My Sister VS Virginia Woolf

Ieri sera, mentre mi facevo possedere intensamente e amabilmente dal divano e guardicchiavo la TV con l’occhio semibradipico consono all’orario notturno (tipo le 20:59), mi sono ricordato di quando mia sorella ha ammesso che per anni ha creduto erroneamente che Virginia Woolf fosse la nuova cantante dei Matia Bazar. Ah beata gioventù, ho sospirato tra me e me: non fosse che mia sorella è ben più vecchia del sottoscritto. Magari anche la povera scrittrice londinese tra un romanzo e l’altro, mentre faceva un bagno, avrà cantato qualche canzone di SanRemo che andava molto in voga tra la fine dell’1800 e gli inizi del 1900. Magari avrà anche stretto la mano a Pippo Baudo, ma che sia mai stata la Front-Woman dei Matia Bazar questo lo escludo. Forse perchè condivideva con la sua amica Jane Austen (morta però qualcosa come 70 anni prima) la passione per la scrittura. Ma almeno la povera Virginia, a dispetto del nome, ebbe una vita sessualmente attiva (anche se abbastanza confusa: basta leggere l’Orlando per convincersene (ancora devo capire se sto protagonista fosse un uomo che voleva esser donna o viceversa)) e riuscì a sposare un noto romanziere – scrittore di nome Leonard, talmente noto e di successo che non lo conoscono manco in Inghilterra; al contrario la povera Jane divenne la mascotte del movimento femminista delle zitellone acide che sognano storie d’amore torbide come in “Ragione e Sentimento”, dove il bel riccastro di turno arriva a cavallo del suo destriero bianco e rapisce la protagonista che se ne innamora subito (del cavallo e non del riccastro eh?). Comunque Virginia dedicò molti giorni della sua vita alla meditazione FenShui e, dopo esser impazzita, si lasciò possedere dalla grafomania scrivendo di getto romanzi della lunghezza di una Bibbia (solo che quest’ultima è molto più avvincente, tra massacri, pestilenze morti e resurrezioni). Ad un lettore distratto queste novels sembrano assomigliare molto alle vicende quotidiane di Beautiful.  Ed infatti è così: si può tranquillamente saltare un centinaio di pagine di “Gita al faro” per poi scoprire che in quelle 100 pagine non è successo assolutamente nulla! Gli studiosi di fisica geomagnetica, che si sono interessati al caso, volevano attribuire almeno il Nobel per la fisica alla bella Virginia per il merito di aver scoperto il “vuoto quantomeccanico” e averlo descritto prima di loro. A chi non ha mai letto “Gita al Faro” (che vi consiglio se avete sadiche intenzioni di suicidio) rovinerò la trama dicendovi che è uno di quei bei romanzi in cui si tratta di qualcosa o qualcuno che parla di qualcosa a qualcuno e pensa a qualcos’altro. Insomma una specie di Harmony. Ma, mentre sposto le mie attenzioni dal divano al letto, penso ai Matia Bazar che avranno fatto anche delle belle “vacanze romane”, magari in sella ad un bel “cavallo bianco”, ma sono sicuro non hanno mai visto un “faro” nemmeno in cartolina!

 

Tutta una vita spesa
per una promessa fatta all’alba!
Come è dolce sapere che esisti
foglia,
tra le braccia della brezza
che non promette il cielo
nè un bacio color smeraldo.
Sai come è un solstizio d’inverno,
un ritorno faticoso a casa ,
raccattando conchiglie rotte,
con il sale in bocca
e le lacrime riposte nella borsa.
Ci sono cattive compagnie,
che spesso sanno spegnere la luna,
e sulle orme di un’ombra
si scorge spesso chi mente e chi muore.
Non posso più addormentarmi
giocando con un fuoco di paglia
ci sono storie di non ritorno
che non ammettono la resurrezione
di una foglia morta.
images marco
“Scendono le labbra, il bacio è un’occasione di un altro momento”
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