Io che amo solo te

In questo blog ho cercato di unire immagini, parole e musica: per questa canzone e questo video non ho ne parole ne immagini. Trovo questa interpretazione della canzone e questo video semplicemente meravigliosi.

Mi capita a volte di chiedermi perche ho voglia di sentire una persona,  di vederla. Mi rendo conto che non ci deve essere un motivo specifico: troppe volte nella mia vita mi sono fermato a cercare un motivo per fare una cosa, quando il motivo era semplice ma non banale. Certe cose fanno semplicemente piacere.

Il motivo è che mi fa piacere sentire quella voce, vedere quel viso, il motivo è che semplicemente (si fa per dire) mi fa stare bene

Ecco il perchè di questo video, senza troppe parole: è dedicato a tutte quelle persone, a tutte quelle donne di cui ora vorrei sentire la voce, vorrei vedere il sorriso, vorrei sentirle vicine, vorrei abbracciarle…

 

 

 

Motocicletta, 10 HP

Motocicletta

Voglio dedicare questo post ad una riflessione su un particolare della mia vita, una piccola cosa. Uso per la maggior parte dei miei spostamenti uno scooter, da sempre direi. Fin da bambino, con mio padre che guidava una vecchia vespa, e poi con i vari motorini che ho avuto fin dai tempi dell’università. Lavoro, da molti anni, in centro e sarebbe difficile farne a meno, ma è capitato che, per qualche motivo, sono dovuto andare a lavorare con i mezzi pubblici. Non voglio entrare nella polemica del disastroso stato dei mezzi pubblici a Roma, ma voglio condividere la mia esperienza. La diversità che ho sentito nel viaggiare con i mezzi pubblici o con uno scooter. Non mi interessa qui del risparmio di tempo o di praticità o di soldi, ma delle sensazioni che mi dà il viaggiare nei due modi diversi. Come dicevo, sono abituato a muovermi su due ruote. Quando mi infilo il casco, è come se mi chiudessi in una bolla. Il casco, soprattutto quello integrale, mi lascia solo con me stesso. Mi distacca dal mondo circostante e mi permette di riflettere su di me stesso, sulla mia vita, su ciò che mi accade, sul mondo in generale. È un bel momento il viaggiare cosi. La mattina, chiuso nella mia bolla, penso a ciò che dovrò fare durante la giornata, sia al lavoro che dopo. Il pomeriggio, di ritorno dal lavoro (ma è stato spesso anche di sera se non di notte), ripercorro i miei passi e fra valutazioni di ciò che ho fatto e di ciò che devo ancora fare, ripercorro la strada del mattino, spesso con spirito diverso: a volte più stanco, più preoccupato, più contento, più pensieroso.

Nei periodi in cui sono stato costretto, gioco forza, a prendere i mezzi pubblici, mi sono trovato a convivere con una umanità a me quasi sconosciuta. Stavo stretto stretto al fianco di uomini e donne a me sconosciuti ma che andavano verso una loro metà con lo stesso mio mezzo di trasporto. La vicinanza, spesso eccessiva a cui i disastrati mezzi costringono, crea una specie di strana relazione. Sono un buon osservatore e ho riconosciuto quei volti che mi accompagnavano regolarmente. Lo stesso orario la mattina o, più raramente, per il ritorno. Le stesse facce, le stesse borse. Immaginavo le loro vite: dove andavano? Quali lavori, quali visi avrebbero incontrato? Quali crucci nelle loro vite, quali le loro gioie? I ragazzi con i primi amori, i pensieri della scuola; quante storie su quei volti, quanti pensieri, quante gioie. Questo un po’ mi manca. Sono tornato allo scooter, mille volte più comodo, ma mi manca quel contatto, quello stare immerso in una umanità cosi diversa, non scelta ma casuale… casuale ma … vicina, stretta…