Amina Narimi
con la fragilità che io immagino degli angeli quando spostano tra i fiori un buio d'aria
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Post n°768 pubblicato il 01 Maggio 2012 da claudia.sogno
D'argento intingi la lingua per intonare l'll canto per fulgere a riflesso,per ardere per spazi per soffiare in alto in alto l'll fiato nella bocca nel nome che diventa un angolo di bacio l'll suono che spalanca Un dire sottovoce,pare l'll riverbero,l'argento all'orecchio e al petto,nell'impasto della lingua Agli ordini di sguardi chiedi Tempo, tra ciglia a meraviglia, una trina esatta sorgere sugli occchi come luce uguale a buio, è l'll gioco, di passaggio e di memoria che traduce in_vento l'll ramo al bosco, la terra agli occhi l'll suono al nord unisce come neve morbida nell'uno,l'altro l'll maturar del grano .. ... Aspetti, fino a dove l'll loro gonfiore si fa di latte la nostra fame quando sgocciolano le spighe,l'll lamento spegne e noi succhiamo piano lo splendore del grano colmo di tranquillità
"Può ancora cristalizzare sulla pelle, lo splendore del grano Quando tu stai sui miei piedi la terra può ancora muoversi Quando il cavallo batte gli occhi l'intera vasta prateria può rivoltarsi ancora,una volta lo splendore del grano" |
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che canta il riflesso che dentro ti arde
Ragazza di maggio che soffi sul grano
spargendo chicchi rossi di melograno
spalanca il riverbero che si affaccia il sultano
La sciabola brilla nella sua mano
taglia il vento, la luce, lo sguardo
S’inchina allo splendore infine spossato
al tempo, al chicco, al germoglio dorato.
Il cavallo si alza ponendo gli zoccoli, nitrisce
come un Pegaso dispiega le ali e l’Asia minore
per levare quel canto fino all’angolo remoto del cielo
dove tu impasti baci d’argento in splendori di grano
archeggia il sultano come narciso nell'accordo di flauti
-sfruttati come ceduo rigenera-
fila tra raggio e raggio bagnando gli occhi
sgranati di verde,ad imprimere il mondo
quel filo d'erba se oscilla è solo di vento
- nitrito breve che sveglia il giorno-
spasmo che tinge fedele coltre fiorisce purpurea
al posto degli occhi pagliaselvaggia,residuo di grano e di riso,
talora interrata in altra coltura.
E' canna da zucchero la carta residua,profeta
succhia piano,sultano, il melo dal grano,non c'è grazia senza esercizio,
"punta al bordo,costeggia,la precisione sta nell'evitare...
Il lanciatore di coltelli tocca da lontano,l'errore è di raggiungere il bersaglio,
la grazia è di mancarlo"
Stupirai com'è dolce la perfezione del fenomeno naturale
L'esatto giorno di fioritura apparterrà alla lama che luce
come del giorno l'ora precisa indovini alla notte
"E poi, con le labbra serrate,sull'Asia minore
con gli occhi aperti
sull'arcano cielo dell'ombra,
sarà
-- tu lo sai --
la pace."
Il cavallo poggia lo zoccolo a terra,come posar la sua storia
le orecchie si danzan negli occhi
fino all'angolo remoto di cielo,a confondere amore con vita
El garrotin: Le lelè lèiro lorèiro
Una milonga di latte e rum che ancheggia
Il sogno che scuote, del tango il profumo
Le nacchere nel canto, incerto balbetta
e la voce spreme chicchi di melograno.
Come se del grano ci fosse un melo
Ma quel filo d’erba che di verde come occhi sgrana
come i chicchi del grano battuti dal garrotin
la mietitura nel suo splendore croccante
è germoglio ogni volta l’amore che viene.
Del grano poi il giallo che smaglia un campo, una calza
giallo fetente che ti tira su le gonne e una mano
sulle coscie scivola piano a impastare saliva.
Ed è un nitrito che sveglia al cadere del giorno;
“spasmo che tinge fedele coltre fiorisce purpurea “
“succhia piano,sultano, il melo dal grano,non c'è grazia senza esercizio”
Ramon disse che il garrotin è gitano con i corvi torvi
di Van Gogh e di Vinicio/ quel blu sul canto
rosso del melograno, giallo il corvo, nero il grano.
