pane

per vivere in comunione con te.

Aiutami a vedere

nel cielo e nel pane,

quanto è grande il tuo amore;

fare di quel pane il mio cibo

e del cielo la mia casa,

perché tu vita per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Pane

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28 LUGLIO 2024

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Gesù che sfama le folle moltiplicando pani e pesci è un gesto messianico, tutto allude alla celebrazione eucaristia, dove il miracolo è simbolo. Il racconto non ha il sapore di un semplice ricordo, ma la potenza di un “memoriale” che si rinnova e partecipa il dono della grazia che racchiude, grazia che arriva fino a noi oggi, ora.  Se il vangelo qui annota che: ” Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei”, noi viviamo in una nuova Pasqua, un nuovo pane: il corpo stesso di Cristo, divenuto cibo per la fame esistenziale del mondo intero. Lui è il vero Pane disceso dal cielo che nutre e dà la vita, che ristora e dà riposo, che sà colmare i desideri di senso di ogni persona umana.

La misura del Signore è quella di colmare e addirittura avanzare, ma nulla va perduto; in ogni pezzo di pane c’è qualcosa che non può perire, perché lì c’è tutto l’amore del Padre, c’è il nostro diventare comunione con i fratelli, e questa è già vita eterna.

Nella comunione si compie il grande miracolo, dove ciascuno può uscire dal proprio egoismo e dalla paura che la “vita” non ci basti mai.

Chiediamo al Signore che il suo pane colmi le distanze del nostro cuore, che ci separano da Lui e dai fratelli, cosi che la nostra vita si realizzi veramente come dono di comunione.

“Signore,

donami sempre il tuo pane,

per sfamare la mia fame più profonda.

Abbi cura di me,

senti anche ciò

che non riesco ad esprimere.

Sono qui e mi fido di Te,

del tuo amore,

di quel pane che tra le mie mani è accolto.

“Amen” Gesù,

ti ricevo come un abbraccio

che da sempre mi aspettava

e che io cercavo.

Dacci sempre il tuo pane,

donaci sempre il tuo amore. Amen!

“(Shekinaheart eremo del cuore)

Seminatore

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24 LUGLIO 2024

MERCOLEDÌ DELLA XVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Ogni contadino seleziona la sua semente, semina e pianta con fiducia nella forza del seme e nella generosità della natura, confida in una stagione favorevole che dia un buon raccolto. Ma il seminatore di questa parabola sembra essere uno strano seminatore che “spreca” seme, getta ovunque il suo germe di vita.

Dio non tiene nulla per sé, ci ha dato tutto e ha dato tutto se stesso, in ogni vita c’è un germe di Dio. Egli è un seminatore che non guarda le stagioni, semina sempre solcando tutti i terreni, continua a lasciar cadere delle sue mani semi di ogni tipo, a volte minuscoli, quasi impercettibili, germi di vita che non si sa dove e come germoglieranno.

Dio è paziente, aspetta che quel campo che siamo noi, accolga nel suo terreno, nel suo cuore il germe della salvezza. In ogni cuore è presente almeno una zolla di terra buona,

in cui poter produrre frutto, e il Padre non perde mai la speranza che ogni figlio possa far germogliare e crescere buoni frutti, secondo la possibilità di ciascuno.

Nel Regno di Dio non ci sono condizioni di “spreco”, ma solo di dono; e quando l’amore di Dio riversato su tutti gli uomini senza distinzione, ci sembra uno spreco, ricordiamoci che anche noi siamo amati cosi come siamo, per puro dono.

Affidiamo al Signore il terreno del nostro cuore e proviamo a far crescere il seme che Lui ci dà, facciamogli spazio, cosi che anche la nostra poca terra fiorirà. Non escono forse fiori anche dalle crepe?

“Signore,

cresca in me la tua forza

ed il tuo amore.

Cresca in me quella speranza

che mi guarisce,

perché è dono tuo.

Dammi il tuo cuore

per posare il mio.

Cura la mia terra arida,

così che quel fiore appena nato

veda in Te ciò che da sempre desidero: una possibilità.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Parola che salva

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08 LUGLIO 2024

LUNEDÌ DELLA XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Nel Vangelo di oggi, si delinea la figura di due donne che perdono la vita. La prima, è la figlia di uno dei capi della sinagoga che gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». La seconda, è una donna che perdeva sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù, non solo guarisce questa donna, ma ridona vita nuova facendo risorgere la bambina.

Di fronte alla nostra malattia, alla nostra miseria, alla nostra morte, si scuote la misericordia di Dio, così per donarci la sua salvezza, anch’egli si sveglierà dalla sua morte, proprio perché noi potessimo risorgere con Lui.

