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Confronto tra i giovani e la politica

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La gaffe: Susanna, leader Cgil e "crumira" in Tv

Post n°2350 pubblicato il 18 Novembre 2008 da Antalb
 

Aprire un’impresa di sfasciacarrozze a 53 anni avendo alle spalle studi di archeologia è complicato. Farlo in solitaria e con una carta d’identità che recita «sesso: F», è roba da dure. Ma riuscire a demolire in tre giorni alleanze, buonsenso sindacale e opportunismi politici è un capolavoro che può riuscire solo a Luca Giurato in tv e a Susanna Camusso - prossima leader della Cgil - alle prese col mestiere dell’opinionista.
Già, perché l’attuale segretaria confederale, data per probabile successore di Epifani alla guida del sindacato più nichilista d’Italia, ha concluso in bellezza un triduo di gaffe, pasticci e goffaggini degno di un camionista nell’atelier di Swarovski. Ultimo improvvido colpo d’anca agli equilibri diplomatici, la partecipazione come ospite a Omnibus, la trasmissione di approfondimento di La7. Nulla di male, se sabato i giornalisti della testata non fossero stati in sciopero. E così è capitato di vedere la rappresentante dei lavoratori sorridere dagli schermi di una tv pronta a licenziare 25 persone della redazione; il tutto mentre la suddetta redazione era sulle barricate. Surreale. Certo, il cdr ha tenuto a spiegare che «la Camusso era dispiaciuta, non sapeva della protesta e noi non sapevamo della sua partecipazione al programma». Ma nemmeno la solidarietà espressa dalla Cgil tramite agenzia è valsa a cancellare l’impressione di un solenne e inopportuno inciampo.
Il problema è che l’incidente non è l’unico. Sarà perché ha preso la patente nautica prima di quella di guida, ma ultimamente Susanna fa collezione di constatazioni amichevoli. In particolare, l’intervista concessa al Corriere Magazine da questa garbata signora milanese dai tratti professorali ha fatto più danni di un daltonico a un incrocio. Primo colpo di acceleratore: «Sui precari la Cgil è stata in ritardo». E subito ecco il primo danno, con il sindacato infuriato per l’autocritica. Forse per rimediare, Susanna prova una marcia indietro: «La politica faccia il suo mestiere, il sindacato fa il suo». Altro mezzo disastro diplomatico, considerato che Epifani è più che in predicato di candidarsi col Pd e tutti (tutti!) i segretari generali cigiellini del passato vantano trascorsi in politica: un po’ come parlare di corda in casa dell’impiccato senza accorgersi del cappio che dondola dal lampadario.
Eppure Susanna non è cattiva. Anzi, non eccede mai nei toni. Il problema è che si muove con il savoir-faire dell’orso Baloo con le décolleté. Ritratta al timone di una barca che a occhio e croce stazza più del Pequod di Moby Dick, dichiara candida: «Il viaggio più bello? A vela nei Caraibi». E dopo un consulto col suo staff aggiunge: «La pasta? Quella che piace a me costa molto più di un euro, ma da un po’ sono tornata alle paste popolari». Non esattamente l’atteggiamento più adatto per chi si batte per la questione salariale. Un argomento molto meno avvincente dei telefilm, dato che mentre Report demoliva il sindacato, lei guardava gli «avvocati in divisa» di Ncis.
Insomma, la Camusso procede imperterrita e democratica. Un colpo al cerchio, uno alla botte piena, uno alla moglie ubriaca, uno al sindacato, uno alla manovalanza. Mazzate involontarie a tutti. E senza neppure usare il maglio, solo con la forza delle dichiarazioni sballate. D’altronde una socialista lombardiana come lei, che del comunismo vanta solo «la totale laicità», della falce e del martello non ha bisogno. Anni di rappresentanza tra i metalmeccanici della Fiom l’hanno resa un’oratrice nerboruta. I primi tamponamenti coi colleghi risalgono al ’95, quando fu rimossa dai vertici per un accordo poco condiviso sulla mobilità di mille dipendenti dell’Alfa di Arese. Erano le prime avvisaglie. Poi - da paladina del femminismo - autoinvitò le donne a un dibattito sull’aborto con Giuliano Ferrara: i maschi cattivi risposero che sarebbero state le benvenute, ma le sue consorelle la sbugiardarono rifiutandosi di partecipare. Ora, pronta a prendere tra le mani il volante (o il timone) della Cgil, la soluzione è solo una: mettetele dei sensori di parcheggio, magari quando si muove fa meno danni.

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