Piccoli occhi verdi, stretti, saraceni
vagavano nell'aria torrida a guizzi come rondini
Una lama stretta nei loro occhi lanciavano
appuntita
fendendo l'aria di Granada insetti e moscerini
Le nacchere schioccavano tra palato e lingua
come un segnale segreto il nitrito
Teppa marajosa iperbole che teneva
in tasca gioventù da dissipare, fin che ce n’era.
La prima parola che dirai, sarà quella:Granada
Un’auto nera ferma all’angolo. L’inseguimento.
Una ragazzina nascosta dietro i bidoni.
La vedo con la coda dell’occhio.
Faccio finta di niente, piccola andalusa.
Ma lo so che sei tu.
I tuoi capelli da maschio, il ciuffo sulla fronte.
Sei neanche un grammo di mondo.
Venuta ad ammirare i tiratori scelti.
I giocolieri, malandrini, piccole canaglie.
Ti regalai più tardi pietruzze smaltate
dai colori sgargianti, rubate dai mosaici
dell’Alcazar, nel cortile dei mirti.
La verità bisogna rubarla, come l’amore.
Lo imparai però, molto più tardi.
Con il coltello in tasca, gauchos del barrio,
nei cortili scuri, dietro le balere, l’Habanera.
Poi le canzoni di Gardel disegnate da Munoz.
Tu eri questa Io questo
ne la luz de la desierta madrugada
Nel barrio Palermo
“dove saranno? Chiede l’elegia
di quelli che ormai non sono più”
Dove saranno quei lunfardi del tango, dove?
Dove saranno quei figli di cane
che mi aggredirono a coltello per aver ballato con te?
In tasca avevo ancora delle pietruzze smaltate
quelle rubate ai mosaici dell’Alcazar.
Da allora le avevo sempre portate con me.
“Quale deserto, quali oscuri vicoli
dell’altro mondo abiterà la dura
ombra di chi già era un’ombra oscura,
di Murana, coltello di Palermo”
Date queste pietre ad Alma
dissi loro prima di morire, Granada.
Ditelo a Borges
Vagava nell'aria torbida e una lama stretta,consumava omicidi quella notte,inseguiva il criollo per vendetta del compadrito morto in Plaza Mayor con uno sparo,un inganno.
Dietro le pareti sospettose avvenne quella raffica,el tango del cuchillo nella coda verde dei suoi occhi duri,mi brillò
Andavo cercando Madrilena nell'arrabal,mia sorella
come una incerta rosa valorosa della Sierra Morena,i miei natali.
Dietro i bidoni,quel suono all'angolo della bocca,mi tradì, scambiando delle sillabe
l'ordine alle parole verse,narimi,nell'arpeggio balbettò
C'è altra brace nella polvere,c'è dell'altro,il peso della sua spada silenziosa
nell'asfalto i miei piedi nudi,il ciuffo
poi quel segno,l'inciso innominabile alla sfida,il giallo in ali al petto il rosso
un geco il tatuaggio,mio orgoglio,per tre dirham mi svelò il respiro
tra queste cose,in un cantone del suburbio,per un grammo di mondo,c'è solo il tempo
c'è solo il tempo dell'ocho,in un istante eterno il canto,senza né prima né dopo,mai dimenticato
una milonga per me,il mio eroe,un coltello del nordest
ci unì,nel passo,nell'elegia,mi feci donna
improvvisando il salto,el tiempo que trama en la milonga venturosa
la fiesta y la inocencia del coraje,odo l'eco
en un istante brillaron le mani di colori,dell'Alcazar en la vereda,un istante
appena eri ombra scura,perdido
el sur custodisce il segreto,d'amore,di guerra dei mosaici i fiori
dove la pelle luccica la fiamma del ritorno
Qualcuno fece il nome,qualcosa si disse pure in un cantone
di un coltello,una stazione Ti sei giocato la vita?
Mi sta cercando quel nome,il brillio del dono
come era stato quel uomo
nessuno così sará stato,in Alma
Solo Dio può sapere ciò che si cela nel nome,il rigonfio del coltello,en los ojos el brillo y cerca corazón,el bulbito
ed ora io,
sul patio col pergolato,sulle cime della Sierra,guardo all'alba del ombù
guardo le mie mani,nelle mani le vene,come tendini di un laccio
s'intrecció la nostra storia,
nuove pietre,un solo nome,
in fondo dormirà con un duro brillio
tra queste cose del tempo,
<apri il cassetto>
dove ho giurato quel nome