La fede ha fatto rifiorire la vita, nel momento presente in cui è avvenuto l’incontro con Gesù. Non dobbiamo attendere la salvezza, siamo già salvati, dobbiamo solo aprirci all’incontro e continuare a riporre fiducia in Lui, Dio non ci abbandona. Quando ci fidiamo di Lui, possiamo

sperimentiare che Lui è con noi, e possiamo portarlo con noi in ogni istante, in tutto quello che viviamo, anche nella malattia e nella morte, perché “Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo” (2Tim 1,10), parola che salva.

“Signore,

guarisci Tu il mio cuore.

Mi fido di Te.

Tu sei Colui che può guarirmi

ed io desidero che ciò avvenga.

Possa il Tuo amore

colmare il mio cuore,

possa credere sempre

con tutta me stessa in Te;

fa che non mi separi mai da Te

e sappia riconoscerti

come Parola che mi salva.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Sacro cuore di Gesù

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VENERDÌ 07 GIUGNO 2024

SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ – SOLENNITÀ – ANNO B

Un colpo di lancia trafigge quel cuore che ci ha amati fino alla fine, ma il sacrificio di Cristo non è la fine, bensì l’inizio della vita. Sangue e acqua scaturiscono dal suo cuore, dono di salvezza, fonte viva che “zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14).

Scrive S. Bonaventura: “Tu sei vita che vivifica ogni vita, luce che illumina ogni luce”. Corriamo a questa fonte di vita e di luce con il desiderio vivo di ricevere un amore immenso, ineffabile, che plasma la nostra esistenza.

Gesù mostrando il suo cuore a Santa Margherita Maria Alacoque, le dice: “Ecco il cuore che ha tanto amato gli uomini”. Accostiamo il nostro cuore al suo, parliamo al nostro amico, al confidente, al Signore della nostra vita, a Lui possiamo dirgli tutto, senza nascondere nulla. La sua misericordia accoglie ogni nostra miseria e ci spinge a vivere per Lui, sull’esempio di una vita donata per tutti. Ogni uomo infatti, può imparare la sapienza del cuore che è amore ricevuto e donato, palpito di vita, dono di salvezza prima ancora che gli venga domandato.

Che il cuore di Cristo possa battere in ciascuno con la stessa sua forza, cosi che ogni uomo non valga per le opere che fa, ma per l’amore che vive a partire dal cuore.

“Signore,

parla al mio cuore,

rassicuralo Tu,

che nel Tuo,

c’è un posto anche per me.

Ama Tu per me e con me;

perdona ciò che io non riesco a perdonare

neanche a me stesso

e liberami dalla paura di sentirti distante,

perché Tu sei Dio,

e avrai cura di me per sempre,

ed il Tuo cuore è già casa,

dove io posso appoggiare il mio.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Dio dei vivi e non dei morti

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05 GIUGNO 2024

SAN BONIFACIO, VESCOVO E MARTIRE – MEMORIA

Dio, è il Dio dei vivi. Queste parole diano consolazione, quando al nostro dolore cerchiamo una discendenza, al punto che partendo dall’origine, ci troviamo a cercare vita altrove e in diversi modi differenti.

Oggi il Signore chiarisce un punto: Dio è dei vivi, non dei morti. È tempo di lasciare che sia la vita a scorrere nelle nostre vene e non tutti quei pensieri inutili, che si annidano nella mente e che cercano una discendenza.

Abbiamo fede in Lui, le cose non sono come le aspettiamo; siamo dinanzi al Dio della storia, e la nostra vita è nel pensiero di Dio, ci ama sempre.

Sia la certezza del Suo amore la vera vita.

“Tu Dio mio

fammi sentire la certezza

del Tuo amore.

A tutti quei pensieri

dona un freno;

risplenda nello spazio della mia mente,

che Tu ci sei per me,

sei la mia vita ora e da sempre.

“Ora”, perché lo riconosco

e “da sempre”, perché in ogni momento,

Tu sei con me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Risposta

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01 GIUGNO 2024

SAN GIUSTINO, MARTIRE – MEMORIA

La non risposta degli scribi e degli anziani, genera la non risposta da parte di Gesù. Essi si dimostrano dei “calcolatori”, mettono Gesù su degli schemi mentali loro: “se diciamo… Egli dirà”.

