Pioggia color Ruggine

Mi sono svegliato e piove, strano! Ora che hanno aperto le gabbie, ora che ci hanno detto che possiamo fare qualche passo fuori per vedere se nel frattempo il mondo è imploso su sè stesso, piove. Chi l’avrebbe detto? due mesi di quarantena, ovvero una sesantena di sole ed ora che esci il tempo è bello come un’emorroide. In questi frangenti mi ricordo quello che diceva il mio babbo: “La pioggia è una delle poche certezze della vita insieme alla morte, alle tasse e al bambino della Bauli che sotto Natale ti sfonda le palle cantando «È Natale e a Natale si può fare di più!». Sulla mia macchina ferma da mesi c’era la classica scritta “tieni duro che piove”, peccato sia piovuta sabbia mista a guano delle rane e ora il mio catorcio sia anche più lurido di prima. “Mi spiace, non ci aspettavamo proprio che sarebbe piovuto” si è sentito dire dalla Protezione civile mentre il Seveso esondava. A me piace la pioggia anche se è la principale causa di morte dei pupazzi di neve. E oltre a piovere acqua, dalla mia bocca piovono smadonnamenti. Ovviamente ho lasciato l’ombrello in ufficio e non c’è manco un omino buffo in giro che col brutto tempo ti vende un ombrello ad un  prezzo modico pari al debito pubblico di uno stato mediamente industrializzato. Speriamo che nessuno si sia permesso di rubare il mio bellissimo ombrello di Hello Kitty. L’ho pagato una fortuna ed è il mio tessssssoro. Che poi la pioggia è raccontata  e cantata in molte opere, odi e canzoni, sempre in termini molto positivi come ad esempio nel detto “piove, governo ladro”, o come quando Leopardi diceva a Silvia: “Piove, Silvia, senti come piove, senti come viene giù” tentando invano di farsela dare. O nella canzone dell’Eterno (e basta) Morandi che ci ricorda che “scende la pioggia ma che fa?”. Dopo avere sentito questa canzone mi ricordo di aver voluto scrivere al Gianni Nazionale per proporgli un corso intensivo di chimica, fisica e meteorologia con colonnello Baracca.
Solo che mo devo uscire, ed il cielo continua ad essere plumbeo, e cade un misto tra la pioggia stronza (quella che cade quando non ce n’è bisogno) e quella burlona (che fa a nascondino con il sole). Non ho molte alternative se non rubare l’ombrello del vicino, solo che per chiamarlo ombrello ci vuole tanto troppo coraggio, diciamo che trattasi di brandelli di tessuto pseudo idrorepellente (nel senso che è talmente lurido che anche la pioggia si schifa di bagnarlo) tenuti assieme per qualche strana legge della chimica. Oppure aspettare che passi Mary Poppyns in volo, abbatterla con la carabina (alla faccia della mia indole antivenatoria) e rubarle, la mascherina, l’ombrello e la magica borsa. Sono solo sogni. Non ho voglia di uscire, voglio altri mesi di quarantena, anzi visto che da poco un meteorite ci ha sfiorato mo lo chiamo al cellulare e provo a chiedergli di ripassare.

Come una luce che cade,
parole che squassano dentro
sono venti che ti spettinino,
o incubi che ti tormentano
nei quali sei solo e in catene,
mentre ti sanguinano gli occhi e le caviglie.
Filamenti sfilacciati di un’esistenza,
troppo liquida come ad affogarti,
si annodano stretti tra collo e spalle,
Stringono! Sono rovi irti di spine
e barcollo su un filo troppo sottile
senza essere né equilibrista né altro circense
se non un giullare: e abbraccio a me
un refolo che volteggia su se stesso:
un balocco di fredda inutilità.

il

“mi asciugo le lacrime nel giorno in cui voglio fuggire”

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e
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Pioggia color Ruggineultima modifica: 2020-05-16T13:06:28+02:00da Gian.Pisolo