La non risposta di Gesù non è il silenzio, bensì un’affermazione: “neanche io ve lo dico”. Non è ripicca, ma semplicemente la scelta di uscire fuori da uno schema che loro avevano pensato. Gesù ci fa uscire fuori dal nostro schema, da tutte quelle difese che anziché dare vita, ci raggiungono fino a toglierci le energie.  Egli è venuto per tirarci fuori da quel “si è sempre fatto così”, per una novità di vita che rinnova; come per il battesimo di Giovanni, esso è l’esempio di un nuovo mattino che ha in Dio il Suo inizio e compimento.

Oggi lasciamoci stupire dalla sua incredibile saggezza, facciamo entrare il nostro mondo nel suo per sanarlo. Solo così tutto avrà un senso tutto sarà vita.

“Signore,

sostieni la mia fragile fede,

che si nasconde dietro a schemi

senza vita.

Tu sei la vita vera.

Solleva la mie braccia stanche,

che invocano solo quanto di faticoso hanno fatto,

per incontrare le tue sorreggermi,

ancora una volta e per sempre. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

Sguardo

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LUNEDÌ DELLA VIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Tutto è possibile a Dio”, perché Dio non toglie nulla. Seguire Lui è entrare sempre in una nuova possibilità di vita. Cosi la vita di ciascuno si “perde” e si “ritrova” in quello sguardo di Gesù, che dona la ricchezza più grande. Afferma S. Paolo: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3.8). La nostra ricchezza non dipende dal possesso, ma dal dono.

Dio ci ha fatto dono del suo amore a partire da uno sguardo: siamo nella profondità di un amore eterno e infinito, che tocca le radici dell’essere e chi se ne lascia afferrare, è spinto ad abbandonare tutto per seguirlo.

C’è un espressione molto bella nella poesia “Orly” di Jacques Brel, che racconta dell’addio di due innamorati, che in aereoporto si guardano da lontano: “Ils se tiennent par les yeux”, si tengono con gli occhi.

In quell’intensità di sguardi, passa tutto l’amore di cui il cuore è capace. Gesù passa dai nostri occhi per arrivare al nostro cuore e al cuore degli altri. E anche quando i meandri del nostro cuore risultano essere tortuosi e difficili, non dobbiamo smarrirci, né perderci di coraggio, perché lo sguardo di Dio ci colma di una nuova possibilità; una luce nuova di vita amata e perdonata: “tutto è possibile a Dio”.

Con il suo amore non ci manca nulla, allora fissiamo in Lui il nostro sguardo, non perdiamolo di vista, lasciamoci “tenere per gli occhi” e guidare dal suo amore.

“Signore,

guardami sempre,

perché è il Tuo sguardo che mi guarisce

ed è il Tuo amore

che mi permette di vedere

che Tu sei la mia unica strada da seguire.

Occhi che perdonano,

che non fanno la differenza,

che accolgono ogni oltre misura:

mio Dio questo sei Tu

ed io ti guardo e vedo

che sei vita per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Vite e tralci

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28 APRILE 2024

V DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

L’immagine della vite nelle Scritture  ha risonanze profondissime, soprattutto in rapporto alle premure di Dio per il suo popolo. Quando Gesù si dice vite vera, mostra agli apostoli la profondità del legame che li unisce e offre una chiave di lettura del mistero della sua vita e della sua persona.

Dio si prende cura della sua vigna, la pota perché crescano frutti più ricchi, più belli, la potatura toglie solo il superfluo, il tralcio che rimane unito alla vite vive nella linfa di quella pianta; in essa vi scorrono goccie di vita, goccie di amore.

Dio che scorre dentro ogni tralcio e lo rende più vivo e più fecondo, un amore che continua a pulsare a dare vita. Partecipare a tutta la bellezza di quell’amore, significa dimorare in Gesù e noi troviamo dimora, quando non attingiamo altrove motivazioni per far vivere la nostra vita, ma quando lasciamo che lo Spirito del Signore agisca e muova il nostro cuore in tutto ciò che sente e che fa, restando nella sua intimità.

Rimanendo in Gesù si realizza il desiderio di comunione di Dio con gli uomini. In noi scorre la vita di Dio, per questo grappoli maturi, frutti rigogliosi di un amore immenso vengono moltiplicati nei discepoli, perché porteranno altrettanti frutti, mostrando l’amore gli uni per gli altri.

Cosi come ogni albero dona i suoi frutti, anche la nostra vita unita a Gesù, impara a donare il frutto del suo amore. Rimanere, diventa il verbo del donare.

“Signore,

tienimi accanto a Te, stretto;

nessun dolore o fatica

mi separi da Te.

Senza di Te non posso nulla,

e Tu senza di me saresti una vite senza un tralcio,

ti mancherebbe un pezzo,

non perché io sia come Te,

ma perché mi hai reso così importante

da essere parte di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)